- Parte seconda.
- DISCORSI SULLE SETTE FESTE PRINCIPALI DI MARIA
- DISCORSO I. - Dell'Immacolata Concezione di Maria.
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Parte seconda.
DISCORSI SULLE SETTE FESTE PRINCIPALI DI MARIA
DISCORSO I. - Dell'Immacolata
Concezione di Maria.
Quanto convenne a tutte tre le divine Persone il
preservar Maria dalla colpa originale.
Troppo fu grande la
ruina che 'l maledetto peccato apportò ad Adamo ed a tutto il genere umano;
mentreché perdendo egli allora miseramente la grazia, perdé insieme tutti gli
altri beni di cui nel principio fu arricchito, e tirò sopra di sé e di tutti i
suoi discendenti, coll'odio di Dio, il cumulo di tutti i mali. Ma da questa
comune disgrazia volle Dio esimere quella Vergine benedetta, ch'egli avea
destinata per madre del secondo Adamo Gesù Cristo, il quale dovea dar riparo al
danno fatto dal primo.
Or vediamo quanto convenne a Dio e a tutte tre le divine Persone di preservar
questa Vergine dalla colpa originale. Vedremo che convenne al Padre
preservarnela come sua figlia, al Figlio come sua madre, allo Spirito Santo
come sua sposa.
Punto I.
E in primo luogo convenne all'Eterno Padre far che Maria fosse immune della
macchia originale perch'ella era sua figlia e figlia primogenita, com'ella
stessa attestò:
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Ego ex ore
Altissimi prodivi primogenita ante omnem creaturam (Eccli. XXIV, [5]);
siccome già viene applicato questo passo a Maria da' sacri Interpreti, da' SS.
Padri e dalla stessa Chiesa appunto nella solennità di sua Concezione. Poiché o
sia ella primogenita in quanto fu predestinata insieme col Figlio ne' divini
decreti prima di tutte le creature, come vuole la scuola de' Scotisti; o sia
primogenita della grazia come predestinata per madre del Redentore dopo la
previsione del peccato, secondo vuole la scuola de' Tomisti: tutti non però si
accordano in chiamarla la primogenita di Dio. Il che essendo, ben fu
conveniente che Maria non fosse mai stata schiava di Lucifero, ma solo e sempre
posseduta dal suo Creatore, come già fu, secondo ella medesima dice: Dominus possedit me in initio viarum suarum
(Eccli., loc. cit.)1 Onde con ragione fu Maria chiamata da Dionigi
arcivescovo d'Alessandria: Una et sola
filia vitae (Ep. contr. Pau. Samos.).2 Unica e sola figlia della
vita, a differenza dell'altre che, nascendo in peccato, son figlie della morte.
In oltre ben convenne che l'Eterno Padre la creasse in sua grazia, poiché la
destinò per riparatrice del mondo perduto, e mediatrice di pace tra gli uomini
e Dio; come appunto la chiamano i SS. Padri e specialmente S. Giov. Damasceno,
il quale così le dice: O Vergine benedetta, voi siete nata per servire alla
salute di tutta la terra: In vitam
prodiisti, ut orbis universi administram te praeberes (Or. 1, de Nat.
Virg).3 Perciò dice S. Bernardo che Maria fu già figurata nell'arca di
Noè; mentre siccome per quella furon liberati gli uomini dal diluvio, così per
Maria noi siam salvati dal naufragio del peccato; ma colla differenza, che per
mezzo dell'arca si salvarono pochi, per mezzo di Maria è stato liberato tutto
il genere umano: Sicut per illam omnes
evaserunt diluvium, sic per istam peccati naufragium. Per illam
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paucorum
facta est liberatio, per istam humani generis salvatio (Serm. de B.
Virg.).4 Ond'è che Maria da S. Atanasio chiamasi: Nova Heva, mater vitae (Or. de S. Deip.).5 Nuova Eva,
perché la prima fu madre della morte, ma la SS. Vergine è madre della vita. S.
Teofane vescovo di Nicea le dice: Salve,
quae sustulisti tristitiam Hevae.6 S. Basilio la chiama paciera fra
gli uomini e Dio: Ave, Dei hominumque
sequestra constituta.7 S. Efrem la paciera di tutto il mondo: Ave, totius orbis conciliatrix.8
Or a chi tratta la pace, non certamente conviene ch'egli sia nemico
dell'offeso, e tanto meno che sia complice dello stesso delitto. Dice S.
Gregorio che a placare il giudice non può andarvi un suo nemico, altrimenti in
vece di placarlo più lo sdegnerebbe.9 E perciò dovendo Maria esser la
mezzana di
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pace degli uomini con Dio, ogni ragion volea che non
comparisse ella ancora peccatrice e nemica di Dio, ma tutt'amica e monda dal peccato.
Di più convenne che Dio la preservasse dalla colpa originale, poiché la
destinava a schiacciare la testa al serpente infernale, che col sedurre i primi
progenitori recò la morte a tutti gli uomini, come già gli predisse il Signore: Inimicitias ponam inter te et mulierem, et
semen tuum et semen illius: ipsa conteret caput tuum (Gen. III, 15). Or se
Maria dovea esser la donna forte posta nel mondo a vincere Lucifero, al certo
non conveniva ch'ella fosse prima da Lucifero vinta e fatta sua schiava: ma più
presto fu ragionevole che fosse esente da ogni macchia e da ogni soggezione al
nemico. Cercò il superbo, siccome avea già infettato col suo veleno tutto il
genere umano, così anche d'infettare la purissima anima di questa Vergine. Ma sia
sempre lodata la divina bontà, che la prevenne a questo fine con tanta grazia,
che restando ella libera da ogni reato di colpa, così poté abbattere e
confonder la sua superbia, come dice sant'Agostino o chi altro sia l'autor del
commento nella Genesi: Cum peccati
originalis caput sit diabolus, tale caput Maria contrivit, quia nulla peccati
subiectio ingressum habuit in animam Virginis, et ideo ab omni macula immunis
fuit (in cit. loc. Gen.).10 E più chiaramente S. Bonaventura:
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Congruum erat ut B. Virgo
Maria, per quam aufertur nobis opprobrium, vinceret diabolum, ut nec ei
succumberet ad modicum (In 3, dist. 3, art. 2, qu. 2).11
Ma sopra tutto convenne principalmente all'Eterno Padre che rendesse illesa
questa sua figlia dal peccato di Adamo, perché la destinava per madre del suo
Unigenito. Tu ante omnem creaturam in
mente Dei praeordinata fuisti, ut Deum ipsum hominem procreares, parla S.
Bernardino da Siena (Serm. 51, cap. 4).12 Se non per altro motivo
dunque, almeno per onor del suo Figlio ch'era Dio, fu ragione che 'l Padre la
creasse pura da ogni macchia. Dice S. Tommaso l'Angelico che tutte le cose che
sono ordinate a Dio, debbono esser sante e monde da ogni lordura: Sanctitas illis rebus attribuitur quae in
Deum sunt ordinatae (1 p., q. 36, art. 1).13 Che perciò Davide,
designando il tempio di Gerosolima con quella magnificenza che si conveniva al
Signore, dicea: Neque enim homini
praeparatur habitatio, sed Deo (I Par. XXIX, 1). Or quanto più dobbiamo
ragionevolmente credere che 'l sommo Fattore, destinando Maria per essere la
madre del suo medesimo Figlio, la dovette adornare nell'anima di tutti i pregi
più belli, acciocché fosse degna abitazione d'un Dio? Omnium artifex Deus - afferma il B. Dionigi Cartusiano - Filio suo dignum habitaculum fabricaturus,
eam omnium gratificantium charismatum [plenitudine] adornavit
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(L. 2, de laud.
Virg., art. 2).14 E la stessa S. Chiesa di ciò ne assicura attestando
che Dio apparecchiò il corpo e l'anima della Vergine, per essere degno albergo
in terra del suo Unigenito: Omnipotens
sempiterne Deus, così prega la S. Chiesa, qui gloriosae Virginis et Matris Mariae corpus et animam, ut dignum
Filii tui habitaculum effici meretur, Spiritu Sancto cooperante, praeparasti,
etc.15
Si sa che 'l primo pregio de' figli è di nascere da padri nobili: Gloria filiorum patres eorum (Prov.
XVII, 6). Ond'è che più si tollera nel mondo lo sfregio d'esser riputato scarso
di beni e di dottrina, che vile di nascita; mentre il povero può farsi ricco
colla sua industria, l'ignorante può farsi dotto collo studio, ma chi nasce
vile difficilmente può giungere a diventare nobile; e se mai vi giungesse,
sempre potrà rinfacciarglisi l'antica ed originaria sua macchia. Come dunque
possiamo pensare che Dio, potendo far nascere il Figlio da una madre nobile,
con preservarla dalla colpa, l'abbia voluto far nascere da una madre infetta
dal peccato, permettendo che Lucifero avesse potuto sempre rinfacciargli
l'obbrobrio d'esser nato da una madre sua schiava e nemica di Dio? No, che 'l
Signore ciò non permise: ma ben provvide all'onor del suo Figlio con far che la
sua madre fosse stata sempre immacolata, affinché fosse una madre qual si conveniva
ad un tal Figlio. Così ci attesta la Chiesa greca: Providentia singulari perfecit, ut SS. Virgo ab ipso vitae suae
principio tam omnino exsisteret pura, quam decebat illam quae Christo digna
mater exsisteret (In Men., die 25 martii).16
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È assioma comune fra' Teologi, non essere stato mai conceduto alcun dono ad
alcuna creatura, di cui non sia stata anche arricchita la B. Vergine. Ecco come
parla S. Bernardo: Quod vel paucis
mortalium constat esse collatum, fas certe non est suspicari tantae Virgini
fuisse negatum (Epist. 174).17 E S. Tommaso da Villanova: Nihil umquam alicui sanctorum concessum est,
quod a principio vitae cumulatius non praefulgeat in Maria (Serm. 2, de
Ass.).18 Ed essendo vero che tra la Madre di Dio ed i servi di Dio vi è
una distanza infinita, secondo il celebre detto di S. Giovanni Damasceno: Matris Dei et servorum Dei infinitum est
discrimen (Or. 1 de Ass.);19 certamente dee supporsi, come insegna
San Tommaso, che Dio abbia conferiti privilegi di grazia in ogni genere
maggiori alla Madre che a' servi: Maiora
in quovis genere privilegia gratiae deferenda sunt Matri Dei, quam servis
(3 p., q. 27, art. 2).20 Or ciò supposto, ripiglia S. Anselmo, il gran
difensore di Maria immacolata,
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e dice: Impotensne fuit sapientia Dei mundum habitaculum condere, remota omni
labe conditionis humanae? (Serm. de Concept.): Forse non poté la divina
Sapienza apparecchiare al suo Figlio un ospizio mondo, con preservarlo da ogni macchia
del genere umano? Ha potuto già Dio - seguita a parlare S. Anselmo - conservare
illesi gli angeli del cielo nella rovina di tanti, e non ha potuto poi
preservar la Madre del Figlio, e la regina degli angeli dalla comune caduta
degli uomini? Angelos, aliis peccantibus,
a peccato reservavit; et Matrem ab aliorum peccatis exsortem servare non potuit?
(Loc. cit.).21 Ha potuto Dio, io aggiungo, dar la grazia anche ad
un'Eva di venir al mondo immacolata, e poi non ha potuto darla a Maria?
Ah no, che Dio ha potuto ben farlo e l'ha fatto; mentre con ogni ragione
conveniva, come dice lo stesso S. Anselmo, che quella Vergine, che Dio disponea
di dare per Madre all'unico suo Figlio, fosse adorna di una purità,22
che non solo avanzasse quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli, ma
fosse la maggiore che può intendersi dopo Dio: Decens erat, ut ea puritate, qua maior sub Deo nequit intelligi,
Virgo illa niteret, cui Deus Pater unicum sibi Filium dare disponebat
(Dict. lib. de Conc.).23 E più chiaro S. Gio. Damasceno: Cum Virginis una cum corpore animam
conservasset, ut eam decebat, quae Deum in sinu suo exceptura erat: sanctus
enim ipse cum sit, in sanctis requiescit (Lib. 4, de fid. ort., c.
15).24 Sicché ben poté dire
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l'Eterno Padre a questa Figlia
diletta: Sicut lilium inter spinas, sic
amica mea inter filias (Cant. II, 2): Figlia, fra tutte le altre mie figlie
tu sei come giglio tra le spine, giacché quelle sono tutte macchiate dal
peccato, ma tu fosti sempre immacolata e sempre amica.
Punto II.
In secondo luogo convenne al Figlio di preservar Maria dalla colpa, come sua
madre.
A tutti gli altri figli non si concede di potersi sceglier la madre secondo il
lor piacere; ma se a taluno ciò mai si concedesse, chi sarebbe quello che
potendo aver per madre una regina, la volesse schiava? potendo averla nobile,
la volesse villana? potendo averla amica di Dio, la volesse nemica? Se dunque il
solo Figliuolo di Dio poté eleggersi la madre conforme gli piaceva, ben dee
tenersi per certo che se la scegliesse qual conveniva ad un Dio. Così parla S.
Bernardo: Nascens de homine Factor
hominum talem sibi debuit eligere matrem, qualem se decere sciebat (Hom. 3,
sup. Miss.).25 Ed essendo ben
decente ad un Dio purissimo l'avere una madre pura da ogni colpa, tale appunto
se la fece, afferma S. Bernardino da Siena con quelle parole: Tertio fuit sanctificatio maternalis, et
haec removet omnem culpam originalem. Haec fuit in B. Virgine: sane Deus talem
tam nobilitate naturae, quam perfectione gratiae condidit matrem, qualem eum
decebat habere suam matrem (Tom. 2, serm. 51, c. 1).26 Al che fa
ciò che scrisse l'Apostolo: Talis enim
decebat
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ut nobis esset
pontifex sanctus, innocens, impollutus, segregatus a peccatoribus, etc.
(Hebr. VII, [26]). Nota qui un dotto autore che secondo S. Paolo fu decente che
'l nostro Redentore non solo fosse segregato da' peccati, ma anche da'
peccatori, conforme spiega S. Tommaso:
Oportuit eum qui peccata venit tollere, esse segregatum a peccatoribus, quantum
ad culpam cui Adam subiacuit (3 p., q. 4, art. 6).27 Ma come Gesù
Cristo potea chiamarsi segregato da' peccatori, avendo una madre peccatrice?
Dice S. Ambrogio: Non de terra, sed de
caelo vas sibi hoc, per quod descenderet, Christus elegit, et sacravit templum
pudoris (De Inst. Virg., c. 5).28 Allude il santo al detto di S.
Paolo: Primus homo de terra, terrenus:
secundus homo de caelo, caelestis (I Cor. XV, [47]). S. Ambrogio chiama la
divina Madre Vaso celeste, non perché
Maria non fosse terrena per natura, come han sognato gli eretici; ma celeste
per grazia, poich'ella fu superiore agli angeli del cielo in santità e purità,
come si conveniva ad un re della gloria, che doveva abitar nel suo seno,
secondo rivelò il Battista a santa Brigida: Non
decuit regem gloriae iacere nisi in vase purissimo et electissimo, prae omnibus
angelis et hominibus (Rev. l. I, c. 17).29
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Al che
s'unisce quel che lo stesso Eterno Padre disse alla medesima santa: Maria fuit vas mundum et non mundum. Mundum,
quia tota pulchra: sed non mundum, quia de peccatoribus nata est; licet sine
peccato concepta, ut Filius meus de ea sine peccato nasceretur (Lib. V, c.
