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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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Introduzione di O. Gregorio C.Ss.R.

Il secolo XVIII, considerato come l'età di ferro della devozione verso la Madonna, nell'autunno del 1750 vide uscire da una modesta tipografia di Napoli un libro destinato ad esercitare nel Cristianesimo un influsso "profondo, durevole e universale", come sottolineò con debita competenza il Bittremieux.

Erano le Glorie di Maria...

I due tometti in-12 con 768 pagine complessive, precedute da una immagine della Vergine incoronata di. stelle e spirante misericordia, ebbero subito liete ripercussioni specie tra gli umili, accendendo luci di speranza nel firmamento di quell'anno giubilare proclamato da Benedetto XIV.

L'opera tuttavia non era occasionale e nemmeno precipitosa, come vorrebbero far credere i soliti critici di professione. Pur restando assai significativa nella biografia missionaria di S. Alfonso Maria de Liguori, suo autore, s'inserì vivificante nel movimento della cultura cattolica in perfetto accordo con la sua Teologia pastorale e coni la sua originale concezione della grazia.

Una lettura riposata nel corrente Anno Mariano ci svelerà spontaneamente l' intrinseco valore del granitico capolavoro, che con forza irresistibile continua a suscitare sotto ogni cielo vividi fiammeggiamenti di pietà popolare.

I maestri non tardarono a scoprirvi la serratura d un epoca povera di letteratura mariana e la chiave d'oro del mattino di un periodo nuovo, che è sfociato vittorioso nel meriggio odierno dopo aver spazzato l'arido pessimismo protestante e giansenista.

Le Glorie di Maria "agente ed eco della Mariologia moderna" secondo la giusta definizione del Rivière, storico del dogma della Redenzione, riuscirono doppiamente proficue in quel tempo di decadenza scolastica: come studio e come esercizio spirituale, divenendo il libro classico di parecchi Istituti religiosi. Non ostante l'abbondanza sterminata di produzioni simili nel mercato librario, sono rimaste tali anche nel secolo XX, per nostra fortuna. La parte dottrinale e la parafrasi ascetica, la solida Theologia mentis e la sublime Theologia cordis appaiono plasmate in mirifica maniera italiana, che mentre indicano l'inconfondibile fisionomia del Dottore zelantissimo, formano "l'ultimo grande libro europeo" scritto in lode della Madonna.

La genesi di questo indiscusso monumento, - che combatté con franchezza e pose nell'ombra la Regolata divozione (1747) del celebre Ludovico Antonio Muratori, deve cercarsi nella sensibilità squisita e tenera di S. Alfonso e un po' nei suoi immediati intenti apostolici e polemici. Da sé per dir così sorse un significato letterario non trascurabile, che entusiasmava l'avvocato Bartolo Longo nell'uso largo fattone per la propaganda del Santuario di Pompei e delle iniziative sociali annesse.

L'elaborazione fu lunga: certamente il libro iniziato nel 1734 a Villa Liberi, l'antica Sclavia, dove S. Anselmo stese il famoso trattato Cur Deus homo, fu ultimato nella quieta vallata di Ciorani presso Mercato San Severino, nel cui castello sostò, come sembra, l'Angelico San Tommaso.

Il 12 ottobre del, 1750 l'autore spedendo uno dei primi esemplari delle Glorie di Maria in omaggio al dotto canonico Fontana, l'accompagnava col seguente biglietto: "Invio a V. Sig. Ill.ma il mio povero contraddetto libro della Madonna uscito finalmente dopo molti stenti, e dopo molti anni di fatica a raccogliere in breve quello che ci sta". In parole sobrie è delineata la storia della composizione e dell'affannosa revisione, compiuta dal Savastano e dal chiarissimo Prof. Martorelli, questi regio e quello esaminatore ecclesiastico. Vi è sottinteso un gaudio interiore, dal quale erompe il trepido amore del Santo per quest'opera che fu la prediletta fra un centinaio di altre date alla luce.

Il 13 giugno del 1734 il Padre Francesco Pepe (m. 1759) mariologo gesuita meridionale, rispondeva a S. Alfonso, che l'avea consultato su alcune questioni: "Dica poi quanto vuole a gloria di questa gran Madre… Dia alle stampe il libro, e tutto a gloria di tal gran Madre ". L'11 luglio dello stesso anno Mons. Tommaso Falcoia, vescovo di Castellammare di Stabia e suo direttore di spirito, gli scriveva: "Vi benedico mille volte l'operetta intrapresa per promuovere la devozione di Nostra Signora e Madre. Lei ve la faccia riuscire di fuoco".

