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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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§ 2. - Maria soccorre i suoi divoti nel purgatorio.

Troppo felici sono i divoti di questa pietosissima Madre, poiché non solo in questa terra sono da lei soccorsi, ma anche nel purgatorio son dalla sua protezione assistiti e consolati. Anzi essendo quelle anime più bisognose di sollievo, mentre ivi son più tormentate, né possono aiutarsi da loro stesse, molto più ivi questa Madre di misericordia s'impiega in soccorrerle. Dice S. Bernardino da Siena che in quella carcere d'anime spose di Gesù Cristo, Maria ha un certo dominio e plenipotenza, così per sollevarle come anche per liberarle da quelle pene: B. Virgo in regno purgatorii dominium habet (Serm. 3, de Nom. Mar., a. 2, c. 3).1

Ed in quanto per prima al sollevarle, lo stesso santo applicando quelle parole dell'Ecclesiastico: In fluctibus maris ambulavi (cap. 24),2 soggiunge: Scilicet visitans et subveniens


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necessitatibus et tormentis devotorum meorum, quia filii sunt (S. Bern. Sen., loc. cit.).3 Dice S. Bernardino che le pene del purgatorio si chiamano flutti, perché sono transitorie, a differenza delle pene dell'inferno che non passano mai. E si chiaman flutti del mare, perché son pene molto amare. Da queste pene afflitti i divoti di Maria sono spesso da lei visitati e sovvenuti. Ecco dunque quanto importa, dice il Novarino, l'esser servo di questa buona Signora; poich'ella non sa di loro scordarsi, allorché patiscono in quelle fiamme. E benché Maria soccorra tutte quell'anime purganti, nulladimanco sempre ottiene più indulgenze e sollievi a' suoi divoti: Vide quam referat Virginem colere, cum cultorum suorum in purgatorii flammis exsistentium non obliviscatur. Et licet omnibus opem et refrigerium ferat, id tamen praecipue erga suos praestat (Nov., Virg. Umb., c. 15, Exc. 86).4

Rivelò questa divina Madre a S. Brigida e le disse: Io son la madre di tutte l'anime che stanno in purgatorio, mentre tutte le pene ch'esse meritano per le colpe commesse in vita, in ogni ora - mentre ivi stanno - per le mie preghiere sono in qualche modo mitigate: Ego mater omnium qui sunt in purgatorio, quia omnes poenae quae debentur illis pro peccatis suis, in qualibet hora propter preces meas quodammodo mitigantur (Lib. 4, Rev., c. 138).5 Non isdegna la pietosa Madre alle volte anche di entrare in quella santa prigione per visitare e consolare quelle afflitte sue figlie. Profundum abyssi penetravi, ella dice, come sta ne' Proverbi al capo 49, e l'applica S. Bonaventura, aggiungendo: Abyssi, idest purgatorii, adiuvans illas sanctas animas:6 Io ho penetrato il fondo di quell'abisso, cioè del purgatorio, per sollevare colla mia presenza


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quelle anime sante. Maria bona, disse S. Vincenzo Ferreri, exsistentibus in purgatorio; quia per eam habent suffragium (Serm. 2, de Nat.).7 Oh quanto è cortese e benigna la S. Vergine a quei che penano in purgatorio, poiché per suo mezzo essi ricevono continui conforti e refrigeri!

