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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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DISCORSO II. - Della Nascita di Maria.

Maria nacque santa e gran santa; poiché grande fu la grazia di cui Dio l'arricchì sin dal principio, e grande fu la fedeltà con cui Maria subito corrispose a Dio.

Sogliono con segni di festa e di allegrezza solennizzarsi dagli uomini le nascite de' loro bambini; ma più presto dovrebbonsi compiangere con segni di lutto e di dolore; considerando ch'essi nascono non solo privi di meriti e di ragione, ma di più infetti dalla colpa e figli d'ira, perciò condannati alle miserie ed alla morte. La nascita sì della nostra bambina Maria è giusto che si celebri con festa e lode universale, mentr'ella viene alla luce di questo mondo bambina nell'età, ma grande ne' meriti e nelle virtù.

Maria nasce santa, e gran santa. Ma per intendere il grado di santità con cui ella nacque, bisogna considerare per prima quanto fu grande la prima grazia con cui Dio arricchì Maria; per secondo quanto fu grande la fedeltà con cui Maria subito corrispose a Dio.

Punto I.

E cominciando dal primo punto, è certo che l'anima di Maria fu l'anima più bella che Dio creasse; anzi, dopo l'incarnazione del Verbo, questa fu l'opera più grande e di sé più degna che l'Onnipotente facesse in questo mondo: Opus quod solus Deus supergreditur, così la chiama S. Pier Damiani.1 Quindi avvenne che la divina grazia in Maria non già discese a stille come negli altri santi, ma sicut pluvia in


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vellus, come predisse Davide (Ps. LXXI, 6). Fu l'anima di Maria a guisa di lana che succhiò felice tutta la gran pioggia della grazia senza perderne una stilla: Virgo sancta totam sibi hauserat Spiritus Sancti gratiam: S. Basilio (In Cat. D. Th. in I Luc.).2 Ond'ella poi disse per bocca dell'Ecclesiastico: In plenitudine sanctorum detentio mea (Cap. XXIV, 16). Cioè, come espone S. Bonaventura: Totum teneo in plenitudine, quod alii sancti tenent in parte: Io possiedo con pienezza tutto quello che gli altri santi possiedono in parte (S. Bon., serm. 3, de B.V.).3 E S. Vincenzo Ferreri, parlando singolarmente della santità di Maria prima di nascere, dice ch'ella passò la santità di tutti i santi ed angeli: Virgo sanctificata fuit in utero super omnes sanctos et angelos.4


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La grazia ch'ebbe la B. Vergine ella avanzò la grazia non solo di ciascun santo in particolare, ma di tutti i santi ed angeli unitamente, come prova il dottissimo P. Francesco Pepe della Comp. di Gesù nella sua bell'opera delle Grandezze di Gesù e di Maria (Tom. 3, lez. 136);5 ed asserisce questa sentenza così gloriosa per la nostra regina essere oggidì comune e certa appresso i Teologi moderni - com'è appresso il Cartagena,6 Suarez,7 Spinelli,8 Recupito,9 Guerra10 ed altri molti, i quali l'hanno esaminata ex professo, cosa non fatta dagli antichi - ; e narra di più che la divina Madre mandò per mezzo del P. Martino Guttierez a ringraziar da sua parte il P. Suarez per aver con tanto valore difesa tal probabilissima sentenza, la quale, secondo attesta anche il P. Segneri nel suo Divoto di Maria, è stata poi sostenuta dal sentimento comune della scuola di Salamanca.11


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Or se questa sentenza è comune e certa, molto probabile è ancora l'altra sentenza, che Maria sin dal primo istante di sua immacolata Concezione ricevé questa grazia superiore alla grazia di tutti i santi ed angeli insieme. Ciò fortemente difende lo stesso P. Suarez,12 e lo seguitano il P. Spinelli13 e 'l P. Recupito (Appres. il P. Pepe, al luogo cit.),14 e il P. la Colombiere alla Pred. 27.15

Ma oltre le autorità de' Teologi, ben vi sono due grandi e convincenti ragioni, con cui abbastanza vien provata la mentovata sentenza.


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La prima ragione si è perché Maria fu eletta da Dio per Madre del divin Verbo. Onde dice il B. Dionisio Cartusiano16 ch'essendo ella stata eletta in ordine superiore a tutte le creature, - poiché in certo modo la dignità di Madre di Dio, come asserisce il P. Suarez, s'appartiene all'ordine di unione ipostatica17 - con ragione sin dal principio di sua vita le furono conferiti doni d'ordine superiore, sì che incomparabilmente superarono i doni a tutte le altre creature conceduti. E in verità non può dubitarsi, che nello stesso tempo che ne' divini decreti fu predestinata la persona del Verbo Eterno a farsi uomo, gli fu ancora destinata la madre, da cui doveva egli prendere l'essere umano; e questa fu la nostra bambina Maria.

Or insegna S. Tommaso (3 p., q. 27, a. 5, ad 1) che 'l Signore a ciascuno la grazia proporzionata a quella dignità a cui lo destina: Unicuique datur gratia, secundum id ad quod eligitur.18 E prima l'insegnò S. Paolo, quando scrisse: Qui et idoneos nos fecit ministros novi testamenti (II Cor. III, 6), significandoci


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che gli Apostoli riceverono da Dio i doni proporzionati al grande officio al quale furono eletti. Aggiunge S. Bernardino da Siena che quando alcuno è eletto da Dio a qualche stato, riceve non solamente le disposizioni a quello necessarie, ma anche i doni che bisognano a sostenere quell'impiego con decoro: Regula firma est in sacra Theologia quod quandocumque Deus aliquem eligit ad aliquem statum, omnia bona illi dispenset, quae illi statui necessaria sunt et illum copiose decorant (Serm. 10, a. 2, c. 1).19

Or se Maria fu eletta ad esser Madre di Dio, fu ben conveniente che Dio l'adornasse sin dal primo istante d'una grazia immensa e d'ordine superiore alla grazia di tutti gli altri uomini ed angeli, dovendo la grazia corrispondere alla dignità immensa ed altissima a cui Dio l'esaltava, come conchiudono tutti i Teologi con S. Tommaso, il quale (Loc. cit., art. 4) dice: Virgo fuit electa ut esset Mater Dei, et ideo non est dubitandum quin Deus per suam gratiam eam ad hoc idoneam reddiderit.20 In modo tale che Maria prima d'essere fatta Madre di Dio, fu adornata d'una santità così perfetta, che la fece idonea a questa gran dignità: In beata Virgine fuit perfectio quasi dispositiva, per quam reddebatur idonea ad hoc quod esset Mater Christi, et hoc fuit perfectio sanctificationis. Così parla il santo dottore (Cit. qu. 27, a. 5, ad 2).21


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E prima avea detto (3 p., q. 7, a. 10, ad 1)22 che perciò Maria si chiamò piena di grazia, non già per parte d'essa grazia, perché ella non ebbe la grazia nella somma eccellenza che possa aversi; siccome neppure fu somma la grazia abituale di Gesù Cristo - siccome dice lo stesso santo dottore - sì che la divina virtù non avesse potuto farla maggiore di potenza assoluta, sebben'ella fu una grazia a sufficienza corrispondente al fine a cui la di lui umanità era ordinata dalla divina Sapienza, cioè all'unione colla persona del Verbo: Virtus divina licet possit facere aliquid maius et melius quam sit habitualis gratia Christi, non tamen posset facere quod ordinaretur ad aliquid maius quam sit unio personalis ad Filium unigenitum a Patre; cui unioni sufficienter correspondet talis mensura gratiae, secundum definitionem divinae Sapientiae (d. q. 7, a. 12, ad 2).23 Poiché insegna l'Angelico medesimo che la divina potenza è sì grande, che per quanto doni, sempre le resta che dare; e quantunque la potenza naturale della creatura in quanto al ricevere sia per sé limitata, sicché possa interamente esser riempiuta; nulla di meno la potenza di lei ubbidienziale alla divina volontà è illimitata, e Dio sempre più può riempierla con farla più capace a ricevere: Potentiam naturalem aid recipiendum posse totam impleri, non autem potentiam obedientiae (S. Th., q. 29, de Verit., a. 3, ad 3).24


