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S. Alfonso Maria de Liguori
La fedeltà de' Vassalli

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Cap. III - Esempj di principi che col loro zelo han molto giovato alla salute spirituale de' popoli.

§ 1. Dell'imperator Costantino.

1. In primo luogo fra tali principi merita di esser celebrato il gran Costantino imperatore, del quale riferisce Eusebio 1, che avendo egli veduti gl'imperatori suoi antecessori, che per aver posta la loro confidenza nella moltitudine degli Dei, dopo aver loro consegrate tante vittime e tanti doni, trovavansi delusi di tutte le promesse lor fatte per mezzo degli oracoli, ed in fine tutti avean fatta una morte infelice; e che all'incontro il solo suo padre Costanzo, perché avea condannati gli errori de' suoi colleghi, e adorando un solo Dio per suo signore avea fatta una felice morte, stimò che 'l solo Dio adorato dal suo genitore dovea venerarsi.

2. Trovavasi in quel tempo Costantino in guerra col tiranno Massenzio, che regnava in Roma; onde cominciò a pregare l'Onnipotente che l'avesse illuminato e soccorso nello stato in cui si trovava. Non mancò allora di prenderlo sotto la sua protezione il nostro pietoso Dio; poiché in quello stesso giorno, stando appunto il sole per tramontare, apparve a Costantino, ed a tutto l'esercito, una croce risplendente di luce più che il sole, in cielo collocata sovra del sole, con queste parole di sotto: Hac vinces.

3. Allora l'Imperatore chiamò alcuni sacerdoti cristiani, acciocché gli spiegassero il significato di quel segno e di quelle parole vedute in cielo; e ricevutane la spiegazione, come scrive il cardinal Orsi 2, dopo essersi fatto pienamente istruire da' sacerdoti, abbracciò costantemente la fede di Gesù Cristo. Indi nello stesso tempo fece


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comporre il Labaro che fu un modello composto secondo il segno che gli era apparso. E nelle guerre che poi gli occorsero faceva avanzare il Labaro e così riportava sempre la vittoria.

4. Ma parlando della guerra con Massenzio, avendo Costantino gran fiducia di vincere, diè la battaglia ed ottenne la vittoria la quale rallegrò tutto l'imperio colla morte del tiranno. Costantino grato a Dio avrebbe voluto subito distrugger l'idolatria, ma in quei principj ebbe molto da tollerare, poiché i romani eran troppo attaccati ai loro Dei; del resto sin d'allora cominciò per quanto poteva a promuover la fede di G.C. Diè a conoscere nella stessa città di Roma l'onore che si dovea al papa (allora s. Melchiade) ed ai sacerdoti ammettendoli alla sua mensa.

5. Indi cominciò a piantare il culto del vero Dio, con fabbricargli molte e magnifiche chiese, arricchendole di preziosi vasi ed arredi, e dotandole di abbondanti rendite. Dipoi fece più editti in favor della chiesa e de' fedeli; con ottenerne anche decreto dal senato.

6. Il Signore seguì poi a prosperarlo colla morte di Licinio e di Massimino, suoi nemici che seguitavano a perseguitar la chiesa. Egli all'incontro seguitò ad unir l'impero nella credenza di G.C., con perseguitare non solo gl'idolatri, ma anche gli eretici e specialmente gli ariani; onde nell'anno 319. per dar fine a quella eresia si adoperò acciocché si tenesse un concilio in Nicea, cui volle assistere egli stesso; e mirando quella nobil corona di vescovi, de' quali molti aveano i segni de' tormenti sofferti nelle passate persecuzioni sommamente se ne rallegrò, ne ringraziò il Signore, e procurò di dar coraggio a quei santi prelati in difendere la causa di Dio.

Datosi poi fine al concilio colla condanna di Ario, prima che i vescovi si separassero volle l'imperatore tenerli tutti alla sua mensa; e finalmente a ciascuno fece un nobil dono, ma con modo più particolare regalò quei vescovi che portavano ancor le cicatrici de' tormenti sofferti.

7. Dopo ciò si applicò a fondare più chiese in Roma, quella del Salvatore in Laterano, quella di s. Pietro nel Vaticano, e quella di s. Paolo nella via Ostiense, oltre molte altre in Roma, in Grecia, nell'Africa, nell'Egitto e nella Siria.

8. Vedendo poi che 'l popolo romano persisteva in difender l'idolatria in Roma colla rovina di tante anime, deliberò di costituire nella città di Bisanzio una nuova Roma che fosse tutta seguace di G.C., e volle che fosse chiamata dal suo nome Costantinopoli. Ivi non permise ad altri l'abitarvi che a' cattolici, escludendone gl'infedeli ed eretici. Di spedì più editti contra i novaziani, i marcionisti e altri eretici, proibendo loro ogni esercizio pubblico o privato delle lor sette, e ordinò che tutti gli oratorj, ove dagli eretici si faceano i loro conciliaboli fossero dati ai cattolici.

9. In somma Costantino da che fu illuminato da Dio ad abbracciare la fede visse sempre da vero cattolico. Qualche autore l'ha tacciato di qualche propensione alla dottrina di Ario, ma nella storia ecclesiastica è troppo chiaro ch'egli venerò sempre e difese il concilio di Nicea dove Ario fu condannato. Ma perché Costantino ricevé il battesimo dalle mani di Eusebio di Nicomedia ariano? perché (si risponde) così Eusebio, come Ario, l'ingannarono con fargli credere ch'essi teneano la stessa dottrina del concilio


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Niceno; anche gli uomini più savj e più santi vanno soggetti ad essere ingannati senza loro colpa, siccome fu ingannato Costantino. Del resto Natale Alessandro 1 scrive e prova che tutti gli antichi con s. Atanasio, s. Epifanio e s. Ambrogio consentono in dir che Costantino stette sempre forte in conservare la fede cattolica; e perciò il Signore lo premiò con una felice morte.

10. È questione tra gli autori circa il tempo del suo battesimo e della sua morte; il card. Baronio con altri scrisse che Costantino fu battezzato in Roma nell'anno 324. da s. Silvestro papa; nondimeno al presente fra gli eruditi è più comune e pare anche più vera la sentenza ch'egli ricevé il battesimo in fine di sua vita in Nicomedia, come scrivono il Fleury, il card. Orsi e Natale Alessandro 2 con s. Ambrogio, s. Isidoro ed altri: dicono questi che Costantino cadde infermo in Nicomedia, dove essendosi aggravato il male, chiamò più vescovi e li pregò a conferirgli il battesimo; e dopo averlo ricevuto restò così consolato che disse: Ora sì che mi vedo veramente beato. E palesandogli i suoi officiali la pena che sentivano di vederlo in quello stato e 'l desiderio che aveano della sua vita, egli rispose: La vera vita già l'ho ricevuta, altro non desidero che di andare a godere il mio Dio. E con tali s. sentimenti morì a' 22. di maggio nell'anno 337. Nei menologi greci, secondo scrive Natale Alessandro 3, si celebra la festa di Costantino come beato a' 21. di maggio.




1 Euseb. in vita Constant. l. 1. c. 27.



2 Card. Orsi istor. eccl. t. 4. l. 10. n. 81.

1 Nat. Aless. ist. eccl. t. 8. diss. 24.



2 Fleury hist. t. 2. l. 11. n. 58. Orsi l. 12, n. 3. 123. Nat. Aless. t. 8. c. 3. a. 3. § 4.



3 Nat. Aless. cit. diss. 24. t. 8.




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