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- CAPITOLO V. - Ad te suspiramus gementes et flentes in hac lacrimarum valle.
- § 1. - Della necessità che abbiamo dell'intercessione di Maria per salvarci.
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CAPITOLO V. - Ad te suspiramus gementes et
flentes in hac lacrimarum valle.
§ 1. - Della necessità che abbiamo dell'intercessione di Maria per salvarci.
Che l'invocare e pregare i
santi, e singolarmente la regina de' santi Maria Santissima, affinché
c'impetrino la divina grazia, sia cosa non solamente lecita, ma ben anche utile
e santa, è di fede e stabilita già da' Concili contro gli eretici, che la
condannano come cosa d'ingiuria a Gesù Cristo, ch'è l'unico nostro mediatore.
Ma se un Geremia dopo sua morte prega per Gerusalemme (II Mach. XV, [14]); se i
vecchi dell'Apocalisse presentano a Dio le orazioni de' santi;1 se un
S. Pietro promette a' suoi discepoli di ricordarsi di loro dopo la sua
morte;2 se un S. Stefano prega per li suoi persecutori;3 se un
S. Paolo prega per li suoi compagni;4 se in somma possono i santi
pregare per noi, perché non possiamo noi implorare i santi, acciocché per noi
intercedano? S. Paolo si raccomanda alle orazioni de' suoi discepoli: Orate pro nobis (I Thess. V, [25]); S. Giacomo esorta che gli uni pregassero per gli
altri: Orate pro invicem, ut salvemini
(c. V, v. 16). Dunque lo possiamo fare ancor noi.
Che Gesù Cristo sia unico mediator di giustizia, che
co' meriti suoi ci abbia ottenuta la riconciliazione con Dio, chi lo nega? Ma
all'incontro è cosa empia il negare che Dio si compiaccia di far le grazie ad
intercessione de' santi, e specialmente di Maria sua Madre, che Gesù tanto
desidera di vedere da noi amata ed onorata. Chi non sa che l'onore che si dà
alle madri, ridonda in gloria de' figli? Gloria
filiorum parentes eorum (Prov. XVII).5 Onde dice S. Bernardo: Non
pensi di oscurare le glorie del figlio chi molto loda la madre; perché
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quanto più si onora la madre, tanto più si loda il figlio: Non est
dubium, quidquid in laudibus matris proferimus, ad filium pertinere (Hom.
sup. Missus).6 E S. Idelfonso
dice che tutto l'onore che si fa alla madre ed alla regina, si rende al figlio
ed al re: Refunditur in filium quod
impenditur matri. Transfunditur honor in regem quod defertur in famulatum
reginae.7 Mentre non si dubita che per li meriti di Gesù è stata
conceduta tanta autorità a Maria di essere la mediatrice della nostra salute:
non già mediatrice di giustizia, ma di grazia e d'intercessione, come appunto è
chiamata da S. Bonaventura: Maria
fidelissima mediatrix nostrae salutis.8 E S. Lorenzo Giustiniani
dice: Quomodo non est plena gratia, quae
effecta est paradisi scala, caeli ianua, Dei atque hominum verissima mediatrix?
(Serm. de Annunc.).9
Onde ben avverte S. Anselmo (De Exc. Virg., c. 6)
che allorché noi preghiamo la S. Vergine ad ottenerci le grazie, non è che noi
diffidiamo della divina misericordia, ma più presto è che diffidiamo della
propria indegnità; e ci raccomandiamo a Maria, acciocché la sua dignità
supplisca la nostra miseria: Ut dignitas
intercessoris suppleat inopiam nostram. Unde Virginem interpellare non est de
divina misericordia diffidere, sed de propria indignitate formidare.10
Che 'l ricorrere dunque all'intercessione di Maria
sia cosa utilissima e santa, non può dubitarsi se non da coloro che mancano
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nella fede. Ma il punto che qui intendiamo di provare è che
l'intercessione di Maria sia ben anche necessaria per la nostra salute:
necessaria diciamo, non già assolutamente, ma moralmente, per parlare come si
dee. E diciamo che questa tal necessità nasce dalla stessa volontà di Dio, il
quale vuole che tutte le grazie ch'egli ci dispensa passino per le mani di
Maria, secondo la sentenza di S. Bernardo,11 che oggidì ben può
asserirsi comune fra' Teologi e Dottori, come già la chiama comune l'autor del Regno di Maria.12 || Ella è
seguita dal Vega, dal Mendozza, dal Paciucchelli, dal Segneri, dal Poirè, dal
Crasset, e da innumerabili altri dotti autori.13 Sino il P. Natale di
Alessandro, autore per altro così riserbato nelle sue proposizioni, ancor egli
dice essere volontà di Dio che tutte le grazie noi l'aspettiamo per
l'intercessione di Maria: Qui vult, sono
sue parole, ut omnia bona ab ipso
exspectemus, potentissima Virginis Matris intercessione impetranda; cum eam, ut
par est, invocamus (Ep. 76, in calce T. 4, Moral.); citando in conferma di
ciò il celebre passo di S. Bernardo: Sic
est voluntas eius qui totum nos habere voluit per Mariam.14 Lo
stesso sente il P. Contensone, il quale spiegando le parole dette da Gesù
Cristo in croce a S. Giovanni: Ecce mater
tua, soggiunge: Quasi diceret: Nullus
sanguinis mei particeps erit, nisi intercessione Matris meae. Vulnera gratiarum
fontes sunt: sed ad nullos derivabuntur rivi, nisi per Mariae canalem. Ioannes discipule,
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tantum a me amaberis, quantum eam amaveris (Theol.
mentis et cord., t. 2, l. 10, D. 4, c. 1).15 |
Questa proposizione, cioè che quanto di bene noi
riceviamo dal Signore tutto ci viene per mezzo di Maria, non molto piace ad un
certo autor moderno, il quale per altro, sebbene parla con molta pietà e
dottrina della vera e falsa divozione, nulladimeno parlando della divozione
verso la divina Madre, si è dimostrato molto avaro nell'accordarle questa
gloria, che non hanno avuto scrupolo di darle un S. Germano, un S. Anselmo, un
S. Giovan Damasceno, un S. Bonaventura, un S. Antonino, un S. Bernardino da
Siena, il V. abbate di Celles, e tanti altri Dottori, che non han fatto
difficoltà di dire che per la suddetta ragione l'intercessione di Maria non
solo sia utile, ma ancor necessaria.16 Dice il mentovato autore che una
tal proposizione, cioè che Dio non faccia alcuna grazia se non per mezzo di
Maria, è un'iperbole ed una esagerazione caduta di bocca al fervore di alcuni
santi, la quale, sanamente parlando, solo va intesa, perché da Maria abbiamo
ricevuto Gesù Cristo, per li cui meriti poi riceviamo tutte le grazie.
