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Sant'Alfonso Maria de Liguori
Due scritti inediti sul quietismo

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Ubbidienza. - «Fiat voluntas tua sicut in coelo» ecc. Come in cielo s'ubbidisce ecc.184.

Non dite: Bisogna che 'l superiore mi tratti con amore, altrimenti non ne caverà bene da me. Ciò è voler il superiore a modo suo. Chi mira Dio nel superiore, non va guardando il modo. Il buon suddito attende a bene ubbidire, non a vedere se 'l superiore comanda bene: «Jumentum factus sum et ego semper tecum» (Ps. 72). Il giumento non cerca patti185.

Non dite: Il tale superiore non facea così; egli dovrebbe far così ecc. Detti velenosi per l'ubbidienza, poicché allora almeno si fa di mala voglia. Bisogna avere stima de' superiori, mirando che Dio ci comanda per mezzo loro. A chi ci dice male del superiore bisogna rispondere, dice S. Giovanni Climaco: Partiti seduttore. Io non son giudice del mio superiore; egli è giudice mio186. Fuggite (PETRUCCI) li ma, li se ||10v||, li perché. Io ubbidisco, ma veda ecc. Se mi trattasse ecc., se m'imponesse altr'ufficio ecc. Perché mi comanda questo? ecc.187.


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Povertà188. - 1) Non vi sia nel monastero chi vi passi di povertà. 2) Siate tutt'occhi per non vedervi un ago, un filo, dove non sia scritto: son necessario. E quando non ci vedete tale soprascritta, privatevene. 3) Per chi ama Dio, tutte le cose non necessarie gittatele come robbe appestate; anche sieno di divozione. Non ci è più bella divozione ch'essere spogliato di tutto. 4) Rallegrarsi se manca il necessario. Alcuni voglion esser poveri di cerimonia189.




184 PETRUCCI I 182, n. 2.



185 PETRUCCI I 254, n. 2: «Massime fallaci, dannose alla virtù e voto della ubbidienza».



186 Ibid. Il testo di s. Giovanni Climaco è citato in modo più completo in PETRUCCI I 155, n. 1.



187 PETRUCCI I 255, n. 2.

188 PETRUCCI I 182-183, n. 2: «Povertà come da praticarsi».



189 In margine s. Alfonso ha indicato brevemente i quattro argomenti del capoverso: «Vi passi- Soprasc[rit]ta- Appestate... div[ozio]ne- Ralleg[rar]si».






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