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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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CAPITOLO III. - Spes nostra, salve.

§ 1. - Maria è la speranza di tutti.

Gli eretici moderni non possono sopportare che noi salutiamo e chiamiamo Maria speranza nostra: Spes nostra, salve. Dicono che solo Dio è la speranza nostra, e che Dio maledice chi mette la sua speranza nella creatura: Maledictus homo qui confidit in homine (Ier. XVII, 5). Maria, esclamano, è creatura, e come una creatura ha da essere la speranza nostra? Questo dicono gli eretici;1 ma ciò non ostante la S.


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Chiesa vuole che ogni giorno tutti gli ecclesiastici e tutt'i religiosi alzino la voce, e da parte di tutt'i fedeli invochino e chiamino Maria con questo dolce nome di speranza nostra, speranza di tutti: Spes nostra, salve.

In due modi, dice S. Tommaso l'Angelico, noi possiamo mettere la speranza in una persona, come cagion principale e come cagion di mezzo.2 Quelli che dal re sperano qualche grazia, la sperano dal re come signore, e la sperano dal suo ministro o favorito come intercessore. Se esce la grazia, principalmente viene dal re, ma viene per mezzo del suo favorito: onde ha ragione chi cerca la grazia di chiamare quel suo intercessore la sua speranza. Il Re del cielo, perch'è bontà infinita, sommamente desidera di arricchirci delle sue grazie; ma perché dalla parte nostra è necessaria la confidenza, per accrescere in noi questa confidenza ci ha donato per madre e per avvocata la stessa sua Madre, a cui ha data tutta la potenza di aiutarci; e perciò vuole che in lei collochiamo le speranze della nostra salute e d'ogni nostro bene. - Quelli che mettono la loro speranza solo nelle creature senza dipendenza da Dio, come fanno i peccatori, che per acquistare l'amicizia e 'l favore d'un uomo si contentano di disgustare Dio, certamente che questi son maledetti da Dio, come dice Isaia.3 Ma quelli


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che sperano in Maria, come Madre di Dio, potente ad impetrare loro le grazie e la vita eterna, questi son benedetti e compiacciono il Cuore di Dio, che vuole vedere così onorata quella gran creatura, la quale più di tutti gli uomini ed angeli l'ha amato ed onorato in questo mondo.

Ond'è che noi giustamente chiamiamo la Vergine la nostra speranza, sperando, come dice il cardinal Bellarmino (De Beat. SS., l. II, c. 2), di ottenere per la sua intercessione quello che non otterressimo colle sole nostre preghiere.4 Noi la preghiamo, dice S. Anselmo, ut dignitas intercessoris suppleat inopiam nostram (De exc. V., c. 6). Sicché, soggiunge il santo, il supplicare la Vergine con tale speranza, non è diffidare della misericordia di Dio, ma temere della propria indisposizione: Unde Virginem interpellare, non est de divina misericordia diffidere, sed de propria indignitate formidare (Loc. cit.).5


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Con ragione dunque la S. Chiesa applica a Maria le parole dell'Ecclesiastico (Cap. XXIV, [24]) con cui la chiama: Mater... sanctae spei, la madre che fa nascere in noi, non già la speranza vana de' beni miserabili e transitori di questa vita, ma la speranza santa de' beni immensi ed eterni della vita beata. Ave, animae spes, così salutava S. Efrem la divina Madre: ave, Christianorum firma salus: ave, peccatorum adiutrix: ave, vallum fidelium et mundi salus (De laud. Virg.):6 Dio ti salvi, diceva, o speranza dell'anima mia, o salute certa de' Cristiani, o aiuto de' peccatori, difesa de' fedeli, e salute del mondo. - Ci avverte S. Basilio che dopo Dio non abbiamo altra speranza, che Maria; e perciò la chiama, post Deum sola spes nostra.7 E S. Efrem, riflettendo all'ordine della presente provvidenza con cui Dio ha disposto - come dice S. Bernardo e appresso a lungo dimostreremo8 - che tutti quelli che si salvano s'abbiano a salvare per mezzo di Maria,9 le dice:


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Signora, non lasciate di custodirci e di porci sotto il manto della vostra protezione, giacché noi dopo Dio non abbiamo altra speranza che voi: Nobis non est alia quam a te fiducia, o Virgo sincerissima: sub alis tuae pietatis protege et custodi nos (S. Ephrem, de laud. Virg.).10 Lo stesso le dice S. Tommaso da Villanova, chiamandola unico nostro rifugio, aiuto ed asilo: Tu unicum nostrum refugium, subsidium et asylum (Conc. 3, de Conc. Virg.).11

Di ciò par che ne assegni la ragione S. Bernardo, con dire: Intuere, homo, consilium Dei, consilium pietatis; redempturus humanum genus, universum pretium contulit in Maria (Serm. de Nat.):12 Guarda, o uomo, il disegno di Dio, disegno fatto per potere a noi con più abbondanza dispensare la sua misericordia: volendo egli redimere il genere umano, ha posto tutto il valore della Redenzione in mano di Maria, acciocché ella lo dispensi a sua voglia.