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E per tanto - ritornando al nostro proposito - disse S. Tommaso che la B. Vergine, benché non fu piena di grazia in quanto alla stessa grazia, nulla di meno si dice piena di grazia a riguardo di sé, mentr'ebbe una grazia immensa, sufficiente e corrispondente alla sua immensa dignità, sicché la rendette idonea ad esser Madre d'un Dio: B. Virgo est plena gratia, non ex parte ipsius gratiae, quia non habuit gratiam in summa excellentia qua potest haberi, nec ad omnes effectus gratiae; sed dicitur fuisse plena gratia per comparationem ad ipsam, quia scilicet habebat gratiam sufficientem ad statum illum, ad quem erat a Deo electa, ut esset Mater Unigeniti eius (d. q. 7, a. 10, ad. 1).25 Onde soggiunge Benedetto Fernandez che la misura per conoscere quanta sia stata la grazia comunicata a Maria è la sua dignità di Madre d'un Dio: Est igitur dignitas Matris Dei regula, per quam metiendum quidquid Virgini ab eo collatum credimus.26

Con ragione dunque disse Davide che i fondamenti di questa città di Dio, Maria, dovevano piantarsi sopra le cime de' monti: Fundamenta eius in montibus sanctis (Psalm. XXVIII); cioè che il principio della vita di Maria doveva essere più alto di tutte le vite consumate de' santi: Diligit Dominus, siegue il Profeta, portas Sion super omnia tabernacula Iacob. E lo stesso Davide assegnò di ciò la ragione, perché Dio doveva farsi uomo nel suo seno verginale: Homo natus est in ea.27 Onde fu conveniente che Dio donasse a questa Vergine sin dal primo momento che la creò una grazia corrispondente alla dignità d'una Madre di Dio.

Lo stesso volle significare Isaia allorché disse che ne' tempi futuri dovea prepararsi il monte della casa del Signore -


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che fu la B. Vergine - sopra la sommità di tutti gli altri monti, e che perciò tutte le genti doveano correre a questo monte per ricevere le divine misericordie: Et erit in novissimis diebus praeparatus mons domus Domini in vertice montium, et elevabitur super colles; et fluent ad eum omnes gentes (Is. II, 2). Spiega S. Gregorio: Mons quippe in vertice montium, quia altitudo Mariae supra omnes sanctos refulsit (L. 1, in I Reg., c. 1).28 E S. Giovan Damasceno: Mons in quo beneplacitum est Deo habitare in eo:29 Monte che Dio si compiacque di scegliere per suo ricetto. Perciò Maria fu chiamata cipresso, ma cipresso del monte Sion: fu chiamata cedro, ma cedro del Libano: uliva, ma uliva speciosa: eletta, ma eletta come il sole; poiché, dice S. Pietro Damiani, come il sole colla sua luce avanza talmente lo splendore delle stelle, che queste non più compariscono: Siderum rapit positionem, ut sint quasi non sint; così la gran Vergine Madre supera colla sua santità i meriti di tutta la corte celeste: Sic Virgo merita singulorum et omnium antecedit (Serm. de Ass.).30 In modo che elegantemente dice S. Bernardo che Maria fu così sublime nella santità, che a Dio non conveniva altra madre che Maria, ed a Maria non conveniva altro figlio che Dio: Neque enim decebat Deum alia mater quam Virgo, neque Virginem alius filius quam Deus.31


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La seconda ragione, per cui si prova che Maria nel primo istante di sua vita fu più santa di tutt'i santi insieme, si fonda sul grande ufficio di mediatrice degli uomini ch'ella ebbe sin dal principio; onde bisognò che sin dal principio ella possedesse maggior capitale di grazia, che non hanno tutti gli uomini insieme. - È noto già quanto comunemente da' Teologi e SS. Padri venga attribuito a Maria questo titolo di mediatrice, per aver ella colla sua potente intercessione e merito di congruità ottenuta a tutti la salute, procurando al mondo perduto il gran beneficio della Redenzione. Dicesi merito di congruità, perché solo Gesù Cristo è nostro mediatore per via di giustizia e per merito de condigno, come parlano le Scuole, avendo egli offerti i suoi meriti all'Eterno Padre, che gli ha accettati per la nostra salute. Maria all'incontro è mediatrice di grazia per via di semplice intercessione e di merito de congruo, avendo ella offerto a Dio, come dicono i Teologi con S. Bonaventura,32 i suoi meriti per la salute di tutti gli uomini, e Dio per grazia gli ha accettati con i meriti di Gesù Cristo. Dal che dice S. Arnoldo Carnotense: Ipsa in nostra salute communem cum Christo effectum obtinuit.33 E Riccardo di S. Vittore: Omnium salutem desideravit, quaesivit, obtinuit:


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imo omnium salus per ipsam effecta (Cap. 26, in Cant.).34 Sicché ogni bene, ogni dono di vita eterna, che ciascun de' santi ha ricevuto da Dio, per mezzo di Maria è stato loro dispensato.

E questo è quello che vuol darci ad intendere la S. Chiesa, allorché onora la divina Madre con applicarle i passi dell'Ecclesiastico, al capo XXIV, 25: In me gratia omnis viae et veritatis. Dicesi viae, perché per Maria si dispensano tutte le grazie a' viatori; veritatis, perché per Maria si dona la luce della verità. In me omnis spes vitae et virtutis. Vitae, perché per Maria speriamo di ottenere la vita della grazia in terra e della gloria in cielo; et virtutis, perché per mezzo di Maria si fa acquisto delle virtù e specialmente delle virtù teologali che sono le virtù principali de' santi. Ego mater pulchrae dilectionis, [et] timoris, [et] agnitionis et sanctae spei. Maria colla sua intercessione impetra a' suoi servi i doni del divino amore, del timor santo, della luce celeste, e della santa confidenza. Dal che ne deduce S. Bernardo essere insegnamento della Chiesa che Maria è la mediatrice universale della nostra salute: Magnifica gratiae inventricem, mediatricem salutis, restauratricem saeculorum. Haec mihi de illa cantat Ecclesia, et me eadem docuit decantare (Ep. 174, ad Can. Lugd.).35

Perciò asserisce S. Sofronio Patriarca di Gerusalemme, che l'arcangelo Gabriele la chiamò piena di grazia: Ave, gratia plena, perché dove agli altri, dice il suddetto santo, la grazia è stata donata limitata, a Maria fu data tutta intiera: Bene plena, quia ceteris sanctis datur gratia per partes: Mariae vero tota se infudit plenitudo gratiae (Serm. de Ass.).36 E ciò


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avvenne, come attesta S. Basilio, affinché in tal modo potesse ella essere poi la degna mediatrice tra gli uomini e Dio: Ave gratia plena, propterea Deum inter et homines mediatrix intercedens.37 Altrimenti, ripiglia S. Lorenzo Giustiniani, se la SS. Vergine non fosse stata ripiena della divina grazia, come avrebbe potuto essere la scala del paradiso, l'avvocata del mondo, e la vera mediatrice degli uomini con Dio? Quomodo non est Maria plena gratia, quae effecta est paradisi scala, interventrix mundi, Dei atque hominum verissima mediatrix? (Serm. de Ann. B.V.).38

Ecco dunque fatta pur troppo chiara la seconda ragione proposta. Se Maria sin dal principio, come madre già destinata del comun Redentore, ricevé l'ufficio di mediatrice di tutti gli uomini e per conseguenza di tutt'i santi ancora, fu ben anche necessario ch'ella sin dal principio avesse una grazia maggiore che non hanno avuta tutt'i santi, per cui ella dovea intercedere. Mi spiego più chiaro: se per mezzo di Maria doveano rendersi cari a Dio tutti gli uomini, ben fu bisogno che Maria fosse più santa e più cara a Dio che tutti gli uomini insieme. Altrimenti com'ella avrebbe potuto per tutti gli altri intercedere? Acciocché un intercessore ottenga dal principe la grazia per tutt'i vassalli, è assolutamente necessario che egli più che tutti gli altri vassalli sia caro al suo monarca. E perciò Maria, conclude S. Anselmo, meritò di esser fatta la degna riparatrice del mondo perduto, perché ella fu la più santa e più pura di tutte le creature: Pura sanctitas pectoris eius, omnis creaturae puritatem sanctitatemque transcendens, promeruit ut reparatrix perditi orbis dignissima fieret (De excell. Virg., c. 9).39


