- Parte seconda.
- DISCORSI SULLE SETTE FESTE PRINCIPALI DI MARIA
- DISCORSO IV. - Dell'Annunziazione di Maria.
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DISCORSO IV. - Dell'Annunziazione di Maria.
Maria nell'Incarnazione del Verbo non poté umiliarsi
più di quello che si umiliò: Iddio all'incontro non poté esaltarla più di
quello che l'esaltò.
Chi si esalta sarà umiliato, e chi s'umilia sarà esaltato. Questa è parola del
Signore, non può fallire: Qui autem se exaltat humiliabitur, et qui se humiliaverit
exaltabitur (Matth. XXIII, 12). Ond'è che avendo Dio stabilito di farsi
uomo per redimere l'uomo perduto e così manifestare al mondo la sua bontà
infinita, e dovendo in terra eleggersi la madre, andava cercando fra le donne
chi fosse fra di loro la più santa e la più umile. Ma fra tutte una ne mirò, e
fu la verginella Maria, che quanto era più perfetta nelle virtù, tanto più
semplice ed umile qual colomba era nel suo concetto. Adolescentularum, dicea il Signore, non est numerus: una est columba mea, perfecta mea (Cant. VI, [7],
8). Onde questa, disse Iddio, sia la mia madre eletta. Quindi vediamo quanto
Maria fu umile, e perciò quanto Iddio l'innalzò.
Maria nell'Incarnazione del Verbo non poté più umiliarsi di quello che
s'umiliò; sarà il primo punto. Iddio non poté esaltar Maria più di quello che
l'esaltò; sarà il secondo.
Punto I.
Parlando appunto il Signore nei Sacri Cantici dell'umiltà di questa umilissima
Verginella, disse: Dum
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esset rex in accubitu suo, nardus mea dedit
odorem suum (Cant. I, 11). Commenta S. Antonino le citate parole, e dice
che nella pianta di nardo, per esser questa così picciola e bassa, fu figurata
l'umiltà di Maria, il cui odore salì al cielo, e fin dal seno dell'Eterno Padre
tirò nell'utero suo verginale il Verbo Divino: Nardus est herba parva, et significat beatam Virginem, quae dedit
humilitatis odorem; qui odor usque ad caelum ascendit, et in caelo accumbentem
fecit quasi evigilare et in utero suo quiescere (P. 4, lib. 15, c. 21, §
2).1 Sicché il Signore, tirato dall'odore di questa umile Verginella,
l'elesse per sua madre nel volersi far uomo per redimere il mondo. Ma egli per
maggior gloria e merito di questa madre non volle farsi di lei figlio, senza
averne prima il consenso: Noluit carnem
sumere ex ipsa, non dante ipsa, dice Guglielmo abbate (In Cant.
3).2 Quindi mentre l'umile Verginella se ne stava nella sua povera
casetta, e se ne stava sospirando e pregando Dio allor più che mai con maggior
desiderio, acciò mandasse il Redentore, come fu rivelato a S. Elisabetta monaca
di S. Benedetto;3 ecco viene l'arcangelo Gabriele a portare la grande
imbasciata; entra e la saluta dicendo: Ave,
gratia plena; Dominus tecum; benedicta tu in mulieribus (Luc. I, [28]): Dio
vi salvi, o Vergine piena di grazia, poiché voi foste sempre ricca della
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grazia sopra tutti gli altri santi. Il Signore è con voi, perché voi
siete così umile. Voi siete benedetta fra le donne, mentre tutte l'altre
incorsero nella maledizione della colpa, ma voi, perché Madre del Benedetto,
siete stata e sarete sempre benedetta e libera da ogni macchia.4
L'umile Maria intanto a questo saluto, così pieno di lodi, che risponde?
Niente; ella non rispose, ma pensando a tal saluto si turbò: Quae cum audisset, turbata est in sermone
eius et cogitabat qualis esset ista salutatio. - E perché mai si turbò?
forse per timore d'illusione, o per modestia, vedendo un uomo, come vuole
alcuno, pensando che l'angelo le apparve in forma umana? No, il testo è chiaro,
turbata est in sermone eius; nota
Eusebio Emisseno: Non in vultu, sed in
sermone eius.5 Fu adunque un tal turbamento tutto d'umiltà al
sentir quelle lodi tutte lontane dal suo umile concetto. Onde quanto più
dall'angelo sente innalzarsi, più ella s'abbassa ed entra a considerare il suo
niente. Riflette qui S. Bernardino e dice che se l'angelo mai l'avesse detto
ch'ella era la maggiore peccatrice del mondo, Maria non se ne sarebbe così
ammirata; ma in udir quelle lodi così eccelse, tutta si turbo: Si dixisset: O Maria, tu es maior ribalda
quae est in mundo, non ita admirata fuisset: unde turbata fuit de tantis
laudibus (Serm. 35, de Am. inc., p. 3).6 Si turbò, perch'ella,
essendo sì
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piena d'umiltà, abborriva ogni sua lode, e desiderava che
il suo Creatore e dator d'ogni bene fosse lodato e benedetto; così appunto
Maria stessa disse a S. Brigida, parlando del tempo in cui fu fatta Madre di
Dio: Nolui laudem meam, sed solius
datoris et Creatoris (L. 2, Rev., c. 23).7
Ma almeno, io dico, già la B. Vergine era ben istruita dalle Sacre Scritture
essere giunto già il tempo predetto da' Profeti della venuta del Messia, già
compite le settimane di Daniele, già secondo la profezia di Giacobbe passato in
mano di Erode re straniero lo scettro di Giuda, già sapea che una vergine dovea
esser la madre del Messia; sente poi dall'angelo darsele quelle lodi, che ad
altra già parea che non convenissero, se non ad una madre di Dio; le venne
forse allora il pensiero, almeno un chi sa se mai fosse ella questa madre di
Dio eletta? No, la sua profonda umiltà non la fece neppure entrare in questo
pensiero. Valsero solamente quelle lodi a farla entrare in gran timore,
talmenteché, come riflette S. Pier Grisologo: Sicut Christus per angelum voluit confortari, ita per angelum debuit
Virgo animari:8 Siccome il Salvatore voll'essere confortato da un
angelo, così fu bisogno che S. Gabriele, vedendo Maria così sbigottita a quel
saluto, l'animasse dicendo: Ne timeas,
Maria, invenisti gratiam apud Deum: Non temete, o Maria, né vi stupite de'
titoli grandi con cui v'ho salutata; poiché se voi negli occhi vostri siete
così picciola e bassa, Dio ch'esalta gli umili vi ha fatta degna di trovar la
grazia dagli uomini perduta, e perciò egli vi ha preservata dalla macchia
comune di tutti i figli d'Adamo; perciò fin dalla
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vostra Concezione
vi ha onorata d'una grazia maggior di quella di tutti i santi; perciò
finalmente ora vi esalta sino ad esser sua madre: Ecce concipies et paries filium, et vocabis nomen eius Iesum.
Or via, che s'aspetta? Exspectat angelus responsum - parla qui S. Bernardo - exspectamus et nos, o Domina, verbum
miserationis, quos miserabiliter premit sententia damnationis (Hom. 4, sup.
Miss.):
Signora, aspetta l'angelo la vostra risposta; l'aspettiamo più noi già
condannati alla morte. Esce offertur tibi
pretium salutis nostrae; statim liberabimur, si consentis. Siegue a parlar
S. Bernardo: Ecco, o madre nostra, a voi già s'offerisce il prezzo di nostra
salute, che sarà il Verbo Divino in voi fatt'uomo; se voi lo accettate per
figlio, subito saremo dalla morte liberati. Ipse
quoque Dominus, quantum concupivit decorem tuum, tantum desiderat et
responsionis assensum, in qua nimirum proposuit salvare mundum (S. Bern.,
loc. cit.):9 Lo stesso vostro Signore, quanto egli s'è innamorato di vostra
bellezza, altrettanto desidera il vostro consenso, in cui ha stabilito di
salvare il mondo. Responde iam Virgo
sacra, ripiglia S. Agostino: vitam
quid tricas mundo? (Serm. 21, de Temp.):10 Presto, Signora,
rispondete; non ritardate più al mondo la salute, che dal vostro consenso ora
dipende.
Ma ecco che Maria già risponde; risponde all'angelo e dice: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum
verbum tuum. O risposta, che più bella, più umile e più prudente non
avrebbe potuto inventare tutta la sapienza degli uomini e degli angeli insieme,
se vi avessero pensato per un milione d'anni! O
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risposta potente che
rallegraste il cielo ed apportaste alla terra un mare immenso di grazie e di
beni! Risposta che appena uscita dall'umil cuore di Maria tiraste dal seno
dell'Eterno Padre l'unigenito Figlio nel suo purissimo utero a farsi uomo! Sì,
perché appena proferite quelle parole: Ecce
ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum, subito Verbum caro factum est, il Figliuol di Dio divenne anche figliuol
di Maria. O fiat potens! - esclama S.
Tommaso da Villanova - o fiat efficax! o
fiat super omne fiat venerandum! (Conc. 1, de Ann.). Poiché cogli altri fiat Iddio creò la luce, il cielo, la
terra; ma con questo fiat di Maria, dice
il santo, un Dio diventò uomo come noi.11
Ma non ci partiamo dal nostro punto; consideriamo la grande umiltà della
Vergine in questa risposta. - Ben ella era illuminata a conoscere quanto fosse
eccelsa la dignità di Madre di Dio. Già dall'angelo veniva assicurata ch'ella
era questa felice madre eletta dal Signore. Ma con ciò ella niente si avanza
nella stima di se stessa, niente si ferma a compiacersi della sua esaltazione,
guardando da una parte il suo niente e dall'altra l'infinita maestà del suo
Dio, che la scegliea per sua madre, si conosce indegna di tanto onore, ma non
vuole opporsi punto alla di lui volontà. Onde richiesta del suo consenso, che
fa? che dice? Ella tutta annientata in se stessa, tutta infiammata d'altra via
di desiderio di unirsi così maggiormente con Dio, tutt'abbandonandosi nella
divina volontà: Ecce, risponde, ecce ancilla Domini. Ecco la schiava
del Signore, obbligata a fare quel che 'l suo Signore comanda. E volea dire: Se
il Signore elegge per sua madre me che niente ho del mio,
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tutto quel
che ho è suo dono, chi mai può pensare ch'egli m'elegga per merito mio? Ecce ancilla Domini. Che merito mai può
avere una schiava per esser fatta madre del suo Signore? Ecce ancilla Domini. Si lodi solamente dunque la bontà del Signore,
e non si lodi la schiava; giacch'è tutta sua bontà mettere gli occhi su d'una
creatura sì bassa come son io, e farla così grande.
O humilitas - qui esclama Guerrico
abbate - angusta sibi, ampla divinitati!
Insufficiens sibi, sufficiens ei quem non capit orbis!12 O grande
umiltà di Maria che la rende picciola a se stessa, ma grande davanti a Dio!
Indegna agli occhi suoi, ma degna agli occhi di quel Signore immenso, che non è
capito dal mondo.