Altrimenti, dice, sarebbe errore il credere che Dio non ci potesse concedere le
grazie senza l'intercessione di Maria; poiché l'Apostolo dice che noi non
riconosciamo che un solo Dio, ed un solo mediatore di Dio e degli uomini, Gesù
Cristo (I Tim. II, 3). Sin qui il detto autore.17
Ma con sua buona pace, com'egli stesso nel suo libro
m'insegna,18 altra è la mediazione di giustizia per via di merito,
altra la mediazione di grazia per via di preghiere. Altro parimente è il dire
che Dio non possa, altro
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che Dio non voglia concedere le grazie senza
l'intercessione di Maria. Ben confessiamo noi che Dio è il fonte d'ogni bene e
'l Signore assoluto di tutte le grazie, e che Maria non è che una pura
creatura, che quanto ottiene tutto lo riceve graziosamente da Dio. Ma chi mai
può negare che sia molto ragionevole e conveniente l'asserire che Dio, affin di
esaltare questa gran creatura, che più di tutte l'altre creature l'ha onorato
ed amato in sua vita; e che Dio avendo eletta Maria per Madre del suo Figlio e
comun Redentore, voglia che tutte le grazie, che si han da concedere alle anime
redente, per mano di lei passino e si dispensino? Noi ben confessiamo che Gesù
Cristo è l'unico mediatore di giustizia, come di sopra abbiam già distinto, che
coi meriti suoi ci ottiene le grazie e la salute; ma diciamo che Maria è mediatrice
di grazia, e che sebbene quanto ella ottiene, l'ottiene per li meriti di Gesù
Cristo, e perché prega e lo domanda in nome di Gesù Cristo, tuttavia quante
grazie noi cerchiamo, tutte le abbiamo per mezzo della sua intercessione.
In ciò non vi è certamente niente contrario a' sacri
dogmi; anzi tutto è conforme a' sentimenti della Chiesa, che nelle
solite19 orazioni da lei approvate c'insegna a ricorrere continuamente
a questa divina Madre, e ad invocarla: Salus
infirmorum, refugium peccatorum, auxilium Christianorum, vita, spes nostra. La
stessa santa Chiesa nell'Officio che impone a recitarsi nelle festività di
Maria, applicando a lei le parole della Sapienza, ci dà ad intendere che in
Maria troveremo ogni speranza: In me omnis
spes vitae et virtutis. In Maria ogni grazia: In me omnis gratia viae et veritatis.20 In Maria in somma
troveremo la vita e la salute eterna: Qui
me invenerit, inveniet vitam, et hauriet salutem a Domino.21 Ed in
altro luogo: Qui operantur in me, non
peccabunt. Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt:22 cose che
tutte ci significano la necessità che noi abbiamo dell'intercessione di Maria.
E questo poi è quel sentimento in cui ci confermano
tanti Teologi e SS. Padri, i quali non è giusto il dire, come dice l'autor
suddetto, che per esaltare Maria abbiano detto iperboli
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e sian loro cadute di bocca esagerazioni eccedenti. L'esagerare e 'l proferire iperboli è
eccedere da' limiti del vero, il che non conviene dire de' santi, che han
parlato collo spirito di Dio, il quale è spirito di verità.
E qui mi si permetta fare una breve digressione, con
dire un mio sentimento: ed è che quando una sentenza è in qualche modo
onorevole alla S. Vergine, ed ha qualche fondamento e non ripugna né alla fede
né a' decreti della Chiesa né alla verità, il non tenerla e 'l contraddirla, a
cagion che la sentenza contraria anche può esser vera, dinota poca divozione
alla Madre di Dio. Nel numero di questi poco divoti non voglio esser io, né
vorrei vedervi il mio lettore, ma più presto nel numero di coloro, che tutto
ciò che senza errore si può credere delle grandezze di Maria, tutto pienamente
e fermamente lo credono, secondo parla Ruperto abbate (De laud. Virg.), il
quale fra gli ossequi molto graditi a questa Madre mette questo, cioè: Eius magnalia firmiter credere.23
Quando altro non vi fosse, basti a toglierci il timore di eccedere nelle lodi
di Maria il P.S. Agostino, il quale dice che quanto noi diciamo in lode di
Maria, tutto è poco a quel ch'ella si merita per la sua dignità di Madre di
Dio;24 colla S. Chiesa la
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quale fa leggere nella Messa della
B. Vergine: Felix namque es, sacra Virgo
Maria, et omni laude dignissima.25
Ma torniamo al punto, e vediamo ciò che dicono i
santi della proposta sentenza. S. Bernardo dice che Dio ha riempiuta Maria di
tutte le grazie, acciocché gli uomini, per mezzo di Maria, come da un canale,
ricevessero poi quanto lor viene di bene: Plenus
aquaeductus, ut accipiant ceteri de eius plenitudine (Serm. de
aquaed.).26 Fa di più il santo ivi una gran riflessione, e dice che
perciò nel mondo, prima che nascesse la S. Vergine, non vi fu per tutti questa
corrente di grazia, perché allora non vi era questo desiderato acquedotto: Ideo tanto tempore defuerunt omnibus fluenta
gratiarum, quia nondum intercesserat hic aquaeductus. Ma che a tal fine
poi, soggiunge, Maria è stata data al mondo, acciocché da questo canale
pervenissero a noi continuamente le divine grazie: Ad hoc enim data est ipsa mundo, quasi aquaeductus, ut per ipsam a Deo
ad homines dona caelestia iugiter descenderent (S. Bern., Serm. de
aquaed.).27
Onde conforme Oloferne per acquistar la città di
Betulia, ordinò che si rompessero gli acquedotti,28 così il demonio
procura quanto può di far perdere all'anime
la divozione verso la Madre di Dio: perché chiuso questo canale di grazie,
facilmente poi gli riesce di farne acquisto. Quindi ripiglia lo stesso santo
padre, e dice: Intuemini quanto
devotionis affectu a nobis eam voluit honorari, qui totius boni plenitudinem
posuit in Maria: ut proinde si quid spei nobis est, si quid gratiae,
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si quid salutis, ab ea noverimus redundare (Serm. de Nat.
Virg.).29 Guardate dunque, dice, o anime, con quale affetto e divozione
vuole il Signore che noi onoriamo questa nostra regina, con ricorrere sempre e
confidare alla sua protezione; poiché in lei ha riposto la pienezza d'ogni
bene, affinché d'indi in poi quanto abbiamo di speranza, di grazia e di salute,
tutto lo riconosciamo pervenirci dalle mani di Maria. Lo stesso dice S.
Antonino: Per eam de caelis exivit
quidquid gratiae venit in mundum (P. 4, tit. 15, c. 20):30 Tutte le
misericordie, che si son mai dispensate agli uomini, tutte son venute per mezzo
di Maria.
Perciò ella è chiamata luna: Quia, dice S. Bonaventura, sicut
luna inter corpora caelestia et terrena est media, et quod ab illis accipit ad
inferiora refundit: sic et Virgo regia inter nos et Deum est media, et gratiam
ipsa nobis refundit (Serm. 74, de Nat. Dom.):31 Siccome la luna sta
in mezzo al sole ed alla terra, e quel che dal sole riceve, lo rifonde alla
terra; così
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Maria riceve le celesti influenze di grazie dal sole
divino, per trasfonderle a noi su questa terra.