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Fu dunque Maria mediatrice degli uomini, dirà alcuno; ma come può dirsi mediatrice anche degli angeli? - Voglion molti Teologi che Gesù Cristo meritò la grazia della perseveranza ancora agli angeli; onde siccome Gesù fu lor mediatore de condigno, così Maria può dirsi mediatrice anche degli angeli de congruo, avendo accelerata colle sue preghiere la venuta del Redentore. Almeno meritando de congruo l'esser fatta madre del Messia, meritò agli angeli la riparazione delle loro sedi perdute da' demoni. Dunque almeno meritò ad essi questa gloria accidentale; e perciò disse Riccardo di S. Vittore: Utraque creatura per hanc reparatur, et angelorum ruina per hanc restaurata est, et natura humana reconciliata (In Cant. 4).40 E prima lo disse S. Anselmo: Cuncta per hanc Virginem in statum pristinum revocata sunt et restaurata (De exc. Virg., c. 11).41

Sicché la nostra celeste fanciulla sì per essere stata fatta la mediatrice del mondo, sì per essere stata destinata Madre del Redentore, sin dal principio del suo vivere ricevé una grazia maggiore di quella di tutt'i santi insieme. Onde che vago spettacolo era al cielo e alla terra la bell'anima di questa felice bambina, sebbene racchiusa ancora nell'utero di sua madre! Ella era la creatura più amabile agli occhi divini, perché già colma di grazia e di merito poteva fin d'allora vantarsi: Cum essem parvula, placui Altissimo.42 Ed era insieme


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la creatura più amante di Dio, che mai sino a quel tempo fosse comparsa nel mondo. In tal modo che se Maria fosse nata immediatamente dopo la sua purissima Concezione, già sarebbe venuta al mondo più ricca di meriti e più santa di tutt'i santi unitamente. Or pensiamo quanto più santa ella nacque, uscendo alla luce dopo gli acquisti de' meriti che fece per tutti que' nove mesi che stiede nell'utero di sua madre? - Quindi passiamo a considerare il secondo punto, cioè quanto fu grande la fedeltà, con cui Maria subito corrispose alla divina grazia.

Punto II.

Ella non è già una semplice opinione, dice un dotto autore (il P. La Colombière, Serm. 31),43 ella è l'opinione di tutto il mondo, che la santa Bambina, ricevendo nell'utero di S. Anna la grazia santificante, ricevesse nello stesso tempo il perfetto uso della ragione con una gran luce divina corrispondente alla grazia di cui fu arricchita. Sicché ben possiamo credere che dal primo istante che la sua bell'anima fu unita al suo purissimo corpo, fu ella illuminata con tutt'i lumi della divina sapienza a ben conoscere le verità eterne, la bellezza delle virtù, e sopra tutto l'infinita bontà del suo Dio e il merito ch'egli avea d'essere amato da tutti, ma singolarmente da lei, a riguardo de' pregi singolari con cui il Signore l'avea adornata e distinta fra tutte le creature, preservandola


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dalla macchia della colpa originale, dandole una graziaimmensa e destinandola per madre del Verbo e regina dell'universo.

Ond'è che fin da quel primo momento Maria, grata al suo Dio, cominciò subito ad operare tutto quello che poté operare, trafficando sin d'allora fedelmente quel gran capitale di grazia, che l'era stato donato; e tutta applicandosi a compiacere ed amare la divina bontà, sin d'allora l'amò con tutte le sue forze, e così seguitò sempre ad amarlo per tutti que' nove mesi che visse prima di nascere, in cui non cessò un momento di sempre più unirsi a Dio con atti ferventi d'amore. Era ella già libera dalla colpa originale, ond'era ancor libera da ogni attacco terreno, da ogni moto disordinato, da ogni distrazione, da ogni contrasto de' sensi che mai l'avessero potuta impedire di sempre più avanzarsi nel divino amore; tutt'i suoi sensi ancora eran d'accordo col suo spirito benedetto in correre a Dio; onde la sua bell'anima sciolta da ogni impedimento, senza mai fermarsi sempre volava a Dio, sempre l'amava e sempre cresceva in amarlo. Che perciò ella stessa si chiamò platano piantato alla corrente dell'acque: Quasi platanus exaltata sum iuxta aquam (Eccli. XXIV, 19); mentr'ella fu già quella nobil pianta di Dio che sempre crebbe alla corrente delle divine grazie. Perciò similmente si chiamò vite: Ego quasi vitis fructificavi suavitatem odoris (Eccli. XXIV, 23); non solo perché fu sì umile agli occhi del mondo, ma perché ancora, siccome la vite sempre cresce, secondo il comun proverbio, Vitis nullo fine crescit, - gli altri alberi, l'arancio, il gelso, il pero hanno una statura determinata, ma la vite sempre cresce, e cresce tanto quanto è alto l'albero a cui si attiene - così la SS. Vergine sempre crebbe nella perfezione. Ave vitis semper vigens, così la salutava S. Gregorio Taumaturgo (S. 1, in Ann.);44 e sempre fu unita al suo Dio, ch'era l'unico suo appoggio. Quindi di lei parlò lo Spirito Santo allorché disse: Quae est ista quae ascendit de deserto deliciis affluens, innixa super dilectum suum? (Cant. VIII, 5). Commenta


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S. Ambrogio: Hoc est, quae ascendit ita ut inhaereat Dei Verbo sicut vitis propago?45 (Ap. Segn., Pred. 40 dell'Ann.):46 Chi è questa che accompagnata col divin Verbo cresce come una pianta di vite appoggiata ad un grand'albero?

Dicono più e gravi Teologi47 che l'anima la quale possiede un abito di virtù, sempreché ella fedelmente corrisponde alle grazie attuali che da Dio riceve, viene sempre a produrre un atto eguale nell'intensione all'abito che possiede; talmente che viene ogni volta ad acquistare un nuovo e doppio merito eguale al cumulo di tutt'i meriti già prima acquistati. Già questo aumento, come dicono, fu conceduto agli angioli nello stato della loro vita; e se fu conceduto agli angioli, chi mai potrà negarlo alla divina Madre per mentre visse in questa terra, ma specialmente nel tempo di cui parlo, che stiede nell'utero della madre, nel quale fu ella certamente più fedele che gli angioli in corrispondere alla grazia? Maria dunque in tutto quel tempo venne a raddoppiare in ogni momento quella sublime grazia, che dal primo istante possedette; poiché corrispondendo ella con tutte le forze e perfezioni, in ogni atto che faceva raddoppiava susseguentemente i meriti in ogni istante. In modo che se nel primo istante ebbe mille gradi di grazia, nel secondo ne ebbe due mila, nel terzo quattro mila, nel quarto otto mila, nel quinto sedici mila, nel sesto trentadue mila. E siamo ora non più che al sesto istante; ma moltiplicate così per un giorno intiero, moltiplicate per


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nove mesi, considerate quali tesori di grazia, di meriti, e di santità portò Maria al mondo, allorché nacque.

Rallegriamoci dunque colla nostra Bambina che nascesanta, sì cara a Dio e sì ripiena di grazia. E rallegriamoci non solo per lei, ma anche per noi, poich'ella viene al mondo piena di grazia, non solo per gloria sua, ma anche per bene nostro.

Considera S. Tommaso nell'Opuscolo 8, che in tre modi fu ripiena di grazia la SS. Vergine. Per prima fu ripiena di grazia nell'anima, sì che sin dal principio la sua bell'anima fu tutta di Dio. Per secondo ne fu piena nel corpo, sicché della sua purissima carne meritò vestirne il Verbo eterno. Per terzo ne fu piena a beneficio comune, acciocché tutti gli uomini potessero parteciparne: Fuit etiam gratia plena, quantum ad refusionem ad omnes homines. Alcuni santi, soggiunge l'Angelico, hanno tanta grazia che non solo basta per essi, ma anche per salvare molti altri, ma non già tutti gli uomini; solamente a Gesù Cristo ed a Maria fu donata una tal grazia che bastasse per salvare tutti: Sed quando quis haberet tantum quod sufficeret ad salutem omnium, hoc esset maximum; et hoc fuit in Christo et Beata Virgine. Così S. Tommaso (Opusc. 8).48


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Sicché quel che dice S. Giovanni (al capo I, 16) di Gesù: Et de plenitudine eius accepimus omnes;49 lo stesso dicono i santi di Maria. San Tommaso da Villanova: Gratia plena, de cuius plenitudine accipiunt universi.50 Talmente che, dice S. Anselmo, non vi è chi non partecipi della grazia di Maria: Ita ut nullus sit qui de plenitudine gratiae Virginis non sit particeps. E chi mai si trova al mondo a cui Maria non sia benigna e non gli dispensi qualche misericordia? Quis umquam reperitur cui Virgo propitia non sit? Quis, ad quem eius misericordia non se extendat?51

Da Gesù non però, dobbiamo intendere, riceviamo la grazia come autor della grazia, da Maria come mezzana: da Gesù come Salvatore, da Maria come avvocata: da Gesù come fonte, da Maria come canale.