E qual'altra è la lor consolazione in quelle pene, se non Maria e 'l soccorso di questa Madre di misericordia? Intese S. Brigida un giorno così dire da Gesù alla Madre: Tu es mater mea, tu mater misericordiae, tu consolatio eorum, qui sunt in purgatorio (Lib. 1 Rev., 16).8 E la stessa B. Vergine disse a S. Brigida che conforme un povero infermo, stando afflitto ed abbandonato in un letto, si sente ricreare da qualche parola di sollievo; così quell'anime si sentono consolare in udire solamente il suo nome: Qui sunt in purgatorio gaudent, nomine meo audito, quemadmodum aeger iacens in lecto, cum audit verbum solatii (Ap. B. Dion. Cart., l. 3, de laud. V.).9 Il solo nome dunque di Maria - nome di speranza e di salute - che spesso invocano in quel carcere quelle sue figlie dilette, è per esse un gran conforto. - Ma poi, dice il Novarino, l'amorosa Madre al sentirsi da loro invocare, aggiunge le sue preghiere a Dio, da cui soccorse quelle anime, restano come da una celeste rugiada refrigerati i loro grandi ardori: Virginis nomen illarum poenarum refrigerium est. Addit Virgo preces, quibus veluti supero quodam rore cruciatus illì magni mitigantur (Nov., cit. c. 15, Exc. 86).10


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Ma non solamente consola e sovviene Maria i suoi divoti nel purgatorio, ell'ancora gli sprigiona e libera colla sua intercessione. Sin dal giorno della sua gloriosa Assunzione, in cui si dice esser rimasto vuoto tutto quel carcere, totum purgatorium fuisse evacuatum, come scrisse Gersone;11 - e lo conferma il Novarino, dicendo rapportarsi da gravi autori che Maria stando per andare al Paradiso domandò questa grazia al Figlio, di potersi condurre seco tutte l'anime, che allora si trovavano nel purgatorio: Ferunt quippe bonae notae auctores Virginem in caelum ituram a Filio hoc petiisse, ut omnes animas, quae detinebantur in purgatorio, secum ad gloriam ducere posset (Cit. Exc. 86);12 - sin d'allora dice Gersone che la B. Vergine ebbe il possesso di tal privilegio di liberare i suoi servi da quelle pene.13 E ciò l'asserisce anche assolutamente S. Bernardino il Senese, dicendo che la B. Vergine ha questa facoltà, col pregare e coll'applicare anche i suoi meriti, di liberare quelle anime dal purgatorio, e massimamente i divoti suoi: Ab


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his tormentis liberat B. Virgo maxime devotos suos (Serm. 3, de Nom. Mar., a. 2, c. 3).14 E lo stesso dice il Novarino, stimando egli che per li meriti di Maria non solo si rendono più dolci le pene di quell'anime, ma benanche più brevi, raccorciandosi per sua intercessione il tempo della loro purga: Crediderim omnibus qui in flammis purgantur, Mariae meritis non solum leviores fuisse redditas illas poenas, sed et breviores; adeo ut cruciatuum tempus contractum Virginis ope illius sit (Cit. Exc. 86).15 Basta ch'ella si presenti a pregare.

Riferisce S. Pietro Damiano (Lib. 3, ep. 10, et in ord. 50) che una certa donna chiamata Marozia, essendo già morta, apparve ad una sua commadre e le disse che nel giorno dell'Assunzione di Maria era stata da lei liberata dal purgatorio insieme con tante altre anime, che passavano il numero del popolo romano.16 Lo stesso asserisce S. Dionisio Cartusiano


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delle festività della Nascita e della Risurrezione di Gesù Cristo, dicendo che in tali giorni scende Maria nel purgatorio accompagnata da schiere d'angioli, e libera molte anime da quelle pene: Beatissima Virgo singulis annis in festivitate Nativitatis Christi ad purgatorii loca cum multitudine angelorum descendit et multas inde animas eripit. Etiam in nocte Dominicae Resurrectionis solet descendere ad purgatorium pro eductione animarum (S. Dion. Cart., serm. 2, de Ass.).17 E 'l Novarino si fa a credere che ciò avvenga in qualunque festa solenne della S. Vergine: Facile autem crediderim in quocumque Virginis solemni festo plures animas ab illis poenis eximi (Nov., loc. cit.).18