Ordinò Dio a Mosè che avesse fatto il propiziatorio di oro purissimo, dicendogli che di volea poi parlargli: Facies et propitiatorium de auro mundissimo... Inde praecipiam et loquar ad te (Exod., c. XXV, 17 et 22). Dice un autore (Paciucc., Exc. 20, in Sal. Ang., 11) che questo propiziatorio è Maria, donde il Signore parla agli uomini, e di concede a noi il perdono, le grazie e i doni: Te universus mundus continet commune propitiatorium. Inde pientissimus Dominus loquitur ad cor, inde responsa dat benignitatis et veniae, inde munera largitur, inde nobis omne bonum emanat.13 E perciò,


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dice S. Ireneo che 'l Verbo divino, prima d'incarnarsi nel seno di Maria, mandò l'Arcangelo a richiederne il suo consenso, perché volle che da Maria derivasse al mondo il mistero dell'Incarnazione: Quid est quod sine Mariae consensu non perficitur Incarnationis mysterium? quia nempe vult illam Deus omnium bonorum esse principium (S. Iren., lib. 3 contr. Valent., cap. 33).14 Onde disse l'Idiota: Per ipsam habet mundus et habiturus est omne bonum (In Praef. contempl. B.M.):15 Ogni bene, ogni aiuto, ogni grazia che gli uomini han ricevuta e riceveranno


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da Dio sino alla fine del mondo, tutto loro è venuto e verrà per intercessione e per mezzo di Maria. Avea ragione dunque il divoto Blosio di esclamare: O Maria, quis te non amet? Tu in dubiis es lumen, in maeroribus solatium, in periculis refugium (Cymeliarch., Endol. 1 ad Mar.):16 O Maria, che siete così amabile e così grata con chi v'ama, chi sarà quello stolto ed infelice che non v'amerà? Voi ne' dubbi e confusioni rischiarate le menti di coloro che a voi ricorrono nelle loro afflizioni, voi consolate chi in voi confida ne' pericoli, voi soccorrete chi vi chiama. Tu post Unigenitum tuum, seguita Blosio, certa fidelium salus: Voi dopo il vostro divin Figlio siete la salute certa de' vostri servi fedeli. Ave, desperantium spes, ave, destitutorum adiutrix: Dio vi salvi dunque, o speranza de' disperati, o soccorso degli abbandonati. Cuius honori tantum tribuit Filius, ut quod vis, mox fiat: O Maria, voi siete onnipotente, giacché il vostro Figlio vuol onorarvi con fare subito tutto quello che voi volete.

E S. Germano, riconoscendo in Maria il fonte d'ogni nostro bene e la liberazione da ogni male, così l'invoca: O Domina mea, sola mihi ex Deo solatium, itineris mei directio, debilitatis meae potentia, mendicitatis meae divitiae, vulnerum meorum medicina, dolorum meorum relevatio, vinculorum meorum solutio, salutis meae spes; exaudi orationes meas, miserere suspiriorum meorum, Domina mea, refugium, vita, auxilium, spes et robur meum (S. Germ., in encom. Deip.):17


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O mia Signora, voi sola siete il mio sollievo donatomi da Dio, voi la guida del mio pellegrinaggio, voi la fortezza delle mie deboli forze, la ricchezza delle mie miserie, la liberazione delle mie catene, la speranza della mia salute; esaudite, vi prego, le mie suppliche, abbiate pietà de' miei sospiri, voi che siete la mia regina, il rifugio, la vita, l'aiuto, la speranza e la fortezza mia.

Con ragione dunque S. Antonino applica a Maria quel passo della Sapienza: Venerunt autem mihi omnia bona pariter cum illa (cap. VII, 11). Giacché Maria è la madre e dispensatrice di tutti i beni, ben può dire il mondo, e specialmente chi nel mondo vive divoto di questa regina, che insieme colla divozione a Maria egli ha ottenuto ogni bene: Omnium bonorum mater est, et venerunt mihi omnia bona cum illa, scilicet Virgine, potest dicere mundus (S. Antonin., part. IV, tit. 15, c. 20).18 Onde poi diceva assolutamente l'abbate Cellense: Inventa Maria, invenitur omne bonum:19 Chi trova Maria trova ogni bene, trova tutte le grazie, tutte le virtù; poich'ella per mezzo della sua potente intercessione gli ottiene tutto ciò che gli abbisogna per farlo ricco della divina grazia. Ella ci fa sapere che tiene con sé tutte le ricchezze di Dio, cioè le divine misericordie, per dispensarle a beneficio de' suoi amanti: Mecum sunt divitiae et opes superbae... ut ditem diligentes me (Sap. VIII, 21).20 Onde diceva S. Bonaventura (In Spec.) che noi tutti dobbiamo tener sempre gli occhi alle mani di Maria, acciocché per suo mezzo riceviamo quel bene che desideriamo: Oculi omnium nostrum ad manus Mariae semper debent respicere, ut per manus eius aliquid boni accipiamus.21