Perciò parimente ella vien chiamata porta del cielo
dalla S. Chiesa, Felix caeli porta; perché,
come riflette il medesimo S. Bernardo, siccome ogni rescritto di grazia, che
vien mandato dal re, passa per la porta della sua reggia, così: Nulla gratia venit de caelo ad terram, nisi
transeat per manus Mariae (Vid. serm. 3, in Vig. Nat.).32 Dice di
più S. Bonaventura che Maria si chiama porta del cielo, perché niuno può
entrare in cielo, se non passa per Maria che ne è la porta: Nullus potest caelum intrare, nisi per
Mariam transeat tamquam per portam.33
Nello stesso sentimento ci conferma S. Girolamo o,
come altri vogliono, altro autore antico del sermone dell'Assunzione, che va
inserito tra l'opere di S. Girolamo - il quale dice che in Gesù Cristo fu la
pienezza della grazia come nel capo, da cui poi s'influiscono alle sue membra,
che siamo noi, tutti gli spiriti vitali, cioè gli aiuti divini per conseguire
l'eterna salute: in Maria poi fu anche la stessa pienezza come nel collo per
cui i detti spiriti vitali passano alle membra: In Christo fuit plenitudo gratiae sicut in capite influente, in Maria sicut
in collo transfundente (Serm. de Ass. B.V.).34 Lo stesso vien
confermato da S. Bernardino da Siena, il quale più chiaramente spiegò questo
pensiero, dicendo che per mezzo di Maria si trasmettono a' fedeli, che sono il
corpo mistico di Gesù Cristo, tutte le grazie della vita spirituale, che loro
discendono
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da Gesù loro capo: Per
Virginem a capite Christi vitales gratiae in eius corpus mysticum
transfunduntur (Serm. 61, de Nat. Virg., c. 8).35
E S. Bonaventura cerca di ciò assegnarne la ragione,
mentre dice: Cum tota natura divina intra
Virginis uterum exstiterit, non timeo dicere quod in omnes gratiarum effluxus
quamdam iurisdictionem habuerit haec Virgo, de cuius utero quasi de quodam
divinitatis oceano flumina emanabant omnium gratiarum (S. Bon., in Spec.,
cap. 3).36 Essendosi Dio compiaciuto di abitare nell'utero di questa S.
Vergine, in certo modo, dice il santo, ha ella acquistata una certa
giurisdizione sopra tutte le grazie; poiché dal suo utero sagrosanto uscendo
Gesù Cristo, sono usciti insieme da lei, come da un celeste oceano, tutti i
fiumi de' doni divini. Lo stesso dice e con termini più chiari S. Bernardino da
Siena: Dal tempo, egli asserisce, che questa Madre Vergine concepì nel suo seno
il divin Verbo, ha acquistata
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per così dire una ragione speciale sui
doni che a noi procedono dallo Spirito Santo, in modo che niuna creatura poi ha
ricevuta alcuna grazia da Dio se non per mezzo e mano di Maria. Ecco le sue
belle parole: A tempore quo Virgo Mater
concepit in utero Verbum Dei, quamdam, ut sic dicam, iurisdictionem obtinuit in
omni Spiritus Sancti processione temporali; ita ut nulla creatura aliquam a Deo
obtinuerit gratiam, nisi secundum ipsius piae Matris dispensationem (Serm.
61, tract. 1, art. 8).37
E così appunto viene spiegato da un autore (Crasset,
Div. della Verg.) quel passo di Geremia, dove parlando il profeta
dell'Incarnazione del Verbo e di Maria sua Madre, dice che una donna dovea
circondare quest'Uomo-Dio: Femina
circumdabit virum (Ierem. XXXI, 22). Spiega il suddetto autore: Conforme
dal centro d'un circolo niuna linea esce fuori, che prima non passi per la circonferenza che lo circonda:
così da Gesù, ch'è il centro d'ogni bene, niuna grazia a noi passa se non per
mezzo di Maria, che l'ha circondato dopo che l'ha ricevuto nel suo
seno.38
Indi dice S. Bernardino che perciò tutti i doni,
tutte le virtù e tutte le grazie, tutte si dispensano per man di Maria a quelli
ch'ella vuole, nel tempo ch'ella vuole e nel modo ch'ella vuole: Ideo omnia dona, virtutes et gratiae, quibus
vult, quando vult et quomodo vult, per ipsius manus dispensantur (Dict.
Serm. 61, ut sup.).39 Riccardo parimente dice che Dio
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quanto
di bene fa alle sue creature, tutto vuole che passi per mano di Maria: Deus quidquid boni dat creaturis suis, per
manus Matris Virginis vult transire.40 Onde il Ven. abbate di
Celles esorta ciascuno a ricorrere a questa tesoriera delle grazie, com'egli la
chiama: Thesauraria gratiarum;41
poiché solo per suo mezzo il mondo e tutti gli uomini hanno da ricevere tutto
il bene che possono sperare: Accede ad
Virginem, quia per ipsam mundus habiturus est omne bonum (De Contempl. V.,
in Prol.).42
Dal che si vede chiaramente che i citati santi ed
autori, in dire che tutte le grazie ci vengono per mezzo di Maria, non hanno
inteso di dire ciò solamente perché da Maria abbiamo ricevuto Gesù Cristo, ch'è
il fonte d'ogni bene, come vuole intendere l'autore di sopra
nominato;43 ma ben anche ci assicurano che Dio, dopo d'averci donato
Gesù Cristo, vuole che tutte le grazie, che d'indi in poi si sono mai
dispensate, si dispensano e si dispenseranno agli uomini sino alla
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fine del mondo per li meriti di Gesù, tutte si dispensino per mano e
per intercessione di Maria.
Sicché conclude il P. Suarez essere oggidì
sentimento universale della Chiesa, che l'intercession di Maria sia non
solamente a noi utile, ma ancora necessaria: Sentit Ecclesia intercessionem B. Virginis esse sibi utilem et
necessariam (Tom. 2, in 3 part., Disp. 23, sect. 3).44 Necessaria,
come dicemmo, non già di necessità assoluta, perché solamente la mediazione di
Gesù Cristo ci è assolutamente necessaria: ma di necessità morale, poiché sente
la Chiesa con S. Bernardo che Dio ha determinato che niuna grazia a noi si
dispensi se non per mano di Maria: Nihil
Deus habere nos voluit, quod per manus Mariae non transiret (Serm. 3, in
Vig. Nat.).45 E prima di S. Bernardo lo affermò S. Idelfonso, dicendo
alla Vergine: o Maria, il Signore ha decretato di raccomandare alle vostre mani
tutti i beni ch'egli ha disposto di dare agli uomini, e perciò a voi ha
commessi tutti i tesori e le ricchezze delle grazie: Omnia bona, quae illis summa Maiestas decrevit facere, tuis manibus
decrevit commendare; commissi quippe sunt thesauri et ornamenta gratiarum (In
cor. Virg., c. 15).46 E perciò dice S. Pietro Damiano (De Nat. Virg.,
ap. Pac., Exc. I, n. 15) che Dio
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non volle farsi uomo se non col
consenso di Maria; per primo, affinché tutti noi le restassimo sommamente
obbligati; per secondo, acciocché intendessimo che all'arbitrio di questa Vergine
è raccomandata la salute di tutti.47
Quindi S. Bonaventura considerando le parole d'Isaia
al capo 11, dove dice il profeta che dalla progenie di Iesse dovea nascere una
verga, cioè Maria, e da quella il fiore, cioè il Verbo incarnato: Egredietur virga de radice Iesse, et flos de
radice eius ascendet: [et] requiescet super eum Spiritus Domini: dice
il santo queste belle parole: Quicumque
Spiritus Sancti gratiam adipisci desiderat, florem in virga quaerat; per virgam
enim ad florem, per florem ad spiritum pervenimus (In Spec., c.
