- Parte prima
- CAPITOLO V. - Ad te suspiramus gementes et flentes in hac lacrimarum valle.
- RISPOSTA AD UN ANONIMO che ha censurato ciò che sta scritto nel precedente capo V.
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RISPOSTA AD UN ANONIMO che ha
censurato ciò che sta scritto nel precedente capo V.1
Essendomi capitato nelle mani un libro dato alle
stampe nell'anno scorso 1755, intitolato: Lamindi
Pritanii redivivi epistola paraenetica ad P. Bened. Plazza, ho ritrovato
verso la fine un'appendice, dove l'autore, ch'è anonimo, critica ancora ciò che
ho scritto nel citato luogo di quest'Operetta, circa la pia sentenza ch'io ivi
col P. Piazza ho sostenuta, che tutte le grazie vengono a noi per mezzo della
divina Madre, contra ciò ch'ha scritto il celebre Ludovico Muratori nel libro
della Regolata Divozione, sotto il
predetto nome di Pritanio.2
Dice il mentovato anonimo per prima ch'io abbia
errato nell'asserire che Pritanio abbia scritto essere tal sentenza un'iperbole
e un'esagerazione caduta di bocca al fervore di alcuni santi. Perciò io,
temendo d'aver preso abbaglio, ho riletto il di lui libro, ed ho veduto che
quantunque Pritanio non unisca le suddette parole propriamente al luogo dove
esprime la mentovata opinione, nondimeno dal contesto del suo discorso vedesi
che le riferisce anche a' santi che di questo punto han parlato. Egli dice
così: Sobriamente s'ha da intendere
questa - parlando d'un'altra proposizione, di cui prima fa menzione, cioè
che Maria comanda in cielo - ed altre
simili espressioni, che, cadute di bocca al fervore divoto di alcuni santi, non
reggono ove si mettano al paragone colla vera teologia. E poi
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dice: Lei - cioè la Chiesa
- dobbiamo ascoltare, e non già le
iperboli di qualche privato autore ancorché santo. E immediatamente
soggiunge: Parimente ci possiamo
incontrare in chi asserisce, niuna grazia, niun bene venire a noi da Dio, se
non per mano di Maria. Notisi quel parimente.
Ed appresso dice: Esagerazioni divote
sarebbero quelle di chi pretendesse passare per Maria tutte le divine
beneficenze.3
Ma ancorché ciò non l'avesse detto o non avesse
inteso di dirlo Pritanio morto, vi è Pritanio redivivo che lo dice al n. 545
del suo libro, dove tra l'altre cose avverte che i santi alle volte nel lodare
la Vergine santa han parlato per iperboli e per tropi.4 A lui dunque
ora io rispondo, e dico non esservi dubbio che i tropi, com'è l'iperbole, non
si tacciano di bugia, quando
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dal contesto del discorso si percepisce
da sé l'eccesso della verità, com'è quel che disse S. Pier Damiani, che Maria accedit imperans, non rogans.5 E
quel che disse S. Anselmo, ch'ella piange nel cielo per quei che offendono
Dio.6 Sicché allora son leciti i tropi, quando nel discorso non vi può
essere inganno. Ma ciò non vale a dire delle proposizioni assertive, dove
l'iperbole costituisce un vero inganno che gli altri non possono conoscere.
Ma veniamo al punto principale della sentenza
controversa. Io non mi stendo a provar le ragioni intrinseche che possono
sostenerla; mi basta solamente qui accennare quelle che nel mio libro ho
addotte, cioè perché Dio così vuole onorare questa sua diletta, che tanto l'ha
onorato in sua vita. Dice S. Tommaso (Op. VIII) che i santi a proporzione del
merito con cui s'han guadagnata la grazia, possono salvare molti altri; ma che
il Redentore e la sua Madre si han meritata tanta grazia, che possono salvare
tutti gli uomini: Magnum enim est in
quolibet sancto, quando habet tantum de gratia quod sufficit ad salutem
multorum; sed quando haberet tantum quod sufficeret ad salutem omnium, hoc
esset maximum; et hoc est in Christo et B. Virgine.7
Di più, perché essendo ella l'avvocata universale di tutti
gli uomini, conviene che tutti quelli che si salvano, per mezzo suo
conseguiscano la salute.
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In oltre - e questa ragione mi pare la più valida -
perché conforme Maria ha cooperato colla sua carità, come dice S. Agostino, alla
nascita spirituale de' fedeli, così vuole anche Dio ch'ella cooperi colla sua
intercessione a far loro conseguire la vita della grazia in questa terra e la
vita della gloria nell'eternità. || Ecco le parole di S. Agostino: Mater quidem spiritu non capitis nostri,
quod est ipse Salvator, ex quo magis illa spiritualiter nata est, sed plane
mater membrorum eius, quae nos sumus, quia cooperata est caritate, ut fideles
in Ecclesia nascerentur (Lib. De S. Virginitate, cap. 6).8 | E
perciò la S. Chiesa ci fa chiamar Maria con termini indefiniti, la vita e la speranza nostra. Ma quello che mi ha fatto e mi fa più forza in
questa sentenza è il vederla sostenuta non solo da tanti autori dotti, ma anche
da santi. Crede l'anonimo di aver egli dimostrato specialmente che S. Bernardo
non ha inteso mai di asserire che
tutte le grazie ci vengono per mano di Maria, ma solamente che noi per suo
mezzo abbiamo ricevuto Gesù Cristo, ch'è la fonte e la pienezza di tutte le
grazie.9 Ma io credo all'incontro di far vedere chiaramente il
contrario con quello che qui soggiungo.