Il pio scrittore non portò fretta. Con la sua tipica costanza e probità seguitò per altri tre lustri a studiare l'argomento, che riguardava come la perla della Teologia, mettendo nelle indagini impegno filiale assai serio. Leggitore formidabile convocava "i grandi a testimoniare ai piedi della Madre e Regina la loro fede somma, inconcussa, quasi risposta al gesto di Dio, che l'ha fatta e l'ha manifestata dappertutto sì grande e sì indispensabile a noi". E dal lungo studio e grande amore scaturiva quel "piccolo volume che è il centro locale d'irradiazione di Padri, Vescovi, Patriarchi, Contemplativi, Apologeti".

Nel suo disegno S. Alfonso si propose di condensare i risultati più salienti e più puri dei predecessori per assicurare il trionfo delle tesi mariane tradizionali. Omesse le sottigliezze, s'industriò di fare una sintesi nel clima della cultura e civiltà settecentesca, scrutando con acuta intelligenza gli orizzonti lontani. Oggi notiamo che le intuizioni teologiche furono tanto copiose e precise da superare l'ambiente. Sotto quest'aspetto parve persino troppo ardito a coloro che legati a strette correnti di pensiero minimizzavano le prerogative della Madre divina, atteggiandosi a paladini dell'onore dovuto al Verbo Incarnato!

Con un coraggio, che sconcertava gli epigoni muratoriani, desiderosi di norme ristrettive nel culto mariano coi loro scrupoli intellettualistici, l'autore cominciò con dedicare il lavoro a Gesù Cristo, confessando candidamente: "Io non so pertanto a chi meglio raccomandarlo che a Voi, cui tanto preme la gloria di questa Madre". Dopo un rapido Avvertimento, così utile per la storia della Mariologia, esponeva in una nitida Introduzione il duplice fine dell'opera, la maniera dello svolgimento ed indi il piano generale.

Conoscendo l'acida avversione degli eretici per la Salve Regina, sceglieva come tema fondamentale della prima parte appunto questa magnifica antifona liturgica, e dividendola in 10 brani costruiva su questa trama organica 10 capitoli inespugnabili come altrettante tesi tomistiche.

Nella seconda parte includeva nove discorsi ariosi intorno alle principali feste della Madonna, sette riflessioni sopra i suoi dolori, dieci paragrafi sulle sue virtù, dieci ossequi da praticarsi in suo onore, 89 esempi ricavati da scrittori attendibili, diverse orazioni e canzoncine. Dopo la descrizione documentatissima di Maria Vergine premurosa soccorritrice del genere umano con deliberata insistenza sul concetto della sua mediazione universale nella distribuzione delle grazie, S. Alfonso ne tracciava il ritratto soave, spingendo le anime con una intimità affettiva gagliarda ad amarla, supplicarla ed imitarla. Nessuno come lui aveva sinora capito il fascino eccezionale che possiede la Madonna per attirare efficacemente le anime a Gesù Cristo.

Tale è il profilo del libro, riboccante di idee, di esempi e di preghiere tuttora recitate con trasporto. In seguito vi aggiunse una risposta serrata alle recriminazioni dell'enigmatico Lamindo Pritanio redivivo (1756) e un'altra più vivace per ributtare la stravagante riforma intentata dall'oscuro Leoluca Rolli (1775). Per tal via l'Enciclopedia Mariana era completa.

Non era facile fatica di epitomatore o combinazione più o meno ingegnosa di citazioni e racconti, priva d'impronta personale! Il santo Dottore con accorgimento utilizzava i tesori dottrinali del passato e coordinandoli col suo metodo caratteristico donava ai maleriali raccolti il vigore della sua anima. In questo lavoro gigantesco di selezione brilla ovunque l'eccezionale suo sentimento di ortodossia tridentina, al di sopra degli errori che possono incontrarsi circa l'attribuzione di fonti o la certezza di taluni episodi.

Eppure c'è ancora chi con la mentalità miope del tagliapietre grida all'intarsio superficiale e si ferma al di qua della semplice erudizione, presa talvolta di seconda mano! Non vede la costruzione armonica, scevra di esagerazioni notate nel P. Pepe e di lacune teologiche lamentate nello storico modenese. Né è capace di apprezzare la massiccia diga creata contro le tendenze corrosive serpeggianti in un mondo frivolo che minacciava di crollare.

Le Glorie di Maria non sono un cifrario prolisso di testi patristici e biblici, né somma di deduzioni compilato per una circostanza festiva, né una esplosione esuberante di affetti dai colori partenopei. Sarebbero già intristite come i consueti florilegi...