È ben nota poi la promessa che fece Maria al Papa Giovanni XXII, a cui apparendo gli ordinò che facesse sapere a tutti coloro i quali portassero il sacro scapulare del Carmine, che nel sabbato dopo la loro morte sarebbero liberati dal purgatorio. E ciò lo stesso pontefice, come riferisce il P. Crasset (tom. 2. Div. d. B.V., tr. 6, prat. 4), lo dichiarò nella Bolla che pubblicò; che fu poi confermata da Alessandro V, da Clemente VII,


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Pio V, Gregorio XIII, e Paolo V, il quale nel 1612, in una Bolla disse «Che 'l popolo cristiano può piamente credere che la B. Vergine aiuterà colle sue continue intercessioni, co' suoi meriti e protezione speciale dopo la morte e principalmente nel giorno del sabbato - consagrato dalla Chiesa alla stessa Vergine - l'anime de' fratelli della confraternità di S. Maria del monte Carmelo, che saranno uscite da questa vita in grazia, ed avranno portato l'abito, osservando castità secondo il loro stato, ed avranno recitato l'Officio della Vergine: e se non han potuto recitarlo, avranno osservati i digiuni della Chiesa, astenendosi dal mangiar carne il mercoledì, eccettuato il giorno di Natale».19 E nell'Officio solenne della festa di S. Maria del Carmine si legge credersi piamente che la S. Vergine con amor di madre consoli i confratelli del Carmine nel purgatorio, e colla sua intercessione presto li conduca nella patria celeste: Materno plane affectu, dum igne purgatorii expiantur, solari, ac in caelestem patriam obtentu suo quantocius pie creditur efferre (In fest. S. Mar. de M. Carm., 16 iul.).20

Le stesse grazie e favori perché non dobbiamo sperare noi ancora, se saremo divoti di questa buona Madre? E se con amore più speciale la serviremo, perché non possiamo sperare ancora la grazia di andare subito dopo morte al paradiso, senza entrare in purgatorio? secondo quel che la B. Vergine per frate Abondo21 mandò a dire al B. Godifredo (come si legge in Lib. de Gest. Vir. ill. sol. Villar.) con queste parole: «Di' a fra Godifredo che s'avanzi nelle virtù, così sarà di mio Figlio e mio; e quando l'anima sua si partirà dal corpo, non


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lascerò che vad'in purgatorio, ma io la prenderò e l'offerirò a mio Figlio».22

E se desideriamo dar suffragio alle anime sante del purgatorio, procuriamo di pregare la S. Vergine in tutte le nostre orazioni, applicando per quelle specialmente il SS. Rosario, che apporta loro un gran sollievo, come si legge nel seguente esempio.

Esempio.

Riferisce il P. Eusebio Nieremberg (Troph. Marian., l. 4, c. 29) come nella città d'Aragona vi era una donzella chiamata Alessandra, la quale, essendo nobile e bellissima, era amata specialmente da due giovani. Questi un giorno per gelosia di Alessandra azzuffatisi con armi si uccisero insieme tutti due. I parenti degli uccisi, sdegnati andarono ed uccisero la povera donzella, come cagione di tanto danno; e le tagliarono la testa e la buttarono in un pozzo. Dopo pochi giorni passa per quel luogo S. Domenico, ed ispirato dal Signore, si affaccia a


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quel pozzo e dice: Alessandra, esci fuori. Ecco la testa dell'uccisa esce e si mette sopra l'orlo del pozzo e prega S. Domenico che la confessi. Il santo la confessa e poi le anche la comunione, a vista d'un immenso popolo ivi concorso per la maraviglia. Indi S. Domenico le impose che dicesse perché ella avea ricevuta quella grazia. Rispose Alessandra ch'ella quando le fu recisa la testa, stava in peccato mortale, ma che Maria SS., per la divozione del rosario da lei recitato, l'avea conservata in vita. Due giorni stette viva la testa su del pozzo a vista di tutti, e dopo andò l'anima in purgatorio. Ma di a quindici giorni comparve l'anima di Alessandra a S. Domenico bella e risplendente come una stella, e gli disse che uno dei principali suffragi che hanno le anime del purgatorio in quelle pene è il rosario che si recita per esse; e che le medesime subito che giungono in paradiso, pregano per coloro che l'applicano questa potente orazione. E ciò detto, vide S. Domenico salirsene tutta giubilante quell'anima fortunata al regno de' beati.23


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Preghiera.

