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S. Alfonso Maria de Liguori Glorie di Maria IntraText CT - Lettura del testo |
DISCORSO VIII. - Altro discorso dell'Assunzione di Maria.
1. Quanto fu glorioso il trionfo con cui Maria andò al cielo.
2. Quanto fu eccelso il trono nel quale fu in cielo sublimata.
Sembrerebbe giusto che la santa Chiesa in questo giorno dell'Assunzione di Maria al cielo più presto c'invitasse a piangere, che a rallegrarci, poiché la nostra dolce Madre si parte da questa terra e ci lascia privi della sua cara presenza, siccome parla S. Bernardo: Plangendum nobis, quam plaudendum magis esse videtur (Serm. 1, de Assump.).1 Ma no, la S. Chiesa c'invita a giubilare: Gaudeamus omnes in Domino diem festum celebrantes sub honore B. Mariae Virginis.2 E con ragione: se noi amiamo questa nostra madre, dobbiamo congratularci più della sua gloria che della nostra particolar consolazione. Qual figlio non si rallegra, quantunque si divida dalla sua madre, se sente ch'ella va a prender possesso d'un regno? Maria oggi va ad esser coronata regina del cielo, e possiamo noi non far festa, se veramente l'amiamo? Gaudeamus omnes, gaudeamus. E per maggiormente consolarci della sua esaltazione consideriamo: 1. Quanto fu glorioso il trionfo con
cui Maria andò al cielo. 2. Quanto fu eccelso il trono nel quale fu in cielo sublimata.
Punto I.
Dopo che Gesù Cristo nostro Salvatore ebbe compiuta l'opera della Redenzione colla sua morte, anelavano gli angeli di averlo nella loro patria del cielo; onde continuamente pregando gli ripetevano le parole di Davide: Surge, Domine, in requiem tuam tu et arca sanctificationis tuae (Ps. CXXXI, 8): Su via, Signore, or che già avete redenti gli uomini, venite al vostro regno con noi e conducete con voi ancora l'arca viva della vostra santificazione, cioè la vostra Madre, che fu l'arca da voi santificata con abitar nel suo seno. Così appunto S. Bernardino fa dire agli angeli: Ascendat etiam Maria tua sanctissima Mater, tui conceptione sanctificata (Serm. de Ass.).3 Volle perciò finalmente il Signore compiacere il desiderio di quei celesti cittadini, con chiamare Maria al paradiso. Ma s'egli volle che l'arca del Testamento fosse con gran pompa introdotta nella città di Davide: Et David et omnis domus Israel ducebant arcam testamenti Domini in iubilo et [in] clangore buccinae (II Reg. VI, [14]); con altra pompa più nobile e gloriosa ordino che la sua Madre entrasse in cielo. Il profeta Elia fu trasportato in cielo in un cocchio di fuoco,4 che, come vogliono gl'interpreti, non fu altro che un gruppo d'angeli, che lo sollevarono dalla terra. Ma a condur voi in cielo, o Madre di Dio, dice Ruperto abbate, non bastò un sol gruppo d'angeli, ma venne ad accompagnarvi il medesimo re del cielo con tutta la sua corte celeste: Ad transferendum te in caelum non unus tantum currus igneus, sed
totus cum rege suo Filio tuo venit atque occurrit exercitus angelorum.5
Dello stesso sentimento è S. Bernardino da Siena, che Gesù Cristo per onorare il trionfo di Maria egli medesimo venisse dal paradiso ad incontrarla e accompagnarla: Surrexit gloriosus Iesus in occursum suae dulcissimae Matris.6 E appunto a tal fine dice S. Anselmo che il Redentore volle ascendere al cielo prima che vi pervenisse la Madre, non solo per apparecchiarle il trono in quella reggia, ma ancora per far più gloriosa la sua entrata nel cielo, con accompagnarla esso stesso unito a tutti gli spiriti beati: Prudentiori consilio illam praecedere volebas, quatenus in regno tuo ei locum praeparares, et sic comitatus tota curia tua festivus ei occurrens, sublimius, sicut decebat, tuam Matrem ad te exaltares (Vid. de exc. V., c. 8).7
Quindi S. Pier Damiani, contemplando lo splendore di quest'Assunzione di Maria al cielo, dice che la troveremo più gloriosa dell'Ascensione di Gesù Cristo, perché al Redentore solamente gli angeli vennero ad incontrarlo, ma la B. Vergine andò alla gloria coll'incontro e corteggio dello stesso Signor della gloria e di tutta la beata compagnia de' santi e degli angeli: Invenies occursum huius pompae digniorem quam in
Christi Ascensione; soli quippe angeli Redemptori occurrere potuerunt, Matri vero Filius ipse cum tota curia tam angelorum quam sanctorum occurrens, duxit ad beatae consistorium sessionis (Serm. de Ass.).8 Onde Guerrico abbate fa così parlare su ciò il Verbo divino: Ego ut Patrem honorarem ad terram descendi; ut Matrem honorarem ad caelum reascendi:9 Io per dar gloria al mio Padre discesi dal cielo in terra; ma poi per render onore alla Madre mia ascesi di nuovo in cielo, per poter così venire ad incontrarla e accompagnarla colla mia presenza al paradiso.