Onde dice S. Bernardo che Dio costituì Maria qual acquedotto delle sue misericordie ch'egli volea dispensare agli uomini; e perciò la riempì di grazia, acciocché dalla sua pienezza ne fosse a ciascuno comunicata la sua parte: Plenus aquaeductus, ut accipiant ceteri de eius plenitudine, non autem plenitudinem ipsam.52 Onde il santo esorta tutti a considerare con


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quanto amore vuole Dio che noi onoriamo questa gran Vergine, mentre in lei ha collocato tutto il tesoro de' suoi beni: acciocché quanto noi abbiamo di speranza, di grazia e di salute, di tutto ne ringraziamo la nostra amantissima regina; mentre tutto ci perviene dalle sue mani e dalla sua intercessione. Ecco le sue belle parole: Intuemini quanto devotionis affectu a nobis eam voluit honorari, qui totius boni plenitudinem posuit in Maria; ut proinde, si quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus redundare (Serm. de Aquaed.).53 Misera quell'anima che si chiude questo canale di grazia col trascurare di raccomandarsi a Maria! - Oloferne quando volle impadronirsi della città di Betulia procurò di rompere gli acquedotti: Incidi praecepit aquaeductus illorum (Iud. VII, 6). E questo fa il demonio quando vuol farsi padrone di un'anima, le fa abbandonare la divozione di Maria SS. Chiuso questo canale, perderà ella facilmente la luce, il timore di Dio, e in fine la salute eterna.

Leggasi il seguente esempio in cui si vedrà quanto sia grande la pietà del cuore di Maria, e la ruina che si tira sopra chi si chiude questo canale con abbandonare la divozione a questa regina del cielo.

Esempio.

Si narra dal Tritemio, Canisio ed altri, che in Magdeburg città della Sassonia vi fu un certo chiamato Udone, il quale da giovane fu di così scarso intendimento, ch'era la derisione di tutti gli altri suoi condiscepoli. Egli perciò un giorno, stando più afflitto di questa sua incapacità, andò a raccomandarsi alla Vergine SS. avanti di una sua immagine. Maria l'apparve in sogno e gli disse: Udone, ti voglio consolare, e non solo ti voglio ottenere da Dio un'abilità che basti a liberarti


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dagli scherni, ma di più un talento tale che ti renda ammirabile: e in oltre ti prometto che dopo la morte del vescovo tu sarai eletto in suo luogo. Così gli disse Maria e così tutto si avverò. Si avanzò presto nelle scienze ed ottenne il vescovato di quella città.

Ma Udone ne fu così ingrato a Dio e alla sua benefattrice, che lasciata ogni divozione divenne lo scandalo di tutti. Mentre una notte egli stava in letto con sacrilega compagnia, intese una voce che gli disse: Udo, cessu de ludo: lusisti satis, Udo: Udone, cessa dal giuoco dell'offesa di Dio: basta quanto hai giocato. La prima volta egli si adirò a queste parole, pensando che fosse alcun uomo che gliene dicesse per correggerlo. Ma sentendosele replicare la seconda e la terza notte, entrò in qualche timore che quella fosse voce del cielo. Con tutto ciò non pertanto seguitò la mala vita. Ma dopo tre mesi che Dio gli diede di tempo per ravvedersi, ecco il castigo.

Stavasene una notte nella chiesa di S. Maurizio un divoto canonico chiamato Federigo pregando Dio che volesse rimediare allo scandalo che dava il prelato, quand'ecco aprirsi da un gran vento la porta della chiesa. Entrarono poi due giovani con torce accese in mano, e si posero da' lati dell'altar maggiore. Indi seguirono altri due che stesero avanti all'altare un tappeto, con porvi sopra due sedie d'oro. Venne appresso un altro giovane in abito di soldato colla spada in mano, il quale fermatosi in mezzo alla chiesa gridò: O voi santi del cielo, che in questa chiesa avete le vostre sacre reliquie, venite ad assistere alla gran giustizia che farà il sovrano giudice. A questa voce comparvero molti santi ed anche i dodici Apostoli, come assessori di questo giudizio: ed in fine entrò Gesù Cristo che si andò a sedere in una di quelle due sedie. Comparve poi Maria corteggiata da molte sante vergini, che fu posta a sedere dal Figlio in quell'altra sedia. Allora ordinò il giudice che si conducesse ivi il reo e questo fu il misero Udone.

Parlò S. Maurizio e dimandò giustizia per la di lui vita infame da parte di quel popolo scandalizzato. Tutti alzarono la voce: Signore, merita la morte. Via su muoia, disse l'eterno Giudice. Ma prima di eseguire la sentenza - vedasi quanto è grande la pietà di Maria - ella la pietosa Madre, per non assistere a quell'atto tremendo di giustizia, si partì dalla chiesa,


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ed indi il celeste ministro ch'entrò fra' primi colla spada, si avvicinò ad Udone e gli spiccò ad un colpo il capo dal busto; e sparì la visione.

Era il luogo rimasto all'oscuro. Il canonico tutto tremante va ad accendere il lume ad una lampada che ardeva sotto la chiesa, ritorna e vede il corpo di Udone col capo tronco e 'l pavimento tutto insanguinato. Fatto e concorsovi nella chiesa il popolo, il canonico narrò tutta la visione e 'l fatto di quella orribil tragedia. E nello stesso giorno comparve il povero Udone dannato nell'inferno ad un suo cappellano, che niente sapeva del fatto avvenuto nella chiesa. Fu pertanto il cadavere di Udone gettato in una palude e 'l sangue suo restò a perpetua memoria in quel pavimento che si tiene sempre coperto con un tappeto. E d'indi in poi si prese costume di scoprirlo al tempo che prende possesso il nuovo vescovo, acciocché alla vista di tal castigo egli pensi a ben ordinare la sua vita, e a non essere ingrato alle grazie del Signore e della sua Madre santissima.54

Preghiera.

O santa e celeste Bambina, voi che siete la madre destinata del mio Redentore e la gran mediatrice de' miseri peccatori, abbiate pietà di me. Ecco a' piedi vostri un altro ingrato che a voi ricorre e vi domanda pietà. È vero che per le mie ingratitudini a Dio ed a voi meriterei da Dio e da voi essere abbandonato; ma io sento dire e così tengo - sapendo quanto è grande la vostra misericordia - che voi non ricusate d'aiutare chi con confidenza a voi si raccomanda. Dunque, o creatura la più eccelsa del mondo, giacché sopra di voi non v'è che Dio, e innanzi a voi sono piccioli i più grandi del cielo, o Santa de' santi, o Maria abisso di grazia e piena di grazia, soccorrete un miserabile che l'ha perduta per sua colpa.

Io so che voi siete così cara a Dio, ch'egli niente vi nega. So ancora che voi godete d'impiegare la vostra grandezza a sollevare i miseri peccatori. Deh su fate vedere quanto sia


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grande la grazia che possedete appresso Dio, con impetrarmi una luce ed una fiamma divinapotente, che mi muti da peccatore in santo, e che staccandomi da ogni affetto di terra, tutto m'accenda del divino amore. Fatelo, Signora, che voi lo potete fare. Fatelo per amore di quel Dio che vi ha fatto sì  grande, sì potente e pietosa. Così spero. Amen.




1 Quid grandius Virgine Maria, quae magnitudinem summae divinitatis intra sui ventris concludit arcanum? Attende Seraphim, et in illius superioris naturae supervola dignitatem, et videbis quidquid maius est, minus Virgine, solumque Opificem opus istud supergredi.» NICOLAUS monachus, quondam notarius S. Bernardi, Sermo in Nativitate B. V. M. Inter Opera S. Petri Damiani, Sermo 44. ML 144-738.