13).30 E notinsi queste ultime parole, cioè che Maria fu senza colpa
conceputa, acciocché da lei senza colpa nascesse il divin Figlio. Non già che
Gesù Cristo fosse stato capace di contrarre la colpa, ma affinché egli non
avesse l'obbrobrio di avere una madre infetta dal peccato e schiava del
demonio.
Dice lo Spirito Santo che l'onore del padre è la gloria del figlio, e 'l
disonore del padre è l'obbrobrio del figlio: Gloria enim hominis est honor patris sui, et dedecus filii pater sine
honore (Eccli. III, 13).31 Che però dice S. Agostino (Serm. de Ass.
B.V.) che Gesù preservò il corpo di Maria dal corrompersi dopo la morte, poiché
ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne
verginale di cui egli s'era già vestito: Putredo
namque humanae est opprobrium conditionis, a quo cum Iesus sit alienus, natura
Mariae excipitur; caro enim Iesu caro Mariae est (Serm. de Ass.
B.V.).32 Or se
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sarebbe stato obbrobrio di Gesù Cristo nascere
da una madre che avesse avuto un corpo soggetto alla putredine della carne,
quanto più il nascere da una madre che avesse avuta l'anima infetta dalla
putredine del peccato? Oltrechè, essendo vero che la carne di Gesù è la stessa
che quella di Maria, in tal maniera - come soggiunge ivi lo stesso santo - che
la carne del Salvatore anche dopo la sua risurrezione è restata la stessa
ch'egli prese dalla Madre: Caro Christi
caro est Mariae, et quamvis gloria resurrectionis fuerit glorificata, eadem
tamen mansit quae de Maria sumpta est (Loc. cit.).33 Onde disse S.
Arnoldo Carnotense: Una est Mariae et
Christi caro; atque adeo Filii gloriam cum Matre non tam communem iudico, quam
eamdem (De laud. Virg.).34 Or essendo ciò vero, se mai la B.
Vergine fosse stata conceputa in peccato, benché il Figlio non ne avrebbe
contratta la macchia del peccato, nulladimeno sempre gli sarebbe stata una
certa macchia l'aver seco unita la carne un tempo infetta dalla colpa, vaso
d'immondizia, e soggetta a Lucifero.
Maria non solo fu madre, ma degna madre del Salvatore. Così la chiamano tutti i
Santi Padri. S. Bernardo: Tu sola inventa
es digna, ut in tua virginali aula Rex regum primam sibi mansionem eligeret
(In depr. ad Virg.).35 S. Tommaso da Villanova: Antequam conciperet, iam idonea erat, ut esset Mater
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Dei (Serm. 3, de Nat. Virg.).36
La stessa S. Chiesa ci attesta che la Vergine meritò d'esser madre di Gesù
Cristo: B. Virgo, cuius viscera meruerunt
portare Christum Dominum (Resp. 1, noct. 2, in
Nat. Mar.). Il
che spiegando S. Tommaso d'Aquino, dice: B.
Virgo dicitur meruisse portare Dominum omnium, non quia meruit ipsum incarnari,
sed quia meruit ex gratia sibi data illum puritatis et sanctitatis gradum, ut
congrue posset esse Mater Dei (3 p., q. 2, a. 11, ad 3).37 Dice
dunque l'Angelico che Maria non già poté meritare l'incarnazione del Verbo, ma
colla divina grazia meritò tal perfezione, che la rendesse degna Madre d'un
Dio, secondo quel che ne scrisse anche S. Pier Damiani: Singularis eius sanctitas ex gratia hoc promeruit, quod susceptione Dei
singulariter iudicata est digna (De Ass., serm. 2).38
Or ciò supposto che Maria fu degna Madre di Dio, quale eccellenza mai, dice S.
Tommaso da Villanova, e qual perfezione a lei non si convenne? Quae autem excellentia, quae
perfectio decuit eam, ut esset Mater Dei? (Serm.
3, de Nat. Virg.)39
Insegna lo stesso dottore Angelico che quando Dio elegge taluno a qualche
dignità, lo rende ancora idoneo a quella; onde dice che Dio avendo eletta Maria
per sua madre, certamente ne la rendette ancora degna colla sua grazia: Beata autem Virgo fuit electa divinitus ut
esset Mater Dei; et ideo non est dubitandum quin Deus per suam gratiam eam ad
hoc
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idoneam reddiderit
iuxta illud: Invenisti gratiam apud Dominum: Ecce concipies, etc. Luc. I (3
p., q. 27, a. 4). E da ciò ricava il santo che la Vergine non commise mai alcun
peccato attuale, neppur veniale; altrimenti, dice, ella non sarebbe stata degna
Madre di Gesù Cristo, poiché l'ignominia della Madre sarebbe stata anche del
Figlio, avendo una peccatrice per madre:
Non fuisset idonea Mater Dei, si peccasset aliquando, quia ignominia matris ad
Filium redundasset (Loc. cit.).40 Or se Maria, peccando con un sol
veniale, che non priva già l'anima della divina grazia, non sarebbe stata Madre
idonea di Dio; quanto più se Maria fosse stata rea della colpa originale, la
quale l'avrebbe renduta nemica di Dio e schiava del demonio? Che perciò S.
Agostino disse in quella sua celebre sentenza che parlando di Maria non volea
far parola di peccati, per onore di quel Signore ch'ella meritò per Figlio e
per cui ebbe la grazia di vincere il peccato per ogni parte: Excepta itaque S. Virgine Maria, de qua
propter honorem Domini nullam prorsus, cum de peccatis agitur, habere volo
quaestionem. Unde enim scimus quod ei plus gratiae collatum fuerit ad vincendum
ex omni parte peccatum, quae concipere et parere meruit eum, quem constat
nullum habuisse peccatum (De Nat. et grat. contr. Pel.,
t. 7, c. 36).41
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Sicché dobbiamo tener per certo che 'l Verbo Incarnato si elesse la madre quale
gli conveniva, e di cui non se ne avesse a vergognare, come parla S. Pier
Damiani: Christus talem matrem sibi
elegit, quam meruit habere, de qua non erubesceret.42 E parimente
S. Proclo: Intra viscera, quae citra
ullam sui dedecoris notam creaverat, habitavit (Or. de Nat.
Dom.).43 Non fu già d'obbrobrio a Gesù il sentirsi chiamar dagli Ebrei
figlio di Maria per disprezzo, come figlio di una povera donna: Nonne mater eius dicitur Maria? (Matth.
XIII, 55), mentr'egli venne in terra a dar esempi d'umiltà e di pazienza. Ma
senza dubbio all'incontro gli sarebbe stato d'obbrobrio, se da' demoni avesse
potuto sentirsi dire: Nonne mater eius
exstitit peccatrix? E che forse egli non è nato da una madre peccatrice ed
un tempo nostra schiava? Anche indecenza sarebbe stata il nascere Gesù Cristo
da una donna deforme e storpiata di corpo, o pure nel corpo invasata da'
demoni. Ma quanto più poi il nascere da una donna deforme un tempo nell'anima,
e nell'anima invasata da Lucifero?
Ah che questo Dio ch'è la stessa Sapienza ben seppe fabbricarsi in terra quale
gli si conveniva quella casa dove doveva abitare: Sapientia aedificavit sibi domum (Prov. IV, 1). Sanctificavit tabernaculum suum
Altissimus... Adiuvabit eam Deus mane diluculo (Ps. XLV, [5, 6]). Il
Signore, dice Davide, santificò questa sua abitazione mane diluculo, cioè dal principio di sua via, per renderla degna di
sé; poiché ad un Dio santo non conveniva eleggersi una casa che non fosse
santa: Domum tuam decet sanctitudo
(Ps. XCII, [5]). E se egli si protesta che non entrerà mai ad abitare in
un'anima di mala volontà e in un corpo soggetto a' peccati: In malevolam animam non introibit sapientia,
nec habitabit in corpore subdito peccatis (Sap. I, [4]); come mai possiamo
pensare che il Figlio di Dio abbia eletto d'abitare nell'anima e nel corpo
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di Maria, senza prima santificarla e preservarla da ogni sozzura di
peccato; giacché, siccome insegna S. Tommaso, il Verbo Eterno abitò non solo
nell'anima, ma anche nell'utero di Maria: Dei
Filius in ipsa habitavit, non solum in anima, sed etiam in utero (3 p., q.
27, a. 4).44 - Canta la S. Chiesa: Signore, voi non avete avuto orrore
di abitare nell'utero della Vergine: Non
horruisti Virginis uterum.45 Sì, perché un Dio avrebbe avuto orrore
d'incarnarsi nel seno di una Agnese, d'una Geltrude, d'una Teresa; poiché
queste vergini, benché sante, furono non pertanto un tempo macchiate dal
peccato originale; ma non ebbe poi orrore di farsi uomo nel seno di Maria,
perché questa Vergine prediletta fu sempre pura da ogni neo di colpa e non mai
posseduta dal nemico serpente. Onde scrisse S. Agostino: Nullam digniorem domum sibi Filius Dei aedificavit, quam Mariam, quae
numquam fuit ab hostibus capta, neque suis ornamentis spoliata.46
All'incontro, dice S. Cirillo Alessandrino, chi mai ha inteso che un architetto
s'abbia per suo uso fabbricata una casa, e poi n'abbia conceduto il primo
possesso al principal suo nemico? Quis
umquam audivit architectum qui sibi domum aedificavit, eius occupationem et
possessionem primo suo inimico cessisse? (In Conc. Eph., n. 6).47
Sì, perché quel Signore, ripiglia S. Metodio, che ci ha dato il precetto
d'onorare i genitori, non ha voluto egli, facendosi uomo come noi, lasciar di
osservarlo, con dare alla sua Madre ogni grazia ed onore: Qui dixit, honora patrem et matrem, ut decretum a se promulgatum
servaret, omnem Matri gratiam et honorem impendit (Or. in
Hypap.).48 Perciò dice sant'Agostino che dee certamente
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credersi che Gesù Cristo abbia preservato dalla corruzione il corpo
di Maria dopo la morte, come di sopra si è detto, giacché, se egli non l'avesse
fatto, non avrebbe osservata la legge, la quale sicut honorem matris praecipit, ita inhonorationem damnat (Serm. de
Ass. B.V.).49 Or quanto meno avrebbe atteso Gesù all'onor di sua Madre,
se non l'avesse preservata dalla colpa di Adamo? Ben peccherebbe quel figlio,
dice il P. Tommaso d'Argentina agostiniano, che potendo preservar la madre dal
peccato originale, non lo facesse; or quello che sarebbe a noi peccato - dice
il suddetto autore - dee credersi non essere stato decente al Figlio di Dio,
che potendo render la Madre immacolata, non l'abbia fatto.50 Ah no,
soggiunge il Gersone: Cum tu summus
princeps velis habere Matrem, illi certe debebis honorem. Nunc autem appareret
illam legem non bene adimpleri, si in abominationem peccati originalis
permitteres illam quae esse debet habitaculum totius puritatis (Serm. de
Conc. B. Mar.).51
In oltre si sa che 'l divin Figlio venne al mondo più per redimer Maria, che
tutti gli altri uomini, come scrisse S. Bernardino il Senese: Christus plus pro redimenda Virgine venit,
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quam pro omni alia creatura.52
Ed essendoché vi son due modi di redimere, come insegna S. Agostino:53
uno con sollevare il già caduto, l'altro con prevedere che quegli non cada: Duplex est redimendi modus, unus redimendo
lapsum, alter redimendo non lapsum, ne cadat. E senza dubbio questo è il
modo più nobile: Nobilius redimitur cui
providetur ne cadat, quam ut lapsus erigatur (S. Anton.),54 perché
in tal modo si evita anche quel danno o quella macchia che sempre ne contrae
l'anima dalla caduta fatta. Quindi in tal più nobile modo, qual si conveniva
alla Madre d'un Dio, dee credersi che fu redenta Maria, come parla S.
Bonaventura: Credendum est enim quod novo
sanctificationis genere in eius conceptionis primordio Spiritus Sanctus eam a
peccato originali - non quod infuit, sed quod infuisset - redemit, atque
singulari
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gratia
praeservavit (Serm. 2, de Ass.).55 Questo sermone prova esser
veramente del S. Dottore, Frassen (Scot. Acad.,
to. 8, a. 3, sect. 3, q. 1, § 5).56 Sul che elegantemente scrisse il cardinal
Cusano: Alii liberatorem, Virgo sancta
praeliberatorem habuit:57 Altri hanno avuto il Redentore, che gli
ha liberati dal peccato già contratto; ma la Santa Vergine ebbe il Redentore,
perché figlio, che la liberò dal contrarre il peccato.
In somma per conclusione di questo punto, dice Ugone di S. Vittore che dal
frutto si conosce l'albero. Se l'Agnello fu sempre immacolato, sempre
immacolata dovette essere ancora la Madre: Talis
Agnus, qualis mater Agni; quoniam omnis arbor ex fructu suo cognoscitur
(Coll. 3, de Verb. Inc.).58 Onde questo medesimo Dottore salutava Maria
chiamandola: O digna digni: O degna
madre d'un degno figlio; e volea dire che non altri che Maria era degna madre
d'un tal Figlio, e non altri che Gesù era degno figlio d'una tal Madre: O digna digni - e siegue a dire - formosa pulchri, excelsa Altissimi, Mater
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Dei (Hug. de S. Vict.,
serm. de Ass.).59 Lattate dunque - diciamole con S. Idelfonso -
lattate, o Maria, il vostro Creatore; lattate colui che vi fece, e tal vi fece
pura e perfetta, che meritaste ch'egli da voi prendesse l'essere umano: Lacta o Maria, Creatorem tuum, lacta eum qui
te fecit, et qui talem fecit te, ut ipse fieret ex te (Serm. de Nat. Virg.).60
Punto III.
Se dunque al Padre convenne preservar Maria dal peccato come sua figlia, ed al
Figlio come sua madre, benanche allo Spirito Santo convenne preservarla come
sua sposa.
Maria, dice S. Agostino, fu quella sola che meritò d'esser chiamata madre e
sposa di Dio: Haec est quae sola meruit
mater et sponsa vocari (Serm. de Ass.).61 Poiché asserisce S.
Anselmo che 'l Divino Spirito venne già corporalmente in Maria, ed
arricchendola di grazia sopra tutte le creature, in lei riposò e fe' regina del
cielo e della terra la sua sposa: Ipse
Spiritus Dei, ipse amor Patris et Filii corporaliter venit in eam, singularique
gratia prae omnibus in ipsa requievit, et reginam caeli et terrae fecit sponsam
suam (De Ex. Virg., c. 4).62 Dice che venne in lei corporalmente in
quanto all'effetto, poiché venne a formar dal suo corpo immacolato l'immacolato
corpo di Gesù Cristo, siccome già l'Arcangelo le predisse: Spiritus Sanctus superveniet in te (Luc. I, [35]). Che
- 350 -
perciò, dice S. Tommaso, chiamasi Maria tempio del Signore, sacrario
dello Spirito Santo, perché per opera dello Spirito Santo fu fatta madre del
Verbo Incarnato: Unde dicitur templum
Domini, sacrarium Spiritus Sancti, quia concepit ex Spiritu Sancto (Opusc.
