- Parte seconda.
- DISCORSI SULLE SETTE FESTE PRINCIPALI DI MARIA
- DISCORSO V. - Della Visitazione di Maria.
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DISCORSO V. - Della Visitazione di Maria.
Maria è la tesoriera di tutte le divine grazie: onde
chi desidera grazie dee ricorrere a Maria; e chi ricorre a Maria dee star
sicuro d'aver le grazie che desidera.
Felice si stima quella casa che viene visitata da qualche personaggio reale, e
per l'onore che ne riceve e per li vantaggi che poi ne spera. Ma più felice dee
chiamarsi quell'anima ch'è visitata dalla regina del mondo Maria Santissima, la
quale non sa non riempire di beni e di grazie quell'anime beate, ch'ella si
degna di visitare per mezzo de' suoi favori. Fu benedetta la casa di Obededom,
allorché fu visitata dall'arca del Signore: Benedixit
Dominus domui eius (I Par. XIII, [14]). Ma di quante maggiori benedizioni
sono arricchite quelle persone, che ricevon qualche visita amorosa da
quest'arca viva di Dio quale fu la divina Madre! Felix illa domus quam Mater Dei visitat, scrisse
Engelgrave.1 Ben l'esperimentò la casa del Battista, dove appena
entrando Maria, colmò tutta quella famiglia di grazie e benedizioni celesti;
che perciò la presente festa della Visitazione si chiama comunemente la festa
della Madonna delle Grazie.
Quindi vedremo oggi nel presente discorso, come la divina Madre è la tesoriera
di tutte le grazie. E divideremo il discorso in due punti. Nel primo vedremo che chi desidera grazie,
dee ricorrere a Maria. Nel secondo, che
chi ricorre a Maria, dee star sicuro d'aver le grazie che desidera.
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Punto I.
Dopo
che la S. Vergine udì dall'Arcangelo S. Gabriele che la sua cognata
Elisabetta2 era gravida di sei mesi, fu illuminata dallo Spirito Santo
internamente a conoscere che il Verbo umanato e fatto già suo figlio, volea
cominciare a manifestare al mondo le ricchezze della sua misericordia, colle
prime grazie che volea compartire a tutta quella famiglia. Onde senza
frammetter dimora, exsurgens, come
narra S. Luca (I, 39), Maria... abiit in
montana cum festinatione. Alzandosi ella dalla quiete della sua
contemplazione, a cui stava sempre applicata, e lasciando la sua cara
solitudine, subito si partì per andare alla casa di Elisabetta. E perché la
santa carità tutto sopporta - Caritas
omnia suffert3 - e non sa patir dimora, come appunto su questo
Evangelio dice S. Ambrogio, Nescit tarda
molimina Spiritus Sancti gratia;4 perciò, non curando la fatica del
viaggio, la tenera e delicata donzella presto si pose in cammino. Giunta che fu
a quella casa, ella salutò la sua cugina: Et
intravit in domum Zachariae et salutavit Elisabeth.5 E come
riflette S. Ambrogio, Maria fu la prima a salutare Elisabetta, prior salutavit.6 Ma non fu la
visita della B. Vergine come sono le visite de' mondani, che per lo più si
riducono in cerimonie e false esibizioni: la visita di Maria apportò in quella
casa un cumolo di grazie. Poiché alla sua prima entrata ed a quel primo saluto
Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo, e Giovanni restò libero7 dalla
colpa e santificato; che perciò egli diede quel segno di giubilo esultando
nell'utero di sua madre, volendo così palesare la grazia ricevuta per mezzo
della B. Vergine, come dichiarò la
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stessa Elisabetta: Ut facta est vox salutationis tuae in
auribus meis, exsultavit in gaudio infans in utero meo.8 Sicché,
come riflette Bernardino da Bustis, in virtù del saluto di Maria Giovanni
ricevé la grazia dello Spirito Divino che lo santificò: Cum B. Virgo salutavit Elisabeth, vox salutationis per aures eius
ingrediens ad puerum descendit, virtute cuius salutationis puer Spiritum
Sanctum accepit (Part. VII, serm. 4).9
Or se questi primi frutti della Redenzione passarono tutti per Maria, ed ella
fu il canale per mezzo di cui fu comunicata la grazia al Battista, lo Spirito
Santo a Elisabetta, il dono di profezia a Zaccaria, e tante altre benedizioni a
quella casa, che furono le prime grazie che sappiamo essersi fatte sulla terra
dal Verbo dopo essersi incarnato; è molto giusto il credere che Dio sin
d'allora avesse costituita Maria quale acquedotto universale, come la chiama S.
Bernardo,10 per cui d'indi in poi passassero a noi tutte le altre
grazie che 'l Signore vuol dispensarci, secondo quello che si disse nella Parte I, al cap. V.
Con ragione dunque questa divina Madre vien detta il tesoro, la tesoriera, e la
dispensatrice delle divine grazie. Così vien nominata dal Ven. abbate di
Celles: Thesaurus Domini et thesauraria
gratiarum (Prol. Cont. Virg., c. 1);11 così da S. Pietro Damiani: Thesaurus divinarum gratiarum;12
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dal B. Alberto Magno: Thesauraria
Iesu Christi;13 da S. Bernardino: Dispensatrix gratiarum;14 da un dottor greco appresso
Petavio (De Trin.): Promptuarium omnium
bonorum: dispensa di tutti i beni;15 così anche da S. Gregorio
Taumaturgo il quale dice: Maria sic
gratia plena dicitur, quod in illa gratiae thesaurus reconderetur.16
E Riccardo di S. Lorenzo dice che Dio ha riposto in Maria, come in un erario di
misericordia, tutti i doni delle grazie, e da questo tesoro egli arricchisce i
suoi servi: Maria est thesaurus, quia in
ea, ut in gazophylacio, reposuit Dominus omnia dona gratiarum; et de hoc
thesauro largitur ipse larga stipendia suis militibus et operariis (De
laud. Virg., l. 4).17
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S. Bonaventura parlando del campo dell'Evangelio dove sta nascosto il tesoro, e
che dee comperarsi ad ogni gran prezzo, come disse Gesù Cristo: Simile est regnum caelorum thesauro
abscondito in agro, quem qui invenit homo... vadit et vendit universa quae
habet et emit agrum illum (Matth. XIII, 44); dice che questo campo è la
nostra regina Maria, in cui sta il tesoro di Dio, ch'è Gesù Cristo, e con Gesù
Cristo la sorgente e la fonte di tutte le grazie: Ager iste est Maria, in qua thesaurus Dei Patris absconditus est
(Spec., c. 7).18 Affermò già S. Bernardo che 'l Signore tutte le grazie
che vuole a noi dispensare le ha poste in mano di Maria, acciocché sappiamo che
quanto noi riceviamo di bene, tutto lo riceviamo dalle sue mani: Totius boni plenitudinem posuit in Maria, ut
proinde si quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea
noverimus redundare (Serm. de aqu.).19 E ce ne assicura Maria
stessa dicendo: In me gratia omnis viae
et veritatis (Eccli. XXIV, [25]): In me son tutte le grazie de' veri beni
che voi uomini potete desiderare in vostra vita. Sì, madre e speranza nostra,
ben lo sappiamo, le diceva S. Pier Damiani, che tutti i tesori delle divine
misericordie stanno nelle vostre mani: In
manibus tuis omnes thesauri miserationum Dei.20 E prima del Damiani
l'asserì con maggior espressione S. Idelfonso, allorché parlando colla Vergine
le dicea: Signora, tutte le grazie che Dio ha determinato di fare agli uomini,
tutte ha determinato di farle per le vostre mani, e perciò tutti i tesori delle
grazie a voi l'ha consegnati: Omnia bona
quae illis summa maiestas decrevit facere, tuis manibus decrevit commendare;
commissi quippe tibi sunt thesauri et
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ornamenta gratiarum (In Cor. Virg., c. 15).21 Sicchè, o
Maria, concludea S. Germano, non v'è grazia che si dispensi ad alcuno se non
per le vostre mani: Nemo qui salvus fiet,
nisi per te: nemo donum Dei suscipit, nisi per te (Serm. de zon.
Virg.).22 - Sulle parole che disse l'Angelo alla SS. Vergine: Ne timeas, Maria, invenisti enim gratiam
apud Deum (Luc. I, [30]), soggiunge con bella riflessione il B. Alberto
Magno e dice: Ne timeas, quia invenisti.
Non rapuisti, ut primus angelus: non perdidisti, ut primus parens: non emisti,
ut Simon magus; sed invenisti, quia quaesivisti. Invenisti gratiam increatam,
et in illa omnem creaturam (In Mar., cap. 237):23 O Maria, voi non
avete rapita la grazia come voleva rapirla Lucifero; non perduta, come la
perdette Adamo; non comperata, come volea comperarla Simon mago;
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ma
l'avete trovata, perché l'avete desiderata e cercata. Avete ritrovata la grazia
increata, ch'è Dio stesso fatto già vostro figlio, ed insieme con quella avete
ritrovato ed ottenuto tutti i beni creati. Conferma questo pensiero S. Pier
Grisologo, dicendo che la gran Madre ritrovò questa grazia per render poi la
salute a tutti gli uomini: Hanc gratiam
accepit Virgo, salutem saeculis redditura (Serm. 3, de Ann).24 E in
altro luogo dice che Maria trovò una grazia piena, che bastasse a salvare
ognuno: Invenisti gratiam, quantam?
quantam superius dixerat, plenam et vere plenam, quae largo imbre totam
infunderet creaturam (Serm. 142).25 In modo tale, dice Riccardo di S.