Oh quanti superbi colla divozione di Maria han trovata


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l'umiltà! quanti iracondi la mansuetudine! quanti ciechi la luce! quanti disperati la confidenza! quanti perduti la salute! E questo appunto ella predisse, allorché pronunciò in casa di Elisabetta in quel suo sublime cantico: Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generatione (Luc. II).22 Le quali parole ripetendo S. Bernardo, dice: Ex hoc beatam te dicent omnes generationes, quae omnibus generationibus vitam et gloriam genuisti (Serm. 2, in Pentec.).23 Perciò tutte le genti vi chiameranno beata, perché a tutte le genti voi avete data la vita e la gloria; poiché in voi i peccatori trovano il perdono, e i giusti trovano la perseveranza nella divina grazia: In te peccatores veniam, iusti gratiam inveniunt in aeternum (S. Bernard., loc. cit.). Onde il divoto Laspergio (Lib. IV, Min. op.) introduce il Signore che così parla al mondo: Matrem meam veneratione praecipua venerare: Uomini, dice, poveri figli di Adamo, che vivete in mezzo a tanti nemici ed a tante miserie, procurate di venerare con particolar affetto la Madre vostra. Ego enim mundo dedi in puritatis exemplum, in praesidium tutissimum, ut sit tribulatis asylum: Mentreché io ho data al mondo Maria per vostro esempio, acciocché da lei impariate a viver come si dee; e per vostro rifugio, acciocché a lei ricorriate nelle vostre afflizioni. Quam nemo formidet, nemo ad eam accedere trepidet. Propterea namque adeo feci eam mitem, adeo misericordem, ut neminem aspernat, nulli se neget; omnibus pietatis sinum apertum teneat, neminem a se redire tristem sinat:24 Questa mia figlia, dice Dio, io l'ho fatta tale,


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che niuno possa temerne o possa aver ripugnanza di ricorrere a lei; perciò l'ho creata di natura così benigna e pietosa, ch'ella non sa disprezzare alcuno che a lei ricorre, non sa negare il suo favore ad alcuno che lo domanda. Ella a tutti tiene aperto il manto di sua misericordia, e non permette che alcuno mai parta sconsolato da' suoi piedi. Sia dunque sempre lodata e benedetta la bontà immensa del nostro Dio, che ci ha data questa gran madre ed avvocata così tenera ed amorosa.

O Dio, quanto son teneri i sentimenti di confidenza che avea l'innamorato S. Bonaventura verso del nostro amantissimo Redentore Gesù, e verso della nostra amantissima avvocata Maria! (P. 3, Stim. div. am., c. 13).25 Quantumcumque me Deus praesciverit, scio quod seipsum negare non potest: M'abbia il Signore quanto si voglia riprovato, io so che egli non può negarsi a chi l'ama ed a chi di cuore lo cerca. Eum amplexabor, et si mihi non benedixerit, eum non dimittam; et sine me recedere non valebit: Io l'abbraccerò col mio amore, e se non mi benedice, non mai lo lascerò; ed egli senza me non potrà partirsi. In cavernis vulnerum suorum me abscondam, ibique extra se me invenire non poterit: Se altro non potrò, almeno mi nasconderò dentro le sue piaghe, ed iv'io restando, egli non potrà fuori di sé ritrovarmi. In fine, soggiungeva, se il mio Redentore per le mie colpe mi discaccia da' suoi piedi, io mi butterò ai piedi della sua Madre Maria, ed ivi prostrato non mi partirò, fintanto ch'ella non mi ottenga il perdono: Ad Matris suae pedes provolutus stabo, ut mihi veniam impetret. Poiché questa Madre di misericordia non sa né ha saputo mai non compatire le miserie e non contentare


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i miserabili che a lei ricorrono per aiuto: Ipsa enim non misereri ignorat, et miseris non satisfacere numquam scivit. Ideoque, concludea, ex compassione mihi ad indulgentiam Filium inclinabit: e perciò, se non per obbligo, almeno per compassione non lascerà d'indurre il Figlio a perdonarmi.

Mirateci dunque, concludiamo con Eutimio, mirateci pure cogli occhi vostri pietosi, o pietosissima nostra Madre; poiché noi siamo vostri servi e in voi abbiamo riposta tutta la nostra speranza: Respice, o Mater misericordiosissima, respice servos tuos; in te enim omnem spem nostram collocavimus (Orat. de Deip.).26

Esempio.