8).63
Or se un eccellente pittore avesse mai a sortir la sua sposa bella o deforme,
qual egli medesimo se la dipingesse, qual diligenza ei mai non porrebbe a farla
quanto più bella potesse? Chi dunque può dire che lo Spirito Santo abbia
operato altrimenti con Maria, che, potendo egli stesso farsi questa sua sposa
tutta bella quale gli conveniva, non l'abbia fatto? No, che così gli convenne e
così ha fatto, come attestò il medesimo Signore, quando lodando Maria le disse:
Tota pulchra es, amica mea, et macula non
est in te (Cant. IV, 7). Le quali parole dicono S. Idelfonso64 e S.
Tommaso65 che propriamente di Maria s'intendono, come riferisce
Cornelio a Lapide sul detto passo;66 e S. Bernardino da Siena (To. 2,
serm. 52)67 con
- 351 -
S. Lorenzo Giustiniani (Serm. de Nat.
Virg.)68 asseriscono che s'intendono le parole citate precisamente
della sua immacolata Concezione; onde l'Idiota le dice: Tota pulchra es, Virgo gloriosissima, non in parte, sed in toto; et
macula peccati sive mortalis, sive venialis, sive originalis, non est in te
(In Contempl. B.V., c. 3).69
Lo stesso significò lo Spirito Santo, quando chiamò questa sua sposa orto
chiuso e fonte segnato: Hortus conclusus,
soror mea sponsa, hortus conclusus, fons signatus (Cant. IV, 12). Maria
appunto, dice S. Girolamo, fu quest'orto chiuso e fonte suggellato; poiché in
lei non entrarono mai i nemici ad offenderla, ma sempre ella ne fu illesa,
restando santa nell'anima e nel corpo: Haec
est hortus conclusus, fons signatus, ad quam nulli potuerunt doli irrumpere,
nec praevalere fraus inimici; sed permansit sancta mente et corpore. Così S.
Girolamo (Ep. 10, ad Eust., de Ass.).70 E similmente S. Bernardo disse,
parlando colla B. Vergine: Hortus
conclusus tu es, quem ad deflorandum manus peccatorum numquam introivit (V.
in loc. cit. Cant. 4).71
- 352 -
Sappiamo che questo divino Sposo amò più Maria che tutti gli altri santi ed
angeli insieme uniti, come asserisce il P. Suarez72 con S. Lorenzo
Giustiniani ed altri.73 Egli sin dal principio l'amò e l'esaltò nella
santità sopra di tutti, com'espresse Davide: Fundamenta eius in montibus sanctis; diligit Dominus portas Sion super
omnia tabernacula Iacob... Homo natus est in ea, et ipse fundavit eam
altissimus (Ps. LXXXVI, [1, 2, 5]). Parole che tutte significano che Maria
fu santa sin dalla sua Concezione. Lo stesso significa ciò che le disse il
medesimo Spirito Santo in altri luoghi. Multae filiae congregaverunt divitias, tu supergressa es
universas (Prov. XXXI, [29]). Se Maria ha superati tutti in ricchezze
della grazia, dunque ha avuto ancora la giustizia originale, come l'ebbero
Adamo e gli angeli. Adolescentularum non
est numerus: una est columba mea, perfecta mea - l'ebreo legge, integra, immaculata mea - una est matris
suae (Cant. VI, [7, 8]).74 Tutte l'anime giuste son figlie della
divina grazia, ma fra queste Maria fu la colomba
senza fiele di colpa, la perfetta
senza macchia d'origine, l'una
conceputa in grazia.
Quindi è che l'angelo, prima ch'ella fosse Madre di Dio, già la trovò piena di
grazia e così la salutò: Ave, gratia
plena. Sulle quali parole scrisse Sofronio che agli altri santi la grazia
si dà in parte, ma alla Vergine fu data tutta: Bene gratia plena dicitur, quia ceteris per partes praestatur, Mariae
vero simul se tota infudit plenitudo gratiae (Serm. de Ass.
B.V.).75 Talmenteché dice S. Tommaso che la grazia non solo fe' santa
l'anima, ma benanche la carne di Maria, acciocché di quella avesse indi potuto
la Vergine vestirne il Verbo Eterno: Anima
- 353 -
ma B. Virginis ita fuit plena,
quod ex ea refudit gratiam in carnem, ut de ipsa conciperet Deum (Opusc.
8).76 Or tutto ciò conduce ad intendere che Maria sin dalla sua
concezione dallo Spirito Santo fu fatta ricca e piena della divina grazia, come
argomenta Pietro Cellense: Simul in ea
collecta est gratiae plenitudo, quia ab exordio suae conceptionis aspersione
Spiritus Sancti tota deitatis gratia est superfusa (Lib. de Panib., c.
10).77 Onde dice S. Pier Damiani: A
Deo electam et praeelectam totam eam rapturus erat sibi Spiritus Sanctus
(Serm. de Ann.).78 Rapturus, per
ispiegare il santo la velocità del Divino Spirito in prevenire e far sua questa
sposa, prima che Lucifero la possedesse.
Voglio finalmente chiudere questo discorso, in cui mi son diffuso più che negli
altri, per ragione che la nostra minima Congregazione ha per sua principal
protettrice la SS. Vergine Maria appunto sotto questo titolo della sua
Immacolata Concezione: voglio, dico, finire con dichiarare in breve quali siano
i motivi che mi fan certo, ed a mio parere dovrebbero far certo ognuno di
questa sentenza così pia e di tanta gloria della divina Madre, ch'ella sia
stata immune dalla colpa originale.
Vi sono molti Dottori ch'anzi difendono che Maria sia stata esente dal
contrarre anche il debito del peccato; come sono il cardinal Galatino (De arca,
l. 7, c. 18), il cardinal Cusano (Lib. 8, exercit. 8), De Ponte (L. 2, Cant.,
ex. 10), Salazar (De V. Conc., c. 7, § 7), il Caterino (De pecc. orig., c.
ult.), il Novarino (Umbra Virg., c. 10, exc. 28), Viva (P. 8, d. 1, q. 2, a.
3), De Lugo,
- 354 -
Egidio, Richelio, ed altri.79 Or questa opinione
è ben ella probabile; poiché, s'è vero che nella volontà di Adamo come capo
degli uomini furono incluse le volontà di tutti, secondo probabilmente tengono
Gonet (Man., to. 3, tr. 5, c. 6, § 2), Habert (T. 3, de pecc., c. 7),80
ed altri, fondati sul testo di S. Paolo: Omnes
in Adam peccaverunt (Rom.
V);81 se ciò dunque è probabile, probabile benanche è che Maria non
abbia contratto il debito del peccato: mentre avendola Dio molto distinta nella
grazia dal comune degli uomini, dee piamente credersi che nella volontà di
Adamo non abbia inclusa quella di Maria.
Questa opinione è solamente probabile, ed a questa io aderisco come più
gloriosa per la Signora mia. Ma poi tengo per certa la sentenza che Maria non
ha contratto il peccato di Adamo; siccome la tengono per certa, anzi per
prossimamente definibile di fede, come la chiamano il cardinale Everardo (In
exam. theol.), Duvallio (I-II, qu. 2, de pecc.), Rainaldo (Piet. Lugd., n. 29), Lossada (Disc. Th. de Imm. Conc.), Viva (Qu. Prod. ad Trut.), ed altri
molti.82 Lascio pertanto le
- 355 -
rivelazioni che confermano la
suddetta sentenza, specialmente quelle fatte a S. Brigida, approvate già dal
cardinale Torrecremata e da quattro Sommi Pontefici, come si legge nel libro
sesto di dette rivelazioni in più luoghi (al cap. 12, 49 e 55);83 ma a
patto veruno lasciar non posso di notar qui le sentenze de' SS. Padri su questo
punto, per dimostrare quanto essi sono stati uniformi in accordar tale
privilegio alla divina Madre. S. Ambrogio dice: Suscipe me non ex Sara, sed ex Maria, ut incorrupta sit virgo, sed
virgo per gratiam ab omni integra labe peccati (Serm. 22, in Ps.
118).84 Origene parlando di Maria dice: Nec serpentis venenosis afflatibus infecta est (Hom. I).85
S. Efrem: Immaculata, et ab omni peccati
labe alienissima (Tom. 5, or. ad Dei Gen.).86 S. Agostino sulle
parole dell'Angelo, Ave, gratia plena,
scrisse: Quibus ostendit ex integro - nota ex integro - iram primae sententiae
exclusam, et plenam benedictionis gratiam restitutam (Serm. 11, in Nat.
Dom.).87 S. Girolamo: Nubes illa
non fuit in tenebris, semper in luce (In Ps. 77).88 S. Cipriano o
chi altro ne sia l'autore:
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Nec
sustinebat iustitia, ut illud vas electionis communibus laxaretur iniuriis,
quoniam plurimum a ceteris distans natura communicabat, non culpa (Lib. de
card. Chr. oper., de Nat.).89 Sant'Anfilochio: Qui antiquam virginem sine probro condidit, ipse et secundam sine nota
et crimine fabricatus est (Tr. de Deip.).90 Sofronio: Virginem ideo dici immaculatam, quia in
nullo corrupta est (In. Ep., ap. 6 Syn., t. 3, p. 307).91 S.
Idelfonso: Constat eam ab originali
peccato fuisse immunem (Contr. Disp. de Virg. Mar.).92
S. Gio. Damasceno: Ad hunc paradisum
serpens aditum non habuit (Or. 2, de Nat. Mar.).93 S. Pier Damiani:
Caro Virginis ex Adam sumpta maculas Adam
non admisit (Serm. de Ass. V.).94 S. Brunone: Haec est incorrupta
- 357 -
terra illa, cui benedixit Dominus: ab
omni propterea peccati contagione libera (In Ps. 101). 95 S.
Bonaventura: Domina nostra fuit plena
gratia praeveniente in sua sanctificatione, gratia scilicet praeservativa
contra foeditatem originalis culpae (Serm. 2, de Assumpt.).96 S.
Bernardino da Siena: Non enim credendum
est quod ipse Filius Dei voluerit nasci ex Virgine et sumere eius carnem quae
esset maculata aliquo originali peccato (Tom. 3, serm. 49).97 San Lorenzo
Giustiniani:
- 358 -
Ab ipsa
conceptione fuit in benedictionibus praeventa (Serm. de Ann.).98
L'Idiota su quelle parole, Invenisti
gratiam, dice: Gratiam singularem, o
dulcissima Virgo, invenisti, quia fuerunt in te ab originali labe praeservatio,
etc. (Cap. 6).99 E lo stesso dicono tanti altri Dottori.
Ma i motivi che finalmente della verità di questa pia sentenza assicurano son
due. Il primo si è il consentimento universale su questo punto de' fedeli.
Attesta il P. Egidio della Presentazione (De praes. Virg., q. 6, a. 4) che
tutti gli Ordini religiosi seguitano la detta sentenza;100 e dello
stesso Ordine di S. Domenico, dice un moderno autore, benché siano 92 scrittori
per la contraria, nulladimeno 136 sono per la nostra.101 Ma sopra tutto
dee persuaderci che la nostra pia sentenza sia conforme al comun sentimento de'
Cattolici, ciò che ne attesta il Papa Alessandro VII nella sua celebre bolla, Sollicitudo omnium ecclesiarum, uscita
sin dall'anno 1661, in cui si dice: Aucta
rursus et propagata fuit pietas haec et cultus erga Deiparam... ita ut,
accedentibus Academiis ad hanc sententiam
- 359 -
- cioè alla pia - iam fere omnes Catholici eam complectantur.102
Ed in fatti questa sentenza è difesa dalle accademie della Sorbona, di Alcalà,
di Salamanca, di Coimbra, di Colonia, di Magonza, di Napoli, e da altre molte,
in cui ciascun laureato si obbliga con giuramento alla difesa di Maria
Immacolata. Di questo argomento, cioè del comun senso de' fedeli, sopra tutto
s'avvale a provarla il dotto Petavio (Tom. 5, p. 2, l. 14, c. 2, n. 10);103
il quale argomento, scrive il dottissimo vescovo D. Giulio Torni (In adn. ad
Aest., l. 2, dist. 3, § 2) che non può non convincere, mentre in verità, se non
altro che 'l comun consentimento de' fedeli ci rende certi della santificazione
di Maria nell'utero, e della sua Assunzione in cielo in anima e corpo; perché
poi questo stesso comun sentimento de' fedeli non ci ha da render certi della
sua Concezione immacolata?104
L'altro motivo più forte del primo, che ne fa certi dell'esenzione della
Vergine dalla macchia originale, è la celebrazione ordinata dalla Chiesa
universale della sua Concezione immacolata. E circa di ciò io vedo da una parte
che la Chiesa celebra il primo istante, quando fu creata la di lei anima ed
infusa al corpo, come dichiara Alessandro VII nella
- 360 -
bolla mentovata,
in cui si esprime darsi dalla Chiesa alla Concezione di Maria quello stesso
culto che le dà la pia sentenza, la quale la vuol conceputa senza la colpa
originale.105 Dall'altra parte intendo esser certo che la Chiesa non
può celebrare cosa non santa, secondo gli oracoli di S. Leone Papa (Ep. Decr.
4, c. 2)106 e di S. Eusebio pontefice: In sede apostolica extra maculam semper est catholica servata religio
(Decr., 24, q. 1, c. In sede);107
e come insegnano tutt'i Teologi con S. Agostino (Serm. 95 et 113),108
S. Bernardo (Ep. ad Can. Lugd.),109 e S. Tommaso, il quale per provare
che Maria fu santificata
- 361 -
prima di nascere, di questo argomento appunto
si serve, cioè della celebrazione che fa la Chiesa di sua nascita, e perciò
dice: Ecclesia celebrat nativitatem B.
Virginis; non autem celebratur festum in Ecclesia nisi pro aliquo sancto; ergo
B. Virgo fuit in utero sanctificata (3 p., q. 27, a. 2).110 Or s'è
certo, come dice l'Angelico, che Maria fu santificata nell'utero, perché così
la S. Chiesa celebra la sua nascita; perché poi non abbiamo da tenere per certo
che Maria fu preservata dal peccato originale fin dal primo istante di sua Concezione,
or che sappiamo che in questo senso la stessa Chiesa ne celebra la festa?
In conferma poi di questo gran privilegio di Maria son note già le grazie
innumerabili e prodigiose che il Signore si compiace di dispensare tutto giorno
nel regno di Napoli per mezzo delle cartelline della di lei Immacolata
Concezione.111
- 362 -
Io potrei riferirne molte passate per mano de'
Padri della nostra medesima Congregazione;112 ma voglio narrarne
solamente due, che sono veramente ammirabili.
Esempio.
In una delle case che tiene la nostra minima Congregazione in questo regno,
venne una donna a dire ad un Padre de' nostri che 'l marito da più anni non si
era confessato, e che non sapeva più che fare la misera per ridurlo, poiché
parlandogli di confessione quegli la bastonava. Disse il Padre alla donna che
gli avesse data una cartella di Maria immacolata. Venuta la sera, la donna di
nuovo pregò il marito che si confessasse; ma facendo quello il sordo secondo il
solito, gli diede una cartella. Ed ecco che appena ricevuta la cartella, disse
il marito: E bene, quando mi vuoi portare a confessare, che son pronto? La
moglie si pose a piangere per allegrezza, vedendo quella mutazione così istantanea.