2 «Et exsultavit spiritus meus in Deo salutari meo. BASILIUS. Primus Spiritus fructus est pax et gaudium. Quia ergo Virgo sancta totam sibi hauserat Spiritus gratiam, merito subiungit: Et exsultavit spiritus meus in Deo salutari meo. Idem animam dicit et spiritum. Consueta autem in Scripturis exsultationis prolatio insinuat alacrem quemdam et iocosum habitum animae in his qui digni sunt. Proinde Virgo exsultat in Domino ineffabili cordis tripudio et resultatione in strepitu honesti affectus.» S. THOMAS, Catena Aurea, in Lucam, cap. 1. - «Exsultate... iusti in Domino... quod Dominum habetis, tali pulchritudine, tali bonitate, tali sapientia praeditum... Si quando tuo cordi lux quaedam quasi illapsa, repentinam Dei cognitionem indiderit, atque animam tuam illustraverit, adeo ut Deum diligas, mundum vero... contemnas, ex obscura illa et brevi similitudine omnem iustorum statum intellige qui... indesinenter in Deo delectantur... Iusto perpetua est divina ac caelestis laetitia, quod semel in ipso inhabitat Spiritus; primus autem fructus spiritus est caritas, gaudium, pax (Gal. V, 22). Exsultate igitur, iusti, in Domino.» S. BASILIUS MAGNUS, In Ps. XXXII, n. 1. MG 29-323.

3 Inter Opera S. Bonaventurae, Lugduni, 1668 (edizione conforme alla Vaticana e alla Moguntina), III, Sermo 39 de Sanctis in communi, 3ius de B. V. Maria, pag. 367, col. 2, p. 368, col. 1: «Domina nostra omnia habuit Dei dona, quae in Sanctis aliis sunt divisa... Unde dicitur: In plenitudine sanctorum detentio mea. Et est sensus: Totum teneo in plenitudine, quod alii Sancti tenent in parte.» S. BONAVENTURA, De Assumptione B. V. Mariae, sermo 4, Opera, IX, ad Claras Aquas, 1901, pag. 698, col. 2: «In plenitudine, inquit, Sanctorum detentio mea. Eccli. XXIV. Bernardus: «Merito in plenitudine Sanctorum detentio eius, cui non defuit fides Patriarcharum, spes Prophetarum, zelus Apostolorum, constantia Martyrum, sobrietas Confessorum, castitas Virginum, fecunditas coniugatorum, nec etiam puritas Angelorum.»



4 «In conceptione Domini Iesu Christi, simul in instanti concurrerunt quatuor, scilicet corporis formatio, animae creatio, utriusque sanctificatio,... quarto humanitatis et divinitatis unio... Similiter virgo fecit fructum sanctificationis, non dico aequaliter... scilicet quia non in instanti eius corpus fuit formatum, etc., sed quando eius corpus fuit formatum, et anima creata et infusa - quia ista dicitur conceptio germinis, quae est perfecta, quia conceptio seminis imperfecta est - non exspectavit Deus novem menses, nec unum, nec etiam hebdomadam unam; imo creditur quod eadem die et hora fuit sanctificata super omnes sanctos et sanctas, et etiam angelos.» S. VINCENTIUS FERRERIUS, O. P., Sermones de Sanctis, In festo Nativitatis Virginis Mariae, Sermo 1, n. 2, Secundus fructus. Coloniae Agrippinae, 1676, pag. 547.

5 «Vi mostrerò... con sodezza di ragioni il merito di Maria, perché Corredentrice del genere umano, immensamente superiore a tutti i meriti di tutte le creature insieme, di tutta la Corte celeste; e senza più do principio,» Francesco PEPE, S. I., Delle grandezze di Gesù Cristo e della gran Madre Maria SS., Lezioni sacre, III, Napoli, 1746, Lezione 136, pag. 319 e seg.

6 Ioannes de CARTHAGENA, Ord. Min., Homiliae catholicae de sacris arcanis Deiparae Mariae et Iosephi, Romae, 1611, lib. 5, hom. 7, pag. 371 et seq.: «Plenitudinem Marianae gratiae prosequimur, ostendentes illam adeo crevisse, ut solius Virginis gratia omnium sanctorum, tam angelorum quam hominum, gratiam in acervum unum redactam praecelleret; in illa verba: Ave, gratia plena.»

7 Fr. SUAREZ, S. I., De Incarnatione, pars 2, disp. 18, sectio 4, Dico secundo: «Dico secundo: Probabiliter credi potest B. Virginem consecutam esse plures gradus gratiae et caritatis, quam sint in omnibus sanctis hominibus et angelis, eiam collective sumptis.» Opera, XVII, Venetiis, 1746, pag. 153, col. 1.

8 Petr. Ant. SPINELLUS, S. I., Maria Deipara thronus Dei, Neapoli, 1613, cap. 4, n. 3, pag. 26: «Age nunc in singulis videamus gratiae praestantiam quae in Virgine invenitur; et quidem in immaculata sui Conceptione beatissimae Virgini a praepotenti Deo infusam esse ampliorem gratiam, quam ea sit ad quam pervenerunt Angeli, et pro meritorum diversitate perveniunt homines.»

9 Iulius Caesar RECUPITUS, S. I., De Deo Uno, pars II, liber III, qu. 9, cap. 6, n. 27, Neapoli, 1642, pag. 471, col. 1.

10 Franciscus GUERRA, Ord. Min., Maiestas Gratiarum ac Virtutum omnium Deiparae Virginis Mariae, Hispali, 1659, tomus II, tractatus III, discursus I, fragmen. II, «Supremum gratiae Sanctorum omnium collective, infimum gratiae Virginis statum non attingit», pag. 130-132.

11 Francesco PEPE, S. I., Grandezze di Gesù e di Maria, III, Napoli, 1746, Lezione 136, pag. 319, 320. - PATRIGNANI, Menologio, II, Venezia, 1730, del P. Martino Guttierez, 21 febbraio 1573, n. 9, p. 188: «Andò ella stessa (la B. Vergine) a ringraziarlo (il P. Guttierrez) che per mezzo suo l'esimio dottore P. Francesco Suarez avesse con teologiche ragioni mostrato che la sola grazia di Maria superava quella di tutti i Santi e di tutti gli Angeli insieme. La qual sentenza era stata solo accennata da quel egregio predicatore ed insigne anch'esso divoto di Maria, Giovanni d'Avila.» - «Al che pur concorse il P. Baldassare (Alvarez).» Ven. LUDOVICO DA PONTE, Vita, Roma, 1692, cap. 26, pag. 243.- SEGNERI, S. I., Il divoto di Maria Vergine, parte 1, cap. 3, § 5 (fine del capitolo). Opere, IV, Venezia, 1757, pag. 458. - SUAREZ, S. I., De Incarnatione, pars. 2, disp. 18, sectio 4 (versus finem), Opera, XVII, Venetiis, 1746, pag. 153, col. 1: «Dico secundo: Probabiliter credi potest B. Virginem consecutam esse plures gradus gratiae et caritatis, quam sint in omnibus sanctis hominibus et angelis, etiam collective sumptis.» Pag. 155, col. 2: «Accedit quod cum ante viginti annos in Academia Salmanticensi, rogatus a gravibus viris, quaestionem hanc disputare atque definire fuerim aggressus, cumque in hanc sententiam valde propenderem, rei novitate detentus, eam proprio iudicio ac sententia definire ausus non fui, donec doctores sapientissimos et in rebus theologicis valde versatos consului, quibus omnibus pia atque probabilis haec sententia visa est.»

12 SUAREZ, S. I., De Incarnatione, pars 2, disp. 4, sectio 1, Quarto addo, Opera, Venetiis, 1746, XVII, pag. 30, col. 2: «Quarto addo, pium et verisimile esse credere, gratiam Virginis in prima sanctificatione intensiorem fuisse, quam supremam gratiam in qua consummantur angeli et homines.»

13 Vedi sopra, nota 8.

14 Vedi sopra, nota 9. - «Egli (Suarez) pruova la grazia (di Maria) nel primo stante essere stata maggiore che non già quella di tutta la Corte celeste nell'ultimo termine della loro santità, sentenza poi seguita da molti e ottimi teologi, fra quali sono due di questa nostra Città (di Napoli), il P. Antonio Spinelli e il P. Giulio Cesare Recupito.» PEPE, Lezione 136 (come sopra, nota 5), pag. 319, 320.