Lorenzo, siccome Dio ha fatto il sole, acciocché per suo mezzo sia illuminata
la terra; così ha fatta Maria, acciocché per suo mezzo si dispensino al mondo
tutte le divine misericordie: Sicut sol
factus est ut illuminet totum mundum, sic Maria facta est ut misericordiam
impetret toti mundo (De laud. Virg., lib. 7).26 E S. Bernardino
soggiunge che la Vergine, dacché fu fatta Madre del Redentore, acquistò una
quasi giurisdizione sopra tutte le grazie: A
tempore quo Virgo Mater concepit in utero Verbum Dei, quamdam, ut sic dicam,
iurisdictionem obtinuit in omni Spiritus Sancti processione temporali: ita ut
nulla creatura aliquam a Deo obtinuit gratiam, nisi secundum ipsius piae Matris
dispensationem (Serm. 61, tract. 1, art. 8).27
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Onde concludiamo questo punto con Riccardo di S. Lorenzo, il quale dice che se
vogliamo ottenere alcuna grazia ricorriamo a Maria, che non può non ottenere a'
suoi servi quanto dimanda, poich'ella ha ritrovata la grazia divina e sempre la
trova: Cupientes invenire gratiam,
quaeramus inventricem gratiae, quae quia semper invenit, frustrari non potest
(De laud. Virg., l. 2, p. 5).28 E lo prese da S. Bernardo il quale
disse: Quaeramus gratiam et per Mariam
quaeramus, quia quod quaerit invenit, et frustrari non potest (Serm. de
aquaed.).29 Se dunque desideriamo grazie, bisogna che andiamo a questa
tesoriera e dispensatrice delle grazie, giacché questa è la volontà suprema del
dator d'ogni bene, come ci assicura lo stesso S. Bernardo, che tutte le grazie
per mano di Maria si dispensano: Quia sic
est voluntas eius, qui totum nos habere voluit per Mariam (Loc.
cit.).30 Totum, totum: chi
dice tutto, non esclude niente.
Ma perché per ottenere le grazie v'è necessaria la confidenza, passiamo ora a
vedere quanto dobbiamo star certi di ottener le grazie, ricorrendo a Maria.
Punto II.
E perché mai Gesù Cristo ha riposte in mano di questa sua Madre tutte le
ricchezze delle misericordie, ch'egli vuole usarci, se non affine ch'ella ne
faccia ricchi tutti i suoi divoti che l'amano, l'onorano, e con confidenza a
lei ricorrono? Mecum sunt divitiae... ut
ditem diligentes me (Prov. VIII, [17, 21]). Così si protesta la stessa Vergine
in questo passo che le applica la S. Chiesa in tante sue festività. Sicché non
ad altro uso che per giovare a noi, dice l'abbate Adamo, queste ricchezze di
vita eterna si conservano da Maria, nel cui seno il Salvatore ha collocato il
tesoro de' miserabili, acciocché da questo tesoro i poveri provveduti diventino
ricchi: Divitiae salutis penes Virginem
nostris usibus reservantur. Christus in Virginis utero pauperum gazophylacium
collocavit: inde pauperes locupletati sunt
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(In Alleg. utr. Test., c. 24 Eccli.).31 E soggiunge S.
Bernardo - come ho trovato presso un autore - che a questo intento Maria è
stata data al mondo come un canale di misericordia, acciocché per suo mezzo
scendessero dal cielo agli uomini di continuo le grazie; ecco le sue memorabili
parole: Ad hoc enim data est ipsa mundo
quasi aquaeductus, ut per ipsam a Deo ad homines dona caelestia iugiter
descenderent.32
Quindi lo stesso santo Padre va discorrendo, perché mai S. Gabriele avendo
ritrovata la divina Madre già piena di grazie, come già l'avea salutata, Ave, gratia plena; poi le dice che in
lei dovea sopravvenire lo Spirito Santo per più riempirla di grazia? S'ella era
già piena di questa grazia, che più potea operare la venuta del Divino Spirito?
Ad quid, così risponde S. Bernardo, nisi ut adveniente iam Spiritu plena sibi,
eodem superveniente nobis superplena et supereffluens fiat? (Serm. 2, de
Ass.).33 Era già piena, dice il santo, Maria di grazia, ma lo Spirito
Santo ne la sovrariempì per bene nostro,
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affinché della sua
soprabbondanza ne fossimo provveduti noi miserabili. Che perciò Maria fu
chiamata luna, di cui si dice: Luna plena
sibi et aliis.34
Qui me invenerit, inveniet vitam et
hauriet salutem a Domino (Prov. VIII, 35). Beato chi mi trova con ricorrere
a me, dice la nostra Madre. Egli troverà la vita e la troverà facilmente:
poiché siccom'è facile trovare e cavare l'acqua per quanto si desidera da una
gran fonte, così è facile a trovar le grazie e la salute eterna ricorrendo a
Maria. - Diceva un'anima santa: Basta cercar le grazie alla Madonna per
averle.35 E S. Bernardo diceva che prima che nascesse la Vergine,
perciò mancava nel mondo tant'abbondanza di grazie ch'ora si vedono scorrere in
terra, perché mancava questo desiderabil canale qual è Maria: Ideo tanto tempore defuerunt omnibus fluenta
gratiarum, quia nondum intercesserat hic aquaeductus (Serm. de aquaed.).36
Ma ora che abbiamo già questa Madre di misericordia, quali grazie possiamo
temer di non ottenere ricorrendo a' piedi suoi? - Io sono la città di rifugio -
così la fa parlare S. Giovan Damasceno - per tutti coloro che a me ricorrono;
venite dunque, figli miei, ed otterrete da me le grazie con maggior abbondanza
di quel che voi pensate: Ego civitas
refugii iis qui ad me confugiunt; accedite et gratiarum dona affluentissime
haurite (Serm. 2, de dorm. B.V.).37
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È vero che a molti avviene quel che conobbe la Ven. Suor Maria Villani in una
visione celeste: vide questa serva di Dio una volta la Madre di Dio in
sembianza d'una gran fonte a cui molti andavano e ne prendevano molt'acqua di
grazie; ma che poi avveniva? Quelli che portavano i vasi sani conservavano in
appresso le grazie ricevute; ma quelli che portavano i vasi rotti, cioè l'anima
aggravata da' peccati, ricevevano le grazie, ma presto ritornavano a
perderle.38 Del resto è certo che per mezzo di Maria ottengono grazie
innumerabili tutto giorno gli uomini, anche gl'ingrati, i peccatori, i più
miserabili. Dice S. Agostino, parlando colla Vergine: Per te hereditamus misericordiam miseri, ingrati gratiam, veniam
peccatores, sublimia infirmi, caelestia terreni, mortales vitam, et patriam
peregrini (Serm. de Ass. B.V.).39
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Ravviviamo dunque sempre più la nostra confidenza, o divoti di Maria, sempreché
a lei ricorriamo per grazie. E per ravvivare questa confidenza, ricordiamoci
sempre de' due gran pregi che ha questa buona madre, cioè del desiderio che ha
ella di far bene a noi, e della potenza che ha col Figlio d'ottener quanto
cerca. - Per conoscere il desiderio che ha Maria di giovare a tutti, basterebbe
solamente considerare il mistero della presente festività, cioè la visita che
fa Maria a Elisabetta. Il viaggio da Nazaret, dove abitava la SS. Vergine, sino
alla città di Ebron - chiamata da S. Luca città di Giuda - come portano il
Baronio ed altri autori, dove abitava Elisabetta, era ben lungo di 69 miglia in
circa, secondo riferisce l'autor della Vita di Maria, fra Giuseppe di Gesù e
Maria carmelitano scalzo (Lib. 3, cap. 22), da Beda e Brocardo;40 ma
ciò non ostante, non si trattenne la
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B. Vergine, tenera e delicata
donzella qual era allora e non avvezza a simili fatiche, di mettersi subito in
cammino, spinta da che? spinta da quella gran carità di cui è stato sempre
pieno il suo tenerissimo cuore, per andare e cominciar sin d'allora ad
esercitare41 il suo grande officio di dispensiera delle grazie. Così
appunto ne parla S. Ambrogio di questo suo viaggio: Non abiit quasi incredula de oraculo, sed quasi laeta pro voto, festina
prae gaudio, religiosa pro officio (In c. 1 Luc.).42 Non già Maria,
dice S. Ambrogio, andò per chiarirsi se era vero ciò che l'avea detto l'angelo
della gravidanza di Elisabetta; ma ella giubilando per lo desiderio di giovare
a quella casa, dandosi fretta per la gioia che sentiva di far bene agli altri,
e tutta intenta a quell'impiego di carità, exsurgens
abiit cum festinatione. Notisi qui: il Vangelista, quando parlò dell'andata
di Maria alla casa di Elisabetta, disse che andò in fretta, abiit cum festinatione; ma parlando poi
del suo ritorno da quella casa, non fa menzione più di fretta, ma dice
semplicemente: Mansit autem Maria cum
illa quasi mensibus tribus, et reversa est in domum suam (Luc. I, 56). Qual
altro fine dunque, dice S. Bonaventura, forzava la Madre di Dio a darsi fretta
nell'andare a visitare la casa del Battista, se non il desiderio di far bene a
quella famiglia? Quid eam ad officium
caritatis festinare cogebat, nisi caritas quae in corde fervebat? (Spec., c. 4).43
Non già è mancato in Maria coll'andare in cielo questo affetto di carità verso
degli uomini, anzi ivi è cresciuto, perché
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ivi ella maggiormente
conosce i nostri bisogni e più compatisce le nostre miserie. Scrisse Bernardino
da Bustis che più Maria anela di far bene a noi, che noi non lo desideriamo da lei:
Plus vult illa bonum tibi facere et
largiri gratiam, quam tu accipere concupiscas (Mar., p. 1, serm.