S. Alfonso non si accinse a scrivere pei soli napoletani secondo certe recenti pretese! Volle fare opera di. pietà e di scienza, pensata e ruminata, che i secoli vanno compitando stupiti, trovandovi il simbolo dei nuovi tempi, e come disse David "un évangil marial".

Il 1854 salutò giulivo il dogma dell'Immacolata Concezione di Maria; il 1950 ha plaudito al dogma della sua Assunzione corporea al cielo; l'avvenire aspetta l'alba gaudiosa della Mediatrice di tutte le grazie. L'immacolata, l'Assunta, la Mediatrice sono le tre stelle della Mariologia di S. Alfonso, contro cui si accanirono i discepoli di Giansenio, ritenendole indiscrete!

La prova migliore dell'attualità delle Glorie di Maria, capolavoro di teologia orante e contemplante e pegno di poderosa vittoria del verace culto cattolico per la SS. Vergine, è da ricercarsi nel successo editoriale addirittura prodigioso. Niun libro sulla Madonna è stato tanto letto, particolarmente nell'Ottocento. M. De Meulemeester, bíbliografo fiammingo, ha elencate 736 edizioni fatte tra il 1750 e il 1932, di cui 109 nel testo originale. La somma è imponente, senza dubbio.

Nell'ultimo ventennio le ristampe sono avvenute con ritmo lodevole. Tra le numerose edizioni segnaliamo per la loro importanza quella curata dalla regina di Sardegna, Vener. Maria Clotilde (in. 1802), e l'altra preparata testé dal mariologo servita P. Gabriele Roschini. Sorpassa poi tutte le ristampe antiche e moderne l'edizione critica dei Padri Redentoristi in due volumi in-8 con note marginali ed appendici (vol. VI, Roma 1936; vol. VII, Roma 1937), basata sul testo remondiniano rivisto e postillato nel 1761 dal medesimo S. Alfonso, il cui prezioso esemplare si conserva nel Museo Civico di Bassano del Grappa.

L'attualità delle Glorie di Maria è dimostrata dalla notevole letteratura sviluppatasi intorno ad esse. Tra i molti studii meritano una fuggevole menzione le pubblicazioni di Godts, del Card. Van Rossum, di Dillenschneider, di Santonicola che nel 1950 stampò: L'Assunzione di Maria V. e la mente di Sant'Alfonso.

I protestanti naturalmente disistimando la Mariologia Alfonsiana, l'hanno spesso attaccata con uno stile denigratorio più che scientifico. Pusey, Meyrick, Achelis, Heiler, Wernle, Evans, Zoeckler e prossimamente il valdese Giovanni Miegge si sono alternati nella lotta, illudendosi di accantonarla in un angolo polveroso di biblioteca. Un certo Brewer da Frascati lanciava uno smilzo opuscoletto arrabattandosi a collocare S. Alfonso, nientedimeno, contro l'Apostolo San Paolo! La trovata banale è giovata ancor una volta a mostrare la forza viva delle Glorie di Maria nel tentativo di screditarle.

Il P. Vitti nella Civiltà Cattolica (7 maggio 1951) scriveva: "Se ci domandiamo ora che cosa abbia perduto in bellezza ed efficacia, dopo due secoli, questo meraviglioso gioiello, possiamo rispondere con sicurezza che anzi ci pare che si trovi oggi quasi nel suo ambiente. L'ora di Maria suscita fervori d'indagini. E si può trovare quanto offra di sicurezza e come intensifichi I' impeto il piccolo libro di due secoli or sono".

Non ha torto.

"Manuale per eccellenza della devozione confidenziale verso la Madonna " (D'Alès) resterà anche domani come un fermento tra le masse cristiane sarà ancora il termometro spirituale di ogni anima, nelle crisi. "Codice di salutare fiducia", come lo definì l'Accademico Goyau, ci aiuterà ad approfondire le familiarità della Madre divina con noi, poveri peccatori, spianando ai teologi il sentiero delle loro future ricerche.

Prendi, caro lettore, queste pagine che comunicano luce e calore; leggile in tutti i sabati dell'anno o almeno nelle principali festività mariane. Anche tu constaterai commosso come il P. Gabriele Roschini: "Per me le Glorie di Maria sono il più bel libro scritto in italiano sulla Madonna".

Roma, 2 febbraio,1954

P. Oreste Gregorio

in S. ALFONSO M DE LIGUORI

Opere Spirituali

Serie B - Le Glorie di Maria

Edizione PP. Redentoristi, Roma-Pagani, 1954, pp. VII-XVIII

 




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