Narrasi nella parte quarta del Tesoro del rosario, al miracolo 85, come vi era un cavaliere divotissimo della divina Madre, il quale si avea fatto nel suo palazzo un divoto oratorio, dove innanzi ad una bella immagine di Maria solea spesso trattenersi orando, non solo di giorno, ma anche di notte, interrompendo il riposo per andare ad onorare la sua amata Signora. Or la moglie, poich'egli era casato,27 dama per altro di molta pietà, osservando che 'l marito nel maggior silenzio della casa sorgeva di letto, e uscendo dalla stanza non ritornava se non dopo molto tempo, entrò la misera in gelosia ed in sospetto di male. Onde un giorno per liberarsi da questa spina che la tormentava, si avanzò a domandare al marito s'egli mai amasse altra donna fuor di lei. Il cavaliere sorridendo le rispose: Or sappi che io amo una signora la più amabile del mondo. A lei ho donato tutto il mio cuore; e prima potrò morire che lasciarla d'amare. E se voi la conosceste, voi stessa mi direste ch'io l'amassi più di quanto or l'amo. Intendeva già della SS. Vergine, ch'egli così teneramente amava. Ma la moglie, entrando allora in maggior sospetto, per meglio accertarsi della verità, di nuovo l'interrogò, se mai egli per ritrovare quella signora ogni notte si levava di letto ed usciva dalla stanza? E 'l cavaliere, che non sapeva la grande agitazione della moglie, rispose di sì. La dama allora falsamente accertata di ciò che non era, accecata dalla passione, che fece?


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Una notte, in cui il marito secondo il solito uscì dalla camera, per disperazione prese un coltello e si tagliò la gola, e poco dopo morì.

Il cavaliere, compite le sue divozioni, ritorna alla stanza, va per rimettersi al letto, lo trova tutto bagnato. Chiama la moglie, e non risponde. La scuote, e non si risente. Prende alla fine il lume, e vede il letto pieno di sangue e la moglie morta colla gola ferita. Allora s'avvide che la moglie s'era uccisa per gelosia. Che fece? Serrò a chiave la stanza, e ritornato in cappella si prostrò innanzi alla SS. Vergine, e quivi piangendo dirottamente cominciò a dire: Madre mia, vedete in quale afflizione mi trovo. Se non mi consolate voi, a chi ho da ricorrere? Pensate ch'io per venire ad onorare voi, ho avuta questa disgrazia di vedere mia moglie morta e dannata. Madre mia, voi ci potete rimediare, voi rimediateci.

Eh che chi prega questa Madre di misericordia con confidenza, ne ottiene quel che vuole. Ecco, fatta questa preghiera, si sente chiamare da una serva di casa: Signore, andate alla stanza, perché la signora vi chiama. Il cavaliere non arriva a crederlo per l'allegrezza. Torna, disse alla donzella, vedi bene, se ella veramente mi vuole. Sì, tornò la serva dicendo, andate presto, perché la padrona vi sta aspettando. Va, apre la stanza, e vede la moglie viva, che se li butta a' piedi piangendo, e lo prega a perdonarla, dicendo: Ah sposo mio, la Madre di Dio per le tue preghiere m'ha liberata dall'inferno. Così piangendo tutti due per allegrezza se n'andarono a ringraziare la B. Vergine nell'oratorio. Nella seguente mattina il marito fece un convito di tutti i parenti, a' quali poi fe' narrare il fatto dalla stessa moglie, la quale dimostrava il segno che ancor riteneva della ferita. E tutti più si accesero nell'amore della divina Madre.28


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Preghiera.

O Madre del santo amore, o vita, rifugio e speranza nostra, voi già sapete che 'l vostro Figlio Gesù Cristo, non contento di farsi il nostro perpetuo avvocato appresso l'Eterno Padre, ha voluto che ancora voi v'impegniate appresso di lui per impetrarci le divine misericordie. Egli ha disposto che le vostre preghiere aiutino la nostra salute, ed ha dato a quelle tanto di forza, che ottengono quanto dimandano. Dunque a voi mi rivolgo, o speranza de' miseri, io misero peccatore. Io spero, Signora, che per li meriti di Gesù Cristo, e poi per la vostra intercessione mi ho da salvare. Così confido, e confido tanto che se la mia salute eterna stesse in mano mia, pure io la metterei in mano vostra; mentre più mi fido della vostra misericordia e protezione, che di tutte le opere mie.

Madre e speranza mia, non mi abbandonate, com'io meriterei. Guardate le mie miserie, e movetevi a pietà, e soccorretemi e salvatemi. Confesso ch'io tante volte ho chiusa co' peccati miei la porta a'lumi ed agli aiuti, che voi dal Signore m'avete procurato. Ma la pietà che voi avete dei miserabili e la potenza che avete appresso Dio, superano il numero e la malizia di tutt'i miei demeriti. È noto al cielo ed alla terra che chi è protetto da voi certamente non si perde. Si scordino dunque tutti di me, e non ve ne scordate voi, o Madre di Dio onnipotente. Dite a Dio ch'io son vostro servo, ditegli che voi mi difendete, e sarò salvo. O Maria, io mi fido di voi; in questa speranza vivo, ed in questa voglio e spero morire, dicendo sempre: Unica spes mea Iesus, et post Iesum Virgo Maria.