Andiamo dunque considerando come venne già il Salvatore dal cielo ad incontrar la Madre, e al primo incontro le disse per consolarla: Surge, propera, amica mea, columba mea, formosa mea, et veni. Iam [enim] hiems transiit... et recessit (Cant. II, 10): Su Madre mia cara, mia bella e pura colomba, lascia questa valle di pianti, dov'hai tanto sofferto per amor mio: Veni de Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni: coronaberis (Cant. IV, 8). Vieni e coll'anima e col corpo a godere il premio della tua santa vita. Se hai molto patito in terra, assai maggiore è la gloria ch'io t'ho preparata in cielo. Vieni ivi a sedere a me vicina; vieni a ricever la corona, che ti darò di regina dell'universo.
Ecco già Maria lascia la terra, e ricordandosi di tante grazie ivi ricevute dal suo Signore, la guarda con affetto insieme e compassione, lasciando ivi tanti poveri figli tra tante miserie e pericoli. Ecco Gesù le porge la mano, e la beata Madre già s'alza in aria, già passa le nubi e passa le sfere. Eccola già arrivata alle porte del cielo. Allorché entrano i monarchi a prendere possesso del regno, non passano essi per le porte della città, ma o si tolgono affatto le porte, oppure
passano per sopra le porte. Perciò siccome gli angeli, quando entrò Gesù Cristo al paradiso, dicevano: Attollite portas, principes, vestras, et elevamini, portae aeternales, et introibit rex gloriae (Ps. XXIII, [7]); così ancora, or che va Maria a prender possesso del regno de' cieli, gli angeli che l'accompagnano gridano agli altri che stan di dentro: Attollite portas, principes, vestras, et elevamini, portae aeternales, et introibit regina gloriae: Presto, o principi del cielo, alzate, togliete le porte, perché deve entrarvi la regina della gloria.
Ecco già entra Maria nella beata patria. Ma in entrare e in vederla quei spiriti celesti così bella e gloriosa, dimandano agli angeli che vengono di fuori, come contempla Origene: Una omnium in caelo erat laetantium (vox): Quae est ista quae ascendit de deserto, deliciis affluens, innixa super dilectum suum? (Can. VIII, 5):10 E chi mai è questa creatura così vaga, che viene dal deserto della terra, luogo di spine e di triboli; ma questa viene sì pura e sì ricca di virtù, appoggiata al suo diletto Signore, che si degna egli stesso accompagnarla con tanto onore? Chi è? rispondono gli angeli che l'accompagnano: Questa è la Madre del nostro re, è la nostra regina, è la benedetta fra le donne: la piena di grazia, la santa de' santi, la diletta di Dio, l'immacolata, la colomba, la più bella di tutte le creature. E quindi tutti quei beati spiriti cominciano a benedirla e a lodarla cantando, meglio che nol dicevano gli Ebrei a Giuditta: Tu gloria Ierusalem, tu laetitia Israel, tu honorificentia populi nostri (Iud. XV, 10). Ah Signora e regina nostra, voi siete dunque la gloria del paradiso, l'allegrezza della nostra patria, voi siete l'onore di tutti noi; siate sempre la benvenuta, siate sempre benedetta; ecco il vostro regno, eccoci tutti noi siamo vostri vassalli, pronti a' vostri comandi.