15 B. Claude de LA COLOMBIÈRE, S. I., Sermons prêchés devant S. A. R. Madame la Duchesse d'York, II, Lyon, 1692, Sermon 27, Pour le jour de la Conception Immaculée de la S. Vierge, pag. 177, 178: «Il me semble, Chrétiens auditeurs, d'entendre les Personnes divines assemblées en leur adorable conseil, et se disposant à créer l'âme de Marie «... Faison une âme qui soit une image de nous-mêmes et la plus parfaite qui soit encore sortie de nos mains; le corps que nous lui avons préparé est déjà le plus beau de tous les corps: mais ce n'est là que la moindre partie de ce grand ouvrage. Faisons... une âme capable de recevoir elle seule plus de grâces que tous le Saints, que tous les Anges n'en ont reçu.» - Sermon 31, Pour le jour de l'Assomption de la Sainte Vierge, page 291: «Quand je dis que dans le ciel la Mére de Dieu n'a pas sujet de porter envie à personne, je ne prétends pas seulement faire entendre que sa gloire de chaque Saint en particulier... S'il est vrai, ce que tant de Pères ont enseigné, que dans cette vie, et même dès le premier moment qu'elle fut sanctifiée, elle reçut une grâce plus abondante que celle de tous les Saints et de tous les Anges ensemble, il est tout visible que, dans le paradis, tous les Saints et tous les Anges ensemble ont moins de gloire qu'elle n'en possède elle seule.»

16 «Post praestantissima... gratiae dona et opera assumptae humanitati a Verbo aeterno... collata, primum excellentiae gradum sortita sunt munera gratiarum sacrosanctae Virgini desuper condonata: quae tam in donis gratiae gratis datae quam in muneribus, habitibus atque operibus gratiae gratum facientis... post unigenitum Filium suum gloriose ineffabiliterque praefulget... Omnino condecens fuit, ut Virginem illam quam sibi (Creator) ab aeterno in matrem elegit... post ipsam assumptam humanitatem universis gratiae... charismatibus inenarrabiliter excellentius munificentiusque ornaret, quantum sine dubio decuit Matrem Dei prae ministris ornari, exaltari atque deificari... Nullatenus decens fuit personam humanam effici Dei Matrem... nisi praefato modo speciosissime, gratiosissime ac gloriosissime perornatam.» D. DIONYSIUS CARTUSIANUS, De dignitate et laudibus B. V. M., lib. 1, Prooemium. Opera, XXXVI, Opera minora, IV, Tornaci, 1908, pag. 17, 18. - «Deus munificentiae infinitae divitiis gratiae suae... tam munificentissime suam dilectissimam adimplevit Mariam, quantum sine personali unione potuit pura capere creatura, aut ei desuper dari condecuit.» Id. op., lib. 1, art. 22, pag. 45. - Et alibi passim.

17 SUAREZ, De Incarnatione, pars 2, disp. 1, Sectio 2, In contrarium vero est, Opera, XVII, Venetiis, 1746, pag. 5, col. 1: «In contrarium vero est (cioè, è più grande la dignità di Madre di Dio, che non sia quella di figliuolo adottivo di Dio, la quale si ottiene colla grazia santificante: la maternità divina presuppone, comprende e sorpassa questa figliuolanza adottiva). Quia haec dignitas matris est altioris ordinis: pertinet enim quodammodo ad ordinem unionis hypostaticae; illam enim intrinsece respicit, et cum illa necessariam coniunctionem habet.» - Pag. 5, col. 2: «Addi potest dignitatem Matris Dei moraliter consideratam, et prout includit omnia quae quodammodo, ex natura rei et secundum ordinem divinae sapientiae, illi debentur, altiorem esse dignitate filii adoptivi.»

18 «Respondeo dicendum quod illos quos Deus ad aliquid eligit, ita praeparat et diponit, ut ad id ad quod eliguntur, inveniantur idonei.» S. THOMAS, Sum. Theol., III, qu. 27, art. 4, c. - «Unicuique a Deo datur gratia, secundum hoc ad quod eligitur.» Qu. 27, art. 5, ad 1.

19 «Regula firma est in sacra Theologia, quod quandocumque Deus per gratiam aliquem eligit ad aliquem statum, omnia dona illi dispensat atque largitur, quae illi statui necessaria sunt, et illum copiose decorant.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivitatibus B. M. V., Sermo 10, De Purificatione B. M. V., art 2, cap. 1. Opera, IV, Venetiis, 1745, pag. 114, col. 1. - Tractatus de B. Virgine, Sermo 10, In festo Purif. B. M. V., art. 2, cap. 1. Opera, Venetiis, 1591, III, pag. 118, col. 2.

20 «Beata autem Virgo fuit electa divinitus ut esset Mater Dei. Et ideo non est dubitandum quin Deus per suam gratiam eam ad hoc idoneam reddidit, secundum quod angelus ad eam dicit (Luc. I, 30): Invenisti gratiam apud Deum: ecce concipies, etc.» S. THOMAS, Sum Theol., III, qu. 27, art. 4, c. - «Beata Virgo Maria tantam gratiae obtinuit plenitudinem, ut esset propinquissima auctori gratiae: ita quod eum qui est plenus omni gratia, in se reciperet, et eum pariendo, quodammodo gratiam ad omnes derivaret.» Ibid., art. 5, ad 1.

21 «In beata Virgine fuit triplex perfectio gratiae. Prima quidem quasi dispositiva, per quam reddebatur idonea ad hoc quod esset Mater Christi: et haec fuit perfectio sanctificationis. Secunda autem perfectio gratiae fuit in beata Virgine ex praesentia Filii Dei in eius utero incarnati. Tertia autem est perfectio finis, quam habet in gloria... (Quoad liberationem a malo) primo, in sua sanctificatione fuit liberata a culpa originali; secundo, in conceptione Filii Dei, fuit totaliter a fomite mundata; tertio vero, in sui glorificatione fuit liberata etiam ab omni miseria... (Per ordinem ad bonum:) primo, in sua sanctificatione adepta est gratiam inclinantem eam ad bonum; in conceptione autem Filii Dei, consummata est eius gratia confirmans eam in bono; in sui vero glorificatione, consummata est eius gratia perficiens eam in fruitione omnis boni.» S. THOMAS, Sum. Theol. III, qu. 27, art. 5, ad 2.

22 «B. Virgo dicta est plena gratia non ex parte ipsius gratiae, quia non habuit gratiam in summa excellentia qua potest haberi; nec ad omnes effectus gratiae: sed dicitur fuisse plena gratia per comparationem ad ipsam; quia scilicet habebat gratiam sufficientem ad statum illum ad quem erat electa a Deo, ut esset scilicet Mater Unigeniti eius. Et similiter Stephanus (Stephanus plenus gratia et fortitudine: Act., VI, 8) dicitur plenus gratia, quia habebat gratiam sufficientem ad hoc quod esset idoneus minister et testis Dei, ad quod erat electus. Et idem dicendum est de aliis. Harum tamen plenitudinum una est plenior altera, secundum quod aliquis est divinitus praeordinatus ad altiorem vel inferiorem statum.» S. THOMAS, Sum. theol., III, qu. 7, art. 10, ad 1.

23 S. THOMAS, Sum. theol., III, qu. 7, a. 12, ad 2. - Cf. art. 11, c.

24 «Capacitas creaturae dicitur secundum potentiam receptibilitatis quae est in ipsa. Est autem duplex potentia creaturae ad recipiendum. Una naturalis, quae potest tota impleri, quia haec non se extendit nisi ad perfectiones naturales. Alia est potentia obedientiae secundum quod potest recipere aliquid a Deo, et talis capacitas non potest impleri, quia quidquid Deus de creatura faciat, adhuc remanet in potentia recipiendi a Deo.» S. THOMAS Quaestiones disputatae de veritate, qu. 29, De gratia Christi, art. 3, ad 3. Opera, Romae, 1570, VIII, fol. 486, col. 3.

25 Vedi sopra, nota 22.

26 «Subditur hic etiam in iis verbis, quia (quoniam) de viro sumpta est, (Gen. II, 23), ratio potissima, ob quam et nominis Mariae praerogativa super omnem creatarum rerum nomenclaturam, et infinita donorum et gratiarum naturalium ac supernaturalium plenitudo, soli Deo comprehensibilis, in Virginem effusa fuerit, quia nimirum de viro sumpta est, seu potius, quia vir de illa sumptus est, quia semper Virgo Deum hominem peperit... Est igitur dignitas Matris Dei prima et summa regula, per quam metiendum erit quidquid Virgini a Deo collatum credimus.» Benedictus FERNANDIUS (Fernandez), S. I., Commentarii, atque observationes morales in Genesim, cap. 2, sectio 15, n. 4. Lugduni, 1623, pag. 223, col. 1.