1 «In solo Deo sperandum est, dicente Propheta (Ier. XVII): Maledictus vir qui spera in homine. Non ergo Maria spes nostra nominanda est, nisi forte iam homo esse desierat.» PETRUS MARTYR VERMIGLI, + 1562, Can. Reg. apostata, nel suo Commentario in I Cor., capo 3. - «Nam, ut infinita alia omittam, quale illud est quod contentissima voce boant: «Roga Patrem, Iube Natum»? Et illud: «Felix caeli porta»? Et illud: «Regina misericordiae, vita, dulcedo et spes nostra?» Sed haec omnia videlicet lapidi etiam et ligno dicere, non est Christum pro capite non agnoscere, modo omnes blasphemias termines hac clausula: Per Christum Dominum nostrum.» Th. BEZA, Annotationes in Novum Testamentum (sine loco: excudebat Henricus Stephanus, 1565), Ad Coloss. II, 18: tom. 2, pag. 429. - Cf. I Tim. IV, 1, pag. 465. - Huldrychus ZVINGLIUS, Opera, I, Tiguri, 1545: Opus articulorum sive conclusionum 67, articulus 20. - Ioannes CALVINUS, Institutiones Christianae Religionis, lib. 3, cap. 20, § 4, 5, n. 17-27. Amstelodami, 1667, pag. 231-235. - Per Lutero, vedi cap. V, § 2, nota 43, pag. 184.

2 «Non licet sperare de aliquo homine, vel de aliqua creatura, sicut de prima causa movente in beatitudinem. Licet autem sperare de aliquo homine vel de aliqua creatura sicut de agente secundario et instrumentali, per quod aliquis adiuvatur ad quaecumque bona consequenda, in beatitudinem ordinata. Et hoc modo ad sanctos convertimur, et ab hominibus etiam aliqua petimus; et vituperantur illi de quibus aliquis confidere non potest ad auxilium ferendum.» S. THOMAS, II-II, art. 4, c.

3 Crediamo che S. Alfonso voglia qui riferirsi alla citazione di Geremia riportata sopra. Isaia non ha una sentenza così netta, ma solo accenni indiretti, come per es. al cap. 31, v. 1-3.

4 S. ROBERTUS BELLARMINUS, Controversiarum tom. II, Venetiis, 1721, quarta controversia generalis, De Ecclesia triumphante, lib. 1, De beatitudine.. sanctorum: nella Prefazione, pag 338, inveisce contro le empie parole di Lutero, «se non pluris aestimare preces B. Mariae, quam cuiuslibet e populo»; nel capo 19, pag. 369, col. 2, 370, col. 1 cita le parole di S. Anselmo (cioè di Eadmero), De excellentia B. V. M., cap. ultim.: «Rogamus, inquit, te, Domina, per ipsam gratiam qua te pius et omnipotens Deus sic exaltavit, et omnia tibi secum possibilia esse donavit, quatenus id apud ipsum nobis impetres et obtineas, ut plenitudo gratiae, quam meruisti, in nobis sic operetur, quo participium beati praemii nobis misericorditer quandoque donetur;» e soggiunge il celebre testo di S. Bernardo: «In periculis, in angustiis, in rebus dubiis, Mariam cogita, etc.» - Nel suo opuscolo De VII verbis a Christo in cruce prolatis, lib. 1, cap. 12 (Opera, VII, Opuscula, Coloniae Agrippinae, 1617, col. 1715,) S. Bellarmino fa sue, tra altre, queste parole di S. Anselmo (cioè di Eadmero): «Invocato autem nomine Mariae, etsi merita invocantis non merentur ut exaudiatur, merita tamen Matris intercedunt ut exaudiatur.»

5 Tutto quello che qui viene detto, deve attribuirsi in parte a SUAREZ, De Incarnatione, pars 2, disputatio 23, sect. 2 et 3. Opera, Venetiis, 1746, tom. XVII, pag. 175-177. «Hinc denique ortum est ut Ecclesia sancta... praestantioribus modis Virginem oret, eam vocando spem nostram, etc. (p. 177, col. 1).» Che noi ricorriamo a Dio per mezzo di Maria, e non sempre direttamente, «est etiam illi (Deo) placitum, et per se conveniens. Primo, ob maiorem reverentiam divinae Maiestatis... Secundo, propter Matris honorem. Ut enim Deus amicos honoret, interdum per eos facit, quod sine illorum intercessione non concedit. Tertio, ut dignitas intercessoris suppleat inopiam nostram; unde Virginem interpellare non est de divina misericordia diffidere, sed de propria indignitate et indispositione timere (pag. 176, col. 2).» - Di S. Anselmo, Suarez (pag. 175) riferisce il seguente testo, il quale veramente è di EADMERO: «Rogamus te, Domina, per ipsam gratiam, qua te pius et omnipotens Deus sic exaltavit, et omnia secum possibilia esse donavit, quatenus id apud ipsum impetres, nec sis obsecratu difficilis, quia procul dubio ideo Unigenitus Filius tuus Dominus noster Iesus Christus erit ad concedendum promptissimus.» - EADMERUS, Liber de excelllentia Virginis Mariae, cap. 12 (inter Opera S. Anselmi, ML 159-578, 579): «Rogamus ergo te, Domina, per ipsam gratiam qua te pius et omnipotens Deus sic exaltavit, et omnia tibi secum possibilia esse donavit, quatenus id apud ipsum nobis obtineas, ut plenitudo gratiae, quam meruisti, in nobis sic operetur quo participium beati praemii eius nobis misericorditer quandoque donetur... Nec sis, quaesumus, exoratu difficilis, quia procul dubio... benignissimus Filius tuus erit, ad concedendum quidquid voles, promptus et exaudibilis.» - Id. Op., cap. 6, col. 570: «Dum igitur ipse (Christus) suo nomine invocatus non statim exaudit, profecto id iusto iudicio facit. Invocato autem nomine Matris suae, etsi merita invocantis non merentur, merita tamen Matris intercedunt ut exaudiatur.»