Quindi vennero a darle il benvenuto e a salutarla come loro regina tutti i santi che allora stavano in paradiso. Vennero tutte le sante vergini: Viderunt eam filiae et beatissimam
praedicaverunt... et laudaverunt eam (Cant. VI, 8). Noi, dissero, o beatissima signora, siamo regine ancora di questo regno, ma voi siete la regina nostra; poiché voi siete stata la prima a darci il grand'esempio di consagrare la nostra verginità a Dio; noi tutte ve ne benediciamo e ringraziamo. Indi vennero i santi confessori a salutarla come loro maestra, che loro aveva insegnate tante belle virtù colla sua santa vita. Vennero ancora i santi martiri a salutarla come loro regina, perché colla sua gran costanza ne' dolori della Passione del Figlio avea loro insegnato ed anche impetrato coi suoi meriti la fortezza a dar la vita per la fede. Venne ben anche S. Giacomo, che solo degli Apostoli allora si trovava in paradiso, a ringraziarla da parte di tutti gli Apostoli, di quanto conforto ed aiuto aveva ella dato loro stando sulla terra. Vennero poi i profeti a salutarla, e questi le dicevano: Ah signora, voi siete stata l'adombrata dalle nostre profezie. Vennero i santi patriarchi e le dicevano: O Maria, voi dunque siete stata la nostra speranza, tanto e per sì lungo tempo da noi sospirata. Ma fra costoro con affetto maggiore vennero a ringraziarla i primi nostri padri Adamo ed Eva: Ah figlia diletta, questi dicevano, voi avete riparato al danno da noi fatto al genere umano; voi avete ottenuta al mondo quella benedizione perduta da noi per nostra colpa; per voi noi siam salvi, siatene sempre benedetta.
Venne poi a baciarle i piedi S. Simeone, e le ricordò con giubilo quel giorno nel quale egli ricevé dalle sue mani Gesù bambino. Vennero S. Zaccaria e S. Elisabetta, e di nuovo la ringraziarono di quell'amorosa visita, che con tanta umiltà e carità loro fece nella loro casa, e per cui ricevettero tanti tesori di grazie. Venne S. Giovan Battista con maggior affetto a ringraziarla di averlo santificato per mezzo della sua voce. Ma che dovettero poi dirle, quando vennero a salutarla i suoi cari genitori S. Gioachimo e S. Anna? Oh Dio con qual tenerezza la dovettero benedire, dicendo: Ah figlia diletta, e qual fortuna è stata la nostra di avere una tal figlia? Ah che tu sei ora la regina nostra, perché sei la Madre del nostro Dio: per tale noi ti salutiamo e ti adoriamo. Ma chi può comprendere poi l'affetto con cui venne a salutarla il suo caro sposo S. Giuseppe? Chi mai potrà spiegare l'allegrezza che provò
il santo patriarca in vedere la sua sposa giunta in cielo con tanto trionfo, e fatta regina di tutto il paradiso? Con qual tenerezza dovette egli dire: Ah signora e sposa mia, e quando mai potrò giungere a ringraziar quanto devo il nostro Dio di avermi fatto sposo di voi, che siete sua vera Madre? Per voi io meritai in terra di assistere alla fanciullezza del Verbo Incarnato, di averlo tante volte fra le braccia e di riceverne tante grazie speciali. Sian benedetti i momenti che spesi in vita a servire Gesù e voi, mia santa sposa. Ecco il nostro Gesù; consoliamoci, ch'ora non giace steso in una stalla sul fieno, come noi lo vedemmo nato in Betlemme; non vive già povero e disprezzato in una bottega, come un tempo visse con noi in Nazarette; non già sta affisso in un patibolo infame, com'egli morì per la salute del mondo in Gerusalemme; ma siede alla destra del Padre, qual re e signore del cielo e della terra. Ed ecco che noi, regina mia, non ci separeremo più da' suoi santi piedi a benedirlo ed amarlo in eterno.