La mattina venne in fatti costui alla nostra chiesa. Dimandandogli quel nostro
Padre, da quanto tempo non si era confessato? Rispose, da ventiotto anni. E
come, replicò il Padre, ti sei mosso questa mattina a venire a confessarti?
Padre, disse, io stava ostinato; ma iersera mia moglie mi diede una cartella
della Madonna, e subito m'intesi mutar il cuore; tantoché questa notte ogni
momento mi parea mille anni che si facesse
- 363 -
giorno, per poter venire a
confessarmi. Ed in effetto si confessò con molta compunzione, mutò vita, e
seguitò per molto tempo a confessarsi spesso dallo stesso Padre.
In un altro luogo della diocesi di Salerno, mentre da noi si faceva vi la santa
missione, vi era un certo uomo che teneva una grave inimicizia con uno che
l'aveva offeso. Un Padre de' nostri gli parlò per la remissione, ed egli
rispose: Padre, voi m'avete veduto mai alle prediche? No, e per questo io non
ci accosto: già lo vedo che son dannato; ma non ci vuol altro, io mi voglio
vendicare. Faticò molto il Padre per convertirlo, ma, vedendo che ci perdeva le
parole: Prendi, gli disse, questa cartella della Madonna. Quegli rispose a
principio: Ed a che serve questa cartella? Ma presasi la cartella, come non mai
avesse negato di far la remissione richiesta, disse al missionario: Padre mio,
V. R. vuol altro che la remissione? eccomi son pronto a farla. E si appuntò per
la mattina susseguente. Ma venuta la mattina, era di nuovo svoltato e non ne
voleva far più niente. Il detto Padre gli porse un'altra cartella: esso non la
voleva; onde a stento se la prese. Ma che? subito presasi l'altra cartellina,
immediatamente disse: Orsù sbrighiamoci, dovè il mastrodatti?113 E
subito fece la remissione; e poi si confessò.
Preghiera.
Ah mia immacolata Signora, io mi rallegro con voi di vedervi arricchita di
tanta purità. Ringrazio e propongo di sempre ringraziare il comun Creatore, per
avervi preservata da ogni macchia di colpa, com'io tengo per certo, e per difender
questo vostro sì grande e singolar privilegio della vostra immacolata
Concezione, son pronto e giuro di dar, se bisogna, anche la mia vita.
Vorrei che tutto il mondo vi conoscesse e vi confessasse per quella bell'aurora114 che sempre foste
adorna della divina luce: per quell'arca
eletta di salute, libera dal comun naufragio del peccato: per quella perfetta ed immacolata colomba,115
- 364 -
qual vi dichiarò il vostro
Sposo divino: per quell'orto chiuso
che fu la delizia di Dio: per quel fonte
segnato116 in cui non entrò mai il nemico ad intorbidarlo: per quel
candido giglio117 finalmente,
qual siete voi, che nascendo tra le spine de' figli di Adamo, dove tutti
nascono macchiati dalla colpa e nemici di Dio, voi nasceste pura e tutta
candore e tutt'amica del vostro Creatore.
Lasciate dunque ch'io ancora vi lodi come vi lodò il vostro medesimo Dio: Tota pulchra es et macula non est in te.118
O purissima colomba, tutta candida, tutta bella, sempre amica di Dio: O quam pulchra es, amica mea, quam pulchra
es!119 Ah dolcissima, amabilissima, immacolata Maria, voi che siete
sì bella agli occhi del vostro Signore, deh non isdegnate di guardar cogli
occhi vostri pietosi le piaghe così schife dell'anima mia. Guardatemi, e
compatitemi e sanatemi.
O bella calamita de' cuori, tiratevi ancora il
misero cuor mio. Voi che sin dal primo momento di vostra vita compariste pura e
bella avanti a Dio, abbiate pietà di me, che non solo nacqui in peccato, ma
dopo il battesimo ho di nuovo imbrattato di colpe l'anima mia. Quel Dio che vi
ha scelta per sua figlia, sua madre e sua sposa, e perciò vi ha preservata da
ogni macchia, e vi ha preferita nel suo amore a tutte le creature, qual grazia
mai vi negherà? Vergine immacolata, voi mi avete da salvare. Vi dirò con S.
Filippo Neri: Fate ch'io mi ricordi sempre di voi: e voi non vi scordate di
me.120 Mi pare mille anni di venire a vedere la vostra bellezza in
paradiso, per più lodarvi ed amarvi, mamma mia, regina mia, diletta mia,
bellissima, dolcissima, purissima, immacolata Maria. Amen.
1
Prov. VIII, 22.
2 «Una autem et sola
Virgo, filia vitae, genuit Verbum vivens.» DIONYSIUS ALEXANDRINUS (+ 264), Epistola contra Paulum Samosatensem. MANSI,
Conciliorum collectio, I, 1043. -
L'autenticità di questa Lettera è ormai accertata.
3
«Vitam natura potiorem habebis. Habebis autem non tibi ipsa;
quippe quae non tui ipsius causa genita sis. Quocirca Deo hanc habebis, cuius
gratia in mundum prodiisti; ut orbis universi saluti obsequaris; Deique
antiquum consilium, nimirum incarnationis Verbi ac nostrae deificationis, per
te impleatur.» S. IO. DAMASCENUS, In
Nativitatem B. V. M. hom. 1, n. 9. MG 96-675.
4
«Arca etiam Noë significavit arcam gratiae, excellentiam scilicet Mariae. Sicut
enim per illam omnes evaserunt diluvium: sic per istam peccati naufragium...
Per illam octo animae tantum salvantur: per istam omnes ad aeternam vitam, quae
per octonarium numerum significata est, vocantur. Per illam paucorum facta est
liberatio: per istam humani generis salvatio... Illa superferebatur aquis
diluvii: ista non sensit naufragia ullius vitii.» Inter Opera S. Bernardi, Sermo de B. Maria Virgine («Miraculum fuit...»),
n. 6. ML 184-1017. D'incerto autore.
5 «Nova Eva, mater
vitae nuncupata...» Sermo in Annuntiationem
Deiparae, n. 14, inter Opera (spuria)
S. Athanasii. MG 28-938.
6 S. TEOFANE fu
prima monaco nella laura di San Saba presso Gerusalemme. Sotto gli imperatori
Leone Armeno e Teofilo ebbe a soffrire persecuzione per il culto delle sante
imagini. Col fratello Teodoro, fu due volte condannato all'esilio ed alle
verghe; inoltre, vennero loro incisi sulla faccia alcuni versi: donde il loro
cognome di Grapti, Graptói. Teodoro
morì in prigione sotto l'imperatrice Teodora, Teofane fu fatto arcivescovo di Nicea. Si dice che abbia
scritto un inno In Annuntiationem SS.
Deiparae. Restituito il culto delle sante imagini, come scrive il MARRACCI,
Familia Mariana, II, Antistites Mariani, cap. 17, § 18, Summa Aurea (Migne-Bourassé) X, col. 1056, «in gratiarum actiones Odas Hymnosque
pulcherrimos elaboravit, quibus augustissimae caelorum Reginae laudes celebrat
in hunc modum: «Gladii impiarum haeresum iam defecerunt; templum enim tuum, o
purissima veneranda Dei Genitrix, imaginibus exornatum omnium pietate
conspicimus, et sacro replemur gaudio... Sublata est prima matris Evae
maledictio per te, o sancta Dei Genitrix, cum tu universorum Dominum
ineffabiliter pepereris Virgo, cuius imaginem nunc in figuris veneramur.» - Il Martirologio Romano fa memoria dei due
santi fratelli ai 27 di dicembre.
7 «Ave, gratia plena, Dei hominumque
sequestra constituta.» BASILIUS Seleuciensis
(+ 458 - non santo, perché non costante nel combattere l'eresia di
Eutiche), Oratio 39, n. 5. MG 85-443.
8
«Ave, totius terrarum orbis conciliatrix efficacissima.» S.
EPHRAEM, Sermo de SS. Dei Genitricis
Virginis Mariae laudibus. Opera, VI, Opera
graece et latine (et latine tantum), III, Romae, 1746, pag. 576, col. 2, D.
Editio Veneta, 1755, II, pag. 570, col. 2.
9 «Si... homo, apud
hominem de quo minime praesumit, fieri intercessor erubescit, qua mente apud
Deum intercessionis locum pro populo arripit, qui familiarem se eius gratiae
esse per vitae meritum nescit? Aut ab eo quomodo aliis veniam postulat, qui
utrum sibi sit placatus ignorat? Qua in re adhuc aliud est sollicitius
formidandum, ne qui placare posse iram creditur, hanc ipse ex proprio reatu
mereatur. Cuncti enim liquido novimus, quia cum is qui displicet ad intercedendum
mittitur, irati animus ad deteriora provocatur.» S. GREGORIUS MAGNUS, Regulae pastoralis liber, pars 1, cap.
10. ML 77-23.
10 Anche S. Bonaventura (in III Sent., dist. 3,
pars 1, art. 2, qu. 1, Op., III, ad Claras
Aquas, 1887, p. 73, col. 1, 2): «Congruum etiam erat, ut beata Virgo Maria, per
quam aufertur nobis opprobrium, vinceret
diabolum, ut nec ei succumberet ad modicum. Unde de ipsa exponit tam Bernardus
quam Augustinus illud Genesis tertio
(Gen. III, 15): Ipsa conteret caput tuum.
Si igitur suggestio est caput
diaboli, nulla suggestio ingressum habuit in mentem Virginis, et ita tam a
mortali immunis fuit quam a veniali.» - Vedi la nota seguente. - Il testo di S.
Agostino, a cui allude il Dottore Serafico, è quello della Enarratio in Ps. 103, sermo 4, n. 6, ML 37-1381: «Quod est caput
serpentis? Prima peccati suggestio.» Ivi, S. Agostino applica alla Chiesa
queste parole del Genesi: Ipsa tuum
observabit caput; ma, come notano gli editori di Quaracchi, anche secondo
S. Agostino, Maria è il tipo della Chiesa. - Abbiamo, di S. Agostino, tre
trattati sul Genesi, ML 34: De Genesi
contra Manichaeos, De Genesi liber imperfectus, De Genesi ad litteram. Nel De Genesi contra Manichaeos, II, cap.
18, n. 28, ML 34-210, abbiamo solo questo: «Significatur semine diaboli
perversa suggestio.» Negli altri due trattati, nulla che possa riferirsi alla
presente questione. Le parole riferite da S. Alfonso, non possono essere altro
che una interpolazione o una sottile deduzione di qualche interprete. Con
ragione S. Alfonso ha dubitato della genuinità del testo citato.
11 S. BONAVENTURA, In III Sententiarum, dist. 3, pars 1,
art. 2, qu. 1, Opera, III, ad Claras
Aquas, 1887, pag. 73, col. 1: «Respondeo: Dicendum quod beata Virgo Maria per
sanctificationis gratiam copiosam immunis fuit ab omni culpa actuali, tam
mortali quam veniali... Et hoc congruebat advocatam generis humani, ut nullum
haberet peccatum, quod eius conscientiam remorderet... Congruum etiam erat, ut
beata Virgo Maria, per quam aufertur nobis opprobrium, vinceret diabolum, ut
nec ei succumberet ad modicum.» - Il Dottore Serafico parla solo dell'esenzione
da ogni peccato attuale: però i suoi argomenti valgono anche per l'esenzione
dal peccato originale.
12 «Tu ante omnem
creaturam in mente Dei praeordinata fuisti, ut omnium feminarum castissima Deum
ipsum hominem verum ex tua carne procreares.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermo 4, De immaculata Virginis Conceptione, art. 3, cap. 4. Opera, Venetiis, 1745, IV, 89, col.
2. - Quadragesimale de Evangelio aeterno,
sermo 51. Feria II post Dominicam Olivarum, et etiam in
festivitatibus B. Virginis, et maxime Nativitatis, Conceptionis et
Annunciationis, art. 3, cap. 4. Venetiis,
1591, II, 520, col. 2.
13
«Sanctitas... illis rebus attribuitur quae in Deum ordinantur.» S. THOMAS, Sum.
Theol., I, qu. 36, art. 1, c.
14 D. DIONYSIUS
CARTUSIANUS, De dignitate et laudibus B.
V. M., lib. 2, art. 2, Opera, XXXVI,
Operum minorum, IV, Tornaci, 1908,
pag. 71, col. 2.Meglio si direbbe: «Henricus
de Hassia (ossia de Langenstein, +
1397)», quantunque Dionigi faccia sue le parole di Enrico. Le avrà prese o dal Sermo de Conceptione B. M. V., in cui
Enrico difende l'Immacolata Concezione di Maria; o dal suo trattato Contra disceptationes et praedicationes
contrarias FF. Mendicantium super Conceptione B. Mariae V. et contra maculam
mendaciter S. Bernardo impositam. Cf. Hurter,
Nomenclator literarius, IV, Oeniponte, 1899, col. 573. - «De hac
plenitudine gratiae Mariae dignissimae, scribit HENRICUS DE HASSIA: «... Omnium
artifex Deus ad ipsius (Mariae) formationem in utero supernaturaliter
concurrens, Filio suo dignum habitaculum fabricaturus, eam intrinsecus omnium
gratificantium charismatum et dignificantium habituum plenitudine adornavit...»
Haec Henricus.» DIONYSIUS, l.
c.
15
«Omnipotens sempiterne Deu, qui gloriosae Virginis Matris...» Oratio ad Antiphonam Salve Regina.
16 «Hominum amator ac misericors Deus noster... cum
contemplaretur hominem... a diabolo in servitutem redactum, voluit Filium suum
unigenitum... mittere, qui illum ex diaboli manibus eriperet... Effecit autem
per suam providentiam, ut sancta Virgo pura et immaculata nasceretur, quae
tanti boni digna foret.» Menologium
Basilianum (iussu Basilii Imperatoris
descriptum), pars 3, mensis martius, dies 25, Annuntiatio SS. Deiparae. MG 117-367.
17 «Quod itaque vel
paucis mortalium constat fuisse collatum, fas certe non est suspicari tantae
Virgini esse negatum, per quam omnis mortalitas emersit ad vitam.» S.
BERNARDUS, Epistola 174, ad Canonicos Lugdunenses, de Conceptione S.
Mariae. - È vero che, nella detta Lettera, S. Bernardo non cava, da questo
principio, altra conclusione che la santificazione di Maria in utero, non già in conceptione. Resta però il principio, con tutte le conclusioni
che legittimamente se ne possono dedurre.
18 «Vere turris
David (Virgo sacratissima)... Ibi est enim omnis
fortium armatura: ibi fides Apostolorum, ibi fortitudo Martyrum, ibi
puritas Virginum, Doctorum sapientia, Anachoritarum paupertas, devotio
Confessorum; ibi denique omnium Sanctorum virtus agglomerata reperitur. Nihil
enim usquam (alicui) Sanctorum speciali privilegio concessum est, quod non a
principio vitae accumulatius praefulgeat in Maria.» S. THOMAS A VILLANOVA,
Archiep. Valentinus, Ord. Eremitarum S. Augustini, In festo Assumptionis B. V. M., Concio 1, n. 2. Conciones, Mediolani, 1760, II, col.
296, 297.
19
«Infinitum Dei servorum ac Matris discrimen est.» S. IO. DAMASCENUS, In
dormitionem B. V. M., hom. 1, n. 10. MG
96-715.