Ma più bella a tal proposito è l'esclamazione di S. Bernardo che fa nel sermone
quarto di Maria assunta in cui dice, ammirando l'umiltà di Maria: Signora, e
come voi avete potuto unir nel vostro cuore concetto di voi stessa così umile
con tanta purità, con tanta innocenza, e tanta pienezza di grazia che voi
possedete? Quanta humilitatis virtus, cum
tanta puritate, cum innocentia tanta, imo cum tanta gratiae plenitudine? E
donde mai, siegue il santo, o Vergine beata, si è così ben radicata in voi
questa umiltà, e tanta umiltà, vedendovi così onorata ed innalzata da Dio? Unde tibi humilitas et tanta
humilitas, o beata?
Lucifero vedendosi dotato di gran bellezza aspirò ad esaltare il suo trono
sulle stelle e rendersi simile a Dio: Super
astra Dei, disse, exaltabo solium
meum... et similis ero Altissimo (Is. XIV, 13). Or che avrebbe detto e
preteso il superbo, se mai si fosse veduto ornato de' pregi di Maria? L'umile
Maria non fece così: quanto più ella si vide esaltata, tanto più si
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umiliò. Ah Signora, per questa sì bella umiltà - conclude S. Bernardo
- ben voi vi siete fatta degna d'essere mirata da Dio con amor singolare: degna
d'innamorare il vostro Re colla vostra bellezza: degna di trarre coll'odor
soave di vostra umiltà l'eterno Figlio dal suo riposo, dal seno di Dio nel
vostro purissimo utero: Digna plane quam
respiceret Dominus, cuius decorem concupisceret rex, cuius odore suavissimo ab
aeterno illo paterni sinus attraheretur accubitu (Loc. cit.).13
Onde dice Bernardino da Bustis che meritò più Maria con quella risposta: Ecce ancilla Domini, che non potrebbero
meritare tutte le creature con tutte le opere loro: B. Virgo plus meruit, dicendo humiliter, Ecce ancilla Domilli, quam
simul mereri possent omnes purae creaturae (Mar. 12, p. 5, p. 2).14
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Così è, dice S. Bernardo, mentre questa innocente Vergine, benché colla sua
verginità si rendé cara a Dio, nulladimeno coll'umiltà si rendé poi degna, per
quanto potea rendersi degna una creatura, d'essere fatta Madre del suo
Creatore: Etsi placuit ex virginitate,
tamen ex humilitate concepit (Hom. 1, sup. Miss.).15 E lo conferma
S. Girolamo dicendo che Dio più per la di lei umiltà, che per tutte l'altre sue
eccelse virtù, l'elesse per madre: Maluit
Deus de Virgine incarnari propter humilitatem, quam propter aliam quamcumque
virtutem.16 Maria stessa ciò l'espresse a S. Brigida, con dirle:
Donde io meritai una tal grazia d'esser fatta Madre del mio Signore, se non
perché conobbi il mio niente e mi umiliai? Unde
promerui tantam gratiam, nisi quia cogitavi et scivi nihil me esse vel habere? (Lib.
2, Rev., c. 35).17 E prima lo dichiarò nel suo umilissimo cantico,
quando disse: Quia respexit humilitatem
ancillae suae... fecit mihi magna qui potens est (Luc. I, [48, 49]). Dove
nota S. Lorenzo Giustiniani che la B. Vergine Non ait, respexit virginitatem, innocentiam, sed humilitatem
tantum.18 E per questa umiltà, avverte S. Francesco di Sales che
non già intendeva Maria di lodare la virtù della sua
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umiltà, ma volle
dichiarare che Dio avea riguardato il suo niente - humilitatem, idest nihilitatem - e per sua mera bontà avea voluto
così esaltarla.19
In somma dice S. Agostino che l'umiltà di Maria fu come una scala, per cui si
degnò il Signore di scendere in terra a farsi uomo nel suo seno: Facta est Mariae humilitas scala caelestis,
per quam Deus descendit ad terras (Sup. Magn.).20 E lo confermò S.
Antonino dicendo che l'umiltà della Vergine fu la disposizione di lei più
perfetta e più prossima ad esser Madre di Dio: Ultima gratia perfectionis est praeparatio ad Filium Dei concipiendum;
quae praeparatio fuit per profundam humilitatem (P. 5, tit. 15, c. 6 et
8).21 E con ciò s'intende ciò che predisse Isaia: Egredietur virga de radice lesse et flos de radice eius ascendet
(Is. XI, 1). Riflette il B. Alberto Magno che 'l fiore divino, cioè l'Unigenito
di Dio, secondo disse Isaia, dovea nascere non già dalla sommità o dal tronco
della pianta di Gesse, ma dalla radice, appunto per dinotare l'umiltà della
madre: De radice eius, humilitas cordis
intelligitur.22 E più chiaro lo spiega l'abbate di Celles: Nota quod non ex summitate,
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sed de radice ascendet flos.23 E
perciò disse il Signore a questa sua diletta figlia: Averte oculos tuos, quia ipsi me avolare fecerunt (Cant.
5).24 S. Agostino: Unde avolare,
nisi a sinu Patris in uterum Matris?25 Sul qual pensiero dice il
dotto interprete Fernandez che gli occhi umilissimi di Maria, con cui ella
rimirò sempre la divina grandezza, non perdendo mai di vista il suo niente,
fecero tal violenza a Dio stesso, che lo trassero nel di lei seno: Ita illius oculi humillimi Deum tenuerunt,
ut suavissima quadam violentia ipsummet Dei Patris Verbum in uterum suum Virgo
attraxerit (In c. 14 Gen., sect. 1).26 E con ciò s'intende, dice
l'abbate Francone, perché lo Spirito Santo tanto lodò la bellezza di questa sua
sposa per gli occhi che aveva di colomba: Quam
pulchra es, amica mea! quam pulchra es! oculi tui columbarum (Cant. IV, 1).
Perché Maria guardando Dio con occhi di semplice ed umil colomba, tanto
l'innamorò di sua bellezza, che con legami d'amore lo fe' prigioniero nel suo
utero verginale. Così parla l'abbate Francone: Ubinam terrarum tam speciosa Virgo inveniri posset quae regem caelorum
oculis caperet et vinculis caritatis pia violentia captivum traheret? (De
grat. No. Test., tr. 6).27
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Sicché Maria - concludiamo questo punto - nell'Incarnazione del Verbo, come
abbiam veduto da principio, non poté più umiliarsi di quello che si umiliò.
Vediamo ora come Dio, avendola fatta sua madre, non poté più esaltarla di
quello che l'esaltò.
Punto II.
Per comprendere l'altezza a cui fu innalzata Maria, bisognerebbe comprendere
quanto sublime sia l'altezza e la grandezza di Dio. Basterà solamente dunque
dire che Dio fe' questa Vergine sua madre, per intendere che Dio non poté
esaltarla più di quello che l'esaltò. Bene asserì S. Arnoldo Carnotense che
Dio, facendosi figliuol della Vergine, la costituì in un'altezza superiore a
tutti i santi ed angeli: Maria constituta
est super omnem creaturam (Tract. de L. V.).28 Sicché, fuori di
Dio, ella senza paragone è più alta di tutti gli spiriti celesti, come parla S.
Efrem: Nulla comparatione ceteris superis
est gloriosior (Or. de laud. Deip.).29 E lo conferma S. Andrea
Cretense: Excepto Deo, omnibus altior
(Or. de dorm. Deip.),30 con S. Anselmo che dice: Signora, voi non avete
chi vi sia eguale, perché ognun altro o è sopra o sotto di voi; Dio solo è a
voi superiore, e tutti gli altri sono inferiori a voi: Nihil tibi, Domina, est aequale; omne enim quod est, aut supra te est,
aut infra: quod supra, solus Deus; quod infra, est omne quod Deus non
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est (Ap. Pelb., Stellar. 2,
p. 3, art. 2).31 È così grande in somma, ripiglia S. Bernardino,
l'altezza di questa Vergine, che solo Dio la può e sa comprendere: Tanta est perfectio Virginis, ut soli Deo
cognoscenda reservetur (T. 2, serm. 51, a. 3, c. 2).32
E ciò toglie la meraviglia di taluno - avverte S. Tommaso da Villanova - perché
i sagri Vangelisti che sono stati sì diffusi in registrare le lodi di un
Battista, d'una Maddalena, sieno stati poi sì scarsi in descrivere i pregi di
Maria. Satis
fuit, risponde il santo, de
ea dicere: de qua natus est Iesus. Che più vai cercando, siegue a parlare il medesimo,
che dicano i Vangelisti delle grandezze di questa Vergine? ti basti che
attestino esser ella la Madre di Dio. Avendo essi dunque scritto in questo solo
detto il massimo, il tutto de' suoi pregi, non fu bisogno che li andassero
descrivendo per parti: Quid ultra
requiris? Sufficit tibi quod Mater Dei est. Ubi ergo totum erat, pars scribenda
non fuit (Conc. 2, de Nat. V.).33 E come no? ripiglia S.
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Anselmo: il dirsi di Maria ciò solamente, ch'ella sia Madre di un
Dio, sopravanza ogni altezza che può dirsi o pensarsi dopo Dio: Hoc solum de S. Virgine praedicari, quod Dei
Mater sit, excedit omnem altitudinem quae post Deum dici vel cogitari potest
(De exc. Virg., c. 4).34 E Pietro Cellense sullo stesso pensiero
soggiunge: Dagli qual vuoi nome di Regina del cielo, di Signora degli angeli, o
qualunque altro titolo d'onore, non mai giungerai ad onorarla tanto quanto col
solo chiamarla Madre di Dio: Si caeli
reginam, si angelorum dominam, vel quodlibet aliud protuleris; non assurges ad
hunc honorem, quo praedicatur Dei Genitrix (L. de pan., c. 21).35
La ragione è evidente, perché, come insegna l'Angelico, quanto più una cosa si
avvicina al suo principio tanto più riceve della di lui perfezione; e perciò
essendo Maria la creatura più vicina a Dio, ella n'ha partecipato più di tutte
le altre di grazia, di perfezione e di grandezza: Quanto aliquid magis participat illius effectum, etc. Beata autem Virgo
Maria propinquissima Christo fuit, quia ex ea accepit humanam naturam; et ideo
prae ceteris maiorem debuit a Christo gratiae plenitudinem obtinere (3 p.,
q. 27, a. 5).36 Quindi il P. Suarez ricava
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la ragione, perché
la dignità di Madre di Dio sia d'ordine superiore ad ogni altra dignità creata;
mentre quella s'appartiene in certo modo all'ordine dell'unione con una persona
divina, colla quale va necessariamente congiunta: Dignitas Matris est altioris ordinis, pertinet enim quodammodo ad
ordinem unionis hypostaticae; illam enim intrinsece respicit et cum illa
necessariam coniunctionem habet (T. 2, in 3 p., Id. 2, s. 2).37
Onde asserisce S. Dionisio Cartusiano che dopo l'unione ipostatica non ve n'è
più prossima, che quella di Madre di Dio: Post
hypostaticam coniunctionem, non est alia tam vicina, ut unio Matris Dei cum Filio
suo (L. 2, de laud. Virg.).38 Questa è, insegna S. Tommaso,
l'unione suprema che può avere una pura creatura con Dio: Est suprema quaedam coniunctio cum persona infinita (1 p., q. 25, a.
