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S. Alfonso Maria de Liguori
Delle cerimonie della messa

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CAP. XIV. Di quel che si tralascia nella messa de' morti.

 

Nell'introito delle messe de' morti si tralascia il salmo Iudica me Deus; onde detta l'antifona Introibo ad altare Dei, e risposto dal ministro ad Deum qui laetificat etc., dirà Adiutorium nostrum etc.; e poi dirà il Confiteor col resto.

 

Nel cominciare l'introito non segna se stesso, ma, posta la sinistra sul libro, colla destra distesa fa il segno di croce in aria verso il medesimo libro.

 

Non si dice né GloriaIube Domne benedicere Dominus sit in corde meo, né si bacia il vangelo in fine. Non si dice il Credo, né si benedice l'acqua che s'infonde nel calice, ma si dice l'orazione: Deus qui humanae substantiae etc.; né si dice il Gloria Patri dopo il salmo Lavabo.

 

All'Agnus Dei non si dice Miserere nobis, né Dona nobis pacem nella terza volta; ma Dona eis requiem, e nella terza volta Dona eis requiem sempiternam, senza percuotere il petto.

 

Delle tre orazioni che si dicono avanti la comunione, non si dice la prima. In fine della messa non si dice Ite missa est, o pure Benedicamus Domino, ma Requiescant in pace. E non si la benedizione, ma detto il Placeat, e baciando l'altare, si va al corno del vangelo, ed ivi si dice Dominus vobiscum, e poi l'evangelio di s. Giovanni In principio etc. col resto come nell'altre messe.

 




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