20
«Respondeo dicendum quod de sanctificatione B. Mariae, quod scilicet fuerit sanctificata
in utero, nihil in Scriptura canonica traditur, quae etiam nec de eius
nativitate mentionem facit. Sicut tamen Augustinus (o piuttosto l'autore del Sermo de Assumptione B. M. V., inter Opera S. Augustini) raionabiliter
argumentatur quod cum corpore sit assumpta in caelum, quod tamen Scriptura non
tradit, ita etiam rationabiliter argumentari possumus quod fuerit sanctificata
in utero. Rationabiliter enim creditur quod illa quae genuit Unigenitum a Patre, plenum gratiae et
veritatis, prae omnibus aliis maiora privilegia gratiae acceperit. Unde, ut
legitur Luc. I, 28, Angelus ei dixit:
Ave, gratia plena. Invenimus autem quibusdam aliis hoc privilegium esse
concessum ut in utero sanctificarentur: sicut Ieremiae... et sicut Ioanni
Baptistae... Unde rationabiliter creditur quod B. Virgo sanctificata fuerit
antequam ex utero nasceretur.» S.
THOMAS, Sum. Theol., III, qu. 27, art. 1, c.
21 «Insciane fuit et impotens sapientia Dei et
virtus mundum sibi habitaculum condere, remota omni labe conditionis humanae?
Angelis aliis peccantibus, bonos a peccatis servavit, et feminam, Matrem suam
mox futuram, ab aliorum peccatis exsortem servare non valuit?» Tractatus de Conceptione B. M. V. Inter Opera S. Anselmi, ML 159-307. -
L'autenticità di questo opuscolo fu già sospetta a Baronio. Gerberon, O. S. B., editore delle Opere di S. Anselmo la
nega recisamente: ML 158, col. 42-45.
22 La I ed. napol. e
le venete del 1760 e '84 hanno: Che
quella vergine, a cui Dio disponea di dare l'unico suo Figlio, fosse adorna
d'una tal purità... - L'ediz.. del 1776, «accresciuta e corretta dal
medesimo Autore», (Napoli, Stasi), come nel testo.
23 «Nempe decens
erat, ut ea puritate, qua maior sub Deo nequit intelligi, Virgo illa niteret,
cui Deus Pater unicum Filium suum, quem de corde suo aequalem sibi genitum
tamquam seipsum diligebat, ita dare disponebat, ut naturaliter esset unus
idemque communis Dei Patris et Virginis Filius; et quam ipse Filius
substantialiter facere sibi matrem eligebat; et de qua Spiritus Sanctus volebat
et operaturus erat ut conciperetur et nasceretur ille de quo ipse procedebat.»
S. ANSELMUS, Cantuariensis Archiepiscopus, Liber
de conceptu virginali et originali peccato, cap. 18. ML 158-451.
24 «Nascitur autem
in domo probaticae Ioachim, atque ad templum adducitur. Tum deinde in domo Dei
plantata, et per Spiritum saginata, instar olivae fructiferae virtutum omnium
domicilium instruitur; ut quae, abstracta mente ab omni saeculi carnisque
cupiditate, animum una cum corpore virginem conservasset, veluti decebat illam,
quae sinu suo conceptura Deum erat, qui, cum ipse sanctus sit, in sanctis
requiescit. Unde sanctimoniam consectando, templum evadit sanctum et
admirabile, Deique altissimi hospitio dignum.» S. IO. DAMASCENUS, De fide orthodoxa, lib. 4, cap. 14. MG 94-1159.
25
«Deus siquidem - Deus enim est quem peperit - matrem suam singulari in
caelestibus donaturus gloria, singulari in terris praevenire curavit et
gratia... Proinde factor hominum, ut homo fieret, nasciturus de homine, talem
sibi ex omnibus debuit deligere, imo condere matrem, qualem et se decere
sciebat, et sibi noverat placituram.» S. BERNARDUS, De laudibus Virginis Matris, Homiliae «super Missus», hom. 2, n. 1.
ML 183-61.
26
«Triplicem sanctificationem... discutiamus... Prima est sanctificatio
generalis,... qua sanctificantur homines per ecclesiastica sacramenta...
Secunda est sanctificatio specialis... Ponit autem haec sanctitas in statu
iustitiae consummatae (come si dimostra nel Precursore, e negli Apostoli dopo
la Pentecoste). Tertia vero fuit sanctificatio maternalis: et haec removet
culpam originalem, et confert gratiam: et haec etiam removet pronitatem
adpeccandum tam venialiter quam mortaliter. Et haec fuit in B. Virgine Maria
Matre Dei. Sane Deus ipse aeternus, sicut mira sua sapientia creavit omnia: sic
illam benedictam Matrem suam talem condidit et sanctificavit in tempore, qualem
eam sanctam elegit in sua aeternitate. Et talem, tam nobilitate naturae quam
perfectione gratiae, condidit matrem, qualem eam decebat sumere quod in
aeternum sibi erat unitum unitate personae, de quo exiret pretium totius
liberationis, iustificationis, et beatificationis humanae.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festiv. SS. et Imm. V. Mariae, sermo 4, De
immaculata Virginis Conceptione, art. 1, cap. 1. Opera, Venetiis, 1745, IV, 83, col.
1. - Quadragesimale de Evangelio aeterno.
Sermo 51, Feria II post Dominicam
Olivarum, et etiam in festivit. B. V., et maxime Nativit., Conception. et Annunc., art. 1. Opera,
Venetiis, 1591, II, pag. 510, col. 2, pag. 511, col. 1, 2.
27 «Oportuit eum qui
peccata venerat tollere, esse a peccatoribus segregatum quantum ad culpam cui
Adam subiacuit, et quem Christus a suo
delicto eduxit, ut dicitur Sap. X,
2.» S. THOMAS, Sum. Theol., III, qu.
4, art. 6, ad 2.
28 «Maria... nobis non solum virginitatis
incentivum atutlit, sed etiam Deum intulit. Unde laetus et exsultans tanto
munere dicit Isaias: Ecce virgo in
utero accipiet, et pariet filium, et
vocabitur nomen eius Emmanuel (Is. VII, 14), quod est interpretatum, nobiscum Deus (Matth. I, 23). Unde hoc
munus? Non de terra utilique, sed de caelo vas sibi hoc per quod descenderet
Christus elegit, et sacravit templum pudoris.» S. AMBROSIUS, Liber
de institutione virginis et S. Mariae virginitate perpetua, cap. 5, n. 33.
ML 16-313.
29
«Apparuit ei beatus Ioannes Baptista, qui ait illi: «... Ista
Regina caeli sic pura fuit, quod una macula peccati inveniri numquam potuit in
ea, a principio ingressus eius in mundum usque ad ultimam diem mortis ipsius.
Nec omnes diaboli tantam impuritatem reperire poterant in ea, ubi cuspis acus
poni posset. Ipsa vere erat purissima. Nam non decuit Regem gloriae iacere nisi
in vase purissimo, et mundissimo, et electissimo prae omnibus angelis et
hominibus.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib.
1, cap. 31. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 37, col. 2, 38, col. 1.
30 Revelationes S. BIRGITTAE, come sopra,
pag. 342, col. 2, Revelatio XIII in libro
Quaestionum (lib. 5), Expositio et
declaratio praedictorum in figura: «Pater loquitur. Vas illud de quo dixi tibi, Maria filia Ioachim, mater
humanitatis Christi, fuit. Ipsa enim fuit vas clausum, et non clausum: clausum
diabolo, et non Deo... Secundo, fuit Maria, Mater Filii mei, vas parvum, et non
parvum: parvum et modicum in humilitatis suae contemptu; magnum, et non parvum,
in caritate Deitatis meae. Tertio, fuit Maria vas vacuum, et non vacuum: vacuum
ab omni voluptate et peccato; non vacuum, sed plenum caelesti dulcedine et omni
bonitate. Quarto, fuit Maria vas luminosum, et non luminosum: luminosum, quia
omnis anima pulchra a me creata est, sed anima Mariae crevit ad omnem
perfectionem luminis, in tantum quod Filius meus fixit se in anima eius, ex
cuius pulchritudine gaudebant caelum et terra; sed vas istud non luminosum fuit
apud homines, quia mundi honores et divitias contemnebat. Quinto, Maria fuit
vas mundum et non mundum. Mundum vero fuit, quia tota pulchra, et tanta
immunditia non inveniebatur in ea, ubi cuspis acus infigeretur. Sed non mundum
fuit, quia de radice Adare processit et de peccatoribus nata est, licet sine peccato
concepta, ut Filius meus de ea sine peccato nasceretur.»
31
Gloria enim hominis ex honore patris sui,
et dedecus filii pater sine honore. Eccli. III, 13.
32
«Putredo namque et vermis humanae est opprobrium conditionis, a quo opprobrio
cum Iesus sit alienus, natura Mariae excipitur, quam Iesus de ea suscepisse
probatur. Caro enim Iesu, caro est Mariae.» De
Assumptione B. M. V. liber
unus, «incerti auctoris ac pii», cap. 5. Inter Opera S. Augustini, ML 40-1145.
33 «Caro enim Iesu,
caro est Mariae... Caro... Christi, quamvis gloria resurrectionis fuerit
magnificata, et potenti super omnes caelos ascensione glorificata, eadem tamen
carnis mansit et manet natura, quae suscepta est de Maria.» Id. op.,
ibid.
34 «Nec a dominatione vel potentia Filii Mater
potest esse seiuncta. Una est Mariae et Christi caro, unus spiritus, una
caritas; et ex quo dictum est ei: Dominus
tecum, inseparabiliter perseveravit promissum et donum. Unitas divisionem
non recipit nec secatur in partes, et si ex duobus factum sit unum, illud tamen
ultra scindi non potest; et Filii gloriam cum Matre non tam communem iudico
quam eamdem.» ERNALDUS (Arnoldus,
Arnaldus) Carnotensis, Abbas
Bonaevallis, De laudibus B. M. V., ML
189-1729.
35
«Quando enim placuit gratiae supernae ut habitaret in nobis, a quibus diu
elongata fuerat: tu sola inventa es digna, ut in tua virginali aula Rex regum et
Dominus dominantium, a regalibus sedibus veniens, primam sibi mansionem inter
filios hominum eligeret.» EGBERTUS, Abbas Schonaugiensis, Ad B. Virginem Deiparam sermo panegyricus, seu Ad gloriosam Virginem Mariam deprecatio et laus elegantissima, n.
2. - Inter Opera S. Bernardi, ML
184-1011. - Paulus Winfridus,
Homiliarius, hom. 52, In Nativitate
B. M. V. ML 95-1515. - Vedi Appendice,
3, B, nel nostro volume precedente, pag. 353.
36 «Eligendo Virginem, fecit eam idoneam
Matrem suam: haec enim est dignitas ad quam electa est, sicut Ioannes electus
est ut sit Praecursor. Unde et antequam conciperet Filium Dei, iam
idonea erat ut esset Mater Dei.» S. THOMAS A VILLANOVA, In festo Nativitatis B. V. M., Concio 3, n. 2. Conciones, Mediolani, 1760, II, col. 398.
37 «Ad tertium dicendum, quod beata Virgo
dicitur meruisse portare Dominum omnium, non quia meruit ipsum incarnari, sed
quia meruit ex gratia sibi data illum puritatis et sanctitatis gradum, ut
congrue posset esse Mater Dei.» S. THOMAS, Sum
Theol., III, qu. 2, art. 11, ad 3.
38 Non già S. Pier Damiani, come neanche S. Agostino, ma l'autore «incertus ac
pius» del Liber de Assumptione B. M. V., cap.
4, ML 40-1144; «Maria... etsi communicat aerumnis Evae, non communicat pariendo
cum dolore. Promeruit enim hoc singularis sanctitas eius et singularis gratia,
qua susceptione Dei singulariter aestimata est digna.»
39 «Sed qualis est
haec dignitas (Matris Dei)? Utique habet
quamdam infinitatem esse Matrem Infiniti et Omnipotentis. Quae
autem excellentia, quae perfectio, quae magnitudo decuit eam, ut esset idonea
Mater Dei? Hic iam sileat lingua
carnis: excedit enim intellectum et loquelam Virginis magnitudo.» S.
THOMAS A VILLANOVA, In festo Nativitatis
B. V. M., Concio 3, n. 3. Conciones, Mediolani,
1760, II. col. 398.
40
«Respondeo dicendum quod, illos quos Deus ad aliquid eligit, ita praeparat et
disponit, ut, ad id ad quod eliguntur, inveniantur idonei, secundum illud II
Cor. III, 6: Idoneos nos fecit ministros
novi Testamenti. Beata autem Virgo fuit electa divinitus ut esset Mater
Dei. Et ideo non est dubitandum quin Deus per suam gratiam eam ad hoc idoneam
reddidit, secundum quod Angelus ad eam dicit (Luc. I, 30): Invenisti gratiam apud Deum: ecce concipies, etc. Non autem fuisset
idonea Mater Dei, si peccasset aliquando: tum quia honor parentum redundat in
prolem, secundum illud Prov. XVII, 6: Gloria
filiorum, patres eorum; unde et per oppositum ignominia matris ad Filium
redundasset; tum etiam quia singularem affinitatem habuit ad Christum, qui ab
ea carnem accepit; dicitur autem II Cor. VI, 15: Quae conventio Christi ad Belial? tum etiam quia singulari modo Dei
Filius, qui est Dei Sapientia, in ipsa habitavit, non solum in anima, sed etiam
in utero; dicitur autem Sap. I, 4: In
malevolam animam non introibit sapientia, nec habitabit in corpore subdito
peccatis. Et ideo simpliciter fatendum est quod beata Virgo nullum actuale
peccatum commisit, nec mortale, nec veniale; ut sic in ea impleatur quod
dicitur Cant. IV, 7: Tota pulchra es, amica mea, et macula non est in te.» S. THOMAS,
III, qu. 27, art. 4, c.
41
«Excepta itaque sancta virgine Maria, de qua propter honorem Domini nullam
prorsus, cum de peccatis agitur, habere volo quaestionem: unde enim scimus quod
ei plus gratiae collatum fuerit ad vincendum omni ex parte peccatum, quae (al. quod) concipere ac parere meruit,
quem constat nullum habuisse peccatum? hac ergo Virgine excepta, si omnes illos
sanctos et sanctas, cum hic viverent, congregare possemus et interrogare utrum
essent sine peccato, quid fuisse responsuros putamus?... Nonne una voce
clamassent: Si dixerimus quia peccatum
non habemus, non ipsos decipimus, et veritas in nobis non est.» S.
AUGUSTINUS, De natura et gratia lib.
unus, cap. 36, n. 42. ML 44-267.
42
«Qui antequam nasceretur, talem creavit eam, ut ipse digne nasci potuisset ex
ea.» S. PETRUS DAMIANI, Hom. in
Nativitate B. V. M. (sermo 46). ML 144-752.
43
«Ne quicquam Deum purissimum polluit, quod ex virginali utero prodierit. Quam
enim citra omnem sui labem formaverat, ex ea nulla contracta macula processit.»
S. PROCLUS, Archiep. Constantinopolitanus
(+ 446), Oratio I, Laudatio in SS. Deiparam Mariam, n. 3,
MG 65-683.
44
Vedi sopra, nota 40.
45
Hymn. Te Deum.