6).39 E il B. Alberto Magno asserisce che l'esser Madre di Dio è la
dignità immediata dopo la dignità d'esser Dio: Immediate post esse Deum, est esse Matrem Dei (Sup. Miss., c. 180).
Onde dice che Maria non poté esser più unita a Dio di quel che fu, se non con
diventare anche Dio: Magis Deo coniungi,
nisi fieret Deus, non potuit.40
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Afferma S. Bernardino che la S. Vergine per esser Madre di Dio bisognò che
fosse innalzata ad una certa egualità colle persone divine per una quasi
infinità di grazie: Quod femina
conciperet et pareret Deum, oportuit eam elevari ad quamdam aequalitatem
divinam per quamdam infinitatem gratiarum (Tom. 1, serm. 61, c.
16).41 Ed essendoché i figli coi loro genitori, moralmente parlando, si
reputano la stessa cosa, sicché tra di loro comuni sono i beni, comuni gli
onori; quindi dice S. Pier Damiani che se Dio abita in diversi modi nelle
creature, in Maria abitò con modo singolare d'identità, facendosi la stessa
cosa con Maria: Quarto modo inest Deus
creaturae, scilicet Mariae Virgini, per identitatem, quia idem est quam illa
(Serm. 1, de Nat. V.). Indi esclama con quel celebre detto: Hinc taceat et contremiscat omnis creatura,
et vix audeat aspicere tantae dignitatis immensitatem. Habitat Deus in Virgine,
cum qua unius naturae habet identitatem (Loc. cit.).42
Perciò asserisce S. Tommaso che Maria essendo fatta Madre di Dio, per ragione
di questa unione così stretta con un bene infinito, ricevé una certa infinita
dignità,43 che il P. Suarez chiama infinita nel suo genere: Dignitas Matris Dei suo genere
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est infinita (T. 2, in 3
p., d. 18, s. 4).44 Poiché la dignità di divina madre è la massima
dignità che può conferirsi ad una pura creatura; insegnando l'Angelico che
siccome l'umanità di Gesù Cristo, sebben ella avrebbe potuto ricevere da Dio
maggiore grazia abituale: Cum enim gratia
habitualis - ecco la ragione che ne assegna - sit donum creatum, confiteri oportet quod habeat essentiam finitam. Est
cuiuslibet creaturae determinata capacitatis mensura, quae tamen divinae
potestati non praeiudicat quin possit aliam creaturam maioris capacitatis
facere (Opusc. 2, Comp. Th., c. 215);45 nulladimeno in quanto
all'unione con una persona divina, non poté ricevere maggior pregio: Virtus divina licet possit facere aliquid
maius et melius quam sit habitualis gratia Christi, non tamen posset facere
quod ordinaretur ad aliquid maius quam sit unio personalis ad Filium unigenitum
a Patre (3 p., q. 7, a. 12, ad 2).46 Così all'incontro la B.
Vergine non poté esser fatta più grande in dignità che d'esser Madre di Dio: B. Virgo ex hoc quod est Mater Dei, habet
quamdam dignitatem infinitam ex bono infinito quad est Deus; et ex hac parte
non potest fieri melius (1 p., q. 25, a. 6, ad 4).47 Lo stesso
scrisse S. Tommaso da Villanova: Utique
habet quamdam infinitatem esse Matrem Infiniti (Conc. 3, de Nat.
Mar.).48 E S. Bernardino dice che lo stato a cui Dio esaltò Maria di
sua madre fu sommo, sicché non poté innalzarla più: Status maternitatis Dei erat summus status, qui purae creaturae dari
posset
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(Tom. 3, ser. 6, a.
3, c. 1).49 E lo conferma il B. Alberto Magno: Dominus B. Virgini summum donavit, cuius capax fuit pura creatura,
scilicet Dei maternitatem (L. 1, de laud. V., c. 178).50
Quindi S. Bonaventura scrisse quella celebre sentenza, che Dio può fare già un
mondo maggiore, un cielo più grande, ma non può fare una creatura più eccelsa
che con farla sua madre: Esse Matrem Dei
est gratia maxima purae creaturae conferibilis. Ipsa est quam maiorem facere
non potest Deus. Maiorem mundum facere potest Deus, maius caelum, maiorem quam
Matrem Dei facere non potest (Spec. B.V., lect. 10).51 Ma meglio di
tutti la stessa divina Madre espresse l'altezza a cui Dio l'avea sublimata,
quando disse: Fecit mihi magna qui potens
est (Luc. I, [49]). E perché mai la S. Vergine non dichiarò quali erano
queste gran cose concedute da Dio? Risponde S. Tommaso da Villanova che Maria
non le spiegò, perché erano sì grandi che non poteano spiegarsi: Non explicat
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quaenam haec magna fuerint, quia
inexplicabilia (Conc. 3, de Nat. V.).52
Ond'ebbe ragione S. Bernardo di dire che Dio per questa Vergine, che doveva
essere sua madre, ha creato tutto il mondo: Propter
hanc totus mundus factus est (Serm. 7, in Salv. Reg.);53 e S.
Bonaventura di dire che 'l mondo persevera a disposizion di Maria: Dispositione tua, Virgo sanctissima,
perseverat mundus, quem et tu cum Deo ab initio fundasti (Ap. il P. Pepe,
lez. 371),54 aderendo il santo in ciò alle parole dei Proverbi dalla
Chiesa applicate a Maria: Cum eo eram
cuncta componens (Prov. VIII, [30]). Aggiunse S. Bernardino che Dio per
amor di Maria non distrusse l'uomo dopo il peccato di Adamo: Propter singularissimam dilectionem ad hanc
Virginem praeservavit (Tom. 1, serm. 61, c. 8).55 Quindi con
ragione la S. Chiesa canta di Maria: Optimam
partem elegit
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(In off. Ass. B.M.).56 Mentre questa Madre
vergine non solo elesse l'ottime cose, ma dell'ottime cose elesse l'ottima
parte, dotandola il Signore in sommo grado - come attesta il B. Alberto Magno -
di tutte le grazie e doni generali e particolari conferiti a tutte l'altre
creature; tutto in conseguenza della dignità concedutale di divina madre: Beatissima Virgo gratia fuit plena, quia
omnes gratias generales et speciales omnium creaturam in summo habuit
(Bibl. Ma., in Luc. 13).57
Sicché fu Maria bambina, ma di quello stato ebbe solo l'innocenza, non già il
difetto d'incapacità; poiché dal primo suo vivere ebb'ella sempre uso perfetto
della ragione. Fu vergine, ma senza l'ignominia di sterile. Fu madre, ma
unitamente col pregio della verginità. Fu bella, anzi bellissima, come dice
Riccardo di S. Vittore58 con S. Giorgio Nicomediense59 e S.
Dionisio Areopagita, il quale - secondo molti ammettono - godè di vedere una
volta la sua bellezza, e disse che se la fede non l'avesse istruito che quella
era creatura, l'avrebbe adorata per Dio:60 e lo stesso Signore rivelò a
S. Brigida che
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la bellezza di sua madre superò la bellezza di tutti
gli uomini e degli angeli, facendosi udir dalla santa parlar con Maria e dirle:
Omnes angelos et omnia quae creata sunt
excessit pulchritudo tua (Lib. 1 Rev., c. 51).61 Fu bellissima,
dico, ma senza danno di chi la guardava, giacché la sua bellezza fugava i moti
impuri, anzi ingeriva pensieri di purità, come attesta S. Ambrogio: Tanta erat eius gratia, ut non solum in se
virginitatem servaret, sed etiam si quos inviseret integritatis donum insigne
conferret (De Inst. Virg., c. 7).62 E 'l conferma S. Tommaso: Gratia sanctificationis non solum repressit
in Virgine motus illicitos, sed etiam in aliis efficaciam habuit; ita ut
quamvis esset pulchra corpore, a nullo concupisceretur (In 3 dist., disp.
2, q. 2, a. 2).63 Che perciò ella si nominò
- 423 -
mirra che
impedisce la putredine: Quasi myrrha
electa dedi suavitatem odoris;64 come l'applica la S. Chiesa. Nella
vita attiva operava, ma senza che l'operare la distogliesse dall'unione con
Dio. Nella contemplativa stava raccolta in Dio, ma senza negligenza del
temporale e della carità dovuta al prossimo. Toccò a lei la morte, ma senza le
sue angustie e senza la corruzione del corpo.
Dunque concludiamo. - Questa divina Madre ella è infinitamente inferiore a Dio,
ma è immensamente superiore a tutte le creature. E s'è impossibile trovare un
figlio più nobile di Gesù, è impossibile ancora trovare una madre più nobile di
Maria. Ciò dee servire a' divoti di questa regina non solo per rallegrarsi
delle sue grandezze, ma anche per accrescere la confidenza nel suo potentissimo
patrocinio; poich'essendo Madre di Dio, dice il P. Suarez ch'ella ha un certo
dritto sopra i suoi doni per impetrarli a coloro per cui ella prega: Unde fit ut singulare ius habeat ad dona
Filii sui (Tom. 2, in 3 p., d. 1, s. 2).65 Dicendo d'altra parte S.
Germano che Dio non può non esaudir le preghiere di questa Madre, mentre non
può non riconoscerla per sua vera ed immacolata madre; così dice il santo
parlando colla Vergine: Tu autem quae
materna in Deum auctoritate polles, etiam iis qui enormiter peccant eximiam
reconciliationis gratiam concilias. Non enim potes non exaudiri, cum Deus tibi
ut verae ac intemeratae Matri suae in omnibus morem gerat (De zona
Virg.).66 Sicché
- 424 -
a voi, o Madre di Dio e madre nostra, non
manca potenza da soccorrerci; non manca poi volontà: Nec facultas nec voluntas illi deesse potest (S. Bern., serm. de
Ass.).67 Poiché voi già sapete, vi dirò col vostro abbate Cellense, che
Dio non vi ha creata solo per sé, ma v'ha data agli angeli per loro
ristoratrice, agli uomini per loro riparatrice e a' demoni per loro
debellatrice; mentre per vostro mezzo noi ricuperiamo la divina grazia, e per
voi il nemico resta vinto e depresso: Non
tantum sibi te fecit, sed te angelis dedit in instaurationem, hominibus in
reparationem, daemonibus in hostem; nam per te Deus homini pacificatur,
diabolus vincitur et conteritur (V. in Prol. Cont.
Virg.).68
E se desideriamo compiacere la divina Madre,
salutiamola spesso coll'Ave Maria.
Apparve un giorno Maria a S. Metilde e le disse che niuno potea meglio
riverirla che con questo saluto.69 Ed indi trarremo benanche grazie
singolari da questa madre di misericordia, come si vedrà dal seguente
esempio.
- 425 -
Esempio.