O regina del cielo e della terra, o Madre del Signore del mondo, o Maria, creatura la più grande, la più eccelsa, la più amabile, è vero che molti sulla terra non v'amano e non vi conoscono; ma vi sono tanti milioni d'angeli e di beati in cielo che v'amano e vi lodano continuamente. Anche in questa terra quante anime felici ardono del vostro amore e vivono innamorate della vostra bontà! Ah vi amassi ancor io, Signora mia amabilissima! Oh pensassi sempre a servirvi, a lodarvi, ad onorarvi ed a procurare di vedervi amata da tutti! Voi avete innamorato un Dio, che colla vostra bellezza l'avete, per così dire, strappato dal seno dell'Eterno Padre, tirandolo in terra a farsi uomo e vostro figlio: ed io misero verme non sarò innamorato di voi? No, Madre mia dolcissima, anch'io vi voglio amare ed amare assai, e voglio far quanto posso per vedervi amata anche dagli altri. Gradite dunque, o Maria, il desiderio che ho d'amarvi, ed aiutatemi ad eseguirlo.

Io so che i vostri amanti son troppo di buon occhio mirati dal vostro Dio. Egli dopo la sua gloria altro più non desidera che la gloria vostra, in vedervi onorata ed amata da tutti. Da voi, Signora, io spero tutte le mie fortune. Voi mi avete da ottenere il perdono di tutti i miei peccati, voi la perseveranza; voi mi avete da assistere nella mia morte; voi mi avete da cacciare dal purgatorio; voi finalmente mi avete da condurre in paradiso. Tanto sperano da voi i vostri amanti e non restano ingannati; tanto spero ancor'io, che vi amo con tutto l'affetto e sopra ogni cosa dopo Dio.




1 «(Beata Virgo) in regno purgatorii dominium tenet; propterea inquit: Et in fluctibus maris ambulavi. Poena siquidem purgatorii ideo dicitur fluctus, quia transitoria est; sed additur maris, quia nimium est amara... Et ab iis tormentis liberat Beata Virgo, maxime devotos suos. Et hoc est quod ait: Et in fluctibus maris ambulavi, scilicet visitans, et subveniens necessitatibus et tormentis devotorum meorum: imo et omnium qui ibi exsistunt, quia filii eius sunt, quum sint filii gratiae, et in gratia confirmati atque de gloria certificati.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivitatibus SS. et Imm. V. M., sermo 3, De glorioso nomine V. M., art. 2, cap. 3. Venetiis, 1745, IV, 80, col. 2; 1591 (1601), III, 89, col. 2.

2 Eccli. XXIV, 8.

3 Vedi sopra, nota 1.

4 «Vides quantum referat hic Virginem colere ac venerari, cum cultorum suorum in purgatoriis fiammis exsistentium non obliviscatur; et licet omnibus opem ac refrigerium ferat, id tamen praecipue erga suos praestat.» Aloysius NOVARINUS, Cler. Reg., Electa sacra, II, Umbra virginea, cap. 15, excursus 86, n. 784. Venetiis, 1632, p. 333, col. 2.

5 «Sum etiam Mater omnium qui sunt in purgatorio, quia omnes poenae quae debentur purgandis pro peccatis suis, in qualibet hora propter preces meas quodammodo mitigantur. Ita placet Deo, ut aliquae ex his poenis, quae debentur eis de rigore divinae iustitiae, minuantur.» Revelationes S. BIRGITTAE, olim a Card. Turrecremata (Torquemada) recognitae, lib. 4, cap. 138. Coloniae Agrippinae, 1628, p. 298, col. 1.