46 Di chi siano queste parole, o chi le abbia
attribuite a S. Agostino, non sappiamo.
47 Questo solo ha
detto S. CIRILLO: «Ecquis hominum laudabilissimam illam Mariam pro dignitate
celebrare queat? Ipsa et mater et virgo est;
o rem admirandam! Miraculum hoc me in stuporem rapit. Quis umquam audivit
aedificatorem prohiberi, ne proprium templum, quod ipse construxerit,
inhabitaret?» S. CYRILLUS Alexandrinus,
Homiliae diversae, hom. 4, Ephesi in Nestorium habita. MG 77-991.
48
«Deo debemus omnes: tibi ipse obstrictus est. Nam qui dixit: Honora patrem tuum et matrem, longe potius,
talibus ipse accenseri volens, gratiam propriamque ipse legem in eam
servaverit, quae ultro assumptam ipsi nativitatem ministravit; quamque, sine
patre, velut sine viro, Matrem inscripsit confirmavitque; divino quodam decore,
et supra hominem glorificaverit.» S. METHODIUS, De Simeone et Anna, n. 10. MG 18-374.
49
«Numquid non pertinet ad benignitatem Domini, matris servare honorem, qui legem
non solvere venerat, sed adimplere? Lex enim, sicut honorem matris praecipit, ita
inhonorationem damnat.» Liber de
Assumptione B. M. V., cap. 5. Inter Opera
S. Augustini, ML 40-1145. Autore incerto e pio.
50 «Prima
(conclusio) est, quod Deus potuit Virginem Matrem praeservare ab originali
culpa... Secunda conclusio est, quod decuit Dei Filium Virginem Matrem ab
huiusmodi macula praeservare. Quia hoc decuit Dei Filium in propria Matre
observare, ad quod obligatur quilibet purus homo ex praecepto divino: sed
quicumque filius posset matrem suam praeservare etiam a minori malo quam fuerit
originalis culpa, ipse ad hoc tenetur ex praecepto divino: quia alias non
honoraret matrem, nec in maxima necessitate ei subveniret: ergo, etc.» THOMAS
AB ARGENTINA, Ord. Erem. S. Augustini, Comment.
in IV libros Sententiarum. Pars secunda. In lib. III, dist. 3, qu. 1, art.
1. Genuae, 1585, II, fol. 8, col. 4.
51 «Prima mater Eva
in hoc habuisset maius privilegium in nativitate sua, quam illa quae erat Mater
tua: nam ipsa Eva sine rebellione facta fuit. Addo huic quod... ius naturale est, quod filius debet
honorare matrem suam... Sed quomodo sufficienter honoraretur, si
inhonestum peccatum in ea aliquo tempore dominaretur?... Cum tu, summus
Princeps, vis habere Matrem carnaliter in terra, illi debebis honorem, reverentiam,
servitium, obedientiam... Nunc autem apparet illam legem non bene adimpleri, si
in huiusmodi abominatione, immunditia et subiectione peccati, aliquo tempore
permitteres illam quae esse debet habitaculum, templum et palatium totius
puritatis.» Io. GERSONIUS, Sermo de Conceptione B. M. V., habitus
in Ecclesia S. Germani, anno 1401. Opera,
III, Antverpiae, 1706, col. 1322.
52
«Primogenita Redemptoris Filii sui Iesu fuit beata Virgo. Et plus pro ipsa
redimenda venit quam pro omni alia creatura.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermo de immaculata Virginis Conceptione
(Pro festivitatibus B. M. V. sermo 4), art. 3, cap. 3. Op., Venetiis, 1745, IV, pag. 88, col. 2. - Quadrag. de Evang. aeterno, Sermo 51, Feria II post Dom. Oliv., et etiam in fest. B. V., et
maxime Nativ., Conc., et Annunc., art.
3, cap. cap. 3. Opera,
Venetiis, 1591, II, 518, col. 2.
53 «Eruisti animam meam ex inferno inferiore... Eruisse
Deum animam suam ab inferno inferiore dixit, quia liberavit se a talibus
peccatis per quae posset deduci ad tormenta inferni inferioris. Quemadmodum si
medicus videat tibi imminentem aegritudinem forte ex aliquo labore, et dicat:
«Parce tibi, sic te tracta, requiesce, hic cibis utere; man si non feceris,
aegrotabis:» tu autem si feceris et salvus fueris, recte dicis medico:
«Liberasti me ab aegritudine,» non in qua iam eras, sed in qua futurus eras.
Nescio quis habens causam molestam, mittendus erat in carcerem; venit alius,
defendit eum: gratias agens quid dicit? «Eruisti animam meam de carcere.»
Suspendendus erat debitor; solutum est pro eo: liberatus dicitur de suspendio.
In his omnibus non erant; sed quia talibus meritis agebantur, ut nisi subventum
esset, ibi essent; inde se recte dicunt liberari, quo per liberatores suos non
sunt permissi perduci.» S. AUGUSTINUS, Enarratio
in Ps. 85, Sermo, n. 18. ML 37-1094, 1095. - Cf. SUAREZ, De incarnatione, pars 2, disp. 3, sect.
5, n. 28, Opera, Venetiis, XVII,
1746, pag. 23.
54 Ciò dice S.
ANTONINO riferendo l'opinione altrui, non già esprimendo il proprio pensiero.
«Quidam alii dicunt non fuisse conceptam in peccato originali Virginem ipsam,
et praecipue Ioannes Scotus, Ordinis Minorum, doctor subtilissimus; et pro sua
opinione allegant autctoritates et assignant rationes... Quinto sic: Decuit
quod Christus eam singulari, et nobiliori modo redimeret et liberaret, quam
alios; sed hoc fuit, si sine peccato concepta fuit. Decuit enim magis honorare
eam, quia Mater eius, quam ceteros: sed nobilius et melius liberatur et
redimitur, cui providetur ne cadat et in servitutem incurrat, quam ut lapsus
erigatur, et factus servus redimatur. Ergo,
etc.» Sum. Theol., pars 1, titulus 8,
cap. 2. Veronae, 1740, I, col. 551. - Alla fine del capitolo,
col. 554, osserva S. Antonino: «Conclusive circa istam materiam, sic uni
istarum opinionum debet homo inhaerere... quod paratus sit tenere contrarium,
si Ecclesia contrarium determinaret; et ante determinationem, non iudicet
haereticum, vel impium et malum alteram tenentem, quaecumque sit.»
55 Opera S. Bonaventurae, Romae, (ed.
Vaticana), Moguntiae, Lugduni (1668), III, Sermo 38 de Sanctis in communi, Sermo 2 de B. V. Maria, pag. 365, col.
2. - Vedi Appendice, 1, pag.
505.
56
Claudius FRASSEN, Ord. Min. de
Observ., Scotus Academicus, VIII,
Romae, 1720, De divini Verbi Incarnatione
pars altera, tract. 1,
disp. 3, art. 3, sect. 3, qu. 1, § 5, pag. 224, 225. - Vedi Appendice, 1, pag. 505.
57 NICOLAUS CUSANUS
(+ 1464), Cardinalis, Excitationes ex
Sermonibus R. P. Nicolai de Cusa, lib. 8, Ex Sermone: Sicut lilium inter spinas, Opera, 1514, fol. 153: «Hoc
cedit ad laudem Dei et Virginis Mariae Matris: quod ipsa sub principatu
auctoris mortis nullo umquam tempore fuit, in qua vita debuit incarnari. Non
indiguit Virgo liberatore qui ipsam absolveret a sententia in Adam et in
posteros ex voluptate carnis lata, cui numquam subiacuit: quia praevenit
succurrere misericordia electae matri misericordiae. Qui concipitur et nascitur
liber, non indiget liberatore a servitute, in qua numquam fuit. Praeliberatorem
enim Virgo sancta habuit, ceteri liberatorem et postliberatorem. Christus enim
sic omnium liberator, quod et Virginis liberator et praeliberator, ceterorum
vero liberator et postliberator. Ipsa sola post Adae lapsum non indiga, sed
plena originali iustitia ut Eva, et multo magis, creata fuit: sicut Christus
secundum humanitatis naturam in omni plenitudine iustitiae multo magis quam
Adam creatus. Sola ipsa electissima Dei Mater hoc habet: quod in initio essendi
sub servitute maligni deficere nequivit, puta quod in creatione rationalis
animae in corpore, et in separatione a corpore, in potestate maligni numquam
fuit. Sola igitur gloriosissima Virgo non reperitur tempore ullo peccato
originali subiacuisse... Non est Maria deleta de libro mortis principis mortis:
quia numquam in eo scripta fuit; sed inscriptio eius ex aeterna praefinitione
antequam concepta ad librum vitae pervenit.»
58
«Talis ergo Angus, qualis mater Agni; ex munda mundus, ex Virgine
incorruptus... Quoniam omnis arbor ex fructu suo cognoscitur.» De Verbo
Incarnato Collationes seu Disputationes tres, Collatio 3, inter Opera
Hugonis de S. Victore, ML 177-321.
59 «O
digna digni, formosa pulchri, munda incorrupti, excelsa Altissimi, Mater Dei,
sponsa Regis aeterni!» Sermo de
Assumptione B. Virginis, inter Opera
Hugonis de S. Victore. ML 177-1212.
60 «Lacta, Maria,
Creatorem tuum, lacta panem caeli, lacta praemium mundi... Tu illi mater
temporalem ministra substantiam, ut ipse nobis et tibi vitam tribuat
sempiternam. Lacta ergo eum qui fecit te, qui talem fecit te, ut ipse fieret in
te.» Inter Opera S. Hildefonsi, Sermones
dubii, Sermo 7, In Assumptione B. M. V., ML
96-268.
61 Sermo 208, In festo Assumptionis B. Mariae, n.
4. Inter Opera S. Augustini. ML
39-2130. - Ivi, col. 2129, nota 6): «Incerti auctoris... In nostris codicibus manuscriptis habetur absque nomine
auctoris. At in Lovaniensium plerisque, ut ipsi observant, manuscriptis
tribuitur Fulberto, episcopo
Carnutensi. In codice tamen Cassinensi et in Cluniacensi, Ambrosio Autperto adscribitur.» Gli editori Benedettini
propendono in favore di quest'ultimo.
62 «Ipse enim
Spiritus Dei, ipse amor omnipotentis Patris et Filii, ipse per quem et in quo
amatur omne quod bene amatur, ipse, inquam, corporaliter, ut ita dixerim, venit
in eam, singularique gratia prae omnibus quae creata sunt, sive in caelo sive in
terra, requievit in ea, et reginam ac imperatricem caeli et terrae et omnium
quae in eis sunt fecit eam.» EADMERUS,
Cantuariensis monachus (+ 1121), Liber de
excellentia Virginis Mariae, cap. 4. Inter Opera S. Anselmi. ML
159-565.
63 «Plena est gratia, et excedit angelos in
plenitudine gratiae... Secundo, excellit angelos in familiaritate divina; et
ideo, hoc designans, Angelus dixit: Dominus
tecum; quasi dicat: Ideo exhibeo tibi reverentiam, quia tu familiarior es
Deo quam ego, nam Dominus est tecum. Dominus, inquit, Pater, cum eodem Filio,
quod nullus angelus nec aliqua creatura habuit... Deus Filius, in utero...
Aliter est ergo Dominus cum beata Virgine quam cum angelo, quia cum ea ut
Filius, cum angelo ut Dominus. Dominus Spiritus Sanctus, sicut in templo; unde
dicitur templum Domini, sacrarium Spiritus Sancti, quia concepit ex Spiritu
Sancto... Sic ergo familiarior cum Deo est beata Virgo quam angelus: quia cum
ipsa Dominus Pater, Dominus Filius, Dominus Spiritus Sanctus, scilicet tota
Trinitas.» S. THOMAS, Opusculum 8, Devotissima expositio super Salutatione Angelica. Opera, XVII,
Romae, 1570, fol. 75, col. 4, IK.
64 Come vedremo
nella nota 66, Cornelio a Lapide si
riferisce al De laudibus Beatae Virginis,
ma tra le Opere, anche dubbie, di
S. Idelfonso, nella ML 96, non s'incontra alcuna opera così intitolata. Però
nella Notitia historica, n. 8, ML
96-13, siamo avvisati che sotto questo nome, presso qualche editore, viene il De virginitate perpetua S. Mariae d'Idelfonso.
Né qui né in alcun'altra opera di S. Idelfonso si trova tale
applicazione.
65 «Gratia Dei datur
ad duo, scilicet ad bonum operandum et ad vitandum malum; et quantum ad ista
duo perfectissimam gratiam habuit beata Virgo. Nam ipsa omne peccatum vitavit magis quam aliquis
sanctus post Christum. Peccatum enim aut est originale, et de isto fuit mundata
in utero; aut mortale, aut veniale, et de istis libera fuit. Unde
Canticorum IV: Tota pulchra es, amica
mea, et macula non est in te.» S. THOMAS, Opusculum 8, Devotissima expositio super salutatione Angelica. Opera, XVII,
Romae, 1570, fol. 75, col. 3, IK.
66
«Haec verba Cantici: Tota pulchra es, et
macula non est in te, B. Virgini soli appropriant Rupertus, Psellus, Hugo
uterque, scilicet Cardinalis et de S. Victore, S. Thomas, Galatinus et S.
Ildephonsus, de Laudibus B. Virginis.» CORNELIUS
A LAPIDE, S. I. In Canticum Canticorum, cap.
4. v. 7, Tertius sensus principalis.
Comment. in Scripturam Sacram, Parisiis, VIII, 1860, pag. 59, col.
2.
67
«De nulla anima potest dici illud, Cant. IV, Tota pulchra, etc., congruentius quam de Virgine benedicta: ubi
autem macula est, vel culpa actualis, vel venialis, vel mortalis, hoc de illa
minime dici potest.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermo de immaculata Virginis Conceptione (Pro festiv. B. M. V.
sermo 4), art. 2, cap 2. Opera, Venetiis,
1745, pag. 85, col. 2.
68 S. LAURENTIUS
IUSTINIANUS, Sermo in Nativitate
gloriosissimae V. M., Opera, Lugduni, 1628, pag. 437, col. 2: «Quae enim
sanctificata in utero, ac ab omni culpae originalis fuerat liberata contagio...
tota pulchra absque delicto, sine
mentis et corporis deformitate, Deo et hominibus amabilis habebatur.»
69 «Tota igitur
pulchra es, Virgo gloriosissima; non in parte, sed in toto; et macula peccati,
sive mortalis, sive venialis, sive originalis, non est in te, nec umquam fuit
nec erit: sed adest tibi omnis gratia naturalium bonorum, spiritualium
charismatum et caelestium donorum.» RAYMUNDUS
IORDANUS, sapiens Idiota, Contemplationes
de B. V., pars 2, Contemplatio 3, n. 4. Bourassé-Migne,
Summa aurea, IV, col. 878.
70 «Sicut in
comparatione Dei nemo bonus, ita et in comparatione Matris Domini nulla invenitur
perfecta, quamvis virtutibus eximiis comprobetur... Quoniam haec est hortus conclusus, fons signatus, puteus
aquarum viventium (Cant. IV, 15), ad quam nulli potuerunt doli irrumpere, nec
praevaluit fraus inimici, sed permasit sancta mente et corpore, multis donorum
privilegiis sublimata.» SOPHRONIUS, (inter Opera S. Hieronymi, Epistola IX), ad Paulam et Eustochium, De Assumptione B. M. V., n. 16. ML 30-141.