5).44 A segno tale che dice S. Bonaventura ch'ella si chiama offesa da
coloro che non le cercano grazie: In te,
Domina, peccant non solum qui tibi iniuriam irrogant, sed etiam qui te non
rogant (S. Bon., in Spec. Virg.).45 Poiché questo è il genio di
Maria, di arricchire tutti di grazie, come già, secondo asserisce l'Idiota,
ella soprabbondantemente ne arricchisce i suoi servi: Maria thesaurus Domini est et thesauraria gratiarum ipsius. Donis
specialibus ditat copiosissime servientes sibi (In prol. Cont. B.V., c.
1).46
Onde dice lo stesso autore che chi trova Maria, trova ogni bene: Inventa Maria, invenitur omne bonum. E
soggiunge che ognuno la può trovare, benché fosse il peccatore più misero del
mondo; mentr'ella è così benigna, che non discaccia niuno che a lei ricorre: Tanta est eius benignitas; quod nulli
formidandum est ad eam accedere; tantaque misericordia, quod ab ea nemo
repellitur.47 Io tutti invito a ricorrere
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a me - così la
fa parlare Tommaso da Kempis - tutti aspetto, tutti desidero; né mai disprezzo
alcun peccatore, indegno quanto sia, che viene a cercarmi aiuto: Omnes invito, omnes exspecto, omnes
desidero, nullum peccatorem despicio.48 Ciascuno che va a dimandar
le grazie, inveniet semper paratam
auxiliari, dice Riccardo:49 la troverà sempre pronta e sempre
inclinata a soccorrerlo ed ottenergli ogni grazia di salute eterna colle sue
potenti preghiere.
Dissi colle sue potenti preghiere, perché questo è l'altro riflesso, che deve
accrescere la nostra confidenza, il sapere ch'ella ottiene da Dio quanto
dimanda a favore de' suoi divoti. Osservate, dice S. Bonaventura, appunto in
questa visita che fece Maria a Elisabetta, la gran virtù che ebbero le parole
di Maria; poiché alla sua voce fu conferita la grazia dello Spirito Santo così
a Elisabetta, come a Giovanni suo figlio, secondo notò il Vangelista: Et factum est, ut audivit salutationem
Mariae Elisabeth, exsultavit infans in utero eius, et repleta est Spiritu
Sancto (Luc. I, [41]). Dove soggiunge S. Bonaventura: Vide quanta virtus sit verbis Dominae, quia ad eorum pronuntiationem
confertur Spiritus Sanctus (Trac. de Vi. Chr.).50 - Dice Teofilo
Alessandrino che Gesù molto si compiace allorché Maria lo prega per noi; perché
allora tutte le grazie ch'egli ci fa per le suppliche di Maria, non tanto stima
di farle a noi, quanto alla stessa sua Madre: Gaudet Filius, orante Matre, quia omnia quae nobis precibus suae
Genitricis
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evictus donat,
ipsi Matri se donasse putat (Ap. Baldi, Giard. di Mar., in
praef.).51 E notinsi quelle parole, precibus
suae Genitricis evictus donat. Sì, perché Gesù, come attesta S. Germano,
non può non esaudire Maria in tutto quello che gli dimanda, volendola in ciò
quasi ubbidirla come vera Madre; onde dice il santo che le preghiere di questa
Madre hanno una certa autorità con Gesù Cristo, sicch'ella ottiene il perdono
anche a' peccatori più grandi, che a lei si raccomandano: Tu autem materna in Deum auctoritate pollens, etiam iis qui enormiter
peccant eximiam remissionis gratiam concilias. Non enim potes non exaudiri, cum Deus tibi ut verae et
intemeratae Matri in omnibus morem gerat (Or.,
de dorm. V.).52
- Il che ben si conferma, come avverte S. Gio. Grisostomo, dal fatto accaduto
nelle nozze di Cana, dove Maria chiedendo al Figlio il vino che mancava: Vinum non habent: Gesù rispose: Quid mihi et tibi [est], mulier? nondum venit
hora mea (Io. II, 4). Ma contuttoché allora non fosse giunto per anche il
tempo destinato a' miracoli, come spiegano il Grisostomo e Teofilatto; pure,
dice lo stesso Grisostomo, il Salvatore, per ubbidire alla Madre, fece il
miracolo da lei richiesto convertendo l'acqua in vino: Et licet ita responderit, maternis tamen precibus obtemperavit (S.
Io. Chrys., ap. Corn. a Lap., in Io., c. 2, v.
5).53
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Adeamus ergo, ci esorta l'Apostolo, cum fiducia ad thronum gratiae, ut
misericordiam consequamur et gratiam inveniamus in auxilio opportuno, (Hebr.
IV, 16). Thronus gratiae est B. Virgo
Maria, dice il B. Alberto Magno (Serm. de ded. eccl.).54 Se
vogliamo dunque grazie, andiamo al trono della grazia ch'è Maria; ed andiamo
con isperanza d'esser certamente esauditi; poiché abbiamo l'intercessione di
Maria che tutto ottiene quanto cerca al Figlio. Quaeramus gratiam, ripeto con S. Bernardo, et per Mariam quaeramus;55 aderendo a quel che la stessa
Vergine Madre disse a S. Metilde che lo Spirito Santo riempiendola di tutta la
sua dolcezza l'avea renduta così cara a Dio, che ognuno il quale per mezzo suo
avesse richieste le grazie, certamente l'avrebbe ottenute: Spiritus Sanctus tota sua dulcedine me penetrando, tam gratiosam
effecit, ut omnis qui per me gratiam quaerit, ipsam inveniat (Ap. Canis., lib. 1, c. 13).56
E se diam credito a quella rinomata sentenza di S. Anselmo: Velocior est nonnumquam salus nostra,
invocato nomine Mariae, quam invocato nomine Iesu
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(De exc. Virg.,
c. 6),57 troveremo - come dice questo santo - qualche volta più presto
le grazie ricorrendo a Maria, che ricorrendo allo stesso nostro Salvatore Gesù:
non perché egli non sia la fonte e il signore di tutte le grazie, ma perché
ricorrendo noi alla Madre, e pregando allor ella per noi, avranno più forza le
preghiere sue, come preghiere di madre, che le nostre. Non ci partiamo dunque
mai da' piedi di questa tesoriera di grazie, dicendole sempre con S. Giovan
Damasceno: Misericordiae ianuam aperi
nobis, benedicta Deipara; tu enim es salus generis humani:58 O
Madre di Dio, deh aprite a noi la porta della vostra pietà, con pregare sempre
per noi, giacché le vostre preghiere sono la salute di tutti gli uomini.
E ricorrendo a Maria, il meglio sarà pregarla che ella dimandi per noi e ci
ottenga quelle grazie, che conosce più espedienti alla nostra salute; come
appunto fece fra Reginaldo domenicano, siccome si narra nelle Croniche
dell'Ordine (Lib. 1, p. 1, c. 5). Stava infermo questo servo di Maria e le
dimandava la grazia della salute corporale: gli apparve la sua Signora
accompagnata da S. Cecilia e S. Caterina e poi gli disse con somma dolcezza: Figlio, che vuoi ch'io faccia per te? Il
religioso, a questa sì cortese offerta di Maria, si confuse e non sapea che
rispondere. Allora una di queste sante gli diè questo consiglio: Reginaldo, sai
che devi fare? non chiedere tu cosa alcuna, rimettiti totalmente nelle sue
mani, perché Maria saprà farti una grazia migliore di quella che
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tu
sai cercare. Così fece l'infermo, e la divina Madre gli ottenne la grazia di
guarirsi.59
Ma se noi desideriamo ancora le visite felici di questa regina del cielo,
gioverà molto che noi ancora spesso la visitiamo in qualche sua immagine o in
qualche chiesa a lei dedicata. - Leggasi il seguente esempio e s'intenda con
quali favori speciali ella rimunera le visite divote de' suoi servi.
Esempio.
Narrasi nelle Croniche Francescane che andando due religiosi dell'Ordine a
visitare un santuario della Vergine, occorse loro che ritrovandosi in un gran
bosco lor si fece notte;
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onde confusi ed afflitti non sapeano che
farsi. Ma camminando un poco più innanzi, parve loro, così all'oscuro come
stavano, di vedere una casa. Vanno colle mani e tastano già le mura, cercano la
porta, bussano e sentono subito di dentro dimandare chi fossero. Risposero
ch'erano due poveri religiosi sperduti a caso, in quella notte per quel bosco,
e che cercavano un poco di ricetto, almeno per non esser mangiati da' lupi. Ma
ecco subito sentono aprir la porta, e veggono due paggi riccamente vestiti, che
li ricevettero con gran cortesia. I religiosi dimandarono loro chi abitasse in
quel palazzo. Risposero i paggi che vi abitava una signora molto pia. Vogliamo
riverirla, dissero quelli, e ringraziarla della carità. E questi: Appunto a lei
vi portiamo, perché ella vuol parlarvi. Salgono le scale, trovano le camere
tutte illuminate e addobbate, e con un odore che pareva odore di paradiso;
entrano finalmente dove stava la padrona, e trovano una signora maestosa e
bellissima, che con somma benignità gli accolse e poi lor dimandò per dove
fossero di viaggio. Risposero che andavano a visitar una certa chiesa della B.