È celebre quell'avvenimento che riferisce il P. Paolo Segneri nel suo Cristiano
Istruito (P. 3, Rag. 34).70 Andò a confessarsi in Roma al P. Niccolò
Zucchi un giovane carico di peccati disonesti e di mali abiti. Il confessore
l'accolse con carità, e compatendo la sua miseria, gli disse che la divozione
alla Madonna potea liberarlo da quel vizio maledetto: onde gl'impose per
penitenza che sino all'altra confessione, ogni mattina e sera, in alzarsi e
porsi a letto, recitasse un'Ave Maria
alla Vergine; offerendole gli occhi, le mani e tutto il suo corpo, con pregarla
a custodirlo come cosa sua, e baciare tre volte la terra. Il giovane praticò
questa penitenza, e da principio con picciola emendazione. Ma il padre continuò
ad inculcargli che non la lasciasse mai, dandogli animo a confidare nel
patrocinio di Maria.
Fra questo tempo il penitente si partì con altri compagni ed andò per più anni
girando il mondo. Tornato che fu in Roma, fu di nuovo a ritrovare il suo confessore,
il quale, con giubilo grande e maraviglia, lo trovò tutto mutato e libero dalle
- 426 -
antiche sozzure. Figlio, gli disse, come hai ottenuto da Dio sì bella
mutazione? Rispose il giovine: Padre, la Madonna con quella picciola divozione
che voi m'insegnaste, m'ha ottenuta la grazia.
Ma non finiscono qui le maraviglie. Il medesimo confessore narrò dal pulpito
questo fatto; l'intese un capitano, il quale da molti anni aveva una mala
pratica con una certa donna, propose anch'egli di fare la stessa divozione per
liberarsi da quella orribil catena che lo tenea schiavo del demonio - il qual
fine è necessario in tutti quei peccatori, acciocché la Vergine possa aiutarli
- e così anch'egli lasciò la pratica e cambiò vita. - Ma che più? In capo a sei
mesi egli scioccamente, e troppo fidandosi delle sue forze, volle andare un
giorno a trovar quella femmina per vedere se ell'ancora avesse mutato vita. Ma
nell'accostarsi alla porta della casa dove correva manifesto pericolo di
tornare a cadere, si sentì da una forza invisibile respingere indietro, e si
trovò tanto lontano dalla casa quanto era lunga quella strada, e fu lasciato
avanti la casa propria; e conobbe allora con un lume chiaro che Maria così lo
liberava dalla sua perdizione. - Dal che si scorge quanto è sollecita la nostra
buona Madre non solo a cavarci dal peccato, se noi con questo buon fine a lei
ci raccomandiamo, ma anche a liberarci dal pericolo di nuove cadute.
Preghiera.
O Vergine immacolata e santa, o creatura la più
umile e la più grande dinanzi a Dio! Voi foste così picciola agli occhi vostri,
ma foste così grande agli occhi del vostro Signore, che vi esaltò sino a
scegliervi per sua madre e quindi a farvi la regina del cielo e della terra.
Ringrazio dunque quel Dio che tanto v'ha innalzata, e me ne rallegro con voi in
vedervi così unita a Dio che più non è permesso ad una pura creatura. Davanti a
voi, che siete così umile con tanti pregi, mi vergogno di comparire io misero
così superbo con tanti peccati. Ma pure misero qual sono
- 427 -
voglio
anch'io salutarvi: Ave, Maria, gratia
plena: Voi siete già piena di grazia, impetratene parte anche a me. Dominus tecum: Quel Signore ch'è stato
sempre con voi sin dal primo momento di vostra creazione, ora s'è più stretto
con voi facendosi vostro Figlio. Benedicta
tu in mulieribus: O donna benedetta fra tutte le donne, ottenete anche per
noi la divina benedizione. Et benedictus
fructus ventris tui: O pianta beata che avete dato al mondo frutto così
nobile e santo! Sancta Maria Mater Dei: O
Maria, io confesso che voi siete vera Madre di Dio, e per questa verità son
pronto a dare mille volte la vita. Ora
pro nobis peccatoribus: Ma se voi siete la Madre di Dio, siete ancora la
madre della nostra salute e di noi poveri peccatori, giacché per salvare i
peccatori Iddio s'è fatto uomo; ed egli ha fatto voi sua madre, acciocché le
vostre preghiere abbiano virtù di salvare qualunque peccatore. Su dunque, o
Maria, pregate per noi. Nunc et in hora
mortis nostrae: Pregate sempre: pregate ora che stiamo in vita in mezzo a
tante tentazioni e pericoli di perdere Dio; ma più pregate poi nell'ora di
nostra morte, allorché staremo al punto di uscir da questo mondo ed essere
presentati al divin tribunale; acciocché salvandoci per li meriti di Gesù
Cristo e per la vostra intercessione, possiamo venire un giorno, senza pericolo
più di perderci, a salutarvi e lodarvi col vostro Figlio in cielo per tutta
l'eternità. Amen.
1 «Talem et matrem elegit B. Mariam, quam ex
omnibus humillimam cognovit. Et eius humilitas traxit eum de caelo, ut ait
Bernardus, imo ipsa dicens: Respexit
humilitatem ancillae suae. Et hoc est quod dicitur Cant. I, 11: Quum (Dum) esset rex Dominus omnium in accubitu suo, id est in requie sua,
quasi dormire videretur et non curare de salute humana - omnes enim ad inferos
descendebant - nardus mea dedit odorem
suum. Nardus est herba parva, sed multum medicinalis. Et significat B.
Virginem humilem, quae permaxime dedit odorem suae humilitatis, quando totam se
Deo committens et subiiciens ait: Ecce
ancilla Domini, etc. Qui odor usque ad caelum
ascendit, et in caelo accumbentem quasi evigilare fecit et in utero suo
quiescere. Et sic Dominus tecum, scilicet erit in te quiescens.» S. ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, titulus 15, cap.
21, § 2. Veronae, 1740, IV, col. 1071, 1072.
2
Martinus DEL RIO, Antverpiensis, S.
I., In Canticum Canticorum Commentarius
litteralis et Catena mystica, Parisiis, 1604: Cap. I, Sectio I, Mixta
interpretatio, quae est de B. Virgine, pag. 27, recto: «Osculetur me osculo oris sui... Rupertus hic lib. primo refert ad
consensum, quem virgo Gabrieli respondens praebuit; quod disertius a GUILHELMO
explicatum, et luculentius inde decerpam: «Incarnandus Dei filius ex Virgine,
praemisit ad eam unum ex familiaribus suis, ut auriculam eius revelaret et
arcano, quod absconditum fuerat a saeculis..., reserato, consensum et
cooperationem eius flagitaret. Quippe nolebat omnipotens suae incarnationis miraculum
operari in ipsa, non cooperante ipsa, nec carnem volebat sumere ex ipsa non
dante ipsa. Itaque non tantum ex ipsa carnem suscipere volebat, sed etiam ab
ipsa.»
3 Vedi Appendice, 5, pag. 528 e seg.
4 Le
edizioni più antiche qui hanno tu e voi usato
promiscuamente nello stesso periodo. Proferiamo l'ed. del 1776 «accresciuta e
correta dal medesimo autore».
5
«Quae cum audisset, turbata est in
sermone eius, et cogitabat qualis esset ista salutatio. Turbata est,
inquit, non in vultu eius, sed in sermones eius. Non enim angelum, sed verbum
angeli attendebat, et quid illa tam officiosa salutatio sibi praetenderet.» Eusebii Emisseni Opera, Parisiis
1575. Homilia in feria IV post Dom. IV adventus, fol. 10, col. 2 (verso). - «Quae cum audisset... Turbata est,
inquit, non in vultu eius, sed in sermone eius. Non enim angelum, sed verba
angeli attendebat, et quid illa tam officiosa salutatio sibi praetenderet,
cogitabat.» S. BRUNO Astensis, Episcopus
Signiensis, Commentaria in Lucam, pars
1, cap. 1. n. 3. ML 165-341.
6 S. BERNARDINUS
SENENSIS, Quadragesimale Seraphin, feria
V post Dom. V Quadragesimae, De amore
incarnante, pars 3 principalis, Venetiis, 1591, IV, 181, H.: «Nam si ipse
dixisset: Tu, o Maria, es maior ribalda quae sit in mundo, non ita admirata
fuisset, quia ipsa reputasset ipsum dicere verum, propter profundam eius
humilitatem. Unde admirando turbata fuit de tantis, et cum tanto eloquio, et
per tantum excellentem nuntium laudibus sibi attributis.» - Idem sermo, Venetiis, 1745, III, pag.
264, col. 1: «Si ipse dixisset: Tu, o Maria, es scelestissima omnium quae sunt
in mundo, non ita admirata fuisset, quia ipsa reputasset ipsum dicere verum
propter profundam eius humilitatem: unde admirando turbata fuit de tantis, et
cum tanto eloquio, et per tantum excellentem nuntium laudibus sibi attributis.»
- Si veda, su questo Quadragesimale
Seraphin, la nota 97 del Discorso I,
pag. 36.
7 «Ut
quid enim ego me tantum humiliabam, aut unde promerui tantam gratiam, nisi quia
cogitavi et scivi me nihil a me esse vel habere? Ideo et nolui laudem meam, sed solius datoris et
Creatoris.» Revelationes
S. BIRGITTAE, lib. 2, cap. 23 (verso la fine). Coloniae Agrippinae, 1628,
pag. 114, col. 2.
8 «Audistis fragilem
nostrae carnis naturam ad portandam totam deitatis gloriam angelica
exhortatione roborari. Denique ne tanto ponderi caelestis fabricae in Maria,
subtilis nostri corporis arena succumberet, et in virgine totius generis humani
portatura fructum virga tenuis frangeretur, fugatura metum vox angeli mox
praecessit, dicens: Ne timeas, Maria.»
S. PETRUS CHRYSOLOGUS, Sermo 142, De Annuntiatione B. Mariae Virginis. ML
52-579. - SUAREZ, De Incarnatione, pars
2, qu. 30, art. 2, Commentarius, n.
1: «Et Petrus Chrysologus, serm.
142... aliam rationem indicat his verbis: «Audistis fragilem nostrae carnis
naturam ad portandam totam deitatis gloriam, angelica exhortatione roborari;
sicut enim Christus interdum per Angelum confortari voluit, Luc. XXII,
ita decuit Virginem per Angelum animari.» La seconda parte del periodo non è
del Grisologo.
9 «Exspectat angelus responsum: tempus est
enim ut revertatur ad Deum qui misit illum. Espectamus et nos, o Domina, verbum
miserationis, quos miserabiliter premit sententia damnationis. Et
ecce offertur tibi pretium salutis nostrae: statim liberabimur si consentis. In
sempiterno Dei verbo facti sumus omnes, et ecce morimur: in tuo brevi responso
sumus reficiendi, ut ad vitam revocemur... Da, Virgo, responsum festinanter. O
Domina, responde verbum quod terra, quod inferi (cioè i Patriarchi nel Limbo),
quod exspectant et superi. Ipse quoque omnium Rex et Dominus, quantum
concupivit decorem tuum, tantum desiderat et responsionis assensum: in qua
nimirum proposuit salvare mundum.» S.