6):48 Chiunque desidera acquistar la grazia dello
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Spirito
Santo, cerchi il fiore nella verga, cioè Gesù in Maria, poiché per la verga
troviamo il fiore, per lo fiore troviamo Dio. E poi soggiunge nel capo 10: Si hunc florem habere desideras, virgam
floris precibus flectas: Se vuoi avere questo fiore, cerca colle preghiere
d'inclinare a favor tuo la verga del fiore, e l'otterrai. Altrimenti - dice il
serafico padre nel serm. 26 nell'Epifania, su le parole: Invenerunt puerum cum Maria matre eius (Matth.
II, 11) - non mai si troverà Gesù se non con Maria e per mezzo di Maria: Numquam invenitur Christus, nisi cum Maria,
nisi per Mariam.49 E conclude che indarno cerca Gesù, chi non cerca
di trovarlo insieme con Maria: Frustra
igitur quaerit qui cum Maria invenire non quaerit. Onde dicea S. Idelfonso:
Ut sim servus filii, servitutem appeto
genitricis
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(De Virg. Mar., cap. 12):50 Io voglio esser
servo del figlio, e perché non sarà mai servo del figlio chi non è servo della
madre, perciò ambisco la servitù di Maria.
Esempio.
Narrasi dal Belluacense
(Spec. hist., l. 7, c. 105) e dal Cesario (Dist. 2, c. 2) che un giovine nobile,
essendosi ridotto per li suoi vizi, da ricco come l'avea lasciato il padre, ad
esser così povero che gli bisognava mendicare per vivere, partì dalla patria
per andare a vivere con meno rossore in paese lontano, dove non fosse
conosciuto. In questo viaggio s'incontro un giorno con un certo antico servo di
suo padre, il quale, vedendolo così afflitto per la povertà in cui si trovava
caduto, gli disse che stesse allegro, perché egli voleva condurlo ad un
principe così liberale, che l'avrebbe provveduto di tutto.
Era questo ribaldo un empio stregone. Ed ecco un
giorno si prese il povero giovine seco, e portollo per un bosco presso una
laguna, dove cominciò a parlare con persona che non si vedeva; onde il giovine
gli domandò con chi parlasse. Egli rispose: Col demonio; e vedendo spaventato
il giovine, l'animò a non temere. E seguendo a parlar col demonio: Signore,
disse, questo giovine sta ridotto in estrema necessità, vorrebbe ritornare nel
suo primiero stato. Quand'esso voglia ubbidirmi, rispose il nemico, io lo farò
più ricco di prima: ma in primo luogo ha da rinnegare Dio. A questo inorridì il
giovine; ma, istigato a farlo da quel maledetto mago, lo fece e rinnegò Dio. Ma
ciò non basta, ripigliò il demonio, bisogna che rinneghi anche Maria; perché
questa è quella da cui noi riconosciamo le nostre maggiori perdite. Oh quanti
ella ne toglie dalle nostre mani e li riconduce a Dio e li salva! Oh questo no,
rispose il giovine, ch'io rinneghi la Madre mia: questa è tutta la mia
speranza. Mi contento più presto andar mendicando tutta la mia vita. E con ciò
il giovine si partì da quel luogo.
Nel ritorno s'incontrò a passar per una chiesa di
Maria: entra l'afflitto giovine, ed inginocchiandosi avanti la sua immagine,
comincia a piangere ed a pregare la SS. Vergine che
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gl'impetri il
perdono de' suoi peccati. Ecco Maria subito si mette a pregare il Figlio per
quel miserabile. Gesù al principio disse: Ma quest'ingrato, Madre mia, m'ha
rinnegato. Ma vedendo la Madre che non lasciava di pregarlo, in fine: O Madre,
disse, io non vi ho negato mai niente; sia perdonato, giacché voi me lo
domandate.
Tutto ciò segretamente osservò quel cittadino, che
s'aveva comperate le robe di quel dissipatore. Questi, avendo veduta la pietà
di Maria usata con quel peccatore, ed avendo un'unica figliuola, cela diede per
moglie, facendolo erede di tutto il suo avere. E così quel giovine ricuperò per
mezzo di Maria la grazia di Dio ed anche i beni temporali.51
Preghiera.
O anima mia, vedi che bella
speranza di salute e di vita eterna ti dà il Signore nell'averti data, per sua
misericordia, confidenza nel patrocinio di sua Madre, dopo che tu per li tuoi
peccati t'hai meritato tante volte la sua disgrazia e l'inferno. Ringrazia
dunque il tuo Dio, e ringrazia la tua protettrice Maria, che si è degnata già
di prenderti sotto il suo manto, come già ti accertano le tante grazie che per
suo mezzo hai tu ricevute.
Sì, che vi ringrazio, o Madre mia amorosa, di quanto
bene avete fatto a me disgraziato, reo dell'inferno. O Regina, e da quanti
pericoli voi mi avete liberato! Quanti lumi e quante misericordie voi mi avete
da Dio impetrate!52 Che gran bene o che grande onore voi avete ricevuto
da me, che vi siete così impegnata a beneficarmi?
Dunque la sola vostra bontà vi ha spinta. Ah che se
io dessi per voi il sangue e la vita, pure sarebbe poco all'obbligo che vi
tengo, mentre voi mi avete liberato dalla morte eterna;
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voi mi avete
fatta ricuperare, come spero. la divina grazia; da voi in somma riconosco tutta
la mia fortuna. Signora mia amabilissima, altro io misero non posso rendervi
che lodarvi sempre ed amarvi. Deh non isdegnate voi di accettare l'affetto d'un
povero peccatore, che si è innamorato della vostra bontà. Se il mio cuore è
indegno d'amarvi, perché sozzo e pieno d'affetti terreni, a voi sta mutarlo,
mutatelo voi.
Deh legatemi poi col mio Dio e legatemi tanto ch'io
non possa mai più separarmi dal suo amore. Questo voi cercate da me, ch'io ami
il vostro Dio; e questo io cerco da voi: impetratemi d'amarlo e d'amarlo
sempre, ed altro non desidero. Amen.
1
Apoc. V, 8. Cf. VIII, 3, 4.
2
II Petr. I, 15.
3 Act. VII, 59.
4 Act. XXVII, 24; Ephes. I, 16; Philip. I,
4.
5
Gloria filiorum patres eorum. Prov. XVII, 6.
6 S. BERNARDUS, Super «Missus», hom. 4, n. 1. ML 183-78.
7
«Ut sim devotus Filii generati, servus fieri appeto genitricis. Sic namque
refertur ad Dominum, quod servitur ancillae; sic redundat ad Filium, quod
impenditur matri; sic alternat in nutrito, quod adhibetur in nutrice; sic
transit honor in regem, qui defertur in famulatum reginae.» S. HILDEFONSUS,
Episc. Toletanus (+ 669), Liber de
Virginitate perpetua S. Mariae, cap. 12. ML 96-108.
8
«Eva infidelissima mediatrix perditionis: Maria vero fidelissima mediatrix
salutis fuit.» CONRADUS SAXON, Speculum
B. M. V., lectio 9, inter Opera S.
Bonav., ed. Lugdunen., etc., VI, pag. 443, col. 2. - S. BONAVENTURA, De Annuntiatione B. V. M. sermo 5, Opera, IX, ad Claras Aquas, 1901, p.
679, col. 2: «Unde Hieronymus (?):... Errantium via et redemptio captivorum est
sancta Virgo Maria et mediatrix omnium apud Deum.»