Vergine. Or s'è questo, allora disse la signora, quando partirete voglio darvi
una lettera mia che molto vi gioverà. E mentre lor parlava quella signora, si
sentivano tutti infiammare all'amore di Dio, godendo una gioia non ancor
provata.
Andarono poi a dormire, se pure poterono prender sonno in mezzo a tanto gaudio;
e la mattina furono di nuovo a licenziarsi dalla padrona e ringraziarla e
insieme a ricever la lettera, che in effetto già ebbero, e si partirono. Ma
essendosi poco allontanati dalla casa, s'accorgono che alla lettera non v'era
soprascritta; onde ritornano indietro per farvi fare la soprascritta: ma
girano, rigirano e non vedono più la casa. Finalmente aprono la lettera per
vedere a chi andava e che diceva: e trovano che quella lettera era di Maria
SS., che scriveva ad essi medesimi, e lor faceva intendere com'ella era stata
la signora veduta in quella notte, e che per la divozione che verso di lei
nutrivano, ella gli avea in quel bosco provveduti di casa e di ristoro: che
seguitassero pure a servirla ed amarla, ch'ella ben avrebbe sempre rimunerati i
loro ossequi, e l'avrebbe soccorsi in vita ed in morte. Ed in piedi della
lettera lessero la firma che diceva, Io
Maria Vergine.
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Qui ciascuno
consideri i ringraziamenti che poterono fare allora quei buoni religiosi alla
divina Madre, e quanto rimasero più accesi nel desiderio di amarla e servirla
per tutta la lor vita.60
Preghiera.
Vergine immacolata e benedetta, giacché voi siete la dispensiera universale di
tutte le divine grazie, voi siete dunque la speranza di tutti e la speranza
mia. Ringrazio sempre il mio Signore che mi vi ha dato a conoscere, e che mi ha
fatto intendere il mezzo ch'io ho da prendere per ottenere le grazie e per
salvarmi: il mezzo siete voi, o gran Madre
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di Dio; mentre già intendo
che principalmente per li meriti di Gesù Cristo e poi per la vostra
intercessione io mi ho da salvare.
Ah regina mia, voi già vi deste tanta fretta per visitare e santificare colla
vostra visita la casa di Elisabetta; deh visitate, e visitate presto la povera
casa dell'anima mia. Datevi fretta; voi già sapete meglio di me quant'ella è
povera e sta inferma di molti mali: di affetti sregolati, d'abiti cattivi e di
peccati fatti, tutti mali pestiferi che son per condurla alla morte eterna. Voi
la potete far ricca, o tesoriera di Dio; e voi la potete guarire da tutte le
sue infermità. Visitatemi dunque in vita e visitatemi poi specialmente nel
punto di morte, perché allora mi sarà più necessaria la vostra assistenza. Io
non pretendo già, né son degno, che voi in questa terra mi abbiate a visitare
colla vostra presenza visibile, come avete fatto con tanti vostri servi, ma
servi non indegni ed ingrati come sono io; mi contento di avervi poi a vedere
nel vostro regno del cielo per ivi maggiormente amarvi e ringraziarvi di quanto
bene mi avete fatto. Al presente mi contento che mi visitate colla vostra
misericordia: mi basta che preghiate per me.
Pregate dunque, o Maria, e raccomandatemi al vostro
Figlio. Voi meglio di me conoscete le mie miserie ed i bisogni miei. Che voglio
dirvi più? Abbiate pietà di me. Io sono così misero ed ignorante, che neppure
so conoscere e cercare le grazie che più mi bisognano. Regina e madre mia
dolcissima, cercate voi per me ed impetratemi dal vostro Figlio quelle grazie,
che voi intendete essere più espedienti e necessarie per l'anima mia. In mano
vostra io tutto m'abbandono, e prego solamente la divina Maestà che per li
meriti del mio Salvatore Gesù mi faccia quelle grazie che voi gli domandate per
me. Cercate, cercate dunque per me, o Vergine SS., ciocché meglio stimate. Le
vostre preghiere non hanno ripulsa; son preghiere di madre appresso ad un
figlio che tanto v'ama e gode di far quanto voi gli cercate, per così
maggiormente onorarvi e dimostrarvi insieme il grande amor che vi porta.
Signora, così restiamo. Io vivo fidato in voi. Voi ci avete a pensare di
salvarmi. Amen.
1
ENGELGRAVE, S. I., Lux evangelica, pars
3: Caeleste Pantheon, pars posterior:
Festum Visitationis B. Virginis, Coloniae,
1659, pag. 11: § 2, Felix domus quam
Maria cum Christo visitat: «O ter quaterque beatam domum illam, quam
Christus cum Matre visitat: tota caelestium benedictionum affluentia
locupletatur.»
2 Le
edizioni precedenti al 1776 hanno qui ed altrove Lisabetta. - Qui S. Alfonso dice S. Elisabetta cognata della Madonna, più sotto la chiama cugina: nell'uno e nell'altro caso nel senso generale di parente.
3 I Cor. XIII, 7.
4 «Ubi audivit hoc
Maria (cioè «senioris feminae sterilisque conceptum»), non quasi incredula de
oraculo, nec quasi incerta de nuntio, nec quasi dubitans de exemplo: sed quasi
laeta pro voto, religiosa pro officio, festina pro gaudio, in montana perrexit.
Quo enim iam Deo plena, nisi ad superiora cum festinatione contenderet? Nescit
tarda molimina Sancti Spiritus gratia». S. AMBROSIUS, Expositio Evangelii secundum Lucam, lib. 2, n. 19. ML 15-1560.
5
Luc. I, 40.
6
«Didicistis, virgines, pudorem, Mariae: discite humilitatem. Venit
propinqua ad proximam, iunior ad seniorem: nec solum venit, sed etiam prior
salutavit; decet enim ut quanto castior virgo, tanto humilior sit. Noverit
honorem deferre senioribus. Sit magistra humilitatis, in qua est professio
castitatis.» S. AMBROSIUS, l. c., n. 22. ML 15-1560.
7 Le ediz. prima del
'76: prosciolto.
8 Luc. I, 44.
9
«Ideo Christus fecit Mariam salutare Elisabeth, ut sermo procedens de utero
matris ubi habitabat Dominus, per aures Elisabeth ingressus, descenderet ad
Ioannem, ut illic eum ungeret in prophetam.» Ven. BERNARDINUS DE BUSTIS, Sermones, III, Mariale, pars 6, sermo 1, De
Visitatione Mariae, pars 3, Brixiae, 1588, pag. 564, col. 2. - Il Ven. Bernardino
attribuisce queste parole a S. Gio. Grisostomo: non crediamo che siano di
lui.
10 «Advertistis iam,
ni fallor, quem velim dicere aquaeductum, qui plenitudinem fontis ipsius de
corde Patris excipiens, nobis edidit illu, si non prout est, saltem prout
capere poteramus. Nostis enim cui dictum est: Ave gratia plena... Nimirum propterea tanto tempore humano generi
fluenta gratiae defluerunt, quod nondum intercederet is, de quo loquimur,
aquaeductus... Redempturus humanum genus, pretium universum contulit in
Mariam... Totius boni plenitudinem posuit in Maria... Totum nos habere voluit
per Mariam.» S. BERNARDUS, In Nativ. B. V. M., sermo de
aquaeductu, n. 4, 6, 7. ML 183-440, 441.
11
RAYMUNDUS IORDANUS, Abbas Cellensium, sapiens Idiota, Contemplationes de B. V., Prooemium (Migne-Bourassé, Summa aurea, IV, col. 851,
852): «Thesaurus Domini est, et Thesauraria gratiarum ipsius.»
12
«Thronus Dei, solium divinitatis, palatium regis aeterni, gazophylacium
thesauri quo sumus de cruenti praedonis servitio comparati...» S.
PETRUS DAMIANI, Sermo 45, In Nativitate
B. V. M. ML 144-746.
13 «Quicumque ergo indiget aliqua virtute,
postulet instanter a Beata Virgine, et dabitur ei. Ipsa nempe est thesauraria
Iesu Christi.» S. ALBERTUS MAGNUS, Sermones
de Sanctis, sermo 37, In Nativitate
B. Mariae, sermo 2. Opera, Lugduni,
1651, XII, p. 218, col. 1; Paris., XIII, 559.
14
«Sic igitur tota Trinitas uniformi et voluntate concordi hanc inaestimabilem
Virginem ostendit esse suam sponsam incommunicabilis caritatis, caeli Reginam
inattingibilis dignitatis, mundi Dominam imparticipabilis potestatis, electorum
omnium genitricem piam inexsiccabilis pietatis: omnium Dei hostium
conculcatricem triumphalissimam insuperabilis strenuitatis, omnium caelestium
thesaurorum dispensatricem largifluam pro suae complacentia volutantis.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Pro festivit. B. M. V. sermo
12, De Assumptione gloriosae V. M. art.
2, cap. 3. Opera, Venetiis, 1745, IV,
pag. 122, col. 1. - Ed. Veneta 1591, Tractatus
de B. V., sermo 11 (in Assumptione B. V.), art. 2, cap. 3: III, 129, col.
1, 2.
15 Petavius, De Theologicis Dogmatibus, VI,
Venetiis, 1745, De Incarnatione, II,
lib. 14, cap. 9, n. 8, pag. 22, col. 2: «(CHRYSIPPUS, presbyter
Hierosolymitanus, Mariam) inter varia encomia nuncupat: «fontem lucis quae
illuminat omnem hominem: vitae promptuarium: radicem omnium bonorum: puteum
aquae vivae.» - Maxima Bibliotheca
veterum Patrum, tom. XI (continens scriptores ab ann. Christi 580 ad ann.