BERNARDUS, De laudibus Virginis Matris,
Homiliae super «Missus», hom. 4, n. 8. ML 183-83.
10
«Responde iam, Virgo sacra: vitam quid tricas mundo? Assensum tuum Angelus
praestolatur; inde est quod nuntius iste moratur.» Sermo 120, 4 in Natali
Domini, in Appendice ad Sermones S. Augustini, olim De tempore, 21, n. 7. ML 39-1986.
11 «O Fiat potens, o Fiat efficax, o Fiat super
omne Fiat, perpetuo honore
venerandum. Hoc verbo Fiat, factus
mundus, hoc verbo caelestia terrestriaque Altissimus condidit: sed tale Fiat non sonuit in orbe, quale tu nunc
beata dixisti. Quid enim factum est? Quis
dicere potest quid factum est? Natura stupet, iudicium haeret, hebescit sensus,
lingua mutescit, ratio deficit, intellectus non capit, quod factum est in
Maria, cum hoc protulit verbum: Fiat mihi
secundum verbum tuum. Statim namque ad huius verbi sonitum, Verbum caro factum est: subito ex
purissimis eius sanguinibus, Spiritus Sancti opere, sanctum Domini fabricatum
est corpus, subito organizatum, subito animatum, subito Dei Verbo unitum:
statim omni gratia et virtute infans repletus, omnium charismatum donis
insignitus et clara Dei visione beatus, denique omni illa sapientia, gratia et
gloria, qua nunc pollet in caelo, ditatus.» S. THOMAS A VILLANOVA, In festo Annuntiationis B. M. V., n. 6. Conciones, Mediolani, 1760, II, col.
192, 193.
12 «Super quem autem requiescam, inquit,
nisi super humilem, et quietum, et trementem verba mea? (Is. LXVI, 2. - Et quis est iste locus quietis meae?... Ad
quem autem respiciam, nisi ad pauperculum, et contritum spiritu, et trementem
sermones meos? Is. LXVI, 1, 2) O humilitas angusta tibi, ampla
divinitati; pauper et sufficiens (leggi
con Horstio e secondo il senso manifesto: insufficiens) tibi, sufficiens ei
quem non capit orbis; copiose ac deliciose reficiens illum, qui et Angelos
pascit. Super quem, inquit, requiescam nisi super humilem? In
omnibus requiem quaesivi: sed apud humilem ancillam inveni. Non est inventa
similis illi in gratia humilitatis: ideo in plenitudine humilitatis requievit
etiam corporaliter omnis plenitudo divinitatis.» GUERRICUS, Abbas Igniacensis, In AssumptioneB.M. sermo 3, n. 4. ML
185-196.
13
«Quanta vero et quam pretiosa humilitatis virtus cum tanta puritate, cum
innocentia tanta, cum conscientia prorsus absque delicto, imo cum tanta gratiae
plenitudine? Unde tibi humilitas, et tanta
humilitas, o beata? Digna plane quam respiceret Dominus, cuius decorem
concupisceret rex, cuius odore suavissimo ab aeterno illo paterni sinus
attraheretur accubitu.» S.
BERNARDUS, In Assumptione B. M. V., sermo
4, N. 7. ML 183-428.
14
Ven. BERNARDINUS DE BUSTIS, Sermones, Brixiae, 1588, III, Mariale, pars 7, sermo 4, pars 2, pag.
636, col. 2, 637, col. 1: «Liceet beata Virgo Maria non meruerit merito
condigni concipere Christum, quia beneficium Incarnationis est supra merita...
cunctarum creaturarum... tamen quia ex benignitate sua Deus diffinivit pro
salute humani generis carnem assumere de una muliere: ipsa beatissima Virgo, a
principio suae vitae usque ad incarnationem Filii Dei, merebatur esse Mater Dei
merito congrui, quia propter excellentiam sanctitatis suae et perfectionem
virtutum, ad hoc erat magis idonea et disposita quam omnes aliae mulieres, quae
umquam fuissent aut futurae essent in mundo. At ubi verba illa
sanctissima protulit, scilicet: Ecce
ancilla Domini, et suum consensum verbo firmavit, illico meruit merito
digni concipere Christum et effici Mater Dei. Tunc enim inventa est excessisse
merita omnium electorum. Et maxime propter enimentiam quatuor virtutum. Prima
fuit Obedientia dum dixit: Ecce: exhibuit namque se tantum
promptissimam ad obediendum Deo, quanto fieri potest a pura creatura; et
intensissima fuit illius voluntas, quantum intendi potuit. Secunda virtus fuit humilitas, quam demonstravit dum ait: Ancilla Domini. Tunc enim tantum descendit in nihilum respectu
Dei, quod nulla umquam creatura ita viluit sibi ipsi pro Deo sicut ipsa… Tertia fuit fides,
quam explicavit dum prosecuta est: Fiat
mihi. Tunc enim captivavit omnem intellectum in obsequium Dei, crediditque
simpliciter et purissime, quaecumque fuerant sibi per Angelum intimata...Quarta
virtus fuit caritas, quam
demonstravit dum ait: Secundum verbum
tuum. Tunc enim omne cor suum, et omne esse, atque omnino, obtulit
voluntarie Deo. Quapropter tantam Dei gratiam in hoc actu recepit, quod sicut
perfectiones divinae omni intellectui sunt incomprehensibiles, sic perfectiones
gratiarum quas beata Virgo suscepit in conceptione Filii Dei, solo (leggi soli) divino intellectui et animae
Christi fuerunt comprehensibiles... Multa (leggi
multo) namque plura operatus est Deus in Virgine, et quidem grandia, quam
ea quae scripta sunt aut excogitata.» - Ibid.,
pag. 636, col. 1: «Meritum condigni est illud in quo reperitur perfecta
ratio merendi... Meritum digni et congrui est, quando non est perfecta
adaequatio meriti ad praemium... Meritum digni est completum in actu; meritum
vero congrui est meritum non omnino perfecte completum... Vel est perfecta
dispositio et propinquitatis ad consequendam aliquam mercedem in
futuro.»
15 «Potest, inquam,
placere humilitas, quae virginitatem deplorat amissam; sine humilitate autem -
audeo dicere - nec virginitas Mariae placuisset. Super quem, inquit, requiescet spiritus meus, nisi super
humilem et quietum? (Is. LXVI, 2. - Et
quis est iste locus quietis meae?... Ad quem autem respiciam, nisi ad
pauperculum, et contritum spiritu, et trementem sermones meos? Is. LXVI, 1.
2.) Super humilem, dixit, non, super virginem. Si igitur Maria humilis non
esset, super eam Spiritus Sanctus non requievisset; si super eam non requievisset,
nec impraegnasset. Quomodo enim de ipso sine ipso conciperet? Patet itaque quia, ut de Spiritu Sancto conciperet,
sicut ipsa perhibet, respexit humilitatem
ancillae suae (Luc. I, 48), potius quam virginitatem. Et si placuit
ex virginitate, tamen ex humilitate concepit. Unde constat quia, etiam ut
placeret virginitas, humilitas procul dubio fecit.» S. BERNARDUS, De
laudibus Virginis Matris, Homiliae super «Missus», hom. 1, n. 5. ML
183-59.
16
«Maluit Deus de beata Maria incarnari propter humilitatem, quam propter aliam
quamcumque virtutem.» EUSEBIUS (falsarius), (ficta Epistola) ad
Damasum, de morte Hieronymi, cap. 18.
Inter Opera S. Hieronymi. ML
22-249.
17 «Ut quid enim ego
me tantum humiliabam, aut unde promerui tantam gratiam, nisi quia cogitavi et
scivi me nihil a me esse vel habere?» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 2, cap. 23. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 114,
col. 2.
18 «Non ait:
Respexit virginitatem, non innocentiam, non virtutes ceteras, sed humilitatem
tantum: ut manifestaret quantum praeemineret reliquis, quantumve Deo placeret
humilitas.» S. LAURENTIUS IUSTINIANUS, De
vita solitaria, cap. 14. Opera, Lugduni,
1628, pag. 492, col. 2.
19 S. FRANÇOIS DE SALES, Introduction à la vie dévote, partie 3,
ch. 6. Œuvres, III, Annecy, 1893,
pag. 151: «Je passe plus avant et vous dis, Philothée, qu'en tout et par tout
vous aimiez votre propre abjection. Mais, ce me direz-vous, que veut dire cela:
aimez votre propre abjection? En latin abjection veut dire humilité, et
humilité veut dire abjection; si que, quand Notre Dame en son sacré Cantique
dit que parce que Notre-Seigneur a vu l'humilité de sa servante toutes les
générations la diront bienheureuse, elle veut dire que Notre-Seigneur a
regardé de bon cœur son abjection, vileté et bassesse, pour la combler de
grâces et faveurs.»
20 «O vere, inquam,
gloriosa Mariae humilitas, quae porta paradisi efficitur, scala caeli
constituitur. Facta est certe humilitas Mariae
scala caelestis, per quam descendit Deus ad terras.» Sermo
208, In festo Assumptionis B. Mariae, n.
10: inter Opera S. Augustini, ML
39-2133. - Autore ignoto: alcuni manoscritti portano il nome di S. Ambrogio Autperto.
21 «Ultima gratia perfectionis est praeparatio ad
Filium Dei concipiendum, quae praeparatio fuit per profundam humilitatem, quod
ipsa insinuat dicens: Respexit
humilitatem ancillae suae. Non dixit virginitatem, benignitatem, caritatem,
quae omnia grata Deo erant in ea; sed humilitatem...
Per humilitatem enim praeparavit Virgo se ad recipiendum Filium Dei in
utero.» S. ANTONINUS, Sum Theol., pars 4, tit. 15, cap. 6, § 2
(fine). Veronae, 1740, IV, col. 948.
22
«Egredietur virga de radice Iesse, etc...
Quid ista tria mox significent, videamus: radix, flos, virga. In radice
humilitas cordis, in virga rectitudo confessionis et disciplina satisfactionis,
in flore spes aeternae beatitudinis intelligitur... Radix huius Iesse est
humilitas contritionis, ex qua surgit virga rectae confessionis, et disciplina
discretae afflictionis. Et nota quod non ex humilitate mentis, ascendit flos,
id est spes aeternae beatitudinis.» S. ALBERTUS MAGNUS, Sermones de Sanctis, Sermo 56, De
beata Virgine Maria. Opera,
Lugduni, 1651, XII, pag. 244, 245. Paris.,
XIII, 628.
23 «De tua sanctissima Nativitate longe ante
dictum fuerat: Egredietur virga de radice
Iesse (Is. XI, 1); in quo designatur suprema humilitas tua, gloriosissima
Virgo benedicta; quia non diceris egredi de stipite, sed de radice Iesse; quae
latet in humo, quia humilitas dicitur
quasi humi latens. Nam, sicut totum
quod habet arbor, de radice procedit; sic, beatissima Virgo Maria, tota virtus
tua et excellentia, a tua humilitate processit, quam Deus respexit: Respexit namque humilitatem ancillae suae, quasi radicem; et ex hoc beatam te dicent omnes generationes (Luc. I, 48).» RAYMUNDUS
IORDANUS, Cellensium apud Biturigas Abbas, Contemplationes
de M. V., pars 3, Contemplatio 3, n.