6 Profundum abyssi penetravi. Eccli. XXIV, 8. - L'applicazione di questo testo non si è trovata presso S. Bonaventura.

7 «Septima clausula est, Et vidit Deus lucem quod esset bona. Ecce nativitas virginis Mariae... Nam bona erat angelis...; bona hominibus...; bona peccatoribus...; bona iustis...; bona sanctis Patribus...; bona animabus de purgatorio, quia per eam habent suffragium; bona navigantibus...; bona laborantibus in terra...» S. VINCENTIUS FERRERIUS, Sermones de Sanctis, sermo 2 de Nativ. B. M. V., n. 7. Coloniae Agrippinae, 1676, pag. 469.

8 «Et Filius ait: «Tu es mater mea. Tu regina caeli. Tu mater misericordiae. Tu consolatio eorum qui sunt in purgatorio. Tu laetitia eorum qui peregrinantur in mundo. Tu es Domina angelorum. Tu cum Deo excellentissima. Tu es etiam Princeps super diabolum.» Revelationes S. BIRGITTAE, lib. 1, cap. 16. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 22, col. 1.



9 «(Verba Reginae caeli). Filius meus quantum etiam honoravit nomen meum, audi. Nomen meum est Maria, sicut legitur in Evangelio. Hoc nomen cum Angeli audiunt, gaudent... Ille qui in purgatorio sunt ultra modum gaudent, tamquam aeger in lecto iacens, si audierit ab aliquibus verbum solatii, et quod ei placet in animo, quod statim exsultat.» Id. op., lib. 1, cap. 9, pag. 11, col. 2. - DIONYSIUS CARTUSIANUS, Opera, XXXVI, Opera minora, IV, Tornaci, 1908, De dignitate et laudibus B. V. M., lib. 3, art. 30, pag. 146, col. 2.

10 «Virginis nomen illarum poenarum refrigerium est; addit eadem Virgo preces, quibus, veluti supero quodam rore, cruciatus illi magni mitigantur. Sub Spiritus Sancti umbra Mater omnium facta Maria est, sed earum praecipue animarum quae purgatorias sustinent flammas; et facile crediderim qualibet hora fiammas illas Mariae precibus mitigari, leviores lenioresque reddi.» Al. NOVARINUS, Cl. Reg., Electa Sacra, II, Umbra Virginea, cap. 15, excursus 86, n. 785. Venetiis, 1632, pag. 333, col. 2.

11 «Admirari potius oportebat daemones et pavescere quasi quaerentes inter se: Quae est quae ascendit per desertum quasi aurora consurgens (Cant. III, 6), quae nobis est umbra mortis, et terribilis ut castrorum acies ordinata (Cant. VI, 3)? - Non est quidem incredibile Christum fuisse (sembra che voglia dire il Gersone: Christum fuisse qui sic exclamaret: Quae est ista...) cuius currus erat decem millibus multiplex (Ps. LXVII, 18) per Angelos ducens secum multam ex purgatorio captivitatem, ob honorem novae coronationis ipsius quae Regina misericordiae, et Domina gratiae, et Mater misericordiae, sub cuius imperio sunt omnia iura regnorum, ut in suo nomine flectatur omne genu caelestium, terrestrium et infernorum (Phil. II, 10), quamvis aliter ad Filium benedictum, qui tamen subditus dignatus est esse illi.» IO. GERSONIUS, Collectorium super «Magnificat», tractatus 4 (versus finem). Opera, IV, Antverpiae, 1706, col. 287.

12 «Ferunt quippe bonae notae auctores, Virginem morituram in caelumque ituram a Filio hoc petiisse, ut omnes animas, quae in Purgatorio detinebantur, secum ad gloriam ducere posset, quod ipsam obtinuisse dubium non est.» Al. NOVARINUS, l. c. (nota 10), n. 786, pag. 334, col. 1. - Aggiunge il Novarino: «Illud hic addiderim, non ea tantum vice qua assumpta in caelum est, animarum liberationem obtinuisse, sed quotiescumque haec eadem solemnitas singulis vertentibus annis celebratur; adeo ut in eiusdem Virginis gratiam maximus numerus animarum, quae purgatoriis crucitibus torquentur, ab illis poenis liberentur.»