S. Bernardo dice che Maria ha ricevuta la pienezza di
Dio. Spiega poi quale da questa pienezza; principalmente egli dice che Maria ha
ricevuta la pienezza perché ha ricevuto in sé Gesù Cristo fonte di tutte le
grazie; ma dice poi che la S. Vergine conseguentemente ha ricevuta un'altra
pienezza, ch'è la pienezza delle grazie, per dispensarle di mano sua a tutti
gli uomini, come mediatrice di essi appresso Dio.10 Ecco come
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parla nel sermone (In Dom. infr. oct. Ass., col. 1, lit. f): Quid ad Mariam accedere trepidet humana
fragilitas? Nihil austerum in ea, nihil terribile: tota suavis est, omnibus
offerens lac et lanam: age gratias ei qui talem tibi mediatricem providit.
Omnibus omnia facta est, sapientibus et insipientibus copiosissima caritate
debitricem se fecit. Omnibus - notii quel che siegue - misericordiae sinum aperit, ut de plenitudine eius accipiant universi,
captivus redemptionem, aeger curationem, peccator veniam, iustus gratiam,
angeli laetitiam, Filius carnem, ut non sit qui se abscondat a calore
eius.11 Nota dunque quello, ut
de plenitudine eius accipiant universi, dal che si vede che qui parla S.
Bernardo, non della prima pienezza ch'è Gesù Cristo, altrimenti non potea dire
che de plenitudine eius ancora il
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Figlio ne riceve la carne; ma parla della seconda o sia conseguente
pienezza, come abbiamo detto, che Maria ha ricevuta da Dio, per dispensare a
ciascuno di noi le grazie che riceviamo. Ed avvertasi quell'altro: Non est qui se abscondat a calore eius. Se
alcuno ricevesse le grazie, ma non per mezzo di Maria, potrebbe restar nascosto
dal calore di questo sole; ma S. Bernardo dice non esservi chi possa
nascondersi dal calor di Maria. E in
questo medesimo luogo dice: Per te
accessum habemus ad Filium, o inventrix gratiae, mater salutis, ut per te nos
suscipiat qui per te datus est nobis.12 Col che chiaramente vuol
significarci il santo che conforme noi non abbiamo l'accesso al Padre che per
mezzo del Figlio, ch'è il mediatore di giustizia, il quale coi meriti suoi ci
ottiene tutte le grazie: così non abbiamo l'accesso al Figlio che per mezzo
della Madre, ch'è mediatrice di grazia, la quale per mezzo delle sue preghiere
ci ottiene tutte le grazie che Gesù Cristo ci ha meritate.
Ciò meglio si chiarisce poi da ciò che dice lo stesso
santo appresso nel sermone de Aquaeductu,13
dove a principio dice che Maria ha ricevuta da Dio la principal pienezza, cioè
Gesù Cristo, per farne parte anche a noi. Ma appresso chiaramente parla della
seconda pienezza ch'ella ha ricevuta conseguentemente delle grazie, che noi
otteniamo per mezzo delle sue preghiere, dicendo il santo così: Verum id quidem, sed parum est, ni fallor,
desideriis vestris. È vero, dice S. Bernardo, che Maria ha ottenuto da Dio
Gesù Cristo fonte delle grazie; ma ciò forse non contenta appieno i vostri
desideri, mentre voi bramereste ch'ella stessa colla sua intercessione
v'impetrasse queste grazie da Gesù Cristo a voi meritate. Quindi passa il santo
ad esortarci che non lasciamo di venerare e di ricorrere con gran confidenza a
questa divina Madre: dicendo che quello che noi desideriamo già l'ha fatto Dio
con ponere in Maria la pienezza d'ogni bene, acciocché quanto riceviamo da Dio,
tutto lo riconosciamo ottenuto per mezzo di Maria: Altius ergo intueamini, quanto devotionis affectu a nobis eam voluerit
honorari, qui totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde
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si
quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus
redundare, quae ascendit deliciis aflluens. Hortus deliciarum - si osservi che siegue a parlare il santo
delle grazie che attualmente a noi si dispensano per mano di Maria - quem non modo afflaverit veniens, sed et
perflaverit superveniens auster ille divinus, ut undique fluant et effluant
aromata eius, charismata scilicet gratiarum. E alludendo al primo testo da
me sopra addotto: Non est qui se
abscondat a calore eius, soggiunge qui: Tolle
corpus hoc solare, quod illuminat mundum, ubi dies? Tolle Mariam, hanc maris
stellam, quid nisi caligo et tenebrae relinquuntur?