1. Migne-Bourassé, Summa aurea, IV,
col. 883.
24 Averte oculos tuos a me, quia ipsi me
avolare fecerunt. Cant. VI, 4.
25 Sembrano di S.
TOMMASO DA VILLANOVA, In festo
Assumptionis, B. V. M., concio 3, n. 6, Conciones,
Mediolani, 1760, II, col. 320, le parole qui riferite da S. Alfonso:
«Qualis fuit oculorum eius pulchritudo et venustas aspectus quae Regem
maiestatis solo intuitu vulneravit. Unde ait: Vulnerasti cor meum, soror mea sponsa, in uno oculorum tuorum, in uno
crine colli tui (Cant. IV, 9). Et quasi non valens aspectum pulcherrimum
sustinere, vulneratus clamat: Averte
oculos tuos a me: ipsi me avolare fecerunt (Cant. VI, 4). Unde avolare?
nisi a sinu Dei Patris, in uterum Virginis Matris?»
26 «Ita Virginis
beatissimae speciem Deus ipse concupivit; ita oculi illius humillimi ac
modestissimi Deum tenuerunt, ut, suavissima quadam violentia, non modo divinos
thesauros diripuerit, sed ipsummet Dei Patris Verbum ac Filium Unigenitum in
uterum suum atque in materna ubera et brachia sua hominem et infantulum natum
pulcherrima Virgo attraxerit.» Benedictus
FERNANDIUS (Fernandez), S. I., Commentarii
et observationes morales in Genesim, cap. 24, sectio 1, n. 8, Lugduni, II,
1621, col. 334.
27 «Quaenam haec
sponsa tam elegans, tam decora? Ubinam terrarum tam speciosa quae Filium Dei de
sinu Patris alliceret, et in amplexus suos vinculis caritatis pia violentia
captivum traheret? Diu quaesita, multis sanctorum votis exspectata, tandem
inventa est specialis illa specialiter digna, singulariter pulchra Virgo
Maria.» FRANCO, Abbas Affligemensis, De
gratia Dei, lib. 6. ML 166-744.
28 «Maria lingua
syriaca domina dicitur; Christus
dominus, Maria domina; et licet ipsa se Christi profiteatur ancillam, hoc
servitutis genus omni regno sublimius esse intelligit. Constituta quippe est super omnem creaturam.» Ernaldus seu ARNALDUS, Abbas
Bonaevallis, Libellus de laudibus B. M.
V. ML 189-1729.
29
«Inviolata, integra, planeque pura ac casta Virgo Dei Genitrix Maria, Regina
omnium, spes desperantium, Domina nostra (al.
mea) gloriosissima, eademque optima ac praecellentissima: sublimior
caelitibus, candidior solis radiis atque fulgoribus: honoratior Cherubim, et
multis oculis claris (polnommátou; al. perspicacissimis)
Spiritibus perspicacior. Sanctior Seraphim, et incomparabiliter reliquis
omnibus supernis exercitibus gloriosior.» S. EPHRAEM, Sermo de SS. Dei Genitricis Virginis Mariae
laudibus. Opera, VI, Opera graece et
latine (et latine tantum), III, Romae, 1746, pag. 575, col. 1. D. Editio
Veneta, 1755, II, pag. 569, col. 1.
30 «Uno excepto Deo,
rebus omnibus excelsior es.» S. ANDREAS CRETENSIS, Oratio 14, In SS. Dominae nostrae Deiparae dormitionem,
tertia. MG 97-1099.
31 «Nihil tibi, Domina, aequale, nihil
comparabile est: omne enim quod est, aut supra te est, aut subtus te est: quod
supra te est, solus Deus est; quod infra te est, omne quod Deus non est.» Inter Opera S. Anselmi, Tractatus de Conceptione
B. M. V. (ML 159-307), di cui il Gerberon
(ML 158, col. 42-45) non riconosce l'autenticità. – Però nelle sue opere
autentiche, esprime il Santo la stessa sentenza più succintamente: «Nihil est
aequale Mariae: nihil, nisi Deus, maius Maria.» S. ANSELMUS, Oratio 52 (al. 51). ML 158-956.
32 «Perfectiones
gratiarum quas Virgo suscepit in conceptione Filii Dei, soli intellectui
divino, Christo, et sibi, comprehensibiles exstiterunt... Quod declarans
Angelus Gabriel... quum ab eo quaereret beata Virgo ac diceret: Quomodo fiet istud... respondit...
dicens: Spiritus Sanctus superveniet in
te, et virtus Altissimi obumbrabit tibi; quasi dicat: Quod a me quaeritis
ignoro, sed aeternae sapientiae Doctor, qui sibi soli hoc altissimum mysterium
reservavit, te per illuminatissimam experientiam edocebit.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Pro festivit. B. M.
V., sermo 5, De
Nativitate B. M. V., art. unicus, cap. 12. Opera, Venetiis, 1745, IV, pag. 93, col. 2, 94, col. 1. - Ed.
Veneta, 1591, I, 517: Quadragesimale de
christiana religione, sermo 61, in feria IV post Pascha, De gratia et gloria B. V., art. un.,
cap. 12.
33 «Cogitanti mihi
ac diu haesitanti, quid causae sit quod, cum Evangelistae de Ioanne Baptista et
aliis Apostolis tam longum fecere tractatum, de Virgine Maria, quae vita et
dignitate omnes antecedit, ita summatim percurrant historiam: cur, inquam, non
traditum est memoriae quomodo concepta, quomodo nata, quomodo nutrita, quibus
moribus decorata, quibus virtutibus ornata, quid cum Filio in humanis egerit,
quomodo cum illo conversata sit, quomodo post eius Ascendionem cum Apostolis
vixerit: magna erant haec, et memoratu digna, et quae cum summa devotione a
fidelibus legerentur, a populis amplecterentur. O, inquam, o Evangelistae,
quare nos tanto gaudio, vestro silentio, privastis?... Haec, inquam mihi
haesitanti... nihil aliud occurrit... quam ita placuisse Spiritui Sancto,
eiusque providentia Evangelistas siluisse, propterea quia Virginis gloria,
sicut in Psalmis legitur, omnis intus erat, et magis cogitari poterat quam
describi: sufficitque ad plenam eius historiam quod scriptum est in themate (cioè huius concionis): quia de illa natus est Iesus. Quid amplius quaeris? Quid ultra requiris in
Virgine? Sufficit tibi quod Mater Dei est. Quaenam, obsecro, pulchritudo,
quaenam virtus, quae perfectio, quae gratia, quae gloria Matri Dei non
congruit?... Non eam Spiritus Sanctus litteris descripsit, sed tibi eam animo
depingendam reliquit: ut intelligas nihil illi gratiae, aut perfectionis, aut
gloriae, quam animus in pura creatura concipere possit, defuisse: imo reipsa
intellectum omnem superasse. Ubi ergo totum erat, pars scribenda non fuit: ne
putares, quod scriptum non fuerat, eidem forsitan defuisse. Si ancillas suas et
ministras domus suae potentissimus Dominus ita mirifice decoravit, ita donis et
gratiis venustavit: qualem existimas condidit Matrem suam, unicam sponsam suam,
quam sibi ex omnibus elegit et prae omnibus adamavit?» S. THOMAS A VILLANOVA, In festo Nativitatis B. V. M., n. 8, 9, Conciones, Mediolani, 1760, II, col.
391, 392.
34 «Quamvis igitur
hoc solum de sancta Virgine praedicari, quod Dei Mater est, excedat omnem altitudinem
quae post Deum dici vel cogitari potest, et altissimum quid habeat in hoc ad
contemplandum et ruminandum mens humana quae ad eam anhelat, tamen...» EADMERUS, Cantuariensis monachus, Liber de excellentia Virginis Mariae, cap.
2. ML 159-559. Inter Opera S.
Anselmi.
35 «Et quid amplius ei assignare possumus divini
muneris et honoris, quam... Genitricem eam Dei esse et hominis? Infra hoc
dicitur quidquid in eius commendatione offertur. Si caeli reginam, si angelorum
dominam, vel quodlibet aliud excellentissimum, tam ab humano corde quam ore
excogitatum protuleris, non assurget ad hunc superindicibilem honorem quo
creditur et praedicatur Dei Genitrix.» PETRUS Cellensis primum, deinde S. Remigii apud Remos Abbas, demum
episcopus Carnotensis (1183, al. 1187),
Liber de panibus, cap. 21. ML
202-1021.
36
«Respondeo dicendum quod, quanto aliquid magis appropinquat principio in
quolibet genere, tanto magis participat effectum illius principii... Christus
autem est principium gratiae, secundum divinitatem quidem auctoritative,
secundum humanitatem vero instrumentaliter... Beata autem Virgo Maria
propinquissima Christo fuit secundum humanitatem, quia ex ea accepit humanam
naturam. Et ideo prae ceteris
maiorem debuit a Christo gratiae plenitudinem obtinere.» S. THOMAS, Sum. Theol., III, qu. 27, art. 5, c.
37
SUAREZ, De Incarnatione, pars 2,
disp. 1, sectio 2. Opera,
Venetiis, 1746, pag. 5, col. 1.
38 «Post
hypostaticam cum Deo coniunctionem, non est alia Deo tam vicina, ut unio Matris
Dei cum Deo Filio suo.» D.
DIONYSIUS CARTUSIANUS, De dignitate et
laudibus B. V. M., lib. 1, art. 35 (in fine). Opera, XXXVI, Opera
minora, IV, Tornaci, 1908, p. 63.
39 «Humanitas
Christi ex hoc quod est unita Deo, et beatitudo creata ex hoc quod est fruitio
Dei, et beata Virgo ex hoc quod est Mater Dei, habent quamdam dignitatem
infinitam ex bono infinito quod est Deus. Et ex hac parte non potest fieri
aliquid melius eis, sicut non potest aliquid melius esse Deo.» S. THOMAS, Sum. Theol., I, qu. 25, art. 6, ad 4.
40 «Immediate post esse Deum, est esse Matrem
Dei (pag. 398, col. 2)... Ex his manifestum est quod maior gratia non potest
intelligi purae creaturae participari quam esse Matrem Dei (pag. 399, col. 1).»
S. ALBERTUS MAGNUS, Mariale de laudibus Virginis super «Missus
est», cap. 180 (pag. 397-399), De hoc
quod est Mater Dei. (Petrus de Alva, Bibliotheca Virginalis, I, Matriti,
1648). Mariale sive Quaestiones super Evangelicum
«Missus est», Opera, Lugduni, 1651. tom. XX, Responsio ad quaestiones 140 et 141: « 3... Immediate
post esse Deum, est esse Matrem Dei.» Pag. 95, col. 1. - «15... Ex his
manifestum est quod non potest intelligi purae creaturae maior participari gratia,
quam esse Matrem Dei.» - Come si vede, la Bibliotheca
Virginalis e gli editori di Lione ci presentano una medesima opera del Santo Dottore. La principale differenza
consiste nella divisione in 267 Capitoli da
una parte, e in 230 questioni dall'altra.