13 Dalle parole riferite nella nota 11, e molto più chiaramente dal contesto, apparisce che Gersone intende parlare, non solo di quello che succedette nell'incoronazione di Maria, ma del suo attuale e permanente privilegio di Regina e Madre di misericordia: Regina che può, Madre che vuole venire in aiuto dei suoi servi e figli. - Vedi, l. c., col. 285, da quelle parole: «Vellem comparares beatitudinem Mariae, qua nunc fruitur...», col. 286, 287.

14 Vedi sopra, nota 1.

15 «Crediderim etiam, et facile Virginis cultor suum quoque calculum adiiciet, omnibus qui in purgatricibus illis flammis suas maculas purgarunt, Mariae meritis non solum leviores fuisse redditas illas poenas... sed et breviores contractioresque, adeo ut cruciatuum tempus contractum Virgini ope illis sit, quod alioquin longius porrigi debuerat.» Al. NOVARINUS, l. c. (nota 10), n. 787, p. 335, col. 1.

16 «Religiosus plane presbyter Ioannes rem mihi retulit ante paucos annos Romae contigisse, quam narro. In Assumptione scilicet beatae Dei Genitricis Mariae, cum nocturno tempore Romanus populus iuxta morem orationibus et litaniis insisteret, et accensis luminibus diversarum regionum ecclesias perlustraret; mulier quaedam in basilica, quae est ad honorem eiusdem beatae Virginis in Capitulo (Capitolio vel Campitello) constituta, commatrem suam vidit, quae scilicet ab anno fere fuerat iam defuncta. Cumque per multitudinem confluentium ad eius attingere non potuisset alloquium, studuit eam in tali cuiusdam angiportus articulo praestolari, ut dubium non esset quod, egressa basilicam, ab ea declinare non posset. Hanc itaque transeuntem protinus inquisivit: «Num, inquit, tu commater mea es, Marozia videlicet, quae dudum defuncta es?» Hoc illi vocabulum fuerat, dum adviveret. Qua respondente: «Ipsa sum» - «Et quomodo, inquit, tibi nunc est? - Ait: Usque hodie non levis me poena constrinxit, quia videlicet per lasciviae petulantis illecebras cum coaetaneis me puellis in tenera adhuc aetate foedavi; et hoc ipsum, proh dolor! oblivioni quodammodo tradens, sacerdoti quidem confessa fui, sed iudicium non accepi. Verum hodie Regina mundi pro nobis preces fudit, meque cum multis aliis de locis poenalibus liberavit, tantaque multitudo per interventionem eius hodie est de tormentis erepta, ut numerum totius Romanae plebis excedat; unde sacra eidem Dominae nostrae gloriosae dicata passim loca visitamus, actionesque sibi gratiarum pro tantis misericordiae beneficiis alacres exhibemus.» Cumque super hoc commater illius ambigeret, nec fidem facile sermonibus adhiberet, subiunxit: «Ut experiaris, inquit, pro certo verum esse quod loquor, scias te transacto hoc anno, in hac eadem festivitate procul dubio morituram. Quod si, quod fieri non potest, ulterius vixeris, me protulisse mendacium liquido comprobabis.» Et his dictis, ab oculis eius evanuit. Mox illa cilicium induit, et de obitu suo sollicita, quae audierat, vivere cautius coepit. Quid plura? Peracto fere anno, pridianis coepit aegrotare vigiliis, in ipso vero festivitatis die vitam, sicut ei demonstratum fuerat, terminavit.» S. PETRUS DAMIANUS, Opusculum 34, pars 2, Disputatio de variis apparitionibus et miraculis, cap. 3. ML 145-586, 587. Opera, Romae, 1606, I, Epistolorum lib. 3, epistola 10, pag. 164, 165.