9
«Quomodo non est Maria iuxta Gabrielis oraculum plena gratia, quae effecta est
Mater Dei, paradisi scala, caeli ianua, interventrix mundi, daemonum fuga,
peccatorum spes, naufragantium portus, maris stella, confugium periclitantium,
solamen laborantium, fluctuantium robur, Dei et hominum verissima mediatrix?» S.
LAURENTIUS IUSTINIANUS, Sermo in Annunciatione
B. M. V., n. 2, ed. Colon. pag. 628; Lugd., 1628, pag. 409, col. 2; Veneta,
1721, pag. 340, col. 2.
10 Vedi cap. 3, § 1,
nota 5, pag. 107. § 1, pag. 107.
11
«Sic est voluntas eius, qui totum nos habere voluit per Mariam.» S. BERNARDUS, In
Nativ. B. M. V., Sermo de aquaeductu, n. 7. ML 183-441. Si leggano integralmente i n. 6 e 7,
colla conclusione, a principio del n. 8: «Quid nos alia concupiscimus, fratres?
Quaeramus gratiam, et per Mariam quaeramus.»
12 Molto
probabilmente S. Alfonso allude al P. EMANUELE DI GESÙ MARIA, Carm. Sc., il
quale nel suo libro Il regno di Maria
Vergine Madre di Dio (Napoli, 1681), ritorna più volte sul concetto che
tutte le divine grazie dispensate agli uomini passino per le mani di Maria: si
veda il discorso IV: Sanctae Trinitatis
thronus; il discorso XXVII: Regina
sanctorum omnium, ecc. In quasi tutta l'ampia opera egli dimostra la
Madonna come «dispensatrice della grazia universale della Redenzione.» - Tutto
il tratto che segue nel testo fino al prossimo capoverso: Questa proposizione, ecc., manca nella I edizione.
13 VEGA, Theologia Mariana. Si vedano nell'indice
dell'opera i titoli Meritum et Oratio B.
Virg. - Franciscus de MENDOZA, Viridarium
sacrae ac profanae eruditionis, Lugduni, 1635, lib. 2, problema 2. -
PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis
animae. Passim. - Paolo SEGNERI, Il divoto della B. Vergine, parte 1,
cap. 7. - POIRÉ, La triple couronne de la
Mère de Dieu: III, ch. 11; IV, ch. 8 et 9. - CRASSET, Della vera divozione verso Maria Vergine, parte 1, qu. 4 e
5.
14 Natalis ALEXANDER, Theologia dogmatica et moralis, II, Appendix I, Variae de rebus moralibus epistolae, Epistola
50. - Per il testo di S. Bernardo, vedi
sopra, nota 11.
15 «Ioanni
praesenti, et in eius persona toti Ecclesiae, dixit: Ecce mater tua. Quasi aperte diceret: Sicut nemo potest salvari
nisi per meritum crucis et mortis meae, ita nullus sanguinis illius particeps
erit, nisi intercessione matris meae. Ille solus filius dolorum meorum
reputabitur, cui Maria mater erit. Vulnera gratiarum fontes perennes et
patentes sunt, sed ad nullos derivabuntur rivi, nisi per Marianum canalem et
aquaeductum. Frustra me invocabit Patrem, qui Mariam non fuerit veneratus ut
matrem. Tu ipsemet, praedilecte discipule Ioannes, si me amas, eam ama: tantum
enim a me amaberis, quantum eam amaveris.» Vincentius CONTENSON, O. P., Theologia
mentis et cordis, lib. 10, dissertatio 4, cap. 1, Speculatio 1, Quartus excessus. Augustae
Taurinorum, 1769, III, pag. 170, 171.
16 Lodovico Antonio MURATORI, Della regolata divozione de' Cristiani,
Opere, VI, Arezzo, 1768, Capitolo 22: Della
divozione a Maria Vergine Santissima, pag. 197-205, specialmente pag.
199-200. - Vedi Appendice, 5.
17 Vedi Appendice, 5.
18 MURATORI, l. c. -
Vedi Appendice, 5.
19 L'ed. antecedenti
al 1776 hanno: pubbliche
orazioni.
20 In me gratia
omnis viae et veritatis, in me omnis spes vitae et virtutis. Eccli.
XXIV, 25.
21 Prov. VIII,
35.
22 Eccli. XXIV, 30,
31.
23 Non s'incontrano
queste parole nelle opere di Ruperto ossia
Roberto, «Abbas Tuitiensis (Deutz)»,
né esiste una sua opera intitolata De
laudibus Virginis. Si deve probabilmente sostituire Riccardo di S. Lorenzo, il quale nel suo De laudibus B. Mariae, lib. 2, cap. 3, n. 1, inter Opera S. Alberti Magni, ed. Lugd., p. 49
(erroneamente è posto: 59), col. 2, tra gli «ossequi graditi» a Maria, mette
prima questo: «Debemus igitur beatae Virgini fidem, signiferam omnium virtutum,
quam ipsa primitus requirit a nobis: ut... credamus firmiter...» - Su questo
«sentimento» di S. Alfonso, come retto e profondo criterio teologico, vedi il
DILLENSCHNEIDER, La Mariologie de S.
Alphonse de Liguori, Sources et Synthèse doctrinale, Fribourg, 1934, ch.
13, pag. 205-209. - I due volumi del dotto professore sulla Mariologia di S. Alfonso, l'uno Son influence sur le renouveau des doctrines
mariales et de la piété catholique, l'altro Sources et Synthèse doctrinale (Fribourg, Suisse, Studia
Friburgensia - Paderborn, Bonifacius-Druckerei - Paris, Librairie philosophique
J. Vrin, 6, Place de la Sorbonne) sono utili, per non dir necessari, a leggersi
da chi voglia conoscere a fondo il molteplice merito ed il valore tanto
teologico quanto pratico delle Glorie di
Maria. Non è già una «apologia», ma un lavoro di esatta, profonda e sana
critica, il quale, per il merito dell'opera e del santo autore, viene ad essere
la più efficace apologia.
24 Inter Opera S. Augustini, Sermo (inter
supposititios) 208, n. 4, ML 39-2130: «Loquamur aliquid in laudibus
sacratissimae Virginis. Sed quid nos tantilli, quid actione pusilli, quid in
eius laudibus referemus, cum etsi omnium nostrum membra verterentur in linguas,
eam laudare sufficeret nullus.» L'autore sembra che sia o FULBERTUS, episcopus
Carnotensis, ardentissimo fautore del culto di Maria, o, più probabilmente, S.
AMBROSIUS AUTPERTUS (+ 778).
25
«Felix es...» In Visitatione et in Nativitate B. M. V., Versus, ad
Graduale. - «Felix namque es...» Responsorium post lectionem 7, in festis B. M. V. per annum.
26 «Plenus equidem aquaeductus, ut accipiant ceteri de
plenitudine... - Advertistis iam, ni fallor, quem velim dicere aquaeductum, qui
plenitudinem fontis ipsius de corde Patris excipiens, nobis eddit illum...
Nostis enim cui dictum sit: Ave, gratia
plena... Propterea tanto tempore humano generi fluenta gratiae defuerunt,
quod necdum intercederet is, de quo loquimur, tam desiderabilis aquaeductus.»
S. BERNARDUS, In Nativ. B. V. M.,
Sermo de aquaeductu, n. 3, 4.
ML 183-440.
27
RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B.