600), Lugduni, 1677, pag. 1044, col. 1, CHRYSIPPI Presbyteri Hierosolymitani, Sermo de S. Maria Deipara: «Ave, fons
lucis omnem hominem illuminantis... Ave, armarium vitae... Ave, radix omnium
bonorum... Ave, quae es puteus semper viventis aquae.» - Quel Chrysippus Hierosolymitanus aveva il suo
posto nella MG 162, col. 755-777: ma questo volume venne bruciato, quando era
già pronto per la stampa, anzi composto, nel grande incendio che consumò les Ateliers catholiques del Migne. Chi
avesse la PGLT (Patrologia graeca, latine
tantum edita, del Migne), troverà la traduzione latina degli opuscoli di Crisippo nel vol. 80, col. 741-758.
16 «Convenienter
igitur angelus (al. archangelus)
sanctae Mariae Virgini, primo omnium, illud: Ave, gratia plena, Dominus tecum, praesignificavit: quoniam cum
ipsa totus gratiae thesaurus reconditus erat.» S. GREGORII THAUMATURGI Homiliae quatuor (dubiae): Hom. 1, In Annuntiatione S. Virginis Mariae. MG
10-1150.
17 «Thesaurus est
ubi diversarum operum (leggi opum)
divitiae quasi minutatim recluduntur, ut quasi simul in unum ibi cumulum
reperiantur... Maria ergo thesaurus: quia in ea ut in gazophylacio reposuit
Dominus omnia dona gratiarum, meritorum, virtutum et praerogativarum, donorum
et charismatum; et de thesauro largitur ipse larga stipendia suis militibus et
operariis.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 4, cap. 21,
n. 1. Inter Opera S.
Alberti Magni, Lugduni, 1651, XX, pag. 134, col. 2. Ed. Parisien., XXXVI,
232.
18 «Ecce odor filii mei, sicut odor agri pleni,
cui benedixit Dominus (Gen. XXVII, 27). Ager iste est Maria, in qua thesaurus Angelorum, imo
totius Dei Patris, absconditus est.» CONRADUS DE SAXONIA, Speculum B. M. V., Lectio 7, Septimo.
Inter Opera S. Bonav., Lugduni,
(iuxta ed. Vaticanam et Mogunt.), 1668, VI, p. 444, col. 2.
19 «Altius ergo
intueamini quanto devotionis affectu a nobis eam voluerit honorari, qui totius
boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde si quid spei in nobis est, si
quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus redundare, quae ascendit
deliciis affluens.» S. BERNARDUS, In Nativ. B. V. M.: sermo de
aquaeductu, n. 6. ML 183-441.
20 «In manibus tuis
sunt thesauri miserationum Domini, et sola electa es, cui gratia tanta
conceditur.» NICOLAUS monachus, notarius olim S. Bernardi, In Nativitate B. V. M.: inter Opera
S. Petri Damiani, sermo 44. ML 144-740.
21
«Quis ut tu, Domina, animas steriles sic fecundat? quis sic impinguat corda
arentia? quis sic pectora frigida calefacit? Omnia bona, quae illic summa
maiestas decrevit facere, tuis manibus voluit commendare. Commissi quippe sunt
tibi thesauri sapientiae et scientiae, iocalia charismatum, decoramenta
virtutum, ornamenta gratiarum.» Libellus
de corona Virginis, cap. 15: inter Opera
S. Hildefonso supposita. ML 96-304.
22 «Nemo salvus nisi
per te, o Deipara; nemo periculorum expers nisi per te, Virgo parens; nemo
redemptus nisi per te, Dei Mater; nemo donum per misericordiam consecutus, nisi
per te, o digna quae Deum caperes.» S.
GERMANUS, Patriarcha CP., In Dormitionem
B. Mariae, sermo 2. MG 98-350. - «Nullus munerum tuorum numerus est. Nullus
enim, nisi per te, o sanctissima, salutem consequitur. Nullus nisi per te, o
immaculatissima, qui a malis liberetur. Nullus, nisi per te, o castissima, cui
donum indulgeatur. Nullus, nisi per te, o honoratissima, cui gratiae munus
misericordia praestetur.» IDEM, Oratio in
Encaenia aedis Deiparae, in fascias Domini et in zonam SS. Deiparae. MG
98-379.
23 «Ne timeas, inquam, quia invenisti (gratiam): non creasti, ut
Deus; non semper habuisti, ut Filius tuus; non rapuisti, ut primus angelus; non
perdidisti, ut primus parens; non emisti, ut Simon magus; sed invenisti, quia quaesivisti ubi fuit, ut
Virgo prudentissima, ut doctrix fidelissima; sed reddidisti, ut Mater
misericordissima. Invenisti, inquam, Dei miserantis caritate, promittentis
veritate, hominis necessitate, cui (leggi:
tui) ad hoc identitate (leggi: idoneitate).
Invenisti, inquam, gratiam increatam, et in illa, et cum illa, omnem creaturam
(meglio: creatam): Venerunt enim tibi omnia bona pariter cum illa (Sap. VII, 11).» S. ALBERTUS MAGNUS, Mariale, cap. 238. Bibliotheca
Virginalis, I, pag. 453, 454. - Quaestiones
super «Missus», qu. 204, Responsio ad
quaestiones 200, 201, etc., Opera, Lugduni, 1651, pag. 142, col. 1: «Ne timeas, inquam, quia invenisti (gratiam): non creasti, ut
Deus; non semper habuisti, ut Filius tuus; non rapuisti, ut primus angelus; non
perdidisti, ut primus parens; non emisti, ut Simon magus; sed invenisti, quia quaesivisti, ut Virgo
prudentissima; non abscondisti, ut doctrix fidelissima; sed reddidisti, ut
Mater mundissima (meglio: misericordissima).
Invenisti enim, inquam, Dei miserantis caritate, promittentis veritate, hominis
necessitate, tui ad hoc idoneitate. Invenisti, inquam, gratiam increatam, et in
illa, et cum illa, omnem creatam: Venerunt
enim tibi omnia bona pariter cum illa
(Sap. VII, 11).» - Vedi, pag. 95 la nota 40 del Discorso IV.
24 «Ave,
gratia plena. Haec est gratia quae dedit caelis gloriam, terris Deum, fidem
gentibus, finem vitiis, vitae ordinem, moribus disciplinam. Hanc gratiam
detulit angelus, accepit Virgo, salutem saeculis redditura.» S. PETRUS
CHRYSOLOGUS, Sermo 143, De Annuntiatione
D. Mariae Virginis. ML 52-583.
25
«Invenisti gratiam. Quantam? quantam
superius dixerat: plenam. Et vere plenam, quae largo imbre totam funderet et
infunderet creaturam.» IDEM, De eadem, Sermo
142. ML 52-579, 580.
26
«Vel ideo dicitur electa ut sol, quia,
sicut sol ad hoc factus est ut illuminet totum mundum, sicut dicit Genesis I,
16, sic Maria ad hoc facta est a Deo Trinitate, ut misericordiam, veniam,
gratiam et gloriam, quasi lumen a Deo impetret toti mundo.» RICHARDUS A S.
LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
7, cap. 3, n. 1. Inter Opera S.
Alberti Magni, Parisiis, XXXVI, 1898, pag. 372, col. 1, 2. Ed. Lugdunen.,
XX, pag. 209, 210.
27 «A tempore enim a
quo Virgo Mater concepit in utero Verbum Dei, quamdam - ut sic dicam -
iurisdictionem seu auctoritatem obtinuit in omni Spiritus Sancti processione
temporali: ita quod nulla creatura aliquam a Deo obtinuit gratiam vel virtutem,
nisi secundum ipsius piae Matris dispensationem.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivitatibus SS. V. M.: sermo 5, De Virginis Matris Dei Nativitate, et de
eius superadmirabili gratia, articulus unicus, cap. 8. Opera, Venetiis, 1745, pag. 92, col.
2. - Ed. Veneta, 1591: Quadragesimale de
christiana religione, sermo 61, De
superadmirabili gratia et gloria B. Virginis Matris Dei, art. 1, cap. 8, I,
pag. 515, col. 1.
28 «Et
hoc est quod docet beatus Bernardus: Cupientes invenire gratiam, quaeramus
inventricem gratiae Mariam: quae quia semper invenit, frustrare non poterit:
exaudietur enim pro sua reverentia.» RICH. A S. LAUR., De laudibus B. M. V., lib. 2, cap. 5, n. 3. Inter Opera S. Alb. M., Lugduni, 1651, XX, 70,
col. 1; Parisiis, 1898, XXXVI, pag. 108, col. 1, 2.
29 S. BERNARDUS, In Nat. B. V. M.: sermo de aquaeductu, n. 8. ML 183-441,
442.
30 IDEM, ibid., n. 7, col. 441.
31
«Nostra est Virgo, nostra sunt Virginis viscera, noster est Virginis partus,
nostra sunt quae penes illam de caelestibus actitantur. Periculosum est ergo ad
punctum ab illa discedere, apud quam nostrae suavitatis deliciae reponuntur;
divitiae salutis, sapientia et scientia, penes Virginem nostris usibus
reservantur. In partu nimirum Virginis thesauri sapientiae et scientiae ad
locupletationem pauperum absconduntur (Coloss. II). «Propter miseriam inopum et gemitum pauperum (Ps. XI),» venit de corde Patris in cor Virginis, et in
Virginis utero pauperum gazophylacium collocavit. Inde
pauperes spiritu locupletati sunt, quos mundi superbia, vanitate et mendacio
non ditavit.» ADAMUS, Abbas Perseniae (+ post annum 1200), Fragmenta Mariana, Fragmentum VII. ML 211-754.