Indi seguita ad esortarci che noi ci raccomandiamo a
Maria e la prendiamo per avvocata appresso Gesù Cristo, animandoci con dire che
se ella prega per noi, è certamente esaudita dal Figlio: Ad Mariam recurre; non dubius dixerim, exauditur ipsa pro reverentia
sua. Exaudiet
utique Matrem Filius, et exaudiet Filium Pater. E soggiunge immediatamente: Filioli, haec peccatorum scala, haec maxima
mea fiducia, haec tota ratio spei meae. Ecco qui che certamente il santo a
questo solo oggetto, perché la considera l'interceditrice e la dispensiera di
tutte le grazie, la chiama scala de' peccatori e tutta la ragione di sua
speranza: scala, perché conforme
nella scala non si sale al terzo gradino se non si mette il piede al secondo, e
non si giunge al secondo se non si mette il piede al primo, così non si giunge
a Dio che per mezzo di Gesù Cristo, e non si giunge a Gesù Cristo che per mezzo
di Maria. La chiama poi la massima sua
fiducia e tutta la ragione di sua
speranza, perché volendo Dio che tutte le grazie passino per Maria, egli si
stima privo di grazie e di speranza senza l'intercessione di Maria. E quindi ci
esorta a far noi lo stesso, cioè a collocare tutte le nostre speranze in Maria,
dandoci ad intendere che se Maria prega per noi, certamente sarem salvi: poiché
siccome il Figlio non può non essere esaudito dal Padre, così la Madre non può
non essere esaudita dal Figlio. E all'incontro ci dice che se Maria non prega
per noi, non otterremo la salute, perché Maria troverà a noi la grazia, della
quale solamente abbiamo bisogno e colla quale solamente ci salviamo. Ecco le
parole del santo che non possono esser più chiare: Quid enim? potestne Filius aut repellere aut sustinere repulsam? non
audire aut non audiri Filius potest? Semper haec
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inveniet gratiam, et
sola est gratia qua egemus... Nimirum sola est gratia qua salvamur. E
conclude: Quid nos alia concupiscimus?
Quaeramus gratiam et per Mariam quaeramus, quia quod quaerit invenit et
frustrari non potest.14
In oltre io ho riferiti poi molti altri passi, colle
citazioni de' luoghi, nel mio libro, così de' santi come d'altri autori antichi
rinomati, i quali non so come possano altrimenti spiegarsi, che per la nostra
sentenza. Io semplicemente qui li riferirò in fascio, senza commento, e ne
rimetto il giudizio al mio lettore.
S. Girolamo - o come altri vogliono, Sofronio,
contemporaneo del santo, autore del sermone dell'Assunzione di Maria: - In Christo fuit plenitudo gratiae sicut in
capite influente, in Maria sicut in collo transfundente.15 S. Bernardino da Siena: Per Virginem a capite Christi vitales gratiae
in eius corpus mysticum transfunduntur. A tempore quo virgo Mater concepit in
utero Verbum Dei, quamdam, ut sic dicam, iurisdictionem obtinuit in omni
Spiritus Sancti processione temporali: ita ut nulla creatura aliquam a Deo
obtineat gratiam, nisi secundum ipsius piae Matris dispensationem. Ideo omnia
dona, virtutes, et gratiae, quibus vult, quando vult, et quomodo vult, per
ipsius manus dispensantur.16 S. Bonaventura: Cum tota
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natura divina intra Virginis uterum exstiterit, non
timeo dicere quod in omnes gratiarum effluxus quamdam iurisdictionem habuerit
haec Virgo, de cuius utero quasi de quodam divinitatis oceano flumina emanabant
omnium gratiarum.17 Lo stesso: Sicut
luna inter corpora caelestia et terrena est media, et quod ab illis accipit, ad
inferiora refundit; sic et Virgo regia inter nos et Deum est media, et gratiam
ipsa nobis refundit.18 Lo stesso: Ipse sine ea non salvabit te. Quemadmodum infans sine nutrice non
potest vivere, ita sine Domina nostra nec possis habere salutem.19
S. Efrem: Nobis non est alia quam a te
fiducia, o Virgo sincerissima.20 S. Germano: Si nos deserueris, quid erit de nobis, o Vita Christianorum?21
S. Idelfonso: omnia bona quae illis summa
Maiestas decrevit facere, tuis manibus
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decrevit commendare; commissi quippe sunt tibi thesauri, et ornamenta
gratiarum.22 S. Antonino: Qui
petit sine ipsa, sine alis tentat volare.23 S. Pier Damiano: In manibus tuis omnes thesauri miserationum
Dei.24 Gersone: Mediatrix
nostra, per cuius manus Deus ordinavit dare ea quae dat humanae
naturae.25 L'Idiota: Dispensatrix
gratiarum divinarum; nihil enim concedit nobis Filius eius, quin pertranseat
per manus eius.26 Lo stesso: Salus
nostra in manu illius est.27 Cassiano: Tota salus mundi consistit in multitudine favoris Mariae.28
Il che vien detto parimente da S. Bernardino da Siena: Tu dispensatrix omnium gratiarum; salus nostra in manu tua
est.29 Riccardo: Deus quidquid
boni dat creaturis suis, per manus Matris virginis vult transire.30
Lo stesso fa parlare Gesù Cristo: Nemo
venit ad me, nisi Mater mea suis precibus
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traxerit eum.31
Riccardo di S. Lorenzo alludendo al detto de' Proverbi: Facta est quasi navis institoris, dice: In mare mundi submergentur omnes illi quos non suscipit navis ista.