M. V., lib. 9, cap. 15, n. 2, inter Opera
S. Alb. M., ed. Lugd., XX, 744, col. 1: «Beatus Bernardus: Ideo tanto tempore defuerunt hominibus fluenta
gratiarum, quia nondum intercesserat aquaeductus.» E
soggiunge Riccardo: «Ad hoc enim data est ipsa mundo quasi aquaeductus, ut per
ipsum a Deo ad homines dona caelestia iugiter descenderent.» È quello stesso
che sopra (n. 3, col. 440) aveva detto S.
Bernardo: «Derivatus est fons usque ad nos, in plateis derivatae sunt
aquae... Descendit per aquaeductum vena illa caelestis... stillicidia gratiae
arentibus cordibus nostris infundens... Plenus equidem aquaeductus, ut
accipiant ceteri de plenitudine.»
28
Iudith VII, 6-11.
29
S. BERNARDUS, Sermo de aquaeductu, n.
6, ML 183, col. 441: «Altius ergo intueamini quanto devotionis affectu a nobis
eam voluerit honorari, qui totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde
si quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus
redundare, quae ascendit deliciis affluens.»
30
«Per B. Mariam exivit de caelis ad nos quidquid umquam gratiae creatum venit in
mundum.» S. ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, tract. 15,
cap. 20, § 12. Veronae, 1740, IV, col. 1061.
31 S. BONAVENTURA,
nelle sue opere genuine, in II Sent., dist.
14, pars 2, Dubia circa litteram
Magistri, III, Opera, ad Claras
Aquas, II, pag. 367, 368, dice della luna, ma senza paragonarle Maria SS.:
«Quoniam luna inter corpora caelestia magis est nobis propinqua et eius orbis,
hinc est quod tam ipsa quam eius orbis minus participat de perfectione lucis.
Quia tamen multum est naturae lucis conformis, obiecta soli multum
illuminatur... et... radios quos suscipit, refundit... et cum sit nobis
propinqua, multum nos illuminat.» - Il testo che riferisce S. Alfonso, si trova
pure nella Polyanthea di Spanner, sub
littera M, VI. - Nel Sermones, Dom. I
Adv., sermo 11 (ad Claras Aquas, IX, 35, 36) Maria viene assomigliata alla
luna, ma con tutt'altre considerazioni. - Nelle opere attribuite a S. Bonaventura: Sermo
1 de B. V. M., Lugduni, III, 365,
col. 1: «Dicitur... luna, quia a sole tota est illuminata, et accepti luminis
refulsiva;» Sermo 3 de B. M. V., pag. 368, col. 1: «Ipse
(Christus) est lux qua illustramur... et ignis quo infiammamur... Potest tamen
impetratorie et meritorie appropriari Dominae nostrae hoc donum gratiae,
propter quod dicitur esse similis lunae, cuius est accipere lumen, et terris refundere.»
- Nel Quadragesimale aureum Fratris
IACOBI DE VARAGINE, O. P., Archiep. Ianuensis, sabbato post Cineres, sermo 2
(Venetiis, 1775, fol. 17, a tergo): «Secundo in quantum est mediatrix,
assimilatur lunae. Sicut luna lucet in nocte, et est vicina terrae, et habet
virtutem efficacem super mare, sic et ipsa, scilicet Maria, lucet peccatoribus
dando eis lumen suae gratiae; et est vicina eis, cito eis succurrendo per
effectum misericordiae; et ostendit virtutem suam super afflictos et
amaricatos, dando eis dulcedinem consolationis suae.»
32
«Nihil nos Deus habere voluit, quod per Mariae manus non transiret.» S.
BERNARDUS, In Vigilia Nativ. Domini, sermo
3, n. 10, ML 183-100. - S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivitatibus SS. et Imm. V. Mariae, Sermo 5, De Nativitate B. M. V., articulus
unicus, cap. 8, Venetiis, 1745, IV, pag. 92, col. 2: «Hinc devotissimus Bernardus ait: Nulla gratia venit de
caelo ad terram, nisi transeat per manus Mariae.»
33 Inter Opera S. Bonav., Litania B. V. M., Lugduni
VI, pag. 493 (erronea numeratio, 491), col. 2: «Paradisi porta pervia.» - S.
ALBERTUS MAGNUS, Mariale sive Quaestiones
super Evangelium «Missus est...», qu. 147, Opera, Lugduni, 1651, XX, pag. 101, col. 1: «B. Virgo proprie
dicitur porta caeli, quia per ipsam exivit quidquid gratiae umquam creatum vel
increatum in hunc mundum venit vel venturum est: omnium enim bonorum mater est
et mater gratiae, et mater misericordiae. Et etiam ipsa gratia increata tamquam
aquaeductus (aquaeductu) exivit ab ipsa et venit in mundum. Item per ipsam
intravit quidquid umquam boni de caelis in terram descendit, et e converso.»
34 Inter Opera
S. Hieronymi, Epistola 9 (inter supposititias), Ad Paulam et Eustochium, De Assumptione B. M. V., n. 5. ML 30-127.
- UBERTINUS A CASALI, Arbor vitae
crucifixae, lib. 1, cap. 8, Venetiis, 1485, fol. 6, pag. 16, col. 2. - Vedi
Appendice, 1.
35
«Unde, Cant. VII, 4, de Virgine ad Christum Salomon ait: Collum tuum sicut turris eburnea. Nam sicut per collum vitales
spiritus a capite descendunt in corpus; sic per Virginem a capite Christi (meglio: Christo) vitales gratiae in eius
corpus mysticum transfunduntur.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones de festivitatibus B. M. V., Sermo 5, De Nativitate B. M. V., articulus unicus, cap. 8, Venetiis, 1745,
IV, p. 92, col. 2. - Sermo 3, De glorioso
nomine Virginis Mariae, art. 3, cap. 2, pag. 81, col. 1, 2: «Propterea,
Cant. VII, 4, de Virgine ad Christum Salomon inquit: Collum tuum sicut turris eburnea. Nam sicut per collum spiritus
vitales a capite diffunduntur per corpus: sic per Virginem a capite Christo
vitales gratiae in eius mysticum corpus, et specialius in amicos atque devotos,
continue transfunduntur.»
36 Il testo qui
attribuito a S. Bonaventura, è di S.
Bernardino da Siena, come appresso vedremo; e con ragione S. Alfonso lo trova
più chiaro di quello di S. Bonaventura, o
meglio di CONRADUS SAXON, inter Opera S.
Bonav., Lugd., 1668, VI, p. 432, col. 1, 2: «Maria dicitur mare, propter
affluentiam et copiam gratiarum. Unde scriptum est in Ecclesiaste, I, 7: Omnia flumina intrant in mare. Flumina
sunt charismata Spiritus Sancti.» secondo la parola di Nostro Signore, Io. VII,
38, 39. «Omnia ergo flumina intrant in mare, dum omnia charismata sanctorum
intrant in Mariam.» Tanti fiumi, la grazia degli angeli, quella dei Patriachi e
dei Profeti, quella degli Apostoli, dei Martiri, dei Confessori, delle Vergini.