6 «Ave, lilium convallium, et vallum (al. vallis) fidelium mundique salus... Ave, peccatorum refugium atque diversorium... Ave, animae nostrae spes fida et optima... Ave, firma salus universorum Christianorum ad te sincere ac vere recurrentium.» S. EPHRAEM, Syrus, Sermo de SS. Dei Genitricis Virginis laudibus. Operum quae exstant graece et latine (et latine tantum) tom. III, Romae, 1746, pag. 576, col. 2. Editio Veneta, II, 570.

7 «O spes unica et auxilium fidelium, Dei Genitrix, festina, adiuva supplices tuos, tribulationibus immersos, et consilii auxiliique inopes, ac propterea in dolore versantes, et ad te cum animi confidentia confugientes, o Virgo.» S. IOSEPHUS, (+ 883), per antonomasiam dictus Hymnographus, Syracusanus, Mariale, ex Canone in S. Basileum martyrem, episcopum Amasae, die 26 mensis aprilis. MG 105-1110. - «salve, Ioachim, augustissimae illius pater, quae spes est nostra post Deum.» B. COSMAS VESTITOR (così detto dal suo nobile officio di «Protovestiario» nella corte imperiale: visse a principio del secolo X), Sermo in SS: Ioachimum et Annam, n. 7. MG 106-1010 - Questo titolo di «spes unica», moltissimi l'hanno dato a Maria: tra altri, S. Efrem, S. Andrea Cretense, l'Euchologium Graecorum, S. Giovanni Damasceno, Venanzio Fortunato, Bernardino de Bustis, il Salterio detto di S. Bonaventura, ecc. Vedi MARRACCI, Polyanthea Mariana, lib. 16, v. Spes: Bourassé-Migne, Summa aurea, X, 299-303.

8 Nel capo V.

9 «Intuere, o homo, consilium Dei, agnosce consilium sapientiae, consilium pietatis... Redempturus humanum genus, pretium universum contulit in Mariam... Altius ergo intueamini quanto devotionis affectu a nobis eam voluerit honorari, qui totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde si quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus redundare... Sic est voluntas eius, qui totum nos habere voluit per Mariam.» S. BERNARDUS, In Nativ. B. M. V., Sermo de aquaeductu, n. 6, 7. ML 183-440, 441.

10 «Sub tuum praesidium confugimus, o sancta Dei Genitrix: sub alis pietatis atque misericordiae tuae protege et custodi nos... Non nobis est alia, quam in te, fiducia, o Virgo sincerissima.» S. EPHRAEM, l. c. nella nota 6. Ed. Rom., col. 575; ed. Veneta, col. 570.

11 «Tu nostra protectio, tu nostrum refugium, tu nostrum unicum remedium, subsidium et asylum.» S. THOMAS A VILLANOVA, In festo Nativitatis B. V. M. concio 3, n. 6. Concioines, Mediolani, 1760, II, col. 402.

12 Vedi sopra, nota 9.

13 «Mystice hoc propitiatorium est Virgo Deipara, ex qua Deus nostras preces exaudit, et in nos suarum gratiarum flumina fundit. Quocirca D. Andreas Cretensis Virginem alloquens ait: «Te universus mundus continet commune propitiatorium.» Inde pientissimus Dominus nobis loquitur ad cor; inde responsa dat benignitatis et veniae; inde se nobis propitiatum ostendit, inde delicta condonat et munera divina largitur; inde omne nobisbonum emanat; siquidem Virgo Maria sedula prece pro peccatoribus rogat.» PACIUCHELLI, O. P., Excitationes dormitantis animae, Excitatio 20 super Salutationem Angelicum, n. 11. Venetiis, 1720, pag. 545, col. 1. - «Hactenus quidem, dum ageres in humanis, modica te terrae portio habebat: ex quo autem fuisti ex humanis translata, mundus te totus propitiatorium commune amplectitur... Ecce propitiatorium illud ad Sancta sanctorum et in penetralibus divinae mysticaeque arcae depositum: quod modo quidem Seraphinorum (meglio direbbe: Cherubim) pennis obumbretur; modo autem, mystico Iesu adventu, peccata nostra expiet.» S. ANDREAS CRETENSIS, In dormitionem S. Mariae, Oratio tertia. MG 97-1099, 1106.