Ideo quoties videmus insurgentes fluctus huius maris, clamare debemus ad
Mariam: Domina, salva nos, perimus.32 Lo stesso: Sicut lapis, subtracta terra, delabitur in
profundum; ita, subtracto Mariae adiutorio, homo delabitur in peccatum et inde
in infernum.33 || Lo stesso scrive il P. Natale Alessandro,
dicendo: Qui (Deus) vult ut omnia bona ab ipso exspectemus,
potentissima Virginis Matris intercessione impetranda, cum eam, ut par est,
invocemus (In calce tomi 4 Theol. Moral., Epist. 176.)34 Lo stesso
dice il P. Contensone, il quale spiegando le
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parole dette da Gesù in
croce a S. Giovanni: Ecce mater tua scrive
così: Quasi diceret: nullus sanguinis mei
particeps erit, nisi intercessione Matris meae. Vulnera gratiarum fontes sunt,
sed ad nullos derivabuntur rivi, nisi per Mariae canalem. Ioannes discipule, tantum a
me amaberis, quantum eam amaveris (Theol. mentis et
cord., tom. 2, lib. 10, d. 4, cap. 1). |35
Aggiungo a ciò quel che mi fa gran forza, ed è il
vedere che comunemente i fedeli per tutte le grazie che desiderano sempre
ricorrono all'intercessione di questa divina Madre; onde pare che la suddetta
pia sentenza sia quasi un sentimento comune della Chiesa. Di questo argomento
appunto, cioè del comun sentimento de' fedeli, si avvale Petavio per provare la
sentenza, da me tenuta per certa, dell'Immacolata Concezione di Maria nel primo
istante.36 Del resto, sembrando così a me come a tanti altri autori,
siccome al Segneri, al Paciucchelli, al Crasset, al Mendoza, al Nieremberg, al
Poirè, e ad altri,37 molto pia e molto probabile la mentovata sentenza
che tutte le grazie passino per mano di Maria; io mi chiamerò sempre contento
di averla tenuta e predicata; se non per altro, almeno perché questa m'infiamma
alla divozione di Maria e l'opposta raffredda: il che non pare leggier
danno.
1 Questa Risposta venne pubblicata la prima nel
1756 in appendice alla II ediz. di
Napoli, col titolo: Risposta ad un
anonimo che ha censurato ciò che ha scritto l'Autore nel capitolo V § 1 della
prima parte; ed insieme l'Opera morale del medesimo. Nelle successive ediz.
napoletane non viene più riportata, e nelle venete è sempre posta in fine. Solo
nell'ediz. Bassanese, che S. Alfonso
aveva preparata per la sua Opera omnia
ascetica, e che noi seguiamo, s'incontra subito dopo il cap. V, alleggerita
di quello che riguarda l'Opera morale, e con aggiunte e correzioni autografe
del santo.
2 LAMINDI PRITANII
REDIVIVI, Epistola paraenetica ad Patrem
Benedictum Plazza, S. I., censorem minus aequum libelli «Della regolata
divozione de' Cristiani». Appendix II: Parva quaedam velitatio adversus
alterum Pritanii censorem (cioè contro S. Alfonso). Venetiis, 1755, pag.
422-430. - Vedi Appendice, 7.
3 «Noi udiamo tal
volta dire che essa comanda in cielo. Sobriamente s'ha da intendere questa ed
altre simili espressioni, che cadute di bocca al fervore divoto d'alcuni Santi,
o all'ardita eloquenza di qualche sagro oratore, non reggono, ove si mettano al
paragone colla vera teologia, la quale non riconosce che l'onnipotente Iddio
per nostro Padrone, per fonte d'ogni bene e grazia. Nostro Padrone e Signore
similmente è Gesù Cristo anche come uomo, per concessione a lui fatta
dall'eterno suo Padre. Uffizio di Maria è il pregar Dio per noi, l'intercedere
per noi, e non già il comandare. Sancta
Maria, ora pro nobis: questo è quello che la Chiesa c'insegna, e lei
dobbiamo ascoltare, e non già le iperboli di qualche privato autore, ancorché
Santo. Parimente ci possiamo incontrare in chi asserisce, niuna grazia, niun
bene venire a noi da Dio, se non per mano di Maria. Il che va sanamente inteso,
cioè che noi abbiamo ricevuto per mezzo di questa Immacolata Vergine il Signor
Gesù Cristo, per li cui infiniti meriti discendono sopra di noi tutti i doni,
ed ogni celeste benedizione. Altrimenti sarebbe errore il credere, che Dio e il
suo benedetto Figliuolo non ci concedessero, né potessero concedere grazie
senza la mediazione e intercession di Maria... Però esagerazioni divote
sarebbero quelle, di chi pretendesse passare per Maria tutte le divine
beneficenze, e quanto si ottien da Dio, doversi riconoscere dall'intercession
sua.» MURATORI, Della regolata divozione
dei Cristiani, cap. 22. Opera, VI,
Arezzo, 1768, pag. 199, 200.