«Omnia flumina intrant in mare, id est, omnes gratiae intrant in Mariam. Unde
ipsa optime dicere potest: In me omnis
gratia viae et veritatis, et in me
omnis spes vitae et virtutis (Eccli. XXIV, 25). Quid nimirum si omnis
gratia in Mariam confluxit, per quam tanta gratia ad omnes defluxit?» In quel
che segue, dopo altre considerazioni, mostra come Maria sia «illuminatrix» per
gli uomini e per gli stessi angeli (pag. 433). - S. BERNARDINUS SENENSIS, De Nativitate B. M. V., art. unicus,
cap. 8, pag. 93, col. 1: «Quum enim tota natura divina, totum esse, posse,
scire et velle divinum intra Virginis uterum exstiterit clausum: non timeo
dicere quod (in) omnium gratiarum influxus quamdam iurisdictionem habuerit haec
Virgo, de cuius utero, quasi de quodam divinitatis oceano, rivi et flumina
emanabant omnium gratiarum.»
37 A tempore enim a
quo Virgo Mater concepit in utero Verbum Dei, quamdam, ut sic dicam,
iurisdictionem seu auctoritatem obtinuit in omni Spiritus Sancti processione
temporali: ita quod nulla creatura aliquam a Deo obtinuit gratiam vel virtutem
nisi secundum ipsius piae Matris dispensationem. Hinc Bernardus devotissimus
ait: Nulla gratia venit de caelo ad terram, nisi transeat per manus Mariae.
Hinc Hieronymus in sermone de Assumptione inquit: In Christo fuit plenitudo
gratiae, sicut in capite influente: in Maria vero, sicut in collo
transfundente. Unde, Cant. VII, 4, etc.» come sopra, nota 35. S. BERNARDINUS
SENENSIS, Sermones pro festivitatibus B.
M. V., Sermo 5. De Nativitate B. M.
V., art. unicus, cap. 8, pag. 92, col. 2. - Vedi Appendice, 1.
38
«Comme il ne sort aucune ligne du centre qui ne passe par la circonférence,
ainsi tout ce qui sort du Cœur de Jésus, qui est le centre de tous les biens,
passe par sa Mère qui est comme la circonférence qui l'environne.» (Crasset
sembra attribuire questa idea a S. Bonav.). CRASSET, S. I., La
véritable dévotion envers la Sainte Vierge établie et défendue, partie 1,
traité 1, qu. 5, § 2. - Non allude però il Crasset al testo di
Geremia.
39
«Reperio namque in Rege nostro Iesu duas mirabiles dignitates, videlicet, quod
sit aeternus Deus genitus ab aeterno, et aeternum Deum producat, eo quod
Spiritum Sanctum spiret. Et ipse clausus in virgineo utero in aeternitate a Deo
Patre Deus generabatur aeternus; et in eadem aeternitate, ipse puer in ventre
Matris, Deum inspirabat et producebat. Primam Filii dignitatem, scilicet quod
sit generatus a Deo, tam supremo modo Virgo benedicta participavit, quod Iesus
non dicatur verius filius Dei quam filius Virginis: nec maior nec minor, nec
dignior est Dei Filius in throno paterno sedens, vestitus claritate quam habuit
antequam mundus fieret, quam pannis pauperibus involutus et intra foenum in
praesepio reclinatus. Et quia talis est Mater Filii Dei, qui producit Spiritum
Sanctum: ideo omnia dona, virtutes et gratiae ipsius Spiritus Sancti, quibus
vult, quando vult, quomodo vult, et quantum vult, per manus ipsius
administrantur.» S. BERNARDINUS SEN., Sermo
de Nativitate B. M. V., art. unicus cap. 8. Venetiis, 1745, IV. p. 93. col.
1.
40
«Venerunt mihi omnia bona pariter cum
illa (Sap. VII, 11). Et hoc praecipue intelligendum est de bonis
gratuitis (cioè dei beni soprannaturali della grazia), quae vera bona sunt. Venerunt scilicet a Deo omnium bonorum largitore, qui
quidquid boni dat creaturis suis, per manus matris Virginis vult transire.» RICHARDUS
A S. LAURENTIO, De laudibus B. V. M., lib.
2, cap. 3, n. 4. inter Opera S. Alb. M., ed.
Lugd., XX, 50 (numeratio erronea: 60), col. 2.
41
«Thesaurus Domini est, et Thesauraria gratiarum ipsius.» RAYMUNDUS IORDANUS, O.
S. Aug. Abbas Cellensis, (sapiens Idiota,)
Contemplationes de B. V., Prooemium, Bourassé-Migne, Summa aurea, IV, 851,
852.
42
«IDEM, ibid., col. 851: «Attende...
ad gloriosam Virginem... quia per ipsam et in ipsa, et cum ipsa habet mudus, et
habuit, et habiturus est omne bonum.»
43 Lod. Ant. MURATORI, Della regolata divozione de' Cristiani, cap. 22: «Il che (che niun
bene venga a noi da Dio se non per mano di Maria) va sanamente inteso, cioè che
noi abbiamo ricevuto per mezzo di questa Immacolata Vergine il Signor Gesù
Cristo, per li cui infiniti meriti discendono sopra di noi tutti i doni ed ogni
celeste benedizione.» - Vedi sopra, pag. 160 e Appendice, 5.
44 «Sentit ergo
Ecclesia Virginis intercessionem et orationem prae omnibus aliis sibi esse
utilem ac necessariam; est ergo B. Virgo a nobis prae omnibus oranda.» SUAREZ, De Incarnatione, pars 2, disputatio 23,
sectio 3, in fine.
45
«Quia indignus eras cui donaretur, datum est Mariae, ut per illam acciperes
quidquid haberes... Nihil nos Deus habere voluit quod per Mariae manus non
transiret.» S. BERNARDUS, In Vig. Nativ. Domini sermo 3, n. 10. ML 183-100.
46 In Appendice 2 (operum suppositorum) ad
Opera S. Hildefonsi, episcopi
Toletani (669), Libellus de corona
Virginis, cap. 15, ML 96-304: «Sed quis ut tu, animas steriles sic fecundat?
quis sic impinguat corda arentia? quis sic pectora frigida calefacit? Omnia
bona, quae illic summa Maiestatis decrevit facere, tuis manibus voluit
commendare. Commissi quippe sunt tibi thesauri sapientiae et scientiae, iocalia
charismatum, decoramenta virtutum, ornamenta gratiarum.» Questo opuscolo, assai
divoto, fu ritrovato in un antico manoscritto della Chiesa di Toledo, e Pietro de Alva, nella sua Bibliotheca Virginalis, credette di
poterlo attribuire, con qualche probabilità, a S. Ildefonso. Non pare però che
sia di lui, né di alcuno dei Padri Goti, per la differenza dello stile. Si dice
posteriore a S. Bernardo, a causa d'una tal quale reminiscenza della celebre
apostrofe di questo Padre «In periculis, in rebus dubiis, etc.» nel cap. 17: «Tu
es illa maris stella... ad quam suspirant Christicolae inter fluctus huius
saeculi navigantes.» Questo argomento, dato come «omnem dubitationem de medio
tollens», non è molto convincente. Ad ogni modo, si conviene che l'opuscolo non
sia posteriore al secolo XII, per la natura dei cantici o ritmi che vi
s'intrecciano.
47 «Statuit Deus, B.
Virgine libere consentiente, homo fieri, ut ipsi Virgini obligatione maxima
adstrictos nos omnes sciremus, cuius arbitrio omnium hominum salus est commendata.
Quocirca D. Petrus Damianus (De
nativ. Virg.) aiebat: «Per ipsam, et in ipsa, et de ipsa totum hoc faciendum
decernitur; ut sicut sine illo nihil factum, ita sine illa nihil refectum sit.»
PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis
animae, Excitatio 1 in Ps. 86, n. 15. Venetiis, 1720, pag. 6, col. 2. - «An
putas quod non contremiscat tota rationalis creatura ad contemplationem tantae
dignitatis (Matris Dei)? Considera et quae in caelis, et qua in terris in
Virgine refabricata, Deum, qui caelum palma metitur, virginei ventris brevitate
conclusum, redemptionem hominum, angelorum restaurationem, denique quidquid
est, fuit, et erit, per Virginis uterum renovatum, et tunc tibi cogitatio
suggeret quod locutio demonstrare non potest.» NICOLAUS, monachus,
notarius aliquando S. Bernardi, Sermo in
Assumptione B. M. V. (Sermo 40 inter Semones
S. Petri Damiani), ML 144-720. - Più espressamente, S. ANSELMUS, Oratio 52 (al. 51), ML 158-956: «Qui
potuit omnia de nihilo facere, noluit ea violata sina Maria reficere. «
48 «Videamus nuns
quomodo Dominus sit cum Maria, sicut flos cum virga florente. Maria enim est illa virga de qua dicitur in Isaia
(XI, 1-3): (Et) egredietur virga de
radice Iesse, et flos de radice eius ascendet. Et requiescet super eum spiritus
Domini: spiritus sapientiae et intellectus, spiritus consilii et fortitudinis,
spiritus scientiae et pietatis, et replebit eum spiritus timoris Domini.» CONRADUS
SAXON, Speculum B. M. V., lectio 12,
inter Opera S. Bonav., ed. Rom.,
Mogunt., Lugdun., pag. 448, col. 1. - Pag. 449, col. 2: «Felix silva quae
producit huius floris virgam. Felix magis virga, quae producit hunc florem in
silva. Felix super omnia flos, sine quo nulla silva nec virga felix esse
potest. Vere felicissimus flos, in quo spiritus Domini sic requievit, ut sine
ipso nullus gratiam Spiritus Sancti habere possit. Testatur hoc B. Hieronymus, dicens: Spiritus Sanctus,
qui in magna silva humani generis requiem non invenerat, tandem super hunc
florem requievit, ita quod absque Christo nec sapiens quis esse potest, nec
intelligens, nec consiliarius, nec fortis, nec eruditus, nec pius, nec plenus
timoris Domini. Si hunc florem habere desideras, virgam floris precibus
flectas. Si flor est nimis altus divinitate, virga tamen est flexibilis pietate.»
- S. HIERONYMUS, In Isaiam, lib. 4,
in cap. XI, 1, 2, ML 24-144, 145: «Virgam et florem de radice Iesse, ipsum
Dominum Iudaei interpretantur... Nos autem virgam de radice Iesse, sanctam
Mariam Virginem intelligamus... Super hunc igitur florem, qui de trunco et de
radice Iesse per Mariam Virginem repente consurget, requiescet spiritus
Domini... Porro in Evangelio, cuius supra mentionem fecimus (poche
righe sopra; cioè il Vangelo ebraico dei Nazareni) haec scripta reperimus
(parlando del battesimo di Nostro Signore: Cf. Io. I, 32, 33): Factum
est autem cum ascendisset Dominus de aqua, descendit fons omnis Spiritus
Sancti, et requievit super eum, et dixit illi: Fili mi, in omnibus Prophetis
exspectabam te, ut venires, et requiescerem in te. Tu es enim requies mea, tu
es filius meus primogenitus, qui regnas in sempiternum... Et quomodo idem
Sermo Dei vocatur lux, et vita, et resurrectio: sic spiritus sapientiae et
intellectus, et consilii et fortitudinis, et scientiae et pietatis, ac timoris
Domini nuncupatur... Absque Christo igitur nec sapiens quis esse potest, nec
intelligens, nec consiliarius, nec fortis, nec eruditus, nec pius, nec plenus
timoris Dei. Et hoc notandum quod Spiritus Domini... requiescat super virgam et
florem, qui de Iesse, ac per hoc David stirpe surrexit.»
49 Questa sentenza,
espressa in questi termini, viene attribuita a S. Bonaventura da Spanner, Polyanthea, littera M, VI. -
Nelle antiche edizioni delle Opere di S.
Bonaventura (Vat. Mogunt. Lugdun.), manca sia fra i Sermones, sia fra le opere spirituali. Nella Expositio postillaris in Evang. B. Lucae, II, 16: «Et invenerunt Mariam et Ioseph et infantem positum in
praesepio... In hoc etiam instruimur, si volumus Christum invenire, prius
ad Mariam debemus accedere.» Opera, ut
supra, II, pag. 26, col. 1. - Nell'edizione recente ed accuratissima di
Quaracchi, VII, pag. 52, n. 37: Commentarius
in Evang. S. Lucae cap. 2: «Et invenerunt Mariam... (come sopra)...
In hoc etiam instruimur, ut, si Christum volumus invenire, prius ad Mariam
debemus accedere.» - Sermones de tempore,
in Epiphania, sermo 2, IX, 150, col. 1: «Stella exterior et inducens ad veniendum ad Christum est
Sacra Scriptura; stella deducens et
superior est sancta Virgo benedicta; stella interior perducens ad Christum est Spiritus Sancti gratia.» Cf. ibid., col.
2. - Opusculum de V festivitatibus, festivitas
4, n. 3, VIII, pag. 93, col. 2, 94, col. 1: «Ibi (in dulcedine caelestis
contemplationis post confessionem criminum) puer Iesus cum Maria matre
invenitur... O felix Maria, a qua Iesus concipitur, de qua nascitur, et cum qua
tam dulciter et gaudenter Iesus invenitur!» - S. BERNARDUS, Sermo in Signum magnum, n. 11, L
183-435: «Numquid non ab initio venisse pastores, et primam omnium Mariam
invenisse leguntur (Luc. II, 16)?... Sic et magi quoque, si recolis, non
sine Maria matre eius puerum invenerunt (Matth. II, 11).» Ivi S. Bernardo
insiste soltanto sul silenzio di
Maria.
50 «Ut sim devotus
Filii generati, servus fieri appeto genitricis.» S. HILDEFONSUS, Episc. Tolet.,
Liber de Virginitate perpetua S. Mariae, cap.
12, ML 96-108.
51 VINCENTIUS
BELVACENSIS, O. P., (+1264), Speculum
historiale, lib. 7, cap. 105, 106. - CAESARIUS Heisterbacensis, Ord. Cist. (1170-1240), Dialogus miraculorum, distinctio 2, cap. 12. - Non sembra che,
nell'intenzione dei due narratori, si tratti di un medesimo fatto. Molte
circostanze son diverse; e prima di tutto, quella di luogo. Vincenzo dice: «In
quodam castello Aquitaniae;» Cesario: «Infra hoc quinquennium, iuxta
Floreffiam, coenobium Ordinis Praemonstratensis in dioecesi Leodiensi.» Non si
dimentichi che, nel medio evo, non erano assai rari i fatti di magia. Del
resto, in ogni secolo, ed anche nel nostro, adversarius
vester diabolus circuit quaerens quem devoret, con tutti i mezzi che, per giusti fini, la Provvidenza lasia a sua
disposizione. - Il racconto di S. Alfonso riflette di più, nei particolari,
quello del Cesario.
52 Nella I ediz. vi
era anche: E dove mai voi mi conoscevate?
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