17 «Duo socii erant se invicem valde amantes. Quorum unus circa festum Omnium Sanctorum defunctus est. Alius vero continuis fletibus se affligens, nihil pro defuncto oravit. Cui post festum Nativitatis Christi defunctus apparuit, dicens: «Nihil mihi profecisti solum plorando.» Et quasi improperans ei fletum: «Ecce, inquit, beatissima Virgo Maria, singulis annis in festo Nativitatis Christi ad purgatorii loca cum multitudine angelorum descendit, et multas inde animas eripit, quoniam in nocte solemnitatis illius Christum Regem gloriae peperit. Quumque in proxima Nativitatis Christi solemnitate descenderet, et multas eriperet animas, sperabam quod precibus tuis fuisset me etiam eductura, sed non fecit. Verum quoniam proxima nocte dominicae Resurrectionis solet descendere ad purgatorium pro eductione animarum, eo quod Christus nocte illa sanctos de limbo eduxit, rogo ne cesses pro me cum lacrimis exorare, ut me illa nocte dignetur eripere. Et in hoc scies te exauditum, si tibi ultra non apparuero.» Et quia defunctus ille ad viventem non rediit, creditur per Virginem gloriosam nocte illa ereptus. Ex hoc quoque exemplo docentur fideles pro amicis suis defunctis magis orare quam fiere, nisi pro illorum liberatione fleant orando.» D. DIONYSIUS CARTUSIANUS, In solemnitate Assuimptionis B. V. M., sermo secundus. Opera, XXXII, Tornaci, 1906, pag. 320, col. 2; Coloniae, II, 1523, p. 279, col. 1.

18 «Facile autem crediderim in Virginis honorem gaudilique cumulum, in quocumque Virginis solemni festo plures animas ab illis poenis exui.» Al. NOVARINUS, l. c. (nota 10), n. 786, pag. 334, col. 2.

19 CRASSET, S. I., La vera divozione verso Maria Vergine, trattato 6, pratica 4. Venezia, 1762, II, p. 633 e seg. - Sulle autorità qui allegate, vedi Appendice, 10.

20 «Beatissima Virgo... filios in scapularis societatem relatos, qui abstinentiam modicam precesque paucas eis praescriptas frequentarunt, ac pro sui status ratione castitatem coluerunt, materno plane affectu, dum igne purgatorii expiantur, solari, ac in caelestem patriam obtentu suo quantocius pie creditur efferre.» BREVIARIUM ROMANUM, In Commemoratione B. M. V. de Monte Carmelo, lectio 6.

21 Menologium Cisterciense, XIV Cal. aprilis (19 martii): «Villarii in Brabantia, beatus Abundus monachus, quem ab ipsa puerita optimi mores, acumen ingenii, et columbina simplicitas, gratum omnibus et venerandum reddiderunt: qui saepe in ecstasim raptus, caelitum Ordines, Angelorum Regem eiusque gloriosam Genitricem non modo vidit, sed et eorum familiari colloquio usus est...» - Chrys. HENRIQUEZ, Menologium Cisterciense notationibus illustratum, l. c., nota h), Antverpiae, 1630, pag. 88, col. 2:«Vix credo aliquem alium in hac misera lacrimarum valle constitutum, similibus favoribus a B. Virgine fuisse nobilitatum.»