4 Epistola paraenetica, etc. (come sopra,
nota 2), pars 2, cap. 5, n. 545, pag. 197, 198: «Sancti, aliique Deiparam
celebrantes, haudquaquam semper ad litteram intelligendi sunt; rhetorico enim
more scribentes, amplificationes adhibent, hyperboles, tropos vehementes; et eo
libentius validiusque, quo ferventiori pietate excitantur in Virginem, cuius
quidem et excellentia mare est laudationis intransnatabile. Huc etiam spectat,
quod ex Sanctis precantibus Deiparam minime validum desumi argumentum queat ad
comprobandam theologiae quaestionem. In orationibus hisce primores habet pietas
incalescens, quam theologia: quae, si in concordiam sint revocandae, quandoque
nimium illa emollienda erit, ne alteri videatur adversa... Suppetit exemplum... Anselmum opponis ex suis
orationibus. Verum accipe quid ibidem pietas incalescens eum coegit efferre. Oratione
48, Mariam alloquitur: «Et si pro illo innocente Filio tuo crucifixo
pertransivit gladius animam tuam: quomodo super mortuis in peccato pupillis
tuis te continere, quomodo umquam maternis fletibus et lacrimis, o Domina,
poteris temperare?» Credimus quidem ex vera fide verba Simeonis Virginem
alloquentis: Tuam ipsius animam
pertransibit gladius; succinit Eclesia: Stabat
Mater dolorosa iuxta crucem. At quod Beatissima in caelo regnans et doleat
et lacrimetur, eidem fidei consentaneum non est. Et tamen Anselmus haec orando
protulit.» - Pars 1, cap. 12, n. 288, pag. 95, 96: «Hasce hyperbolicas
expressiones in Sanctis etiam emolliendas, nulli dubium est; omnino autem fugiendas
ab oratibus ceteris; ne occasio praebeatur falsam doctrinam imbuendi, eos
saltem qui sapiunt minus, easque ad litteram intelligunt.»
5 «Fecit in te magna
qui potens est, et data est tibi omnis potestas in caelo et in terra… Quomodo enim
illa potestas tuae potentiae poterit obviare, quae de carne tua carnis suscepit
originem? Accedis enim ante illud aureum humanae reconciliationis altare, non
solum rogans, sed imperans, domina, non ancilla.» Inter Opera S. Petri Damiani: NICOLAUS, monachus, quondam notarius S.
Bernardi, Sermo 44, In Nativ. B. V. M. ML
144-740.
6 «Agnosce,
benedicta, filios tuos quos unice dilectus unigenitus tuus non erubuit nominare
fratres suos. Et si pro illo innocente Filio tuo crucifixo pertransivit gladius
animam tuam (Luc. II, 35), quomodo super mortuis in peccato pupillis tuis te
continere, quomodo umquam maternis fletibus et lacrimis, o domina, poteris
temperare?» S. ANSELMUS, Oratio 49 (al. 48). ML 158-947. (In un ms., questa
orazione «legitur sub nomine (sancti) Maurilii,
episcopi Rothomagensis»: ibid., col. 945-946, nota 1549).
7 Vedi sopra, cap.
V, § 2, nota 46, pag. 186.
8
«Illa una femina, non solum spiritu, verum etiam corpore, et mater est et virgo.
Et mater quidem spiritu, non capitis nostri, quod est ipse Salvator, ex quo
magis illa spiritualiter nata est;... sed plane mater membrorum eius, quod nos
sumus; quia cooperata est caritate ut fideles in Ecclesia nascerentur, quae
illius capitis membra sunt: corpore vero ipsius capitis mater.» S. AUGUSTINUS, Liber de sancta virginitate, cap. 6, n.
6. ML 40-399. - Il santo Autore agiunse il testo latino di S. Agostino
nell'ediz. Bassanese.
9 Epistola paraenetica etc. (come sopra, nota
2), Appendix I, cap. 5, num.
1036-1046, pag. 413-418.
10
«Quis vero fons vitae, nisi Christus Dominus?... Sane ipsa sese plenitudo
exinanivit, ut fieret nobis iustitia, et sanctificatio, et remissio...
Derivatus est fons usque ad nos... Descendit per aquaeductum vena
illa caelestis... Plenus equidem aquaeductus,
ut accipiant ceteri de plenitudine... Advertistis iam, ni fallor, quem velim
dicere aquaeductum, qui plenitudinem fontis ipsius de corde Patris excipiens,
nobis edidit illum... Nostis enim cui dictum sit: Ave, gratia plena... Denique et quod quaerebat invenit, cui dictum
est: Invenisti gratiam apud Deum (Luc.
I, 30). Quid? plena est gratia, et gratiam adhuc invenit? Digna prorsus
invenire quod quaerit, cui propria non sufficit plenitudo... sed petit
supereffluentiam ad salutem universitatis... Intuere, o homo,
consilium Dei... Caelesti rore aream rigaturus, totum vellus prius infudit
(Iud. VI, 37-40): redempturus humanum genus, pretium universum contulit in
Mariam... Forte ut excusaretur Eva per filiam, et querela viri adversus feminam
deinceps sopiretur... Sed latet forsitan aliud, nec totum hoc est... Altius
ergo intueamini, quanto devotionis affectu a nobis eam voluit honorari, qui
totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde si quid spei in nobis est,
si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus redundare quae ascendit
deliciis affluens. Hortus plane deliciarum,
quem non modo afflaverit veniens, sed et perflaverit superveniens auster ille
divinus, ut undique fluant et effuant armoata eius, charismata scilicet
gratiarum. Tolle corpus hoc solare, quod illuminat mundum: ubi dies? Tolle
Mariam, hanc maris stellam... quid nisi caligo involvens, et umbra mortis, ac
densissimae tenebrae relinquuntur? Totis ergo medullis cordium... Mariam hanc
veneremur; quia sic est voluntas eius, qui totum nos habere voluit per
Mariam... In omnibus siquidem et per omnia providens miseris, trepidationem
nostram solatur, fidem excitat, spem roborat, diffidentiam abigit, erigit
pusillanimitatem. Ad Patrem verebaris accedere. Iesum tibi dedit
Mediatorem... Exaudietur utique pro reverentia sua... An vero trepidas et ad
ipsum? Frater tuus est et caro tua... Hunc
tibi fratrem Maria dedit. Sed forsitan et in ipso maiestatem vereare divinam...