Non è questa una differenza sostanziale: non viene da altro, se non che uno
degli editori spartisce in due questioni i paragrafi di una stessa questione.
Mancano pure alle volte, nella Bibliotheca
Virginalis, alcune divisioni del
testo, senza però che manchi nulla nel testo medesimo. - Per brevità e maggior
chiarezza, nelle nostre note, chiameremo Mariale
il testo della Bibliotheca
Virginalis, e Quaestiones super
«Missus» quello dell'edizione di Lione. - Quanto alla seconda sentenza.
«Magis Deo coniungi...» risponde a quel che si legge tanto nel Mariale (pag. 398, col. 2) quanto nelle Quaestiones super «Missus» (Responsio ad
quaestiones 140 et 141, 3):
«Inter esse Filium Dei per naturam et esse Deum, et esse filium Dei per
adoptionem et non esse Deum, medium est esse Dei Matrem per naturam et non esse
Deum.»
41
«Quod femina conciperet et pareret Deum, est et fuit miraculum miraculorum.
Oportuit enim, ut sic dicam, feminam elevari ad quamdam quasi infinitatem
perfectionum et gratiarum, quam aequalitatem numquam creatura experta est.» S.
BERNARDINUS SENENSIS, l. c. nella precedente nota 32.
42 «Quatuor modis inest Deus omnibus creaturis. Primo
modo essentialiter tam bonis quam malis, nihilque intercludit deitatis
essentiam, per quam esse omnia acceperunt... Secundo modo inest bonis
operatione... Inest et plerisque bonis
illuminatione... Quarto modo inest uni creaturae, videlicet Mariae Virgini,
identitate, quia idem est quod illa. - Hic taceat et contremiscat omnis
creatura, et vix audeat aspicere tantae dignitatis et dignationis immensitatem.
«Dominus tecum (Luc. I)», inquit
archangelus. Habitat in angelis Deus, sed non cum angelis, quia cum illis
eiusdem non est essentiae. Habitat Deus in Virgine, habitat cum illa, cum qua
unius naturae habet identitatem.» NICOLAUS monachus, notarius
quondam S. Bernardi, Sermo in Nativitate
B. V. M.: inter Opera S. Petri
Damiani, sermo 44. ML 144-738.
43 Vedi sopra, nota
39.
44 Fr.
SUAREZ, De Incarnatione, pars 2,
disp. 18, sectio 4, pag. 154, col. 1 (Venetiis, 1746, XVII): «Secundo
principaliter fit verisimilis conclusio (de supereminenti gratia qua Maria
superet omnes sanctos et angelos collectim sumptos) variis coniecturis. Prima
sumitur ex dignitate Matris Dei, quae in suo genere est infinita. Nam Deus
unicuique dat gratiam accommodatam statui ac muneri suo...: sed tota haec
gratiae intensio ac plenitudo, optime convenit cum dignitate Matris Dei. Primo,
quia illa dignitas est altioris ordinis, et suo modo infinita.»
45 Vedi Append., 7, pag. 541 e seg.
46 «Virtus divina,
licet possit facere aliquid maius et melius quam sit habitualis gratia Christi,
non tamen posset facere quod ordinaretur ad aliquid maius quam sit unio
personalis ad Filium Unigenitum a Patre: cui unioni sufficienter correspondet
talis mensura gratiae, secundum definitionem divinae sapientiae.» S. THOMAS, Sum.
Theol., III, qu. 7, art. 12, ad 2.
47 «Humanitas Christi ex hoc quod est unita
Deo, et beatitudo creata ex hoc quod est fruitio Dei, et beata Virgo ex hoc
quod est Mater Dei, habent quamdam dignitatem infinitam ex bono infinito quod
est Deus. Et ex hac parte non potest aliquid fieri melius eis, sicut non potest
aliquid melius esse Deo.» S. THOMAS, Sum.
Theol., I, qu. 25. art. 6, ad 4.
48
«Utique habet quamdam infinitatem esse Matrem Infiniti et Omnipotentis.» S.
THOMAS A VILLANOVA, In festo Nativ. B. V.
M., Concio 3, n. 3. Conciones, Mediolani,
1760, II, col. 398.
49
«Status maternitatis Dei, ad quem Deus Virginem eligebat, erat summus status
qui purae creaturae dari posset.» S.
BERNARDINUS SENENSIS. Pro
festivitatibus B. M. V., sermo 8: De
consensu virginali, sermo 2, art. 3, cap. 1. Opera, Venetiis, 1745, IV, pag. 103, col. 2, 104, col. 1. - Ed.
Veneta 1591, Tractatus de B. Virgine,
III, sermo 6, iterum in Annunt.
gloriosae Virginis, De consensu virginali, art. 3, cap. 1, pag.
101.
50 «Dominus beatae
Virgini summum donavit cuius capax fuit pura creatura, scilicet Dei
maternitatem.» S. ALBERTUS MAGNUS, Mariale,
cap. 178: Bibliotheca Virginalis, I,
p. 396, col. 1. - «Deus beatissimae Virgini summum donum donavit, cuius pura
creatura capax fuit, scilicet Dei maternitatem.» Quaestiones super «Missus,» Quaestio 138, 4. Opera, Lugduni, XX, pag. 93, col. 1. Vedi sopra, nota
40.
51
«Quid enim mirabilius quam esse matrem et virginem, et esse Dei matrem?» CONRADUS
SAXO, Speculum B. M. V., lectio 9:
inter Opera S. Bonaventurae, Lugduni,
1668, (iuxta ed. Vaticanam et Moguntinam), VI, 144, col. 1. – Ibid., lectio 10, pag. 444, col. 6:
«Mater Domini, mater et virgo mater est dignissima. Ipsa est mater, quae tali
filio est decentissima. Ipsa
mater est cui talis filius decentissimus fuit. Ipsa est qua maiorem Deus facere
non posset. Maiorem mundum posset facere Deus, maius caelum posset facere Deus:
maiorem matrem quam matrem Dei non posset facere Deus.» - «Excellentissimum
nomen habet, ita quod excellentius purae creaturae convenite non potest... Hoc
autem nomen est, quod Virgo exsistens, Dei Mater est, quod quidem tantae
dignitatis est, quod non solum viatores, sed etiam comprehensores, non solum
homines, verum etiam Angeli eam revereantur quadam praerogativa speciali. Ex
hoc enim quod Mater Dei est, praelata est ceteris creaturis.» S.
BONAVENTURA, In III Sententiarum, dist.
9, art. 1, qu. 3. Opera, III, ad
Claras Aquas, 1887, pag. 206. - «Si (loquimur de B. Virgine) quantum ad conceptionem
prolis, sic quia fuit Mater Dei, quo nihil nobilius cogitari potest, et Mater
nobilissimi Filii, sic tantam habuit bonitatis dignitatem, quod nulla mulier
amplius capere potuit. Si enim omnes creaturae, quantumcumque ascenderent in
gradibus nobilitatis, essent praesentes, omnes deberent reverentiam Matri Dei.»
ID., In I Sent., dist. 44, Dubia circa litteram Magistri, dub. 4. Opera, ad Claras Aquas, I, 1882, pag.
793, 794.
52
«Hic iam sileat lingua carnis: excedit enim intellectum et loquelam Virginis
magnitudo, non modo nostram, imo forte et suam. Fecit, inquit, mihi
magna qui potens est. Sed quam magna? Nescio an ipsamet valuit
comprehendere suam magnitudinem. Unde melius eam silentio veneramur; sicut
scriptum est: Tibi silentium laus, secundum
translationem Chaldaicam, ubi dicimus: Te
decet hymnus, Deus, in Sion. (Più esattamente questa traduzione è di S.
Girolamo: Tibi silentium laus, Deus, in
Sion.) Quia vere omnis laus
silentium est: et cum finierit homo laudare, tunc incipit, imo nec locutus est.
Propter quod Sancti Evangelistae de eius laudibus silent, quoniam ineffabilis
est eius magnitudo: satis fuit de ea dicere: De qua natus est Iesus.» S. THOMAS A VILLANOVA, In festo Nativ. B. V. M., Concio 3, n.
3. Conciones, II, col. 398.
53
«Ut breviter concludam, de hac (scilicet de Maria) et ob hanc, et propter hanc
omnis Scriptura facta est, propter hanc totus mundus factus est, et haec gratia
Dei plena est, et per hanc homo redemptus est. Verbum Dei caro factum est, Deus
humilis et homo sublimis.» In
Antiphonam «Salve Regina» sermones IV, Sermo 3, n. 2. ML 184-1096:
inter Opera S. Bernardi. -
Sull'autore dei Sermones IV, vedi Appendice, 8, p. 543.
54 Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 118; inter Opera
S. Bonaventurae, Lugduni, 1668 (iuxta editiones Rom. et Mogunt.), VI, p.
488, col. 1, E: «Dispositione tua perseverat mundus: quem et tu cum Deo
fundasti ab initio.»
55 «Maria namque per
multa millia annorum antequam nasceretur, primo et principaliter Adam et Evam,
et totam eius posteritatem, praeservavit in esse. Constat nempe quod ex propria
transgressione Adam et Eva, non solum mortis, sed et annihilationis exterminium
meruerunt; et divina ultio, quae personarum acceptionem ignorat, sicut nec
culpam angelicam, sic nec etiam humanam dimisisset impunem. Sed propter
praecipuam reverentiam et singularissimam dilectionem quam habebat ad Virginem,
praeservavit; quia eam ab aeterno super omnes creaturas Deo non uniendas, quae
creandae erant, superexcessive dilexit, propterea praeservati sunt protoplasti,
nec, ut merebantur, in nihilum sunt redacti.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Pro fest. B. M.
V., sermo 5, De
nativitate B. M. V., art. unicus, cap. 2. Opera, Venetiis, 1745, IV, pag. 91, col. 1. - Ed. Veneta 1591, I,
512: Quadragesimale de Christiana
religione, sermo 61, De
superadmirabili gratia et gloria B. V., cap. 2.
56 Evangelium
in Missa de Assumptione B. M. V.
57 Biblia Mariana, Evang. sec. Lucam, n.
13: «Gratia plena. Quatuor modis fuit gratia plena. Primo,
quia omnes gratias generales et speciales in summo habuit, a quibus omnis alia
creatura vacua fuit (sic).» Opera S.
Alberti Magni, Lugduni, 1651, XX, pag. 32 (verso la fine del volume), col.
2. Opera di autenticità più che sospetta.
58 Merito ergo
praedicatur pulchra, quae et divinam et angelicam similitudinem in terris est
adepta... Haec est ergo interior pulchritudo mentis. Exterior quoque fuit decor
castitatis, candor virginitatis... Non quoque dubitandum amoris ignem et
interiorem candorem exterius etiam in ea lucere, ut quae puritatem angelicam
habuit, vultum etiam angelicum habuerit. Tota ergo pulchra merito dicitur, quia
pulchra facie fuit, pulchra mente et corpore.» RICHARDUS A S. VICTORE, Explicatio in Cantica Canticorum, cap.
