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S. Alfonso Maria de Liguori Considerazioni...stato religioso IntraText CT - Lettura del testo |
Consid. XIV. Quanto son necessarie ad un religioso le virtù della mansuetudine e dell'umiltà.
Il nostro amabilissimo Redentore Gesù vuol esser chiamato agnello, appunto per significarci quant'egli era mansueto ed umile. Queste furono quelle virtù che principalmente volle che da lui avessero apprese i suoi discepoli: Discite a me, quia mitis sum et humilis corde 1. E queste principalmente richiede da' religiosi che professano d'imitare la sua vita sagrosanta. Chi vive solitario ne' deserti non ha tanto bisogno di queste virtù; ma chi vive in comunità, è impossibile che non soffra o riprensioni da' superiori, o disgusti da' compagni: onde un religioso che non ama la mansuetudine commetterà ogni giorno mille difetti, e farà una vita inquieta. Bisogna ch'egli sia tutto dolcezza con tutti, coi forestieri, coi compagni, ed anche coi sudditi, s'egli mai è superiore; considerando che se egli è suddito, gli varrà più un atto di mansuetudine nel sopportare i disprezzi e le riprensioni, che mille digiuni e mille discipline.
Dicea s. Francesco che molti ripropongono la loro perfezione nelle mortificazioni esterne, e poi non possono sopportare una parola d'ingiuria: Non intelligentes (soggiungeva), quanto maius sit lucrum in tolerantia iniuriarum. Quante persone, riflette poi s. Bernardo, son tutte dolcezza, quando non si dice o non si fa niente contro del loro genio: ma poi nelle occasioni contrarie fan conoscere la loro poca mansuetudine. E se mai alcuno è in officio di superiore, avverta che farà più profitto ne' sudditi con una riprensione fatta con dolcezza, che con cento fatte con severità: Mansuetus utilis sibi et aliis, insegna s. Gio. Grisostomo. In somma, come dice lo stesso santo: il segno più grande d'un'anima virtuosa è il vederla mansueta nelle occasioni. Un cuore mansueto è il compiacimento del cuore di Dio: Beneplacitum est illi fides et mansuetudo 2. È bene che il religioso si figuri nelle sue meditazioni tutti gl'incontri che gli possono avvenire, e così s'armi contro di loro: e nelle occasioni poi dee farsi violenza per non disturbarsi e prorompere in impazienze. Perciò deve astenersi di parlare quando l'animo sta inquieto, finché conosca d'essersi riposto in calma.
Ma per sopportare con pace le ingiurie sopra tutto è necessario avere un gran fondo d'umiltà. Chi è vero umile non solo non si turba nel vedersi
disprezzato, ma di più se ne compiace e ne giubila collo spirito (benché la carne se ne risenta), vedendosi trattato com'egli stima di meritare, e fatto simile a Gesù Cristo, ch'essendo degno d'ogni onore volle per amor nostro esser saziato di obbrobrj e villanie. Fra Giunipero, discepolo di s. Francesco, quando gli erano fatte ingiurie faceva un seno della tonaca, come attendesse ad accogliere perle che cadessero dal cielo. Sono stati più avidi i santi dei disprezzi, che i mondani non sono d'applausi e d'onori. E a che serve un religioso, che non sa sopportare un disprezzo per Dio? Egli sarà sempre un superbo, o un umile di nome e finto, a cui resisterà la divina grazia, come dice lo Spirito santo: Deus superbis resistit, humilibus autem dat gratiam 1.