22 Menologio Cisterciense, VI nonas octobris (2 octobris): «Villarii, beatus Godefridus Pachomius, ibidem monachus, multis et praeclaris prodigiis illustris, qui in illa solitudine vitam sanctissimam instituens, humilitatis et pietatis operibus se dedit, et meritis ac diebus plenis obdormivit in Domino.» - Chrys. HENRIQUEZ, Menologium..., l. c., nota l), pag. 334, col. 1: «In libro de Gestis virorum illustrium solitudinis Villariensis haec habentur: «Postquam (Godefridus, antea Ordinis S. Augustini Canonicus, Ordini Cisterciensi) se tradidit Villarii, vixit ibidem quadraginta septem annis, in maxima austeritate... Quodam tempore audivit vocem dicentem: «Dormi, anima, et requiesce: ecce appropinquat regnum caelorum.» Eodem tempore videbatur alteri monacho, quod beata Virgo cum monachis Capitulum tenebat, et consurgens ibat ad amplexandum Godefridum. Huic aliquando dixit beatus Abundus: «Beatus es, Frater Godefride, et bene tibi erit, quia mihi iterum praeceptum aliquam tibi dicere, quae laetis auribus audire debes. Recordare quod olim, cum esses iunior, gloriosa Virgo Maria per me tibi nuntiabat dicens: «Frater Abunde, dic Fratri Godefrido ut proficiat de virtute in virtutem: sic erit Filii mei et meus monachus. Et cum migraverit anima eius a corpore, non dimittam eam venire in purgatorium, sed suscipiam eam, et offeram Filio meo.» - IDEM, l. c., nota p), pag. 334, col. 2: «In Additionibus ad Chronicon VIllariense haec habentur: «Multis sanctis hominibus ac feminis Reclusis, tam his qui prope quam qui procul erant, pulchris exemplis ostensum est, quod Godefridus obitus sui diem praesciret, et quod beata Maria, cum B. Ioanne Evangelista, et cum undecim millibus Virginum, in discessu eius foret, et quod animam cum multa exsutatione perducerent ad aeternam vitam sine purgatorii poena.»

23 Io. Eus. NIEREMBERG, S. I., Trophaea Mariana, seu de victrice misericordia Deiparae patrocinantis hominibus, libri sex: lib. 4, cap. 29. Antverpiae, 1658, pag. 178, 179. - MARRACCIUS Hippolytus, Cong. Cler. Reg. Matris Dei, Familia Mariana, VII, Fundatores Mariani, cap. 18, De S. Dominico: Migne-Bourassé, Summa Aurea, XI, col. 466. - Alcuni autori riferiscono questo racconto, aggiungendovi un particolare: cioè che S. Domenico abbia fatto risalire dal pozzo, dopo la testa, anche il corpo di Alessandra, e che la testa si sia riadattata al corpo: ciò manifestamente per ovviare all'inconveniente della comunione fatta da chi abbia la sola testa, mentre l'atto del mangiare non si compie nella bocca. Ma ciò è assolutamente contrario al racconto originale, il quale è del B. ALANUS REDIVIVUS RUPENSIS, De ortu atque progressu Psalterii Christi et Mariae, pars 5, cap. 62 (in altre edizioni: pars 5, II, Exempla devoti sexus feminei, exemplum 4), Venetiis, 1565, pag. 443 et seq. - Vi sono altri fatti simili - accertati da testimoni degni di fede - di morti risuscitati o di persone conservate in vita contro le leggi naturali, per intercessione di Maria SS. Notano i Padri Dujardin e Pladys (Les Gloires de Marie, traduction française) che il P. Gio. Batt. Van Ketwig, O. P., nella sua, - «haud spernenda», dice Hurter - Panoplia Mariana, Antverpiae, 1720, sect. 3, par. 3, princ. 2, prop. 2, abbia sciolto le difficoltà mosse dagli «antidicomarianitae» contro il detto miracolo. Le obbiezioni teologiche contro la possibilità di simili miracoli e la convenienza di siffatti disposizioni della Provvidenza in favore di alcune anime, le troviamo anche noi infondate, con S. Alfonso e collo stesso S. Tommaso. Si veda, in fine di questo volume, l'Appendice, 9. La dottrina del B. Alano non è per niente sospetta. Non mancano però fondamenti per mettere in dubbio l'esattezza storica di alcuni suoi racconti, quando mancano altre testimonianze. Resta pur cosa certa e non trascurabile ch'egli abbia avuto una missione speciale, e che abbia contribuito, in modo assai efficace, a rinvigorire la devozione cotanto salutare, e veramente cattolica, al SS. Rosario.






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