26. ML 196-483.
59 «Est haec regina,
quae astitit a dextris Dei, quae, inquam, decori proxima ac splendori, formosa
per naturam, et in quam reprehensio non cadit... O miraculo plena initia! O
eximia symbola! O crementum corporis praecellentem gratiae accretionem
suscipiens! O mundam illam ac praeclare splendidam animam, quae in vegeto
corpore, maiora quam pro humana ratione munera ostendit!» GEORGIUS NICOMEDIENSIS,
Oratio 6, In SS. Deiparae ingressum in
templusm. MG 100-1426, 1434.
60 Petrus HALLOIX, S. I., Vita S. Dionysii Areopagitae, cap. 6
(verso la fine), MG 4-749, 750: «Nec vero tacuit idem beatus Iuvenalis
(patriarca di Gerusalemme, nella sua risposta all'Imperatrice Pulcheria, circa
la morte di Maria SS.) eo in coetu (degli Apostoli) adfuisse una cum discipulis
et sancto Timotheo atque Hierotheo beatissimum Dionysium. - Qui quidem
Dionysius, an conspecta tum in persona Virginis quasi pulsquam humana
maiestate, ea quae passim feruntur, dixerit, nimirum se pro dea eam fuisse
habiturum, nisi aut fides aut ratio inhibuisset, id, inquam, nec ita certum
habeo, ut asserere ausim; nec ita incertum, ut refellere debeam.» - Idem, cap. 6, nota 77, col. 758:
«Primus, quem repererim in ea fuisse sententia, ut Dionysius prae admiratione
gloriae ac maiestatis D. Virginis dixerit, se eam adoraturum fuisse tamquam
Deum, ni fides obstitisset, est Hubertinus
de Casali... lib. 4 Arboris vitae, c.
38... Claruit hic auctor, teste Trithemio... anno Domini 1300.» - Idem, cap. 6, nota 67, col. 749, 750:
«Verba sancti Dionysii capite 3 eiusdem libri (De divinis nominibus) sunt haec: «Quando et nos, ut scis, et ipse
(Hierotheus scilicet) et multi ex sanctis fratribus nostris ad intuendum
corpus, quod principium vitae et Dei conceptaculum fuit, convenissemus. Aderat
autem et Iacobus frater Domini, et Petrus, supremum et venerabilissimum
theologorum columen.» - Cf. HURTER, Nomenclator
literarius, ed. 2, Oeniponte, 1892, I, n. 372, pag. 462, 463; ed. 3,
Oeniponte, 1903, I, pag. 455.
61
«... Respondit Filius: «Mater mea, tu es similis flori, qui crevit in una
valle... Flos etiam iste habuit quinque folia, quae excreverunt super omnes
choros angelorum. Vere tu, Mater mea, flors istorum quinque foliorum es. Primum
folium est honestas tua... Angeli mei viderunt eam supra se esse, et
eminentiorem illorum sanctitate et honestate... Secundum folium est
misericordia tua... Misericordia tua excessit omnium angelorum misericordiam. Tertium folium est mititas tua... Mititas tua
excellentior angelis. Quartum folium est pulchrituo
tua. Angeli enim considerant alter alterius pulchritudinem, et
pulchritudinem omnium animarum et omnium corporum admirantur: sed animae tuae
pulchritudinem vident esse super omnia quae creata sunt, et corporis tui
honestatem excellere omnes homines qui creati sunt. Et sic omnes angelos et omnia quae creata sunt excessit
pulchritudo tua. Quintum folium erat divina delectatio tua, quia nihil
delectabat te nisi Deus... Mater dulcissima, bene ardebat delectatio tua
divina, super omnes choros angelorum. Hic flos, quia habuit haec quinque
folia... erat plenus omni dulcedine.» Revelationes S. BIRGITTAE, lib. 1, cap. 51. Coloniae
Agrippinae, 1628, p. 65.
62 «Cuius tanta gratia, ut non solum in se
virginitatis gratiam reservaret, sed etiam his quos viseret, integritatis
insigne conferret. Visitavit Ioannem Baptistam... Nec immerito mansit integer
corpore, quem tribus mensibus oleo quodam suae praesentiae et integritatis
unguento, Domini mater exercuit. Eademque postea Ioanni
Evangelistae est tradita coniugium nescienti. Unde non miror prae ceteris
locutum mysteria divina, cui praesto erat aula caelestium sacramentorum.» S. AMBROSIUS, De
institutione virginis liber unus, cap. 7, n. 50. ML 16-319.
63
«In beata Virgine, inclinatio fomitis (inde a prima sanctificatione) omnino
sublata fuit, et quantum ad veniale, et quantum ad mortale; et quod plus est,
ut dicitur, gratia sanctificationis non tantum repressit in ipsa motus
illicitos, sed etiam in aliis efficaciam habuit, ita ut, quamvis esset pulchra
corpore, a nullo umquam concupisci potuit.» S. THOMAS, In III Sent., distinctio 3, quaestio 1,
art. 2, Ad primam quaestionem, ad
4.
64 Eccli. XXIV, 20.
- Epistola in varie festività di
Maria SS.
65 Fr. SUAREZ, S. I., De Incarnatione, pars 2, sectio 2, Opera, XVII, Venetiis, 1746, pag. 4, col. 1: «Hinc (ex maternitate
divina physice considerata) efficitur ut moraliter, et secundum prudentem
existimationem, Virgo retineat supremum quemdam et excellentem dignitatis
gradum, propter singularem quam cum Deo habet coniunctionem et propinquitatem.
Unde etiam fit, ut singulare ius habeat ad bona Dei Filii Sui, ut in
sequentibus explicabimus.» - Ibid., pag.
6, col. 1 (sectio 2, in fine): «Decet matrem honorari a filio: imo ratione
maternae dignitatis habet singulare ius ad bona filii; ergo hac ratione
dignitas matris est quodammodo ratio et principium dignitatis gratiae, quam
quodammodo eminenter continet, secundum ordinem divinae sapientiae.»
66
«Tu autem, quae materna in Deum auctoritate polleas, etiam iis qui enormiter
peccant, eximiam remissionis gratiam concilias. Non enim potes non exaudiri,
cum Deus, ut verae ac intemeratae Matri suae, quoad omnia, et per omnia, et in
omnibus, morem gerat.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., In Dormitionem SS. Dominae nostrae Deiparae, sermo 2. MG 98- 351. -
«Quae enim materna polleas fiducia ac potestate, erga Filium tuum, peccatis
praedamnatos, ac qui nec in caelum sursum suspicere audeamus, supplicationibus
tuis ac intercessionibus servas, ac ab aeterno supplicio liberas... Omnia tua,
Dei Genitrix, incredibilia miraque sunt... Quocirca etiam protectio tua,
intelligentiae vim omnem superat.» IDEM, Oratio
in Encaenia venerandae aedis SS. Dominae nostrae Deiparae, et in fascias
Domini, et in zonam SS. Deiparae. MG
98-379, 382.
67 «Ascendens ergo
in altum Virgo beata, dabit ipsa quoque dona hominibus. Quidni daret? Siquidem nec facultas ei deesse poterit,
nec voluntas. Regina caelorum est, misericors est; denique mater est unigeniti
Filii Dei. Nihil enim sic potest potestatis eius seu pietatis magnitudinem
commendare; nisi forte aut non creditur Dei Filius honorare matrem; aut
dubitare quis potest omnino in affectum caritatis transiisse Mariae viscera, in
quibus ipsa quae ex Deo est caritas novem mensibus corporaliter requievit.» S.
BERNARDUS, In Assumptione B. V. M., sermo
1, n. 2. ML 183-415, 416.
68
RAYMUNDUS IORDANUS, Cellensium Abbas, Contemplationes
de B. V., pars 3, De Nativitate
gloriosae Virginis Mariae, Contemplatio 1, n. 3, Summa Aurea, Migne-Bourassé, IV,
col. 881: «Et non solum sibi ipsi soli te fecit, sed te angelis dedit in
restaurationem, hominibus et nostrae naturae in reparationem, inferiori
creaturae in liberationem, sibi in matrem, daemonibus in hostem, detentis in
limbo in ereptionem. Nam in principio cum ceciderant angeli, natura erat corrupta,
Deus offensus, et diabolus victor. Sed per te, o superbenedicta Virgo Maria,
innocentia reparatur, vita angelica reducitur, Deus homini pacificatur et
unitur, diabolus vincitur et conteritur; quia de te scribitur: Ipsa conteret caput tuum (Gen. III,
15).»
69
«Sabbato quodam, cum Salve, sancta Parens
cantaretur, dixit (Mechtildis) beatae Virgini Mariae: «Si te, o caeli
Regina, dulcissima salutatione quam umquam humanum cor excogitavit, salutare
possem, libentissime facerem.» Statim gloriosa Virgo eidem apparuit, habens in
pectore scriptam aureis litteris Angelicam salutatione, et ait: «Supra hanc
salutationem numquam homo pervenit, nec aliquis me dulcius salutare poterit,
quam is qui salutat me in reverentia, qua Deus Pater me per hoc verbum Ave salutavit, confirmans me
omnipotentia sua, ut essem immunis ab omni vae culpae (Cod. Lips. ab omni vae culpae et poenae). Filius
quoque Dei divina sua sapientia sic me perlustravit, ut sim praeclarum sidus quo
caelum et terra illustratur, quod per hoc nomen Maria, quod sonat maris stella, notatur. Spiritus etiam Sanctus
tota sua divina dulcedine me penetrando, sua gratia tam gratiosam me effecit,
ut omnis qui per me gratiam quaerit, ipsam inveniat, quod innuitur per hoc
verbum, gratia plena. In hoc quoque
verbo: Dominus tecum, admoneor
ineffabilis unionis et operationis quam tota Trinitas perfecit in me, cum meae
carnis substantiam divinae naturae in una persona copulavit, ita ut Deus fieret
homo, et homo Deus; quid illa hora gaudii et dulcedinis senserim, nullus
hominum ad plenum potuit experiri. Per Benedicta
tu in mulieribus, omnis creatura mirando agnoscit et contestatur me
benedictam, et exaltatam super omnem creaturam, tam caelestem quam terrestrem. Per Benedictus
fructus ventris tui, benedicitur et extollitur excellentissimus et
perutilis fructus ventris mei, qui omnem creaturam vivificavit, sanctificavit,
et in aeternum benedixit.» Revelationes
Gertrudianae ac Mechtildianae (cura monachorum Solesmensium O. S. B.): II, Sanctae MECHTILDIS Liber specialis gratiae, pars 1, cap 42, pag. 126, 127. Pictavii,
Parisiis, H. Oudin, 1877.
70 Paolo SEGNERI, S. I., Il Cristiano istruito, parte 3,
ragionamento 34, n. 12. - Daniello BARTOLI,
S. I., Vita del P. Nicolò Zucchi, lib.
2, cap. 6 (Opere, 1825, XXI, pag. 53,
54, 55.)
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