Indi tutti gli angeli vennero a salutarla, ed ella la gran regina tutti ringraziò dell'assistenza che le avevano fatta nella terra; ringraziando singolarmente l'arcangelo S. Gabriele, che fu l'ambasciatore felice di tutte le sue fortune, allorché venne a darle la nuova d'esser fatta Madre di Dio. Indi genuflessa l'umile e santa Vergine adora la divina Maestà, e tutta inabissata nella cognizione del suo niente, la ringrazia di tutte le grazie a lei per sua sola bontà concedute, e specialmente d'averla fatta madre del Verbo Eterno. Quindi comprenda chi può con quale amore la SS. Trinità la benedisse. Comprenda quali accoglienze fe' l'Eterno Padre alla sua figlia, il Figlio alla sua madre, lo Spirito Santo alla sua sposa. Il Padre la corona con parteciparle la sua potenza, il Figlio la Sapienza, lo Spirito Santo l'amore. E tutte tre le divine Persone collocando il di lei trono alla destra di Gesù, la dichiarano regina universale del cielo e della terra, e comandano agli angeli e a tutte le creature che la riconoscano per loro regina, e qual regina la servano e ubbidiscano. - E qui passiamo a considerare quanto fu eccelso questo trono, in cui Maria fu in cielo sublimata.
Punto II.
Ma se mente umana, dice S. Bernardo, non può arrivare a capire la gloria immensa, che Dio ha preparata
in cielo a coloro che in terra l'hanno amato, come ci avvisò l'Apostolo, chi mai giungerà a comprendere quid praeparavit gignenti se?11 qual gloria abbia egli apparecchiata alla sua diletta Madre, che in terra l'ha amato più di tutti gli uomini, anzi sin dal primo momento ch'ella fu creata l'amò più di tutti gli uomini e di tutti gli angeli uniti insieme? Ha ragione dunque la santa Chiesa di cantare, avendo Maria amato Dio più di tutti gli angeli, ch'ella sia stata sopra tutti gli angeli sublimata in cielo: Exaltata est sancta Dei Genitrix super choros angelorum ad caelestia regna (In festo Ass.).12 Sì, esaltata, dice Guglielmo abbate, sopra degli angeli, in modo ch'ella non veda sopra di sé collocato altri che 'l suo Figlio, ch'è l'Unigenito di Dio: Matrem dico exaltatam super choros angelorum, ut nihil contempletur super se Mater, nisi Filium suum (Ser. IV, de Ass.).13
Ond'è che asserisce il dotto Gersone che distinguendosi tutti gli ordini degli angeli e de' santi in tre gerarchie, come insegna l'Angelico (Qu. 108) con S. Dionisio,14 Maria costituisce in cielo una gerarchia a parte, la più sublime di tutte e la seconda dopo Dio: Virgo sola constituit hierarchiam secundam sub Deo hierarcha primo (Sup. Magn., tr. 4).15 E siccome, soggiunge S. Antonino, senza paragone differisce la padrona da' servi, così senza paragone è maggiore la gloria di Maria da quella degli angeli: Virgo est domina angelorum, ergo et improportionabiliter est supra omnem hierarchiam angelorum exaltata (IV p., tit. 15, c. 20).16 E per intendere ciò basta sapere
quel che ci disse Davide, che questa regina fu collocata alla destra del Figlio: Astitit regina a dextris tuis (Ps. XLIV, [10]). Il che appunto di Maria lo spiegò sant'Atanasio, dicendo: Collocatur Maria a dextris Dei (De Ass. B.V.).17
L'opere di Maria, come parla sant'Idelfonso, è certo che superarono incomparabilmente nel merito l'opere di tutti i santi, e perciò non può comprendersi il premio e la gloria ch'ella si meritò: Sicut est incomparabile quod gessit, ita et incomprehensibile praemium et gloria inter omnes sanctos quam meruit (Serm. 2, de Ass.).18 E s'è certo che Dio rimunera secondo il merito, siccome scrisse l'Apostolo: Reddet unicuique secundum opera eius (Rom. II, 6), certamente ancora, dice S. Tommaso, la Vergine, che superò il merito di tutti ed uomini ed angeli, dovette esser innalzata sopra tutti gli ordini celesti: Sicut habuit meritum omnium et amplius, ita congruum fuit ut super omnes ponatur ordines caelestes (Lib. de sol. sanct.).19 In somma, soggiunge S. Bernardo, si misuri la