27 Fundamenta eius in montibus sanctis: diligit Dominus portas Sion super omnia tabernacula Iacob... Numquid Sion dicet: Homo, et homo natus est in ea...? Ps. LXXXVI, 1, 5.

28 «De Ramatha Sophim, de monte Ephraim...) Potest autem huius montis nomine, beatissima semper virgo Maria Dei Genitrix designari... Mons quippe in vertice montium fuit, quia altitudo Mariae supra omnes sanctos refulsit.» S. GREGORIUS MAGNUS, In I Reg. Expositiones, lib. 1, n. 5. ML 79-25.

29 «Sacrum et intemeratum corpus tuum piae sepulturae tradebatur, angelis... nullum... obsequii genus praetermittentibus...; apostolis item et universo Ecclesiae coetu divinos hymnos... alta voce canentibus: Replebimur in bonis domus tuae: sanctum est templum tuum, mirabile in aequitate (Ps. LXIV, 6). Ac rursus:... Mons Dei, mons pinquis: mons in quo beneplacitum est Deo habitare in eo.» S. IO. DAMASCENUS, Hom. 1 in Dormitionem B. V. M., n. 12. MG 96-718, 719.

30 «Electa ut sol. Hanc attende similitudinem, qua nulla in rebus mundi potest esse sublimior. Nihil enim habuit Spiritus in visibilibus creaturis excellentius, cui excellentiam Virginis compararet. Multo enim altius aliquid habet claritas solis quam lunae; quia etsi illa minores stellas obscurat, non tamen penitus occultat; hic vero lucidius incandescens, ita sibi siderum et lunae rapit positionem, ut sint quasi non sint, et videri non possint.» NICOLAUS monachus, quondam notarius S. Bernardi, Sermo in Assumptione B. M. V.: Sermo 40 inter Opera S. Petri Damiani. ML 144-720.

31 «Quae iam poterit lingua, etiamsi angelica sit, dignis extollere laudibus Virginem matrem: matrem autem non cuiuscumque, sed Dei? Duplex novitas, duplex praerogativa: duplex miraculum, sed digne prorsus aptissimeque conveniens. Neque enim filius alius virginem, nec Deum decuit partus alter.» S. BERNARDUS, In Assumptione B. M. V., sermo 4, n. 5. ML 183-428. - «Deus siquidem - Deus enim est quem peperit - Matrem suam singulari in caelis donaturus gloria, singulari in terris praevenire curavit et gratia, qua videlicet ineffabiliter et intacta conciperet, et pareret incorrupta. Porro Deo (lege cum Horstio et grammaticis: Deum) huiusmodi decebat nativitas, qua nonnisi de Virgine nasceretur: talis congruebat et Virgini partus, ut non pareret nisi Deum. Proinde factor hominum, ut homo fieret, nasciturus de homine, talem sibi ex omnibus debuit deligere, imo condere matrem, qualem et se decere sciebat, et sibi noverat placituram.» IDEM, De laudibus Virginis Matris, Homiliae super «Missus», hom. 2, n. 1. ML 183-61.



32 «Piissima anima beatae Virginis dilectissimo Filio suo patienti, quantum sustinere poterat, compatiebatur. Nullo tamen modo est dubitandum quin virilis eius animus et ratio constantissima vellet etiam Unigenitum tradere pro salute generis humani, ut Mater per omnia conformis esset Patri. Et in hoc miro modo debet laudari et amari, quod placuit ei ut Unigenitus suus pro salute generis humani offerretur. Et tantum etiam compassa est, ut, si fieri posset (al. potuisset), omnia tormenta quae Filius pertulit, ipsa multo libentius sustineret (al. sustinuisset).» S. BONAVENTURA, In I Sent., dist. 48, Dubia circa litteram Magistri, dub. 4. Opera, ad Claras Aquas, I, 1882, pag. 861, col. 2.

33 «... Brevi est sermone colligendum quo initio, quo progressu ad hunc beatitudinis cumulum Virgo sancta devenerit, ut cum Christo communem in salute mundi effectum obtineat.» ARNALDUS seu Ernaldus, Abbas Bonaevallis in campo Carnotensi, De laudibus B. M. V. ML 189-1727.

34 «Omnium salutem desideravit, quaesivit et obtinuit; imo salus omnium per ipsam facta est, unde et mundi salus dicta est.» RICHARDUS A S. VICTORE, Explicatio in Cantica Cant., cap. 26 (in illud: Tota pulchra es.. Cant. IV).

35 «Honora sane integritatem carnis, vitae sanctitatem: mirare fecunditatem in Virgine, Prolem venerare divinam. Extolle nescientem, vel in concipiendo concupiscentiam, vel in pariendo dolorem. Praedica reverendam angelis, desideratam gentibus, patriarchis prophetisque praecognitam, electam ex omnibus, praelatam omnibus. Magnifica gratiae inventricem, mediatricem salutis, restauratricem saeculorum: exalta denique exaltatam super choros angelorum ad caelestia regna. Haec mihi de illa cantat Ecclesia, et me eadem docuit decantare.» S. BERNARDUS, Epistola 174, ad Canonicos Lugdunenses, de Conceptione S. Mariae, n. 2. ML 182-333.

36 «Ave, inquit, gratia plena; et bene plena, quia ceteris per partes praestatur, Mariae vero simul se tota infudit plenitudo gratiae... Quia etsi in sanctis patribus et prophetis gratia fuisse creditur: non tamen eatenus plena. In Mariam vero totius gratiae, quae in Christo est, plenitudo venit, quamquam aliter.» SOPHRONIUS (non già però S. Sofronio, Arciv. di Gerusalemme), De Assumptione B. M. V., ad Paulam et Eustochium: Epistola IX, inter Opera S. Hieronymi, n. 5. ML 30-127.

37 «Ave, gratia plena, Dei hominumque sequestra constituta, ut inimicitarum parietes intergerini convellantur, et caelestia terrenaque in unum coëant.» BASILIUS Seleuciensis, Oratio 39, In SS. Deiparae Annuntiationem, n. 5. MG 85-443.

38 «Quomodo non est Maria iuxta Gabrielis oraculum plena gratia, quae effecta est Mater Dei, paradisi scala, caeli ianua, interventrix mundi, daemonum fuga, peccatorum spes, naufragantium portus, maris stella, confugium periclitantium, solamen laborantium, fluctuantium robur, Dei et hominum verissima mediatrix?» S. LAURENTIUS IUSTINIANUS, Sermo in Annuntiatione B. M. V. Opera, Lugduni, 1628, pag. 409, col. 2.

39 «Quas itaque laudes quasve gratiarum actiones, non solum humana natura, sed omnis creatura huic sanctissimae Virgini debet? Pura enim sanctitas et sanctissima puritas piissimi pectoris eius, omnem omnis creaturae puritatem sive sanctitatem transcendens, incomparabili sublimitate hoc promeruit ut reparatrix perditi orbis dignissime fieret.» EADMERUS, Liber de excellentia Virginis Mariae, cap. 9. Inter Opera S. Anselmi. ML 159-573.

40 «Cum tam angeli quam sanctae animae pro peccatoribus solliciti sint, et eis tam meritis quam intercessione subveniant, credendum est beatam Virginem tantum in hoc posse quantum utramque hanc creaturam; imo utraque potior iudicatur, quia utraque per hanc reparatur: et angelorum ruina per hanc restaurata est, et humana natura reconciliata.» RICHARDUS A S. VICTORE, Explicatio in Cantica Cant., cap. 23. (In illud: Duo ubera tua... Cant. IV.)

41 «Utique cuncta quae Deus bona et utiliter fecit, in eo statu quo condita fuerunt, sicut ostendimus, esse destiterunt, et per hanc beatissimam Virginem in statum pristinum revocata sunt et restituta. Sicut ergo Deus, sua potentia parando cuncta, Pater est et Dominus omnium, ita beata Maria, suis meritis cuncta reparando, mater est et domina rerum; Deus enim est Dominus omnium, singula in sua natura propria iussione constituendo; et Maria est domina rerum, singula congenitae dignitati per illam quam meruit gratiam restituendo.» EADMERUS, Cantuariensis monachus, Liber de excellentia Virginis Mariae, cap. 11. ML 159-578.