Advocatum habere vis et ad ipsum? Ad Mariam recurre. Pura siquidem humanitas in
Maria... Nec dubius dixerim, exaudietur et ipsa pro reverentia sua. Exaudiet utique Matrem Filius, et exaudiet Filium
Pater. Filioli, haec peccatorum scala, haec mea maxima fiducia
est, haec tota ratio spei meae.» S.
BERNARDUS, In Nativ. B. M. V.,
Sermo de aquaeductu, n. 3, 4,
5, 6, 7. ML 183, col. 439-441.
11 «Opus est enim
mediatore ad mediatorem istum, nec alter nobis utilior quam Maria... Quid ad
Mariam accedere trepidet humana fragilitas? Nihil austerum in ea, nihil terribile: tota suavis est,
omnibus offerens lac et lanam... Age gratias ei qui talem tibi
mediatricem benignissima miseratione providit, in qua nihil possit esse
suspectum. Denique omnibus omnia facta est, sapientibus et insipientibus
copiosissima caritate debitricem se fecit. Omnibus miericordiae sinum aperit,
ut de plenitudine eius accipiant universi, captivus redemptionem, aeger
curationem, tristis consolationem, peccator veniam, iustus gratiam, angelus
laetitiam, denique tota Trinitas gloriam, Filii persona carnis humanae
substantiam; ut non sit qui se abscondat a calore eius.» S. BERNARDUS, Dominica infra Octav. Assumptionis B. V. M.,
Sermo in «Signum magnum», n. 2.
ML 183-429, 430.
12 In altro luogo:
«Per te accessum habeamus ad Filium, o benedicta inventrix gratiae, genitrix
vitae, mater salutis: ut per te nos suscipiat qui per te datus est nobis.» S. BERNARDUS, De
adventu Domini, sermo 2, n. 5. ML 183-43.
13 Vedi sopra, nota
10, pag. 193.
14 «Quid enim? potestne aut repellere, aut
sustinere repulsam; non audire aut non audiri Filius potest? Neutrum plane. Invenisti, ait angelus, gratiam apud Deum. Feliciter... Semper
haec inveniet gratiam, et sola est gratia qua egemus... Nimirum sola est gratia
qua salvamur. Quid nos alia concupiscimus,
fratres? Quaeramus gratiam, et per Mariam quaeramus; quia quod quaerit,
invenit, et frustrari non potest.» S. BERNARDUS, In Nativ. B. V. M., Sermo de aquaeductu, n. 7, 8. ML
183-441, 442.
15 Questo Sermone
non è di san Girolamo, e da molti si nega esser di Sonofrio. - Vedi però Appendice, 1.
16 «A tempore enim,
a quo Virgo, Mater concepit in utero Verbum Dei, quamdam, ut sic dicam,
iurisdictionem seu auctoritatem obtinuit in omni Spiritus Sancti processione
temporali: ita quod nulla creatura aliquam a Deo obtinuit gratiam vel virtutem
nisi secundum ipsius piae Matris dispensationem. Hinc Bernardus devotissimus
ait: Nulla gratia venit de caelo ad terram, nisi transeat per manus Mariae.
Hinc Hieronymus in sermone de Asusmptione inquit: In Christo fuit plenitudo
gratiae sicut in capite influente: in Maria vero, sicut in collo transfundente.
Unde Cant. VII, 4, de Virgine ad Christum Salomon ait: Collum tuum sicut turris eburnea. Nam sicut per collum vitales
spiritus a capite descendunt in corpus: sic per Virginem a capite Christi (leggi: Christo) vitales gratiae in eius
corpus mysticum transfunduntur. Unde iste est ordo divinarum gratiarum
defluxus, ut prius a Deo defluant in Christi animam benedictam, deinde in
animam benedictam, deinde in animam Virginis matris: inde in Seraphim, et sic
successive in alios sanctos ordines Angelorum: demum in Ecclesiam militantem.
Quum enim tota natura divina, totum esse, posse, scire et velle divinum, intra
Virginis uterum exstiterit clausum: non timeo dicere, quod (in) omnium
gratiarum effluxus quamdam iurisdictionem habuerit haec Virgo, de cuius utero,
quasi de quodam divinitatis oceano, rivi et flumina emanabat omnium gratiarum.
Revera maternitas Dei hanc in mundo, naturali iure, obtinuit dignitatem, ut
Regina misericordiae... merito nuncupetur: et hoc propter Filii magnificentiam,
qui est Rex regum et Dominus dominantium. Reperio namque in Rege nostro Iesu
duas mirabiles dignitates, videlicet, quod sit aeternus Deus genitus ab
aeterno, et aeternum Deum producat, eo quod Spiritum Sanctum spiret; et ipse
clausus in virginis utero in aeternitate a Deo Patre Deus generabatur aeternus,
et in eadem aeternitate ipse puer in ventre matris Deum inspirabat et
producebat. Primam Filii dignitatem, scilicet, quod sit generatus a Deo, tam
supremo modo Virgo benedicta participavit, quod Iesus non dicatur verius filius
Dei quam filius Virginis: nec maior, nec minor, nec dignior est Dei Filius in
throno paterno sedens, vestitus claritate quam habuit antequam mundus fieret,
quam pannis pauperibus involutus et intra foenum in praesepio reclinatus. Et
quia talis est mater Filii Dei, qui producit Spiritum Sanctum: ideo omnia dona,
virtutes et gratiae ipsius Spiritus Sancti, quibus vult, quando vult, quomodo
vult, et quantum vult, per manus ipsius administrantur.» S. BERNARDINUS
SENENSIS, Sermones pro festivitatibus SS.
et Imm. V. M., Sermo 5, De nativ. B.