grazia singolare ch'ella acquistò in terra, e quindi si misuri la gloria singolare ch'ella ottenne in cielo: Quantum enim gratiae in terris adepta est, tantum et in caelis obtinet gloriae singularis.20
La gloria di Maria, considera un dotto autore (il P. La Colombiere, pred. 28) che fu una gloria piena, gloria compiuta, a differenza di quella che hanno in cielo gli altri santi.21 È vero che in cielo tutti i beati godono una perfetta pace e pieno contento; nulladimeno sempre sarà vero che niun di loro gode quella gloria che avrebbe potuto meritare, se con maggior fedeltà avess'egli servito ed amato Dio. Ond'è che sebbene i santi in cielo niente più desiderano di quel che godono, nulladimeno in fatti avrebbero che desiderare. È vero altresì che ivi non apportano pena i peccati fatti e 'l tempo perduto; ma non può negarsi che dà sommo contento il bene maggiore fatto in vita, l'innocenza conservata e 'l tempo meglio impiegato. Maria in cielo niente desidera e niente ha che desiderare. Chi de' santi in paradiso, dice S. Agostino (De nat. et grat., to. VII, c. 36),
dimandato se ha commessi peccati, può rispondere di no, fuor di Maria?22 Maria è certo, come ha dichiarato23 il sacro Concilio di Trento (Sess. VI, can. 23), non commise mai alcuna colpa, alcun minimo difetto:24 non solo ella non perdé mai la divina grazia, né mai l'offuscò, ma non la tenne mai oziosa; non fe' azione che non meritasse; non disse parola, non ebbe pensiero, non diè respiro che non lo dirigesse alla maggior gloria di Dio: in somma non mai si raffreddò o si fermò un momento di correre a Dio, niente mai perdé per sua negligenza; sicché sempre corrispose alla grazia con tutte le sue forze ed amò Dio quanto lo poté amare. Signore, ella ora gli dice in cielo, se io non vi ho amato quanto voi meritate, almeno v'ho amato quanto ho potuto.
Ne' santi le grazie sono state diverse, come dice S. Paolo: Divisiones... gratiarum sunt.25 Sicché ciascuno di loro corrispondendo poi alla grazia ricevuta, si è renduto eccellente in qualche virtù, chi in salvare anime, chi nel far vita penitente, chi nel soffrire i tormenti, chi nel contemplare; che perciò la santa Chiesa in celebrar le loro feste dice di ciascuno: Non est inventus similis illi.26 E secondo i meriti sono in cielo distinti nella gloria: Stella enim a stella differt (I Cor. XV, 41). Gli apostoli si distinguono da' martiri, i confessori dalle vergini, gl'innocenti da' penitenti. La S. Vergine, essendo stata ripiena di tutte le grazie, fu ella sublime più di ciascun santo in ogni sorta di virtù: ella fu apostola degli apostoli, fu regina de' martiri mentre patì più di tutti: fu la confaloniera delle vergini, l'esempio delle coniugate, unì in sé una perfetta innocenza con una perfetta mortificazione; unì in somma nel suo cuore tutte le
virtù più eroiche, che avesse mai praticate alcun santo. Onde di lei fu detto: Astitit regina a dextris tuis in vestitu deaurato, circumdada varietate (Ps. XLIV, [10]); poiché tutte le grazie, i pregi, i meriti degli altri santi, tutti si trovano congregati in Maria, come le dice l'abbate di Celles: Sanctorum omnium privilegia, o Virgo, omnia habes in te congesta.27