42 Commune festorum B. M. V., Noct. 1, Responsiorium 2.

43 B. Claude de LA COLOMBIÈRE, S. I., Sermons prêchés devant S. A. R. la Duchesse d'York, II, Lyon, 1692, Sermon 27, Pour le jour de la Conception Immaculée de la Sainte Vierge, seconde partie, page 189: «La sanctification de Marie ne fut pas le seul privilège dont Dieu l'honora au moment qu'elle fut conçue; pour rendre son bonheur plus accompli, il fallait la mettre en état de le connaître. C'est pour cela qu'elle reçut dès lors, avec la grâce, le parfait usage de la raison; et que son esprit fut orné de toutes les lumières de la sagesse, de toutes les connaissances et naturelles et morales. Cette opinion, Messieurs, a été enseignée par Albert le Grand, par Saint Bernardin de Sienne, par l'illustre Chancelier de l'Université de Paris (Jean Gerson); elle a été suivie du temps de nos pères par les plus savants théologiens; et toute l'Ecole s'accorde aujourd'hui à la défendre.» - Riferiamo il pensiero del Beato, senza appoggiarci colla stessa sicurezza sulle autorità da lui allegate: qualcuna anzi non è fondata. Notiamo però che i Santi sono i testimoni del senso cattolico più affinato dei loro tempi, e i canali particolarmente adatti dello sviluppo della teologia, in quanto questo è, prima di tutto, opera dello Spirito Santo a favore della Chiesa, per la santificazione delle anime. In loro si avvera egregiamente la promessa: Et erunt omnes docibiles Dei (Io. VI, 45; cf. Is. LIV, 13). Questo è un pregio che aggiunge valore alle altre loro doti personali, né viene disprezzato da un teologo assennato. Ciò vale tanto per il B. Claudio quanto per S. Alfonso medesimo.

44 «Ave, gratia plena, pratum fragrantissimum. Ave, gratia plena, vitis semper vigens; quae animas glorificantium te laetificas. Ave, gratia plena, ager qui non exaratus fructus profert pulcherrimos.» S. GREGORIUS THAUMATURGUS, Opera dubia, Hom. 1, In Annuntiatione Sanctae Virginis Mariae. MG 10-1151.

45 «Videntes itaque eam (animam sponsam) filiae Hierusalem Christo inhaerentem, et adhuc ascendentem cum eo - dignatur enim quaerentibus frequenter occurrere, et condescendere ut eos elevet - dicunt: Quae est haec quae ascendit a deserto (Cant. III, 6)?... Mirantur videlicet quomodo anima... inhaereat Dei Verbo, et ascenderit sicut vitis propago, in superiora se subrigens.» S. AMBROSIUS, Liber de Isaac et anima, cap. 5, n. 44. ML 14-517.

46 «Laddove di lei (di Maria) scritto leggiamo ne' sagri Cantici: Quae est ista quae ascendit de deserto, deliciis affluens, innixa super dilectum suum? sant' Ambrogio, quantunque con altra mira, tradusse mirabilmente all'intento nostro: «Quae haec est, quae ascendit a deserto: ita ut inhaereat Dei Verbo, et ascendat sicut vitis propago, in superiora se subrigens?» Paolo SEGNERI, S. I., Quaresimale, Predica 40, Per la festa della Santissima Nunziata, n. 5. Op., II, Venezia, 1742, pag. 369.

47 Gravi teologi. Tra altri, cf. SUAREZ, De Incarnatione, pars 2, disp. 18, sectio 2 et sectio 4. - Si può leggere quanto scrive Cornelio a Lapide su questa sentenza «pia et probabilis», in Proverbia, XXXI, 21: In Scripturam Sacram, Parisiis, 1860, VI, 510. - DILLENSCHNEIDER, La Mariologie de S. Alphonse de Liguori, vol. II, Sources et Synthèse doctrinale, Fribourg, Suisse, 1934, chapitre 18, § 1, pag. 253-259.

48 «Dicitur autem beata Virgo plena gratia quantum ad tria. Primo, quantum ad animam, in qua habuit omnem plenitudinem gratiae. Nam gratia Dei datur ad duo, scilicet ad bonum operandum et ad vitandum malum; et quantum ad ista duo perfectissimam gratiam habuit Virgo Maria. Nam ipsa omne peccatum vitavit magis quam aliquis sanctus post Christum... Ipsa etiam omnium virtutum opera exercuit, alii autem sancti specialia quaedam; quia alius fuit humilis, alius castus, alius misericors: et ideo ipsi dantur in exemplum specialium virtutum, sicut beatus Nicolaus in exemplum misericordiae, etc.; sed beata Virgo in exemplum omnium virtutum... ut satis patet. Sic ergo plena est gratia beata Virgo et quantum ad boni operationem, et quantum ad mali vitationem. Secundo, plena fuit gratia quantum ad redundantiam animae ad carnem, vel corpus. Nam magnum est in sanctis habere tantum de gratia, quod sanctificet animam: sed anima beatae Virginis ita fuit plena, quod ex ea refudit gratiam in carnem, ut de ipsa conciperet Filium Dei... Tertio, quantum ad refusionem in omnes homines. Magnum enim est in quolibet sancto, quando habet tantum de gratia quod sufficit ad salutem multorum: sed quando haberet tantum, quod sufficeret ad salutem omnium hominum de mundo, hoc esset maximum, et hoc est in Christo et in beata Virgine. Nam in omni periculo potes salutem obtinere ab ipsa Virgine gloriosa... Item, in omni operatione virtutis, potes eam habere in auditorium (leggi adiutorium)... Sic ergo plena est gratia, et excedit angelos in plenitudine gratiae.» S. THOMAS, Opusculum 8, Devotissima expositio super Salutatione Angelica. Opera, Romae, 1570, XVII, fol. 75, col. 3, 4.

49 Et de plenitudine eius nos omnes accepimus. Io. I, 16.

50 «Gratia plena: implenda Deitate, obumbranda virtute. Gratia plena: de cuius plenitudine accipiunt universi, de cuius abundantia totus replendus est orbis.» S. THOMAS A VILLANOVA, Archiep. Valentinus, In festo Annuntiationis B. M. V., Concio 1, n. 2. Conciones, Mediolani, 1760, II, col. 179.

51 «Quid amplius dicere possum, Domina? immensitatem quippe gratiae et gloriae tuae considerare cupienti, sensus deficit, lingua fatiscit. Quemadmodum enim omnia quae in caelo sunt, per glorificationem tuam inaestimabiliter decorantur, ita, per eamdem glorificationem, cuncta quae in terra subsistunt ineffabiliter sublimantur. Singula nempe in immensae dignitatis decus profecerunt, cum per tuam beatam et integerrimam virginitatem Dominum Deum suum, quem non cognoverant, agnoscere, et agnitum colere et amare meruerunt.» EADMERUS, Cantuariensis monachus, Liber de excellentia Virginis Mariae, cap. 8. Inter Opera S. Anselmi, ML 159-573. - PACIUCHELLI, O. P., Excitationes dormitantis animae, Excitatio 15 super Salutationem Angelicam, n. 6: «Et D. Anselmus (de exc. V., c. 8): «Quid amplius dicere possum, Domina? Immensitatem quippe gratiae et gloriae et felicitatis tuae considerare incipienti, et sensus deficit, et lingua fatiscit.» Quindi, senza indicare con alcun segno che sia terminata la citazione di Anselmo (ossia di Eadmero), continua: «Quid vero? Num aquas tantarum felicitatum gratiarumque sibimetipsi servat? Num eas aliis communicare desistit? Certe non, sed ubique et ad omnes eiusmodi aquae se fundunt; ita ut nullus sit qui de plenitudine gratiae Virginis non sit particeps. Quis unquam reperitur, cui Virgo propitia non sit? Quis beneficiorum eius est exsors? Ad quem eius misericordiae non se extendunt?»

52 «Derivatus est fons usque ad nos, in plateis derivatae sunt aquae, licet non bibat alienus ex eis (Prov. V, 16, 17). Descendit per aquaeductum vena illa caelestis, non tamen fontis exhibens copiam, sed stillicidia gratiae arentibus cordibus nostris infundens, aliis quidem plus, aliis minus. Plenus equidem aquaeductus, ut accipiant ceteri de plenitudine, sed non plenitudinem ipsam.» S. BERNARDUS, In Nativ. B. M. V., Sermo de aquaeductu, n. 3. ML 183-440.

53 «Altius ergo intueamini, quanto devotionis affectu a nobis eam voluerit honorari, qui totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde si quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus redundare, quae ascendit deliciis affluens.» IDEM, ibid., n. 6, col. 441.

54 Vedi Appendice, 4, pag. 525 e seg.




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