32 «Maria
aquaeductus longissimus excellentia meritorum... Vere longissimus aquarum quae
super caelos sunt, fontem potuit attingere, ut hauriret super angelos, quam
refunderet hominibus, aquam vivam. Beatus Bernardus: Ideo tanto tempore
defuerunt hominibus fluenta gratiarum, quia nondum intercesserat aquaeductus.
Ad hoc enim data est ipsa mundo quasi aquaeductus, ut per ipsam a Deo ad homines
dona caelestia iugiter descenderent.» RICHARDUS
A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
9, cap. 15, n. 2. Inter Opera S.
Alberti Magni, Parisiis, 1898, XXXVI, pag. 441, col. 1. Lugduni, XX, pag.
244. - S. BERNARDUS, Sermo in Nativ. B.
M. V., de aquaeductu, n. 3, 4. ML 183-440: «Descendit per aquaeductum vena
illa caelestis... Plenus equidem, ut accipiant ceteri de plenitudine. -
Advertistis iam, ni fallor, quem velim dicere aquaeductum, qui plenitudinem
fontis ipsius de corde Ptris excipiens, nobis edidit illum... Nimirum propterea
tanto tempore humano generi fluenta gratiae defuerunt, quod necdum intercederet
is, de quo loquimur, aquaeductus.»
33 «Felix, inquam,
mulier (Maria), cuius domus Salvatore suscepto inventa est munda quidem, sed
plane non vacua. Quis enim vacuam dixerit,
quam salutat angelus gratia plenam? Neque hoc solum; sed adhuc quoque in eam
superventurum asserit Spiritum Sanctum. Ad quid putas, nisi ut etiam
suprimpleat eam? Ad quid, nisi ut adveniente iam Spiritu plena sibi, eodem
superveniente nobis quoque superplena et supereffluens fiat?» S. BERNARDUS, In Assumptione B. M. V., sermo 2, n. 2. ML
183-417.
34
Questa sì, che fu fatta principalmente per essere compagna al Sole increato, in
qualunque stato, e nella via, e nella patria, sicché piena anch'ella di lui, ma
non mai piena solo per se medesima, comparisca a chi la considera un Sol
minore, concora colla divina Misericordia alla rigenerazion di tutti i
peccatori, alla perfezione di tutti i giusti, e lasci in dubbio, se con la luce
di cui si truova arricchita, e colle influenze, più ella serva all'empireo di
abbellimento, o al basso mondo di aiuto.» SEGNERI, Il divoto di Maria, parte 1, cap. 7, n. 4 (fine), Venezia, 1757,
pag. 478.
35 Siamo fondati a
credere che questa «anima santa» sia Mgr. Giovanni
de Vita, vescovo di Rieti (1764), ivi morto il 1 aprile 1774. Nato in
Benevento (1708), studiò il diritto in Napoli, e, nel 1735, lasciato il foro,
ascese al sacerdozio. Conobbe ed ammirò S. Alfonso, e fu conosciuto e
grandemente stimato da lui: vedi il nostro vol. XV, La Monaca Santa, II, pag. 316, n. 30. - Il suo biogrago, Gregorio PISTELLI, Vita, Rieti, 1831, pag. 214, scive: «Sì alto concetto avea della
confidenza nella Vergine che «basta - diceva rivolto a Maria Santissima - basta
confidare in voi per ottenere tutto da voi.»
36 «Nimirum
propterea tanto tempore humano generi fluenta gratiae defuerunt, quod necdum
intercederet is, de quo loquimur, tam desiderabilis aquaeductus.» S. BERNARDUS, In
Nativ. B. M. V.: sermo
de aquaeductu, n. 4. ML
183-440.
37
«Ego iis qui ad me confugiunt, civitas refugii. Accedite, populi cum
fide, et gratiarum dona affluentissime haurite.» S. IO. DAMASCENUS, In
Dormitionem B. V. M., hom. 2, n. 17. MG 96-746. (Il santo fa parlar
così il sepolcro ove riposò, prima di esser trasportato al cielo, il santissimo
corpo di Maria.)
38 Dom. M. MARCHESE, O. P., Vita della Serva di Dio Suor Maria Villani, O.
P., Fondatrice del Monastero di S. Maria del Divino Amore di Napoli (+ 1670).
Napoli, 1674. Lib. 3, cap. 6, pag. 454, 455: «Vide la Regina dei cieli, che
come avesse un cuore vero orto di delizie del Sovrano Monarca, mandava dal
petto una limpidissima fonte di fresche e pure acque, ed invitava i suoi divoti
con quel liberalissimo invito: Omnes
sitientes, venite ad aquas: et qui non habetis argentum... venite, bibite absque ulla commutatione vinum et lac (Is.
LV, 1). O vino: esclamò ella allora, che di divino amore mi inebrii, o latte
che con celeste santità mi purifichi, oh quando mi sarà lecito di attuffarmi
nelle tue soavissime sorgenti, e non solo ubriacarmi, ma felicemente in esse
naufragare e sommergermi? Così ella aspirando diceva, quando la Vergine
avendola invitata a dissetarsi in quella limpidissima fonte, vide ella
innumerabile moltitudine di uomini e donne, che, recando i loro vasi, venivano
ad empirli di quelli limpide acque, pigliandone chi più e chi meno, secondo la
capacità dei vasi; e vide alcuni, che quantunque si affatigassero per empire i
lor vasi, come questi erano forati o rotti, era vano il loro travaglio...
(Questi) erano i peccatori che... vengono (a Maria, canale delle grazie divine)
con i vasi delle loro anime e cuori, rotti per i peccati, ad attinger le acque
delle grazie celesti; ma quantunque loro siano concesse, non bastano a
riceverle, che non si spargano per le rotture. Ma queste acque non si perdevano
in terra, anzi erano raccolte dagli angeli e dispensate ad altre persone;
perché gusta la Vergine che quei che stanno in grazia preghino per coloro che,
stando in peccato, affettano la sua divozione, acciò risorgendo dalla colpa si
salvino.» - La I ed. di Napoli e le altre edizioni Vente hanno: ma quelli che portavano i vasi rotti, cioè
l'anime aggravate da' pecati, ricevevano le grazie, ma presto poi le
ritornavano a perdere.
39 Questo Sermo
de Assumptione B. V. non si trova nei Sermoni
di S. Agostino o attribuiti a lui; neppure nel tomo X dell'edizione di
Parigi, Chevallo, 1531, la quale (o altra conforme) sembra essere stata usata
da S. Alfonso. - Nota però il Marracci
(Bibliotheca Mariana, Romae, 1648, I, v. Augustinus Hipponensis, pag. 161-165) che vi sono stati due Sermoni
de Assumptione, di S. Agostino (o
creduti di lui), i quali «in Augustini Codicibus hodie non reperiuntur.» Nota
pure il Marracci, che varii autori (e questo l'abbiamo purtroppo sperimentato
più volte), tra i quali S. Bernardino da Siena, Bernardino de Bustis, S.
Antonino, «ex B. Augustino satis notabilia fragmenta in laudem B. Virginis
adducunt, in eiusdem Augustini operibus desiderata;» donde conchiude, non senza
qualche ardire: «ut liquido pateat Augustinum alia, praeter ea quae modo in
eius voluminibus reperiuntur, de SS. Dei Genitricis laudibus
elucubrasse.»
40 Combinando le
osservazioni di Baronio, di S. Girolamo, di S. Beda con quelle di Brocardo, e
supponendo che la famiglia del Precursore abitasse in Hebron, il P. Giuseppe di Gesù Maria (nella sua Istoria della Vita ed eccellenze della V.
Maria, lib. 3, cap. 22, n. 2, Padova, 1658, pag. 333, 334) conchiude:
«Poiché Nazareth distava da Gerusalemme 27 leghe verso tramontana, alle quali
aggiungendo le cinque leghe e mezza ch'erano da Gerusalemme ad Hebron verso
mezzogiorno, si vede che (la distanza da Nazaret sino alla casa di Zacaria) era
trantadue (leghe) e mezza.» Dicendo S. Alfonso che la distanza è di 69 miglia,
conterebbe poco più di due miglia alla lega. Crediamo che vi sia un errore di
stampa, e che invece di 69, si debba leggere 96. Siamo confermati nella nostra
opinione dal fatto che nel Discorso III (pag. 70, nota 11) egli stesso afferma
che da Nazaret a Gerusalemme la distanza è di 80 miglia. - Brocardo, o meglio Burcardo, domenicano,
detto del Monte Sion, dal lungo
soggiorno - dieci anni in circa - che fece nel convento di quel nome in
Gerusalemme; detto anche di Sassonia, dal
luogo probabile di nascita; pubblicò, nella seconda metà del secolo XIII, una Descriptio dei Luoghi Santi, la quale, o
distesa o ristretta, tradotta in varie lingue, fu come il «Baedeker» dei pellegrini di Palestina nel Medio Evo. - Quanto a S. Beda il Venerabile, le edizioni di
COlonia del 1612 e del 1688, ed altre, hanno un suo Libellus de Loxis sanctis, citato da Baronio e da altri. Casimiro Oudin (ML 90-84) lo crede
autentico, quantunque non compreso nell'Indice,
steso dallo stesso Beda, delle sue Opere, forse, dice Oudin, perché
composto dopo l'Indice. Nell'edizione
«Smith et Giles», riprodotta dalla
ML, non ha trovato posto, neppure tra le Opera
dubia aut spuria. - Sulla città «di Giuda, in montanis Luc. I, 39» ove
abitava Zaccaria, varie furono le opinioni. Ormai si escludono Gerusalemme, indicata da pochi antichi; Emmaus, che ebbe, un tempo, gran favore
presso i pellegrini di Terra Santa; Iuta,
o Iutta, oggi Iaththa, a 2 ore da
Hebron, verso sud, i cui moderni fautori supposero doversi leggere, presso S.