In modo tale che siccome lo splendore del sole eccede lo splendore di tutte le stelle insieme unite, così, dice S. Basilio, la gloria della divina Madre supera quella di tutti i beati: Maria universos tantum excedit, quantum sol reliqua astra (Or. de Ann.).28 Ed aggiunge S. Pier Damiani che siccome la luce delle stelle e della luna scomparisce, quasi queste non più vi siano, al comparire del sole; così Maria oscura talmente nella gloria lo splendore degli uomini e degli angeli, che quasi in cielo questi non compariscono: Sol ita sibi siderum et lunae rapit positionem, ut sint quasi non sint. Similiter et virga Iesse utrorumque spirituum habet dignitatem, ut in comparatione Virginis nec possint apparere (Serm. de Ass.).29 Quindi asserisce S. Bernardino da Siena con S. Bernardo che i beati partecipano in parte della divina gloria, ma la Vergine in certo modo n'è stata talmente arricchita, che par che una creatura non possa più unirsi a Dio di quel ch'è unita Maria: Divinae gloriae participatio ceteris quodammodo per partes datur,
sed secundum Bernardum B. Virgo Maria penetravit abyssum, ut, quantum creaturae conditio patitur, illi luci inaccessibili videatur immersa (T. 1, ser. 61, a. 2, c. 10).30 Al che si unisce ciò che dice il B. Alberto Magno, che la nostra regina contempla Dio molto da vicino e incomparabilmente più che tutti gli altri spiriti celesti: Visio Virginis Matris super omnes creaturas incomparabiliter contemplatur maiestatem Dei (De laud. Virg., c. 69).31 E dice di più il sopranominato S. Bernardino che siccome gli altri pianeti sono illuminati dal sole, così tutti i beati ricevono luce e gaudio maggiore dalla vista di Maria: Quodammodo sicut cetera luminaria illuminantur a sole, sic tota caelestis curia a gloriosa Virgine laetificatur (Loc. cit., art. 3, c. 3).32 E in altro luogo similmente asserisce che la
Madre di Dio salendo al cielo ha accresciuto il gaudio a tutti i suoi abitanti: Gloriosa Virgo cum caelos ascendit, supernorum gaudia civium cumulavit (Serm. de Ass.).33 Onde disse S. Pier Damiani che i beati non hanno maggior gloria in cielo dopo Dio, che di godere la vista di questa bellissima regina: Summa gloria est post Deum te videre (Serm. 1, de Nat.).34 E S. Bonaventura: Post Deum maior nostra gloria et maius nostrum gaudium ex Maria est.35
Rallegriamoci dunque con Maria dell'eccelso trono in cui Dio l'ha sublimata in cielo. E rallegriamocene anche con noi, poiché se la nostra Madre ci ha lasciati colla sua presenza, salendo gloriosa in cielo, non ci ha lasciati coll'affetto. Anzi ivi stando più vicina e unita a Dio, maggiormente conosce le nostre miserie, e di là più ci compatisce e meglio ci può soccorrere. E che forse, le dice S. Pier Damiani, o Vergine beata, perché voi siete stata così innalzata in cielo, vi sarete scordata di noi miserabili? Numquid, o B. Virgo, quia ita glorificata es, ideo nostrae humilitatis oblita es? (Serm. 1, de Nat. V.). No, ci guardi Dio dal pensarlo; non può un cuore così pietoso non compatire le nostre miserie così grandi: Absit, soggiunge, non convenit tantae misericordiae tantae miseriae oblivisci.36 Se grande fu la pietà ch'ebbe Maria verso di noi quando vivea sulla terra, assai più grande, dice S. Bonaventura, è in cielo
dove ella regna: Magna fuit erga miseros misericordia Mariae exsulantis in mundo, sed multo maior est regnantis in caelo. (Spec., c. 8).37
Dedichiamoci intanto a servire questa regina, ad onorarla ed amarla quanto possiamo; mentr'ella non è, dice Riccardo di S. Lorenzo, come gli altri regnanti che aggravano di pesi e dazi i loro vassalli, ma la nostra regina arricchisce i suoi servi di grazie, di meriti e di premi: Regina Maria non gravat tributis, sed largitur servis suis divitias, dona gratiarum, thesauros meritorum et magnitudinem praemiorum (De laud. Virg., lib. 6).38 E preghiamola con Guerrico abbate: O madre di misericordia, voi già sedete sì vicina a Dio, regina del mondo in trono così sublime, satollatevi pure della gloria del vostro Gesù, e mandate a noi vostri servi le reliquie che vi avanzano. Voi godete già alla mensa del Signore, noi sotto la mensa qui in terra quai poveri cagnolini vi domandiamo pietà: O mater misericordiae, saturare gloria Filii tui, et dimitte reliquias parvulis tuis. Tu ad mensam Domini, nos sub mensa catelli (Serm. 4, in Ass. Virg.).39