14 «B. Virgo a Christo constituta materfamilias suae Ecclesiae, omnibus eius filiis et fidelibus, etiam simul sumptis, dignior sit oportet. Unde S. Irenaeus: «Quid est, ait, quod sine Mariae consensu non perficitur Incarnationis mysterium? quia nempe vult illam Deus omnium bonorum esse principium.» CORNELIUS A LAPIDE, In Proverbia Salomonis, XXXI, 29. - «Consequenter autem et Maria virgo obediens invenitur, dicens: «Ecce ancilla tua, Domine, fiat mihi secundum verbum tuum;» Eva vero inobediens... Quemadmodum illa (Eva)... inobediens facta, et sibi et universo generi humano causa facta est mortis: sic et Maria... obediens, et sibi et universo generi humano causa facta est salutis... Quia non aliter quod colligatum est solveretur, nisi ipsae compagines alligationis reflectantur retrorsus... Propter hoc et Lucas initium generationis a Domino inchoans, in Adam retulit, significans quoniam non illi hunc, sed hic illos in Evangelium vitae regeneravit. Sic autem et Evae inobedientiae nodus solutionem accepit per obedientiam Mariae. Quod enim alligavit virgo Eva per incredulitatem, hoc virgo Maria solvit per fidem.» S. IRENAEUS, Contra haereses, lib. 3, cap. 22, n. 4. MG 7-958, 959. - «Quemadmodum enim illa (Eva) per angeli sermonem seducta est, ut effugeret Deum, praevaricata verbum eius; ita et haec (Maria) per evangelicum sermonem evangelizata est, ut portaret Deum, obediens eius verbo. Et si ea inobedierat Deo; sed haec suasa est obedire Deo, uti virginis Evae Virgo Maria fieret advocata. Et quemadmodum astrictum est morti genus humanum per virginem, salvatur per Virginem: aequa lance disposita, virginalis inobedientia, per virginalem obedientiam.» IDEM, Contra haereses, lib. 5, cap. 19, n. 1. MG 7- 1175, 1176. - Si noti che il consenso di Maria fu atto di ubbidienza: «Ecce ancilla, etc.» Richiedendosi dunque, per divino consiglio, l'ubbidienza di Maria all'opera della Redenzione, richiedevasi il suo consenso. E questo fu il principio di tutti i beni. Ci pare dunque Cornelio a Lapide aver bene inteso e compendiato il pensiero d'Ireneo.

15 «Per ipsam (Mariam) et in ipsa et cum ipsa habet mundus, habuit et habiturs est omne bonum.» RAYMUNDUS IORDANUS (sapiens Idiota), Abbas Cellensis, Contemplationes de B. Virgine, Prooemium. Bourassé-Migne, Summa Aurea, IV-851.

16 «Quis te non amet? quis te non colat? Tu enim in rebus dubiis es carum lumen, in maeroribus solatium, in angustiis relevamen, in periculis et tentationibus refugium: tu post Unigenitum tuum certa fidelium salus... Ave, desperantium spes opportuna, et auxilio destitutorum adiutrix praesentissima Maria: cuius honori tantum tribuit Filius, ut quidquid petieris, mox impetres, quidquid volueris, mox fiat.» Lud. BLOSIUS, Paradisus animae fidelis, pars 2, Piarum precularum cimeliarchion, IV, Endologia prima (ad Mariam). Opera, Antverpiae, 1632, pag. 51, 52. - Cf., pag. 257, Sacellum animae fidelis, pars 2, Preculae admodum piae, Preculae ad Mariam, Endologia ad Mariam IV (la stessa preghiera, con qualche lievissimo cambiamento).

17 «Sed, o Domina, sola tu meum ex Deo solatium; divinus ros in me exsistentis aestus; exarescentis cordis mei divinitus affluentes guttae, tenebricosae animae meae splendidissima lampas, itineris mei deductio, meae debilitatis virtus, nuditatis meae vestimentum, mendicitatis meae divitiae, insanabilium vulnerum meorum exstinctio, gemituum meorum cessatio, calamitatum depulsio, dolorum levatio, vinculorum solutio, meae spes salutis, exaudi preces meas; miserere meorum gemituum, ac suscipe lamenta mea... Ita, Domina mea, ita, meum refugium; vita ac auxilium meum, armatura ac gloriatio, spes mea ac robur meum.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., Oratio 4, in Praesentationem SS. Deiparae 2. MG 98-318, 319.

18 A. ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, titulus 15, cap. 20, § 12. Veronae, 1740, col. 1061.

19 «Inventa Virgine Maria, invenitur omne bonum.» RAYMUNDUS IORDANUS, Contemplationes, Prooemium, ut supra. Bourassé-Migne, Summa Aurea, IV, 851.

20 Mecum sunt divitiae et gloria, opes superbae et iustitia... ut ditem diligentes me et thesauros eorum repleam. Prov. VIII, 18, 21.

21 «Sicut oculi ancillae in manibus dominae suae, etc. (Ps. CXXII, 2). Ancilla Dominae Mariae est quaelibet anima fidelis, imo etiam Ecclesia universalis. Oculi huius ancillae in manibus Dominae suae semper debent esse, quia oculi Ecclesiae, oculi omnium nostrum, ad manus Mariae semper debent respicere, ut per manus eius aliquid boni accipiamus, et per manus eius, quidquid boni agimus, Domino offeramus.» CONRADUS SAXON, cognomento Holzingarius, Speculum B. M. V. (inter Opera S. Bonav., ed. Rom. et Lugdun., VI, 434, col. 1), lectio 3. - Vedi Appendice, 2.