M. V., art. unic., cap. 8. Opera, IV,
Venetiis, 1745, pag. 92, 93.
17 Non già S.
Bonaventura, ma S. BERNARDINO DA SIENA: vedi la nota precedente.
18 Vedi sopra, cap.
V, § 1, nota 31, pag. 164.
19
«Ipse sine ea non salvabit te... Quemadmodum infans sine
nutrice non potest vivere: ita nec sine Domina nostra potes habere salutem.» Psalterium (maius) B. M. V., Canticum instar illius Moysis. Inter Opera S. Bonav., ed Rom., Mogunt., Lugd., VI, 492 (numerazione
erronea: 480). - Vedi Appendice, 2.
20 «Non nobis est
alia, quam in te, fiducia, o Virgo sincerissima.» S. EPHRAEM, Sermo de SS. Dei Genitricis Virginis Mariae
laudibus. Opera omnia, VI, Opera
graece et latine (et latine tantum), III, Romae, 1746, pag. 576, col.
1.
21
«Si enim abs te relicti fuerimus, quo vero etiam confugiemus? Quid autem etiam
nobis fiet, o sanctissima Dei Genitrix, quae Christianorum spiritus ac flatus
exsistis?» S. GERMANUS, Patriarcha CP., Oratio in Encaenia aedis Deiparae, in fascias Domini et in zonam
Deiparae, MG 98-378.
22 Vedi sopra, cap.
V, § 1, nota 46, pag. 169.
23
«Hanc (nempe misericordiam) qui petit sine ipsa duce, sine pennis seu alis
tentat volare.» S. ANTONINUS, Summa
Theol., pars 4, titulus 15, cap. 22, § 9. Veronae, 1740, col.
1086.
24 «In manibus tuis
sunt thesauri miserationum Domini, et sola electa es cui gratia tanta
conceditur.» NICOLAUS, monachus, quondam notarius S. Bernardi, Sermo in Nativ. B. V. M. Inter Opera S. Petri Damiani, sermo 44. ML
144-740.
25 «Per hoc (quod
est Mater Dei) accepit plenitudinem gratiae non solum pro se, sed et pro
omnibus. Propterea Dominus est cum ea, non sicut est cum omnibus, per omnia,
per praesentiam, essentiam et potentiam, sed per gratiam et sanctificationem
singularem. Ideo Domina nostra dicitur Advocata nostra, Mediatrix nostra,
nostra Imperatrix, per cuius manus Deus ordinavit dare ea quae dat humanae
creaturae, secundum quod dicit sanctus Bernardus.» IO. GERSON, Sermo de Annuntiatione B. M. V. Opera, Antverpiae,
1706, III, col. 1367.
26 «Tu dispensatrix
es gratiarum: nihil concedit nobis benedictus Filius tuus, quin pertrasierit
per manus tuas piissimas.» RAYMUNDUS
IORDANUS, Abbas Cellensis, dictus Idiota,
Contemplationes de B. V., pars 9, Contemplatio
14, n. 2. Migne-Bourassé, Summa
aurea, IV, 970.
27
«Salus nostra in manu ipsius est.» IDEM,
id. op., Prooemium. Ibid., 852.
28 PELBARTUS de Themeswar, O. M., Stellarium
coronae gloriosissimae Virginis, lib. 12, pars 1, art. 3. Venetiis, 1586,
pag. 214, col. 2. - Vedi nota 23 del cap. V, § 2, pag 179.
29
«Tu dispensatrix omnium gratiarum... Tu... totius salutis radix et ornamentum. Tu
porta caeli.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones
pro festivitatibus SS. V. M., Sermo 13 (verso la fine), De exaltatione B. V. in gloria. Opera, IV,
Venetiis, 1745, p. 130, col. 2. - Quel che segue, è di Riccardo da S. Lorenzo, come vedremo nella nota seguente.
30 «Salus nostra in
manu illius est, ut ei dicere multo verius valeamus nos Christiani quam
dixerint Aegyptii Ioseph (Gen. XLVII, 25): Salus
nostra in manu tua est…» RICHARDUS
A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
2, cap. 1, n. 31. Inter Opera S.
Alb. M., Lugduni, 1651, XX, 43, col. 2; Parisiis, XXXVI, 77, col. 2. -
«Sequitur: Venerunt mihi omnia bona
pariter cum illa (Sap. VII, 11).
Et hoc praecipue intelligendum est de bonis gratuitis, quae vera bona sunt.
Venerunt scilicet a Deo omnium bonorum largitore, qui quidquid boni dat
creaturis suis, per manus Matris Virginis vult transire.» IDEM, id. op., lib. 2, cap. 3, n. 4. Lugduni,
pag. 60; Paris., 91.
31 «Ideo trahi petit
a Maria fidelis anima, quia, sicut dicit Filius de Patre (Io. XIV, 6): Nemo venit ad Patrem nisi per me, sic
quodammodo dicere videtur de Matre: Nemo potest venire ad me, nisi Mater mea
suis precibus traxerit eum.» IDEM, id.
op., lib. 12, cap. 2, n. 12. Lugduni, pag. 352, col. 1; Paris., XXXVI, pag.
