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S. Alfonso Maria de Liguori
Dissertazioni teologiche-morali

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§. 2. Del tempo e luogo del giudizio universale.

 

3. E per 1., parlando del tempo del giudizio, è certo ch'egli avverrà nella fine del mondo, ed immediatamente dopo la risurrezione di tutti gli uomini; ma essendo affatto ignoto il tempo della fine del mondo, come di sopra si è dimostrato, così anche è ignoto il tempo del giudizio. Dicemmo già nella Dissertazione V. num. 12., che l'opinione di dover finire il mondo dopo seimila anni, ella non ha alcun fondamento, e che perciò al presente da tutti è rigettata.

 

4. Vi è tuttavia l'opinione di alcuni, i quali dicono, ch'essendo venuto Gesù C. nella prima venuta in mezzo degli anni, secondo il detto di Abacuc1: Domine, opus tuum in medio annorum vivifica illud; per conseguenza può credersi che quanti anni son passati dal principio della creazione del mondo sino alla venuta del Redentore, altrettanti anni debbono passare dalla venuta di Cristo sino alla fine del mondo. Al che sembra aderire la versione de' settanta coll'interpretazione di s. Girolamo. I settanta, in vece di In medio annorum, voltano, Cum appropinquaverint anni; le quali parole esponendo poi s. Girolamo, dice: Cum appropinquaverit consummatio, et in extrema hora ad destruenda peccata venerit Filius tuus, manifestius cognosceris. Colle quali parole par che il santo parli della prima venuta di Gesù Cristo, il quale venne per distruggere il peccato, come si legge in Isaia, nella seconda lezione del giorno del natale del Signore: Quoniam completa est malitia eius, dimissa est iniquitas illius2.

 

5. Del resto, benché si ammettesse questa opinione per probabile, nulla di certo si potrebbe asserire della fine del mondo; poiché l'esser nato Cristo quattromila anni dopo la creazione del mondo, (e che pertanto il mondo dovesse durare ottomila anni) ciò è solo probabile, ma non è certo. Tanto meno può dirsi alcuna cosa di certo d'intorno al mese e giorno particolare del giudizio, mentre, quel che dicono alcuni, che il giudizio avverrà nel mese di marzo, perché in tal mese si crede creato il mondo; e quel che dicono altri, che il giudizio si farà nel giorno di domenica, perché in tal giorno risorse Gesù Cristo; son tutte congetture che nulla hanno di sodo. E perciò Leone X nel concilio lateranese V., sess. II, vietò ad ognuno l'asserire, circa tali cose, cosa di certo con queste parole: Tempus quoque praefixum futurorum malorum, vel antichristi adventum; aut certum diem iudicii praedicare, vel asserere (quis) nequaquam praesumat. Qui si dimanda se gli eletti ed i reprobi risorgeranno nello stesso punto? e si risponde che sì, atteso il testo di s. Paolo, che dice: In momento.... canet enim tuba, et mortui resurgent3. Dice s. Tommaso4: Collectio cinerum non erit in instanti, bene vero resurrectio.

 

6. Per 2., parlando del luogo del giudizio universale, questo sarà la città di Gerusalemme, come tiene Silvio, sovra cui Gesù Cristo stando in alto sarà il giudice, essendo più conveniente, che dove egli fu giudicato da' suoi nemici, ivi giudichi loro, e li condanni; e par che ciò l'indichi il profeta, dicendo: Dominus de Sion rugiet, et de Ierusalem dabit vocem suam5. Ma l'opinione comune vuole che il luogo del giudizio sia la valle di Giosafat, la quale giace fra le mura di Gerusalemme ed il monte Oliveto; il che per altro non è certo, ma è una congettura che probabilmente si ricava dalle scritture, come dice s. Tommaso6, ed è comune presso i teologi. Le scritture sono quelle di Gioele (3. I.): Congrebabo omnes gentes, et deducam eas in valle Iosaphat, et disceptabo cum eis ibi. E nel vers. 12.: Consurgant, et ascendant gentes in vallem Iosaphat, quia ibi sedebo, ut iudicem omnes gentes in circuitu. E che il profeta parli del giudizio finale in questi luoghi, oltre il consenso comune di s. Girolamo, Estio, Silvio, card. Gotti, Calmet7, e degli altri teologi,


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si raccoglie dal cap. 3. vers. 14. dello stesso Gioele, ove dice: Populi, populi, in valle concisionis, quia iuxta est dies Domini in valle concisionis. osta il dire che la parola Iosaphat s'interpreta iudicium Domini; onde la valle di Giosafat può intendersi la casa del giudizio, o pure la valle del giudizio, come volta il Caldeo; perché si risponde, secondo la regola generale, che le parole della scrittura debbono prendersi nel senso proprio letterale, sempre che non osta alcuna inconvenienza; tanto più che la versione latina, insieme anche colla siriaca, e coll'arabica, ritengono il nome di Iosaphat, come proprio.

 

7. In oltre si raccoglie questa sentenza dagli atti apostolici, dove salendo Cristo in cielo, dissero gli angeli: Hic Iesus qui assumptus est a vobis in coelum, sic veniet1. Riflette s. Tommaso nel luogo citato, che il Salvatore salì in cielo dal monte Oliveto, a' piedi del quale sta la valle di Giosafat; dunque tra quei luoghi verrà a giudicare, secondo le parole citate, sic veniet. E certamente ciò conviene, che ivi discenda Gesù Cristo a compiere l'ultima opera, dove consumò la sua redenzione con dar la vita sulla croce. Ciò conferma la Glossa antica in Gioele nel luogo citato, ove scrisse, che 'l giudice, Non in terra, sed in spatio huius aeris sedebit contra locum montis Oliveti, ex quo ascendit.

 

8. Dirà taluno: ma questa valle come mai potrà capire tante migliaia di uomini che ivi dovranno essere giudicati? Si risponde: Noi non diciamo che tutti gli uomini dovranno contenersi fra i termini di questa valle, ma solo diciamo che Gesù Cristo farà il giudizio stando su quella valle in luogo eminente, mentre scrive Gioele: Ibi sedebo, ut iudicem omnes gentes in circuitu2. Sicché il Signore sederà in quel luogo, dal quale ben sarà veduto da tutti; poiché gli eletti saranno sollevati in aria alla sua destra, ed i reprobi staranno dalla parte sinistra nella valle, e ne' luoghi contigui dintorno. Si accorda a' citati testi quello di Zaccaria: Et stabunt pedes eius in die illa super montem olivarum3. Commenta Calmet: Populi vero ad montis eiusdem radices subsistent in valle Iosaphat. Qui si fa una difficoltà: ma come gli empj saran divisi dagli eletti (secondo scrive s. Matteo 13. 49), se gli empj staranno in terra, e gli eletti in aria? s'intende che gli empj staranno in terra dalla sinistra di Cristo, e gli eletti in aria dalla destra.

 




1 C. 3. vers. 2.



2 Isa. c. 40. vers. 2.



3 1. Cor. 15. 52.



4 Suppl. qu. 88. a. 4.



5 Io. 3. 16.



6 Qu. 77. a. 4. ad 3.



7 Estius dist. 48. §. 4. Syl. in s. Th. l. c. Gotti tr. 16. de Iud. qu. 1. dub. 1. §.... Calmet in Matth. c. 25.

1 Act. 1. 11.



2 Ioel. 3. 12.



3 Zacch. 14. 4.






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