71
«Hortus conclusus tu es, Dei Genitrix, ad quem deflorandum manus peccatoris
numquam introivit.» EGBERTUS, Abbas Schonaugiensis, Ad B. Virginem Deiparam Sermo panegyricus, seu Deprecatio et laus elegantissima, n. 4. Inter Opera S. Bernardi, ML 184-1012. - In Homiliario ampliato Pauli
Winfridi, In Nativ. B. M.
V., hom. 52, ML 95-1516: «Hortus conclusu tu es, sancta Dei
Genitrix...» - Vedi Appendice, 3, B,
nel nostro volume precedente, pag. 353.
72 Franc.
SUAREZ, S. I., De Incarnatione, pars
2, disp. 18, sectio 4, Secunda ratio: «Deus
plus amat Virginem quam reliquos sanctos omnes.» Opera, XVII, Venetiis, 1746, pag.
154, col. 1.
73 «Haec quidem
propter humilitatis meritum et ferventissimum caritatis affectum, ab Altissimo
adamatur, eligitur a Verbo, foecundatur Spiritu, divina prole ditatur, in
Scripturis praefiguratur, a Prophetis praenunciatur, praeponitur Archangelis,
caelesti omnique praefertur militiae.» S. LAURENTIUS IUSTINIANUS, De casto connubio Verbi et animae, cap.
9. Opera, Lugduni, 1628, pag. 159,
col. 2.
74 Una est columba mea, perfecta mea, una est
matris suae, electa genitrici suae. Cant. VI, 8. - Quel che dice S. Alfonso
della parola perfecta, deve riferirsi
a electa: la voce ebraica vuol dire
prima segregata, electa, e poi pura, pulchra.
75 «Ave, inquit,
gratia plena; et bene plena, quia
ceteris per partes praestatur: Mariae vero simul se tota infudit plenitudo
gratiae.» SOPHRONIUS (inter Opera S.
Hieronymi, Epistola IX), ad Paulam et Eustochium, De Assumptione B. M. V., n. 5. ML 30-127.
76
«Secundo, plena fuit gratia (beata Virgo) quantum ad redundantiam animae ad
carnem, vel corpus. Nam magnum est in sanctis habere tantum de gratia, quod
sanctificet animam: sed anima beatae Virginis ita fuit plena, quod ex ea
refudit gratiam in carnem, ut de ipsa conciperet Filium Dei; et ideo dicit Hugo
de Sancto Victore quia in corde eius amor Spiritus Sancti singulariter ardebat,
ideo in carne eius mirabilia faciebat, intantum quod de ea nasceretur Deus et
homo.» S. THOMAS, Opusc. 8, Devotissima expositio super Salutatione
Angelica. Opera, XVII, Romae, 1570, fol. 75, col. 4, G.
77 «Quia igitur
simul collecta gratiae plenitudo nullatenus creaturae humanae capacitate potest
apprehendi, in quatuor capita dicitur dividi; privilegio tamen Filii sui, supra
totius creaturae meritum Mater Dei, aspersione Spiritus Sancti, tota Deitatis
gratia est perfusa.» PETRUS CELLENSIS, Liber de panibus, cap. 12. ML 202- 986.
- Le parole: «ab exordio suae Conceptionis,» mancano.
78
«Archangelus ait: Ave, gratia plena,
Dominus tecum, quia a Deo electam et praeelectam, totam eam rapturus erat
sibi Spiritus Sanctus et caelestibus insigniturus ornamentis.» NICOLAUS
monachus, quondam notarius S. Bernardi, De
Annuntiatione B. V. M.: inter Opera
S. Petri Damiani, Sermo 11. ML 144-558.
79
Vedi Appendice, 2, pag. 513 e
seg.
80 GONET Io.
Bapt., O. P., Manuale Thomistarum, Antverpiae,
1726, pars 2, tract. 5, cap. 6, § 2 et 3, pag. 92
et seq.; Clypeus Theologiae Thomisticae, III,
Antverpiae, 1744, Disputatio 7, art. 2 et 3, pag. 266 et seq. Il Gonet non dice neppur una parola
dell'immacolata Concezione di Maria: né pro né contro. Dice quale sia la legge
generale sulla trasmissione del peccato originale, e non fa parola di una
eccezione qualunque. - Lud. HABERT, Theologia
dogmatica et moralis, III, Venetiis, 1747, Tractatus 2, De vitiis et peccatis, cap. 7, De peccato originali, § 6, pag. 234 et
seq. Pag. 237: «Nota tribus modis posse dici aliquem in Adamo peccasse...»
Pag. 238, 239: «Non desunt Theologi qui doceant B. Virginem ne primo quidem aut
secundo modo peccavisse, existimantes legem ita datam fuisse primo parenti pro
se et posteris eius, ut ab illa exciperetur B. Virgo per merita Christi futura:
ex quo sequitur eam in Conceptione nequidem habuisse debitum contrahendi
peccati. Verum haec sententia, quae paucissimorum est, stare non potest...»
Pag. 240: «Beata Virgo peccatum originale actu non contraxit.»
81 Sicut per unum hominem peccatum in hunc
mundum intravit, et per peccatum mors; et ita in omnes homines mors
pertransiit, in quo omnes peccaverunt. Rom. V, 12.
82 Ioannes
Everardus NIDHARDUS, S. I. (+ 1681), Cardinalis (1672): Examen theologicum quatuor propositionum quorumdam
Auctorum anonymorum, quibus aspergunt maculam cultui, festo, obiecto et
sententiae de Immaculata SS. Dei
Matris Virginis Conceptione. Matriti, 1665. Pars 2, § 8-10, fol 60-137. - DUVALLIUS
Andreas (du Val), Comment. in Sum. S.
Th., I-II, qu. 2, art. 7, de peccatis. - Theophilus RAYNAUDUS, S. I., Opera,
VIII, Lugduni, 1665: VI, Pieats
Lugdunensis erga B. Virginem immaculate conceptam (pag. 253-334), § XXIX,
pag. 299 et seq. - Dominicus LOSSADA,
Ord. Min., Matriti, 1732, Discussio
theologica super definibilitate proxima mysterii Immaculatae Conceptionis Dei
Genitricis. Pag. 134 et seq.: Dissertatio
unica: Singula definibilitatis proximae adiumenta expenduntur. Pag. 216 et
seq.: Coronis discussionis theologicae. Pag.
225, 226: Apostrophe ad Sanctissimum. -
Id. op., Matriti, 1733. In fine: I. Synopsis
doctrinae etc. II. Index
disputationum, etc. - Dominicus VIVA,
S. I., Theses damnatae ad theologicam
trutinam revocatae, tomus 1, pars 1, Ferrariae, 1757, Quaestio prodroma, n. 20, pag. 10. (Pars I, II, III: Damnatae theses ab Alexandro VII, Innocentio
XI, et Alessandro VIII necnon Iansenii. Pars IV, Beneventi, 1717: Quesnellianae Theses a SS. D. N. Papa
Clemente XI confixae.)
83 Vedi Appendice, 3, pag. 519 e seg.
84 «Veni ergo, et
quaere ovem tuam iam non per servulos, non per mercenarios, sed per temetipsum.
Suscipe me in carne, quae in Adam lapsa est. Suscipe me non ex Sara, sed ex
Maria; ut incorrupta sit virgo, sed virgo per gratiam ab omni integra labe
peccati.» S. AMBROSIUS, Expositio in
Psalmum 118, Sermo 22, n. 30. ML
15-1521.
85
Migne-Bourassé, Summa aurea, Paris,
1866, VIII, col. 303, n. 21: «Origenes, homil.
1, ex decem in diversos locos Novi Testamenti in cap. 1 Matth., pag. 274,
part. II eius Oper. edit. Paris.
1604: «Huius itaque Unigeniti Dei dicitur haec Mater, Virgo Maria, digna Dei,
immaculata Sancti immaculati, una Unius, unica Unici... quae neque persuasione
serpentis decepta est, neque eius afflatibus venenosis infecta.» - Queste dieci
Omilie sembrano di qualche autore latino.
86 «Immaculata et
intemerata, incorrupta et prorsus pudica, atque ab omni sorde ac labe peccati
alienissima, Virgo Dei sponsa, ac Domina nostra...» S. EPHRAEM, Ad SS.
Dei Genitricem Oratio. Opera
omnia, VI, Opera graece
et latine (et latine tantum), III, Romae, 1746, pag. 577, col. 1. Editio
Veneta, I, pag. 571, col. 2.
87 «Cum dixisset Ave, salutationem illi caelestem
exhibuit: cum dixit Gratia plena, ostendit
ex integro iram exclusam primae sententiae, et plenam benedictionis gratiam
resitutam.» Inter Opera S. Augustini, nell'Appendice, Sermo 123, n. 2. ML
39-1991.
88 «Et deduxit eos in nube diei. Ecce
Dominus venit in Aegyptum in nube levi. Nubem levem, aut proprie Salvatoris
corpus debemus accipere: qui leve fit, et nullo peccato praegravatum est. Aut
certe nubem levem debemus sanctam Mariam accipere: nullo semine humano
praegravatam. Ecce Dominus venit in Aegyptum, saeculi istius: super nubem
levem, Virginem. Et deduxit eos in nube
diei.Pulchre dixit, diei: nubes
enim illa non fuit in tenebris, sed semper in luce.» Breviarum
in Psalmos, Ps. 77. Inter Opera S. Hieronymi, Appendix ad tom.
VII. ML 26-1049.
89 «Nihil in hac re
(in nativitate Christi) petit ultio, nec praecedens delectatio aliquam expetiit
poenarum usuram. Spiritu Sancto obumbrante incendium originale exstinctum est;
ideoque innoxiam affligi non decuit, nec sustinebat iustitia ut illud vas
electionis communibus lassaretur iniuriis, quoniam plurimum a ceteris
differens, natura communicabat, non culpa.» ARNALDUS seu Ernaldus, Bonaevallis in valle Carnotensi Abbas, Liber de cardinalibus operibus Christi, I,
De nativitate Christi. ML
189-1617.
90 Migne-Bourassé, Summa aurea, VIII, 304, n. 25:
«Sanctus AMPHILOCHIUS, Sidae
episcopus, Orat. 4, In S. Deiparam et
Simeonem: «Cedo percontantibus nobis (Nestorium affatur) utrumne vel sensu
Iudaico, ut virum, ita et Adae coniugem, intemeratis Opificis manibus fictam,
dicenti legi divinae assentiris? Et si
quidem negaveris, nonne propalam a nobis, et Scripturis extraneus exsistis? Sin
autem affirmaveris, quid, stulte, a veritate dissentis, Deique placitum in
Sanctissima Virgine ad communem salutem provide dispositum detrectas atque
renuis? Qui enim antiquam illam virginem (Evam) sine probro condidit, ipse et
secundam (Mariam) sine nota et crimine fabricatus est... Nihil quippe quod Deo sit
amicum, ignominiam aut probrum habet...» Pag. 42 et 43 eius Operum a Combefisio editorum.
91 S. SOPHRONIUS,
Hierosolymitanus episcopus, Epistola
Synodica, letta poi nel Concilio Ecumenico VI: «(Filius Patris) uterum
intactum ingressus virginitatis castitate lustratum Mariae sanctae
praeclaraeque, quae Dei sunt sapientis, ab omni contagione liberatae, et
corporis, et animae, et intellectus, incarnatur qui erat incarneus... Homo enim
fieri voluit, ut simili consimilem mundificaret... Ideo Virgo sancta accipitur,
et anima corpusque sanctificatur; atque ita ministravit in incarnatione
Creatoris, ut munda, et casta, atque incontaminata.» Mansi, Collectio Conciliorum, XI, Florentiae, 1765, Concilium oecumenicum VI,
Constantinopolitanum III, (anno 680). Actio XI, col. 474. - Harduinus, Collectio Conciliorum, III,
Parisiis, 1714, col. 1266, 1267.
92 «Constat eam ab
omni originali peccato immunem fuisse, per quam non solum maledictio matris
Evae soluta est, verum etiam benedictio omnibus condonatur.» De partu Virginis, lib. 1, ML 96-312,
inter Opera dubia S. Hildefonsi; 120-1372,
inter Opera S. PASCHASII RADBERTI,
Abbatis Corbeiensis.
93 «In hunc enim
paradisum serpenti aditus non patuit.» (Nella traduzione presso il Migne, manca
il non, per errore.) S. IO.
DAMASCENUS, Homilia 2 in Dormitionem B.
V. M., n. 2. MG 96-726.
94
«Caro enim Virginis ex Adam assumpta, maculas Adae non admisit.» NICOLAUS
monachus, quondam notarius S. Bernardi, Sermo
in Assumptione B. M. V. Inter Opera
S. Petri Damiani, Sermo 40. ML 144-721.
95
«Per incarnationem visitavit nos... quod evidentius exponit, cum subiungit: Dominus de caelo in terram aspexit, dum
de regalibus sedibus in uterum Virginis venit. Haec est enim
incorrupta terra illa, cui benedixit Dominus, ab omni porpterea peccati
contagione libera, per quam vitae viam agnovimus, et promissam veritatem
accepiùus. Quae quia digna fuit, Dominus
de caelo in terram aspexit.» S. BRUNO, Cartusianorum
institutor, Expositio in Psalmos, In Psalmum 101. ML 152-1167.
96 «Dico primo quod
Domina nostra fuit plena gratia praeveniente in sua sanctificatione, gratia
scilicet praeservativa contra foeditatem originalis culpae, quam contraxisset
ex corruptione naturae, nisi speciali gratia praeventa praeservataque fuisset.»
Sermo 38 de Sanctis in communi, Sermo 2
de B. V. Maria, pag. 365, col. 2, inter Opera
S. Bonaventurae, III, Romae, Moguntiae, Lugduni. - Sermone interpolato da
autore più recente. Vedi Appendice, 1,
pag. 505 e seg.
97 «Dum pridie essem
in Monasterio Carceris, dioecesis Paduanae, in illo eloquio cum quodam
approbatae religionis viro, Domino Fratre Bartholomaeo de Sicilia ibi professo,
reddidit mihi unam pulchram rationem, quare non erat credendum beatam Virginem
fuisse conceptam ex peccato originali: dixit enim mihi Daniel de Purgiliis (al., come vedremo, de Purziliis), si
bene percepi; certum est quod Deus creavit Adam sine peccato originali ex limo
terrae, dein ex costa eius creavit
Evam, et sine peccato: et certum est quod Christus incarnatus fuerit Deus et
homo, et fuit maior quam Adam et Eva, et maioris dignitatis, et tantum interest
inter eos quantum inter Creatorem et creaturam: modo non est credendum, quod
ipse Filius Dei voluerit nasci ex Virgine et sumere eius carnem, quae esset
maculata ex aliquo peccato originali; imo credendum est, quod voluit sumere
carnem ex carne purissima, et quod eius mater fuerit plus quam Eva et Adam, qui
creati fuerunt sine peccato originali; quae ratio mihi valde applausit; etiam
quaesivi si repererit in scriptis; respondit quod non, sed sic meditando sibi
in mente occurrit.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Seraphin Quadragesimale, Sermo 48, De amore glorioso. Opera, opera et labore R. P. Ioannis Delahaye, Venetiis, 1745, III,
pag. 316, col. 1, 2. - Quadragesimale
Seraphin nuncupatum... a Daniele de Purziliis, I. C. Patavino, collectum.