22 Luc. I, 48.

23 «Omnes, inquam, generationes. Sunt enim generationes caeli et terrae. Pater spirituum, ait Apostolus, ex quo omnis paternitas in caelo (caelis) et in terra nominatur (Ephes. III, 15). Ex hoc ergo beatam te dicent omnes generationes, quae omnibus generationibus vitam et gloriam genuisti. In te enim angeli laetitiam, iusti gratiam, peccatores veniam inveniunt (al. invenerunt) in aeternum.» S. BERNARDUS, In festo Pentecostes sermo 2, n. 4. ML 183-328.

24 «Matrem meam devotione praecipua venerare, ipsam pie crebroque salutando, atque vitam et virtutes eius studiose imitando. Ego enim hanc mundo dedi in sanctitatis, innocentiae ac puritatis exemplum, in singulare patrocinium, et in praesidium tutissimum, ut sit tribulatis ac desolatis omnibus immunitatis asylum, quam nemo horreat, nemo formidet, nemo ad eam accedere trepidet. Propterea namque adeo feci eam mitem, adeo piam, adeo misericordem, adeo denique benignam et clementem, ut neminem aspernetur, nulli se neget, omnibus pietatis sinum apertum teneat, neminem a se redire tristem aut non consolatum sinat.» Io. LANSPERGIUS, Cartusianus, Alloquia Iesu Christi ad animam, lib. 1, pars 3, canon 12. Opuscula spiritualia, I, Coloniae Agrippinae, 1693, pag. 486. Ed. Colonien., 1737, pag. 125.

25 «Quantumcumque me Deus praesciverit... scio quod seipsum negare non potest. Eum ergo totis visceribus amplexabor, et ipsum stringens fortiter, etiamsi aurora apparuerit (Gen. XXXII, 26), et non mihi benedixerit, non ipsum dimittam; quod si benedixerit mihi, nec etiam tunc dimittam, et sine me recedere non valebit... Aut certe scio quid faciam. In cavernis vulnerum suorum me abscondam, ibique quietus (al. laetus) latitabo, nec extra se me invenire poterit, et etiam expellere non decebit, qui dicit: Eum qui venit ad me, non eiiciam foras (Io. VI, 37)... Aut ad Matris suae pedes provolutus stabo... et ut mihi veniam impetret, implorabo. Nec repulsam ab ea pati potero, quia fons pietatis ab omnibus praedicatur. Ipsa enim non misereri ignorat, et miseris non satisfacere numquam scivit... Ideoque ex compassione maxima ante Filium suum mecum, si dici potest, misera apparebit, et mihi ad indulgentiam suum unicum Filium inclinabit.» Stimulus amoris, pars 3, cap. 13. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt. et Lugdun., VII, 226, col. 1. - Vedi Appendice, 2.

26 «O optima, respice servos tuos, respice. In te enim omnes spem nostram collocavimus.» EUTHYMIUS monachus, Sermo de zona SS. Deiparae, n. 15. MG 131-1249.



27 Accasato, unito in matrimonio.

28 AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 2, Bologna, 1681, pag. 301: (Motivo per amar Maria Madre nostra (pag. 238-428), cap. 3. La narrazione comincia così: «Conchiudo con un fatto maraviglioso, che da Geronimo Tais, Domenicano, rapporta Alonso Andrada (c. 36 de imit. Virg.)». - Alfonso de Andrada (1592-1672), S. I., scrisse, tra altre opere, «Guia de la virtud, y de la Imitación de Nuestra Señora para todos estados», in tre vol., in-4, Madrid, 1642, 1644, 1646. - Il Tesoro del Rosario deve essere o il testo stesso o una traduzione del «Mare magnum exemplorum SS. Rosarii ex diversis auctoribus ac voluminibus congregatum per R. P. F. Dominicum RIERA, O. P.,» Exemplum 38, Maioricae, 1699. Meglio si direbbe parte 6, giacché vengono premesse le cinque parti del «Opus aureum B. Alani de Rupe». In fine della sua narrazione, soggiunge il Riera: «Taix in add. cap. 31. Sagastiz., lib. 6, cap. 55. Haec Fernandez, lib. 4, cap. 28.» Certamente si desiderebbe qualche notizia più precisa sulla prima fonte di questa narrazione veramente straordinaria. Ad ogni modo, non sarebbe una ragione perentoria di rigettarla il solo fatto della risurrezione di quella donna infelice. Oltreché niente passa il potere di Maria, sappiamo che, in tempo vicino al nostro, Maria SS. risuscitò, in Alessandria d'Egitto, una giovinetta di 13 anni, messa a morte da un Maomettano, la quale fu poi Suor Maria di Gesù Crocifisso, conversa Carmelitana, morta (1878) in odore di santità nel Monastero di Betlemme, di cui si va instruendo il processo di beatificazione. - Vedi Appendice, 9.




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