Riferisce il P. Silvano Razzi (Lib. 3, Mir. B. Virg.) che un divoto chierico molto amante della nostra regina Maria, avendo inteso così lodare la sua bellezza, ardentemente desiderava di vedere una volta la sua signora; onde con umili preghiere le cercò questa grazia. La pietosa Madre gli mandò a dire per un angelo che volea compiacerlo di farsi da lui vedere, ma con
questo patto, che dopo averla veduta egli restasse cieco. Accettò il divoto la condizione. Ecco un giorno già l'apparve la B. Vergine; egli per non restare affatto cieco volle sul principio rimirarla con un sol occhio; ma poi invaghito della gran bellezza di Maria volle contemplarla con tutti due, ed allora la Madre di Dio disparve. Perduta ch'ebbe la presenza della sua regina, afflitto non si saziava di piangere non già l'occhio perduto, ma per non averla veduta con ambedue. Perlocché ritornò a supplicarla che di nuovo se gli fosse fatta vedere, e non si curava di perdere la vista dell'altro occhio rimasto, con restare affatto cieco. Felice e contento, diceva, io resterò, o mia signora, se diventerò in tutto cieco per sì bella cagione, che mi lascerà più innamorato di voi e della vostra bellezza. Ecco di nuovo volle contentarlo Maria, di nuovo lo consolò colla sua vista; ma perché quest'amorosa regina non sa far mai male ad alcuno, apparendogli la seconda volta, non solo non gli tolse l'altr'occhio rimasto, ma gli restituì anche l'occhio perduto.40
O grande, eccelsa e gloriosissima signora, prostrati a' piedi del vostro trono noi vi adoriamo da questa valle di lagrime. Noi ci compiacciamo della gloria immensa, di cui v'ha arricchita il Signore. Or che sedete già regina del cielo e della terra, deh non vi scordate di noi poveri vostri servi. Non isdegnate da cotesto eccelso soglio nel quale regnate, di volgere gli occhi vostri pietosi verso di noi miserabili. Voi quanto più siete vicina alla sorgente delle grazie, tanto più ce ne potete provvedere. In cielo voi meglio scorgete le nostre miserie, onde bisogna che ci compatiate e più ci soccorriate. Fate che in terra siamo vostri servi fedeli, acciocché così possiamo venire a benedirvi in paradiso. In questo giorno in cui voi siete fatta regina dell'universo, noi ancora ci consacriamo alla vostra servitù. In tanta vostra allegrezza consolate oggi ancora noi con accettarci per vostri vassalli. Voi dunque siete la nostra madre.
Ah madre dolcissima, madre amabilissima, i vostri altari son circondati da molta gente che vi dimanda chi d'esser guarito da qualche male, chi d'esser provveduto ne' suoi bisogni, chi vi cerca una buona raccolta, chi la vittoria di qualche lite. Noi vi domandiamo grazie più gradite al vostro cuore: otteneteci l'esser umili, distaccati dalla terra, rassegnati alla divina volontà; impetrateci il santo amor di Dio, la buona morte, il paradiso. Signora, mutateci da peccatori in santi: fate questo miracolo, che vi darà più onore che se illuminaste mille ciechi e risuscitaste mille morti. Voi siete così potente appresso Dio, basta dire che siete la sua Madre, la sua più cara, piena della sua grazia; che cosa mai egli vi potrà negare?
O regina bellissima, noi non pretendiamo di vedervi in terra, ma vogliamo venire a vedervi in paradiso; e voi ce l'avete da ottenere. Così certo speriamo. Amen. Amen.