Luca, in vece di «in civitatem Iuda», «in civitatem Iuta»; e la stessa Hebron, città sacerdotale assai celebre,
e situata tra i monti. L'opinione oggi più accreditata, e più probabile, è in
favore di Ain Karim, o Karem (S. Ioannes in Montana). Questa
opinione si appoggia sulla tradizione locale, antichissima, anteriore alle
Crociate, come nota il Lagrange, Evangile
de S. Luc (Luc. I, 39). - Maria SS. dovette passare per Gerusalemme, sia
per la vicinanza delle feste di Pasqua, sia perché è la via diretta da Nazaret
ai monti della Giudea. Da Nazaret a Gerusalemme si contano da 120 a 130
chilometri; da Gerusalemme a Hebron, 30 chilometri; da Gerusalemme a Ain Karim,
7 chilometri incirca.
41 Le Parole ad esercitare furono aggiunte nell'ediz.
del 1776.
42 «Ubi audivit hoc
Maria, non quasi incredula de oraculo, nec quasi incerta de nuntio, nec quasi
dubitans de exemplo: sed qusai laeta pro voto, religiosa pro officio, festina
pro gaudio, in montanta perrexit.» S. AMBROSIUS, Expositio Evangelii secundum Lucam, lib. 2, n. 19. ML
15-1560.
43 «Maria autem
caritatem proximi habebat in corde, et propter hoc exsurgens Maria abiit in montana cum festinatione. Quid enim eam ad
officium caritatis festinare cogebat, nisi caritas quae in corde eius
fervebat?» CONRADUS DE SAXONIA, Speculum
B. M. V., lectio 4. Inter Opera S.
Bonaventurae, ed. Rom.,
Mogunt., Lugd. (1668), VI, 434, col. 2.
44 Ven. BERNARDINUS DE BUSTO, Ord. Min., Opera, Brixiae, 1588, III, Mariale, pars 2, De nativitate Mariae, sermo 5, De
divinae sponsae conditionibus, pars 7, De
sponsae caelestis dote ac dotatione, pag. 185, col. 1: «O igitur, peccator,
bonum novum! o peccatrix, optimum novum! non diffidas, non desperes, etiam si
commisisti omnia peccata enormia; sed confidenter et secure ad istam
gloriosissimam dominam recurras: invenies enim eam in manibus plenam
curialitate, pietate, misericordia, gratiositate et largitate: plus enim
desiderat ipsa facere tibi bonum et largiri aliquam gratiam, quam tu accipere
concupiscas.»
45 SALAZAR, In Prov., VIII, 36, n. 456: «Verba sunt Bonaventurae
in Speculo: «Non solum in te peccant,
o Domina, qui tibi iniuriam irrogant, sed etiam qui te non rogant.» -
PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis
animae, Excitatio 4 in Ps. 86, n. 4, Venetiis, 1720, pag. 20,col. 1: «D.
Bonaventura (nota marginale: in Spec. Virg.) cum B. Virgine loquens,
affatur: «Non solum in te peccant... (come sopra presso il Salazar).» - PEPE,
Discorsi in lode di Maria SS., Napoli,
1756, II, 280. - Qualche edizione dello Speculum
B. Virginis (di CORRADO DI SASSONIA, non già di S. Bonaventura) doveva contenere questa sentenza.
46
«Thesaurus Domini est, et Thesauraria gratiarum ipsius; et donis spiritualibus
ditat copiosissime servientes sibi.» RAYMUNDUS IORDANUS, Abbas Cellensium,
sapiens Idiota, Contemplationes de B. V.,
Prooemium. Migne-Bourassé, Summa
Aurea, IV, col. 851, 852.
47
«Per ipsam, et in ipsa, et cum ipsa habet mundus, habuit et habiturus est omne
bonum, scilicet eius benedictum Filium Iesum Christum; qui est omne bonum, et summum
bonum, et sine quo nihil bonum est, quia est solus bonus. Et inventa Virgine
Maria, invenitur omne bonum.» IDEM, ibid.,
col. 851. - «Et tanta est eius benignitas, quod nulli formidandum est
accedere ad eam: et tanta est eius misericordia, quod ab ea nullus repellitur.»
IDEM, ibid., col. 851.
48 «Ego sum, inquit, Mater misericordiae,
plena caritate et dulcedine... Venite omnes, iusti et peccatores... Omnes
invito, omnes exspecto, omnes venire desidero. Nullum peccatorem
despicio; sed super poenitente peccatore, etiam cum Angelis Dei in caelo, magna
caritate congaudeo: quia non perit pretiosus sanguis Filii mei, effusus pro
mundo.» THOMAS A KEMPIS, Soliloquium animae, cap. 24, n. 1. Opera, (ed. Sommalii, S. I.) Coloniae Agrippinae et Coloniae Allobrogum, II,
1759, pag. 51, col. 1. – Editio Pohle, I,
325.
49
«Sapient. VI, 15: Qui de luce vigilaverit
ad illam, non laborabit diu, vel in vacuum: assidentem enim illam foribus suis invenient, scilicet semper
paratam auxiliari et pulsantem ut intret.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 2, cap. 1, n.
7. Inter Opera S. Alberti Magni, Parisiis,
XXXVI, 1898, pag. 61, col. 2. Ed. Lugd., XX, pag. 34, col. 1, 2.
50
«Et sicut illa (mater) Mariam, sic ille (filius) adventum Domini sensit. Et
ideo exsultavit, et illa prophetice locuta est. Vide quanta virtus sit
in verbis Dominae, quia ad eorum pronunciationem confertur Spiritus Sanctus.» Meditationes vitae Christi, cap. 5.
Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom., Mogunt., Lugdun. (1668),
VI, pag. 338, col. 1.
51
«Decebat Dei Matrem, ut omnia et singula bona per ipsam perciperemus a Deo, ut
Filius parenti suae deferret honorem... Ex THEOPILO ALEXANDRINO, in libro de Incarnatione Verbi, argumentum haud
leve duci potest... «Gaudet,
inquit Filius, orante Matre, quia omnia, quae nobis precibus suae Genitricis
evictus donat, ipsi Matri se donare putat, et acceptae ab illa sine patre
humanitatis vices rependere.» SALAZAR, Expositio
in Proverbia Salomonis, in cap. VIII, 18, n. 187, 188. Parisiis, 1619, col.
614, 615. - Sembrava impossibile che questo testo fosse autentico, non
conoscendosi di Teofilo alcuna opera de
Incarnatione Verbi: ma il Cardinal
Mai ritrovò un frammento di Teofilo su quell'argomento (tom. VII Scriptorum
Veterum; cf. Ceillier, Histoire
générale des auteurs sacrés et ecclésiastiques, nouv. édition, Paris, 1861,
VII, 447, col. 2).
52
«Tu autem, quae materna in Deum auctoritate polleas, etiam iis qui enormiter
peccant, eximiam remissionis gratiam concilias. Non enim potes non exaudiri,
cum Deus, ut verae ac intemeratae Matri suae, quoad omnia, et per omnia, et in
omnibus, morem gerat.» S. GERMANUS, Patr. CP., Orationes, VII, In Dormitionem
B. Mariae, sermo 2. MG 98-351.
53
S. IO. CHRYSOSTOMUS, In Ioannem, hom.
22 (al. 21), n. 1, MG 59-134: «Et
cur, inquies, postquam dixerat: Nondum
venit hora mea, et recusaverat, id quod mater dixerat, effecit? Ut...
demonstraretur ipsum non esse horae et tempori subditum...Ad haec, in matris
honorem id fecit, ne omnino ipsi repugnare videretur, ne ex imbecillitate id
facere videretur, ne tanto adstante coetu matrem pudore afficeret: nam
ministros ipsi obtulerat.» - THEOPHYLACTUS, Bulgariae Archiepiscopus, Enarratio in Evang. Ioannis, cap. 2,
vers. 1-4, MG 123-1190:«Vide autem, oro, quomodo non usque ad finem, neque per
omnia resistit matri, sed cum eam parum perstrinxisset, iterum preces eius
implet, honorans illam, et nobis dat formam reverentiae erga parentes.» -
CORNELIUS A LAPIDE, in Io. II, 4, Parisiis, 1860, XVI, pag. 329, col. 2: «Nondum venit hora mea, qua scilicet
opportune hoc miraculum edam: volo enim adhuc paulisper exspectare, donec vinum
omnino deficiat... Qui enim necessitatem non praesensit, nec
beneficium magnopere sentiet. Ita S. Chrysostomus. Aliter quoque idem S.
Chrysostomus et Theophylactus, quasi dicat: Nondum
venit hora mea, quia statui primum miraculum facere in Ierusalem, utpote
metropoli Iudaeae; sed ad preces tuas, o mater, propositum mutabo faciamque
illud hic in Cana Galilaeae.»