(Dopo il foglio del titolo: «Lectori
salutem... Scias... velim... Conciones has quadragesimales, quas Seraphini
nomine appellant, nonnullosque alios subsequentes sermones a D. Bernardino, cum
Patavii moraretur, et magna cum dignitate habitos, et calamo, uno eodemque
Quadragesimae tempore ab Exc. D. D. Daniele
Pergulio Patavino exceptos fuisse, paucis, aut, proprio marte, additis,
aut, rei difficultate detractis. Opera, a
F. Petro Rodulphio, Episcopo
Senogalliae restituta et apostillis illustrata, Venetiis, 1591, IV, Sermo 49, De amore glorioso, Prima pars
principalis, pag. 272, col. 1, 2. - Nota però il Vadingo, Annales Minorum, an. 1308, n. 25, che questo Quadragesimale Seraphin «sancti
Bernardini non est, sed cuiusdam collectoris,» e precisamente di quel Daniele de Purziliis. Aggiunge: «uti in
ipsius libri fronte adnotatur, et Petrus
Rodulphus, cuius opera et studio edita sunt sancti Viri opera, lectorem
admonet in epistola praeliminari.» - Ecco quanto ci dice, su questo argomento,
il P. Gio. Delahaye, a principio del
1° vol. della sua edizione, nell'avviso Benevolo
Lectori: «Nescio an... Quadragesimale
de pugna spirituali sit illi (Bernardino) tribuendum; nam illius phrasim
non sapit; nec gravitatem, nec eruditionem nostri Auctoris redolet. Idem fere
tenendum est de alio Quadragesimali, cuius titulus est Seraphin Quadragesimale. Arbitror tamen italice ab eo utrumque e
suggestu habitum, sed ab eo concionante nec fideliter acceptum, nec deinde
erudite latinitati donatum; quo fit ut fere neutrum illius esse
censeatur.»
98 «Ab ipsa namque
sui conceptione in benedictionibus praeventa dulcedinis, atque a damnationis
aliena chirographo, prius est sanctificata quam nata.» S. LAURENTIUS
IUSTINIANUS, Sermo in Annunciatione B. M.
V. (a principio). Opera, Lugduni,
1628, pag. 409, col. 1.
99
RAYMUNDUS IORDANUS, sapiens Idiota,
Contemplationes de B. V., pars 5, De
gratiis gloriosae Virginis Mariae, Contemplatio 1, n. 1: «Invenisti gratiam apud Deum (Luc. I,
30), dulcissima Virgo Maria... Invenisti, Virgo Maria, gratiam caelestem, quia
fuerunt in te sanctificatio in matris utero, angelica salutatio, Spiritus
Sancti superventio, et Filii Dei conceptio.» Contemplatio 4, n. 3: «O suavissima Virgo Maria, quantam gratiam
invenisti apud Deum! gratiam supereffluentem, gratiam singularem, gratiam
generalem; gratiam singularem, quia sola hanc meruisti plenitudinem; generalem,
quia de tua plenitudine accipiunt universi.» Summa aurea, Migne-Bourassé, IV,
col. 895, 899. - Vedi sopra, nota 69, pag. 30.
100 AEGIDIUS A
PRAESENTATIONE, O. S. Aug., De Immaculata
Beatae Virginis Conceptione, libri IV, Conimbricae, 1617, lib. 3, qu. 6,
art. 3, § 3, pag. 325-327.
101 Candidus Parthenotimus, Siculus, Franciscus BURGIUS (Burgio, Burgi), De pietate in Deiparam amplificanda, Dissertatio
duplex, in qua duplex exponitur et vindicatur votum pro tuenda eiusdem Deiparae
Immaculata Conceptione susceptum. (Contro Muratori.) Panormi, 1741. Dissertatio
1, cap. 7, n. 47, pag. 41; cap. 14, n. 110, pag. 107.
102
«Sane vetus est Christifidelium erga eius Beatissimam Matrem Virginem Mariam
pietas, sentientium eius animam in primo instanti creationis atque infusionis
in corpus fuisse speciali Dei gratia et privilegio, intuitu meritorum Iesu
Christi eius Filii, humani generis Redemptoris, a macula peccati originalis
praeservatam immunem, atque in hoc sensu eius Conceptionis festivitatem solemni
ritu colentium et celebrantium; crevitque horum numerus atque huiusmodi cultus
post editas a fel. record. Sixto Papa V, Praedecessore nostro, in eius
commendationem Apostolicas Constitutiones, quas Sacrum Concilium Tridentinum
innovavit, atque observari mandavit. Aucta rursus et propagata fuit pietas
haec, et cultus erga Deiparam, post erecta hoc nomine, approbantibus Romanis
Pontificibus, Monasteria religiosorum Ordinum et Confraternitates, ac concessas
ab iisdem indulgentias, ita ut, accedentibus quoque plerisque celebrioribus
Academiis ad hanc sententiam, iam fere omnes Catholici eam complectantur.»
ALEXANDER VII, Bulla Sollicitudo omnium
Ecclesiarum, 8 dec. 1661, § 1.
103
Dionusius PETAVIUS, S. I., De
theologicis dogmatibus, VI, De
Incarnatione, II, Venetiis, 1745, lib. 14, cap. 2, n. 10 et 11, pag.
201.
104 TORNI Giulio Nicola, Vescovo titolare di
Arcadiopoli, fu il maestro di S. Alfonso. Sappiamo dallo Sparano - Giuseppe Sparano, Memorie istoriche per illustrare gli atti
della S. Napoletana Chiesa, ecc., parte II, Napoli, 1768, pag. 338 - e qui
da S. Alfonso essere il Torni l'autore delle Adnotationes ad Estium nell'edizione Napoletana del 1720, nella
quale comparisce solo come Censore tanto
a nome dell'Arcivescovo di Napoli che del governo. - GUILLELMI ESTII... in IV Libros sententiarum Commentaria,
quibus pariter S. Thomae Summae Theologicae partes omnes mirifice illustrantur.
In III Sent., dist. 3, § 2, nota a). Tom. 2, pag. 8.
105
Vedi sopra, nota 102. - «Constitutiones et Decreta a Romanis Pontificibus
Praedecessoribus nostris, et praecipue a Sixto IV, Paulo V et Gregorio XV edita
in favorem sententiae asserentis animam Beatae Mariae Virginis, in sui
creatione et in corpus infusione, Spiritus Sancti gratia donatam et a peccato
originali praeservatam fuisse, necnon et in favorem festi et cultus
Conceptionis eiusdem Virginis Deiparae secundum piam istam sententiam, ut
praefertur, exhibiti, innovamus, et sub censuris et poenis in eisdem
Cosntitutionibus contentis observari mandamus.» Bulla Sollicitudo, come sopra, nota 102, § 4.
106 «Verum, quia
Spiritus sapientiae et intellectus ita apostolos et totius Ecclesiae erudivit
magistros, ut in christiana observantia nihil inordinatum, nihil pateretur esse
confusum, discernendae sunt causae solemnitatum, et in omnibus institutis
Patrum principumque nostrorum rationabilis servanda distinctio: quia non aliter
unus grex et unus pastor sumus, nisi, quemadmodum Apostolus docet, idipsum dicamus omnes; simus autem perfecti
in eodem sensu et in eadem sententia.» S. LEO MAGNUS, Epistola 16, cap. 2. ML 54-698. - «Quam culpam (confusionis inter
solemnitates) nullo modo potuissetis incidere, si und consecrationem honoris
accipitis, inde legem totius observantiae sumeretis: et beati Petri Apostoli
sedes, quae vobis sacerdotalis mater est dignitatis, esset ecclesiasticae
magistra rationis.» Ibid., cap. 1, col.
696. - Epistolae Decretales Summorum
Pontificum, tom. 1, pars 2, Romae, 1591, pag. 156 et 155, Epistola 5 B. Leonis Papae I.
107 EUSEBIUS Papa, Epistola 3, episcopis Tusciae et Campaniae directa. ML 7-1111. - Decretum Gratiani, pars 2, Causa 24, qu.
1, c. 11, In sede. - Autenticità dubbia, almeno per una parte delle tre lettere
di S. Eusebio Papa.
108 «Natalem Domini
hesterna die celebravimus; servi hodie Natalem celebramus: sed Natalem Domini
celebravimus, quo nasci dignatus est; Natalem servi celebramus, quo coronatus
est... Domini nostri Iesu Christi ideo nativitatis et passionis diem geminae
devotionis obsequio frequentat Ecclesia, quoniam utrumque medicina est. Nam et natus est ut renasceremur; mortuus est ut in
perpetuum viveremus. Martyres autem ad mala certamina nascendo
venerunt, trahentes originale peccatum: moriendo autem ad bona certissima
transierunt, finientes omne peccatum.» S. AUGUSTINUS, Sermo 314, In Natali Stephani martyris, n. 1. ML 38-1425. - «Quando natus sit (Cyprianus martyr),
ignoramus; et quia hodie passus est, Natalem eius hodie celebramus. Sed
illum diem non celebraremus, etsi nossemus. Illo enim die traxit originale
peccatum; isto autem die vicit peccatum.» IDEM, Sermo 110, In Natali Cypriani martyris, cap. 1, n. 1. ML 38-1413.
109 «Sed et ortum
Virginis didici nihilominus (quam Virginis in caelum Assumptionem) in Ecclesia
et ab Ecclesia indubitanter habere festivum atque sanctum: firmissime cum
Ecclesia sentiens, in utero eam accepisse ut sancta prodiret... Fuit procul
dubio et Mater Domini ante sancta quam nata: nec fallitur omnino sancta
Ecclesia, sanctum reputans ipsum Nativitatis eius diem, et omnia (leggi omni) anno cum exsultatione
universae terrae votiva celebritate suscipiens.» S. BERNARDUS, Epistola 174, ad Canonicos Lugdunenses, De Conceptione S. Mariae, n. 3, 5. ML
182-333, 334.
110 «Ecclesia
celebrat nativitatem B. Virginis; non autem celebratur festum in Ecclesia nisi pro
aliquo sancto. Ergo B. Virgo in ipsa sua nativitate fuit sancta. Fuit ergo in
utero sanctificata.» S.
THOMAS, Sum. Theol., III, qu. 27,
art. 1. Sed contra.
111 Le «cartelle» o «cartelline» usate nel tempo
di S. Alfonso, e tuttora in uso a Napoli ed altrove, portavano e portano,
stampate su carta finissima, le iniziali delle parole che formano la seguente
sentenza: In Conceptione tua, Maria,
immaculata fuisti: ora pro nobis Patrem cuius Filium Iesum de Spiritu Sancto
conceptum peperisti. - In altre regioni, si stampano, pur su carta speciale
finissima, da potersi inghiottire facilmente con una qualunque bevanda,
immaginette di Maria SS., dette in francese miniatures,
e in tedesco Schluckbildchen. -
Sulla legittimità ed efficacia di questa divozione, scrisse, tra non pochi
altri, il P. Andrea BUDRIOLI, S. I.,
un'opera intitolata Delle celebri cartine
che invocano e protestano immacolata la Concezione di Maria, e loro uso, se sia
da permettersi, Padova, nella Stamperia del Seminario, 1752: opera che
adduce molte autorità convincenti ed innumerevoli fatti accertati. - Il celebre
e dotto Cardinale O. S. B., Celestino SFRONDATI
(+ 1696), nella sua Innocentia vindicata (typis
Monasterii S. Galli, 1695), § 7, riferisce la miracolosa guarigione del suo
Collega, il Cardinale Rappacioli, dovuta a quelle cartine. «Tota Roma, dice,
ubi hoc contigit, testis est miraculi.» - Nella Bolla di canonizzazione di S. Raimondo de Peñafort, si riferiscono
due miracoli ottenuti con simile mezzo. - Nel processo di canonizzazione di S.
Antonino, si legge: «Rasa imago B. Antonini, et data in potu cum aqua, diversos
febricitantes, ac etiam plures variasque infirmitates etiam gravissimas
patientes, sanavit.» - Qui abbiamo la testimonianza di S. ALFONSO, testimonianza
dottrinale, corredata di fatti. Altrove, nella sua Institutio catechistica ad populum, pars 1, cap. 1, § 6, n. 54,
raccomanda, tra altre, questa pia pratica, per surrogarla alle pratiche
superstiziose: «Cum miseriis et aerumnis premeris, recurre ad SS. Sacramentum... utere chartulis Mariae Immaculatae aut
alicuius sancti figuris; et in hunc modum, quin pecces, poteris gratiam
obtinere. Si secus egeris (cioè se ricorri a pratiche
superstiziose), gratiam non obtinebis et peccabis.» Lo stesso nella edizione italiana
Istruzione al popolo, parte 1, cap.
1, § 6, n. 54. - Non vi è dunque, in questa usanza, alcuna traccia di
superstizione, come vollero alcuni, tanto nei secoli trascorsi quanto ai giorni
nostri; anzi, è un atto approvatissimo di divozione, accompagnato che sia, come
si richiede per ogni atto esteriore, dai dovuti sentimenti, cioè, di fede, di
rassegnazione alla volontà di Dio, e di fiducia in Dio e nell'intercessione di
Maria SS. - Scrisse egregiamente su questo argomento il dottissimo P. Giov. KANNENGIESSER, Apôtre
du Foyer, Aprile 1903, pag. 232-234. Cf. La Sainte Famille, an. XXIX (1903), pag. 265-270; L'Ami du Clergé, tom. XXI, pag.
359.
112 P. Fr. PEPE, S. I., Discorsi in lode di Maria SS. per tutti i sabbati dell'anno, Napoli
1756, parte I, pag. 143: «Si degna l'Immacolata Regina diffonder le sue grazie
per dovunque molti Padri Missionari, di cui è capo il P. D. Alfonso di Liguoro,
ne propagano la divozione»; e ivi riferisce varie grazie operate con le
cartelline dell'Immacolata, specialmente a mezzo dei primi compagni del Santo.
- E nella parte II, pag. 120: «Mercé dello zelo dell'Uomo Apostolico il P. D.
Alfonzo di Liguoro, si è molto propagata la divozione all'Immacolata in molte
parti da lui coltivate coll'Apostoliche missioni; e la divina Madre si è
degnata concedere molte grazie ai suoi divoti.»
113 Matrodatti o mastro d'atti, parola napoletana: notaio. Il convertito era
disposto a concedere il perdono con atto pubblico.
114 Quae est ista quae progreditur quasi aurora
consurgens? Cant. VI, 9.
115 Una est columba mea, perfecta mea. Cant.
VI, 8. - Aperi mihi, soror mea, amica
mea, columba mea, immaculata mea. Cant.
V, 2.
116 Hortus
conclusus, soror mea sponsa, hortus conclusus, fons signatus. Cant. IV,
12.
117
Sicut lilium inter spinas, sic amica mea
inter filias. Cant. II, 2.
118
Tota pulchra es, amica mea, et macula non
est in te. Cant. IV, 7.
119
Quam pulchra es, amica mea, quam pulchra
es! Cant. IV, 1.
120 «Orazioni giaculatorie volgari (insegnate
e raccomandate da S. Filippo):... Madonna benedetta, datemi grazia che io mi
ricordi della vostra verginità. - Madonna benedetta, datemi grazia che io mi
ricordi sempre di voi.» BACCI, Vita, lib.
2, cap. 5, n. 15.
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