643, col. 2.
32
«Maria... recte appellatur navis... De hac autem navi dicitur Proverb. in fine:
Facta est quasi navis institoris de longe
portans panem suum... Quia prima suscepit de caelo panem illum qui est esse
et vivere... facta est quasi navis
institoris, etc... Ipsa etiam beata Maria nostra est susceptio: nam
in mari mundi submerguntur omnes illi quos non suscepit navis ista... Ideo quoties videmus insurgentes super nos fluctus
eius maris, clamare debemus ad Mariam: Eripe me et libera me de aquis multis,
et emitte ad me manum tuam de alto. Item illud: Domina, salva nos,
perimus. Nam littus optatum non capit sine te fluctuans in hoc mari.» IDEM, id. op., lib. 11, cap. 8, n. 1. Ed.
Lugdunen., pag. 315, 316; Paris., 579.
33 «(Maria terra)...
quia nobis interponitur et abysso: quia, subtracta, sicut Thare (leggi: Core), Dathan et Abiron (Num.
XVI, 30-32), statim descendimus in infernum viventes. Sic, subtracto nobis
adiutorio Mariae, statim labimur in peccatum et inde in infernum.» IDEM, id. op., lib. 8, cap. 1, n. 13. Ed.
Lugd., 229, col. 2; Paris., 410, col. 2. - Quello che segue nel testo fino al
capoverso Aggiungo a ciò, è
un'aggiunta autografa del santo nell'ediz. Bassanese.
34 «Quemadmodum vero
ipsam (Mariam) adorare non possumus ea adoratione quae latria vocatur
ecclesiastico loquendi more, quae est soli Deo debita servitus... ita nec in ea
spem nostram collocare debemus, sed in solo Deo et Filio eius unico Iesu
Christo Salvatore nostro, qui vult ut omnia bona ab ipso exspectemus
potentissima Virginis Matris intercessione, cum eam ut par est invocamus,
impetranda. «Sic est voluntas eius qui totum nos habere voluit per Mariam;»
Christus Iesus advocatus noster est apud Patrem, Virgo Maria advocata nostra
est apud Filium; «exaudiet Matrem Filius, et exaudiet Filium Pater; haec
peccatorum scala, haec mea maxima fiducia est, haec tota ratio spei meae,»
inquit S. Bernardus. Cum Virginem Sanctissimam invocamus, spem nostram Deum
inter et excellentissimam illam creaturam, quam dignam fecit quae Filii sui
Mater esset, non dividimus, quasi partim a Deo, partim a Maria salutis nostrae
bona exspectemus: sed Mariae Virginis Deiparae intercessio scala est et gradus
quo spes nostrae ad Deum evehuntur. Eo sensu beata Virgo Maria Spes nostra ab Ecclesia appellatur et
salutatur.» NATALIS ALEXANDER, O. P., Theoloia
dogmatica et moralis, II, Appendix 1, Epistola
50. Parisiis, 1703, pag. 3, col. 2, pag. 4, col. 1. (in calce).
35 «... Moriens
(Christus)... eam (Mariam) Administraticem totius Ecclesiae praefecit... dum
Ioanni praesenti, et in eius persona toti Ecclesiae, dixit: Ecce mater tua. Quasi aperte diceret:
sicut nemo potest salvari nisi per meritum crucis et mortis meae, ita nullus
sanguinis illius particeps erit, nisi intercessione Matris meae. Ille solus
filius dolorum meorum reputabitur, cui Maria mater erit. Vulnera gratiarum
fontes perennes et potentes sunt, sed ad nullos derivabuntur rivi, nisi per
Marianum canalem et aquaeductum. Frustra me invocabit Patrem, qui Mariam non
fuerit veneratus ut matrem. Tu ipsemet, praedilecte discipule Ioannes, si me
amas, eam ama: tantum enim a me amaberis, quantum eam amaveris. Uno verbo, Ecce mater tua. Compendio dixi quid a te
illi praestari volo, dum moriens te heredem meae filiationis scribo.» Vinc. CONTENSON, O. P., Theologia
mentis et cordis, lib. 10, dissertatio 4, cap. 1, Speculatio 1, Quartus excessus. Augustae
Taurinorum, 1769, III, 170, col. 2, 171, col. 1.
36
Dionysius PETAVIUS, S. I., De Incarnatione, lib. 14, cap. 2, n. 10:
De theologicis dogmatibus, VI,
Venetiis, 1745, pag. 201.
37 SEGNERI, Il divoto di Maria Vergine, cap. 5, § 3.
Opere,
IV, Venezia, 1757, pag. 466-468. -
PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis
animae, Excitatio 1 in Ps. 86, n. 15, et passim. - CRASSET, La véritable dévotion envers la Sainte
Vierge établie et défendue, partie 1, question 5, § 2. - Franciscus de MENDOZA, Viridarium sacrae ac profanae eruditionis, lib.
2, problema 2. - Gio. Eusebio NIEREMBERG, Dell'affezione ed amore alla Madonna, cap.
12. Opere, II,
Venezia, 1715, pag. 359. - Francois POIRÉ,
La triple couronne de la Mère de Dieu, traité
2, ch. 10, § 2 et 3.
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