54 S. ALBERTUS
MAGNUS, Sermones de Sanctis, sermo
53, In festo Dedicationis, sermo 2 (Opera, Lugduni, 1651, XII, 242, col. 2;
Paris., XIII, 620): «Quadruplex est thronus. Thronus gratiae, misericordiae (crux), iustitiae, et
gloriae. In quolibet Dominus sedens nova facit omnia. Thronus
gratiae est beata Virgo Maria.»
55
S. BERNARDUS, In Nativ. B. M.V., Sermo
de aquaeductu, n. 8. ML
183-441, 442.
56 «Spiritus etiam
Sanctus tota sua divina dulcedine me penetrando, sua gratia tam gratiosam me
effecit, ut omnis qui per me gratiam quaerit, ipsam inveniat.» Revelationes
Gertrudianae ac Mechtildianae, Pictavii
et Parisiis, H. Oudin, II, 1877: S. MECHTILDIS, Liber specialis gratiae, pars 1, cap. 42, pag. 126. Vedi
sopra, Discorso IV, nota 69, pag.
103. - S. PETRUS CANISIUS, De verbi Dei
corruptelis, II, De Maria Virgine
incomparabili et Dei Genitrice sacrosancta, lib. 1, cap. 13, Lugduni, 1584,
pag. 72: Non cita testualmente le parole di S. Metilde, ma riassume, come fece
prima per S. Brigida, quanto a quella santa ed illustre vergine venne rivelato
sulla fanciullezza di Maria: «ut (come disse per S. Brigida) sententiam potius
quam eius verba sparsim scripta sequamur, lectoris nempe commodo consulentes.»
57 «
Saepe quippe vidimus et audivimus plurimos hominum in suis periculis recordari
nominis istius bonae Mariae, et omnis periculi malum illico evasisse.
Velociorque est nonnumquam salus memoratio nomine eius quam invocato nomine
Domini Iesu unici Filii eius. Et id quidem non ideo fit quod ipsa maior aut
potentior eo sit, nec enim ipse magnus aut potens per eam, sed illa per ipsum.
Quare ergo promptior salus in recordatione eius quam Filii sui saepe
percipitur? Dicam quid sentio. Filius eius Dominus est et iudex omnium,
discernens merita singulorum; dum igitur ipse a quovis suo nomine invocatus non
statim exaudit, profecto id iusto iudicio facit. Invocato autem nomine Matris
suae, etsi merita invocantis non merentur, merita tamen Matris intercedunt ut
exaudiatur. Hoc denique usus humanus quotidie probat, cum quis, proposito amici
sui nomine, efficaciter ab illo aliquid impetrat, quod simpliciter sua prece
nequaquam impetrare valebat.» EADMERUS,
Cantuariensis monachus, Liber de
excellentia Virginis Mariae, n. 6. ML 159-570.
58 S. IO.
DAMASCENUS, Opera, interprete Billio, Parisiis, 1577, Sententiae in SS. Dei Genitricis Annuntiationem,
fol. 404, B: «Ad Deiparam. Misericordiae
ianuam aperi nobis, benedicta Deipara: sperantes igitur in te, ne aberremus:
liberemur per te a calamitatibus: tu enim es salus generis hominum.»
59 Ferdinando DEL CASTIGLIO, Istoria generale di S. Domenico e
dell'Ordine suo de' Predicatori, Palermo, 1626, parte 1, lib. 1, cap. 33,
pag. 63-65. - Reginaldo, Decano della Cattedrale di Orléans, «famosissimo
Dottore in legge, che leggeva nella Università di Parigi,» venne a Roma,
accompagnando il suo vescovo, coll'intento di recarsi da Roma in Terra Santa.
Era «desiderosissimo sempre di occuparsi totalmente nel santo servizio di Dio,
dispregiando tutte le cose terrene. Confidò i suoi pensieri con un Cardinale,
il quale gli fece conoscere S. Domenico e sua impresa. Reginaldo convenne col
Santo «d'entrar nella compagnia e religione sua», adempiuto che avesse il voto
di visitar Gerusalemme e la Terra Santa. «Tra pochi giorni s'ammalò Reginaldo
d'una febbre continua, che dai medici fu giudicata mortale. Onde al beato S.
Domenico fu molto a cuore la sua salute corporale... Tanto l'infermo quanto
egli ricorrevano con gran divozione e spirito alla Vergine gloriosa... E il
Signore... ordinò che, mentre stava S. Domenico occupato in questa dimanda,
entrasse nella camera di Reginaldo l'istessa Regina del cielo... con splendore
maraviglioso... accompagnata da due altre sante vergini, che parevano essere
l'una S. Cecilia, l'altra S. Caterina martire, le quali insieme si accostarono
al letto dell'infermo.» La Vergine disse a Reginaldo: «Che vuoi tu che io
faccia per te?...» Consigliato da una delle vergini, Reginaldo rispose:
«Vergine gloriosa, io non domando niente, né tengo altro volere che il
vostro...» Allora la Madre di Dio, con olio portato da quelle vergini, «unse
Reginaldo nella forma con cui suol darsi la estrema unzione.» Subito Reginaldo
fu perfettamente guarito. Questa grazia si accompagnò con un'altra maggiore: da
quell'ora in poi, Reginaldo «non sentì in se giammai movimento alcuno men che
onesto.» Poi, mostrando al B. Reginaldo lo scapolare e l'abito bianco, Maria
gli disse: «Questo è l'abito dell'Ordine che tu cerchi e che già ti è stato
promesso.» «E nel medesimo momento disparve.» Tutto ciò, nello stesso tempo, fu
mostrato a S. Domenico, «che stava in casa sua orando, per la cui orazione
tutto era stato fatto.» Qualche giorno dopo, si rinnovò la visione, in presenza
di S. Domenico, e d'un religioso dell'Ordine dell'Ospedale (poi Ordine di
Malta) «che soleva poi spesso narrarlo.» Domandò ed ottenne Reginaldo di
ricevere quanto prima l'abito dell'Ordine, che gli fu dato quale gli era stato
mostrato; ed ordinò S. Domenico che tutti i suoi religiosi si vestissero in
quella maniera, colle cappe nere, lasciato ormai il rocchetto dei Canonici
Regolari. Reginaldo poi, quantunque prosciolto dal voto coll'ingresso in
religione, fece, per comando di S. Domenico, il pellegrinaggio di Terra Santa;
e tornato in Roma presso il Santo Patriarca che ancora vi si trovava, fu
d'allora in poi uno dei grandi luminari dell'Ordine nascente.
60
MARCELLINUS DE PISIS, Matisconensis, Annales
Minorum Capucinorum, III, Lugduni, 1676; anno 1630, n. 56, pag. 801:
«Benedictus a Gazoldo... provinciae Venetae Laicus, vitam longaevam in omnium virtutum
praxi transactam hoc anno feliciter ac fauste conclusit.» N. 69, pag. 804:
«Deiparam Virginem singulari affectu prosequebatur, eiusque providam curam
saepius expertus est, sed praesertim dum Romam versus iter haberet. Cum enim
esset in itinere et nesciret ad quem locum diverteret, nocte opaca duo pueri
honorarii occurrerunt ei, et nomine eorum Dominae illum invitavere, ut vicinum
palatium una cum socio ingrederetur. Invitatu acceptato, secutus Benedictus
duos illos adolescentulos, introductus est in palatii cubiculum secretius, ubi
erat mulier speciosa supra omnem hominum elegantiam, ornata quidem modeste, sed
quid caeleste ac divinum spirans, quae mensae assidebat, et ex libro aperto
psalmos ad lumen candelae sedula recitabat. Excepit illa duos Capucinos urbane,
iussitque ut illis omnia, quae ex via defatigatis ad vires instaurandas
praestari solent, humaniter exhiberentur. Post coenam, et noctis quietem, quam
Benedictus fere totam de more in fundendis precibus insumpsit, albescente iam
die, iter inceptum prosequi volens, ductus fuit coram Matrona, quae ei sicut et
socio fausa precans, epistolam dedit, perhumane rogans, ut de illius directione
eam curam susciperent, quam ipsius dignitas merebatur. Confecto quasi stadio,
cupiens Benedictus videre epistolae superscriptionem, et advertens
praetermissam fuisse, suae partis esse credidit ad palatium redire, ut admonita
loci Domina iuberet inscribi quod deerat: sed ut retrocessit, palatium, in quo
pernoctaverat, invenire non potuit; ac tunc primum cognovit Angelos fuisse duos
illos ephaebos, qui eum invitaverant, dominam vero Angelorum Imperatricem, quam
ille votis omnibus excolebat. Quapropter aperta epistola, in ea verba haec
vulgari idiomate, ac aureis characteribus conscripta, invenit: «Christus Dominus
et Maria sint spes vestra, et nihil vobis deerit.» (Leggendario Francescano: «Non lasciate mai di confidare in Gesù
Cristo e nella Vergine Maria, che mai non sarà per mancarvi di sovvenimento.»)
In tertia persona Fratribus hanc historiam saepius referebat, nec poterat
fletus continere, cum humanitatem, qua illi duo Capucini a Beatissima Virgine
excepti fuerant, enarrabat: unde fuit pro comperto tale ei quidpiam accidisse:
siquidem SS. Virginis cultor erat fidelis, et ad illam die ac nocte preces
fundebat.» - Cf. Benedetto MAZZARA,
O. M., Leggendario Francescano, II,
Venezia, 1721, Vita di Fra Benedetto da
Gazoldo, Laico Cappuccino, pag. 437-438. - S. JEAN EUDES, Le cœur admirable de la très sacrée Mère de
Dieu, liv. 4, chap. 7. Œuvres, Paris,
1908, VI, pag. 435 et suiv.
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