- Parte seconda.
- RIFLESSIONI SOPRA CIASCUNO DE' SETTE DOLORI DI MARIA IN PARTICOLARE
- SUL DOLORE V. - Della morte di Gesù.
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SUL DOLORE V. - Della morte di Gesù.
Eccoci ad ammirare una nuova sorta di martirio, una madre condannata a vedersi
morire innanzi agli occhi giustiziato con barbari tormenti un figlio innocente
ed amato con tutto il suo affetto. Stabat
autem iuxta crucem Mater eius.1 Non occorre dir altro, dice S.
Giovanni, del martirio di Maria; miratela vicino alla croce a vista del Figlio
moribondo, e poi vedete se v'è dolore simile al suo dolore. - Fermiamoci dunque
noi ancora oggi sul Calvario a considerare questa quinta spada, che trapassò il
cuore di Maria, nella morte di Gesù.
Giunto che fu sul monte l'affannato nostro Redentore, i carnefici lo
spogliarono delle vesti, ed inchiodando le sue sacre mani e piedi con chiodi, non acutis sed obtusis, come dice S.
Bernardo (Serm. 2, de Pas.),2 per più tormentarlo, l'affissero alla
croce. Crocifisso che l'ebbero, fermarono la croce, e così lo lasciarono a
morire. - L'abbandonano i carnefici, ma non l'abbandona Maria. Allora ella si
fece più vicino alla croce, per assistere alla di lui morte. Ego non separabar ab eo - così la B.
Vergine rivelò a S. Brigida (L. I, c. 35)
et stabam vicinior cruci eius.3 Ma che serviva, o Signora, le dice
S. Bonaventura, andare al Calvario a vedervi morire innanzi questo Figlio? Cur ivisti, o Domina, ad Calvariae locum?
cur te non retinuit pudor, horror facinoris? Dovea ritenervi il rossore,
giacché l'obbrobrio suo anch'era vostro, essendogli
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Madre. Almeno
dovea ritenervi l'orror d'un tal delitto, in vedere un Dio crocifisso dalle sue
medesime creature. Ma risponde lo stesso santo: Non considerabat cor tuum horrorem, sed dolorem:4 Ah che il
vostro cuore non pensava allora alla pena sua, ma al dolore e alla morte del
caro Figlio; e perciò voleste voi stessa assistergli, almeno per compatirlo. Ah
vera Madre, dice Guglielmo abbate, amante Madre, che neppure lo spavento della
morte poté separarvi dall'amato Figlio: Plane
mater, quae nec in terrore mortis Filium deserebat (Serm. 4, de
Ass.).5 Ma oh Dio, e quale spettacolo di dolore era allora il vedere
questo Figlio agonizzare sopra la croce, e sotto la croce veder agonizzar
questa Madre, la quale soffriva tutte le pene che pativa il Figlio! Ecco come
rivelò Maria a S. Brigida lo stato compassionevole del suo Figlio moribondo,
siccome ella lo vide sulla croce: Stava il mio caro Gesù in croce tutto
affannato ed agonizzante: se gli vedevano gli occhi entrati dentro, mezzo
chiusi e smorti; le labbra pendenti, ed aperta la bocca; le guance smunte ed
attaccate ai denti; stirate le mascelle, affilato il naso, mesta la faccia; il
capo se gli vedea abbandonato sul petto, i capelli neri di sangue, il ventre
attaccato alle reni, le braccia e le gambe intirizzite, e tutto il resto del
corpo tutto piaghe e sangue (Lib. 1 Rev., c. 10 et lib. 4, c. 70).6
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Tutte queste pene di Gesù erano ancora di Maria, dice S. Girolamo: Quot laesiones in corpore Christi, tot
vulnera in corde Matris (Ap. Baldi, tom. 1, p. 499).7 Chi dunque si
fosse allora trovato sul Calvario avrebbe veduto, dice S. Gio. Grisostomo, due
altari, dove si consumavano due gran sacrifizi: uno nel corpo di Gesù, l'altro
nel cuore di Maria.8 Ma meglio parmi che S. Bonaventura vi guardi un
solo altare, cioè la sola croce del Figlio, nella quale insieme colla vittima
di questo Agnello divino vi è sacrificata ancora la Madre; perciò il santo si
fa ad interrogarla: O Domina, ubi stas?
Numquid iuxta crucem? Imo in cruce cum Filio cruciaris (Ap. Bald., l. c.,
p. 452):9 O Maria dove state? vicino alla croce? Ah che più giustamente
dirò che state nella stessa croce a sacrificarvi crocifissa insieme col vostro
Figlio. Così ne accerta S. Agostino: Cruci
et clavi Filii fuerunt et Matris; Christo crucifixo crucifigebatur et
Mater.10 Sì, perché, come dice S. Bernardo,
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quel che
facevano i chiodi nel corpo di Gesù, operava l'amore nel cuore di Maria: Quod in carne Christi agebant clavi, in
Virginis mente affectus erga Filium.11 In modo che nello stesso
tempo che 'l Figlio sagrificava il corpo, la Madre sagrificava l'anima, siccome
scrisse S. Bernardino: Dum ille corpus,
ista spiritum immolabat (Ap. Bald., p. 456).12
Fuggono le madri dalla presenza de' figli moribondi; ma se mai alcuna madre è
costretta ad assistere ad un figlio che muore, va ella procurandogli tutti i
sollievi che può dargli; va accomodandogli il letto, acciocché stia in sito più
comodo; gli va somministrando rinfreschi; e così la povera madre va consolando
il suo dolore. - Ah Madre la più afflitta di tutte le madri! O Maria, a voi è
imposto l'assistere a Gesù moribondo, ma non è dato di potergli dare alcun
sollievo. Udì Maria il Figlio che disse: Sitio,
ma a lei non fu permesso dargli un poco d'acqua per rinfrescare la sua gran
sete. Altro non poté dirgli, come contempla S. Vincenzo Ferreri: Fili, non habeo nisi aquam lacrimarum
(Ap. Bald., p. 456).13 Vedea che sopra quel letto di dolore il Figlio
appeso a quelli tre uncini di ferro non trovava riposo: voleva ella
abbracciarlo per dargli sollievo,
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almeno per farlo spirare tra le sue
braccia, ma non potea: Volebat eum
amplecti, dice S. Bernardo, sed manus
frustra protensae in se complexae redibant (Ap. Bald., p. 463).14
Vedea quel povero Figlio, che in quel mare d'affanni andava cercando chi lo
consolasse, - come egli già avea predetto per bocca del profeta: Torcular calcavi solus... Circumspexi et non est auxiliator:
quaesivi et non fuit qui adiuvaret (Is. LXIII, [3, 5]) - ; ma chi
volea consolarlo tra gli uomini, se tutti gli erano nemici? Anche sulla croce,
chi lo bestemmiava e derideva da una via e chi da un'altra: Praetereuntes autem blasphemabant eum moventes
capita sua (Matth. XXVII, 39). Altri gli dicevano in faccia: Si filius Dei es, descende de cruce. Altri:
Alios salvos fecit, seipsum non potest
salvum facere. Altri: Si rex Israel
est, descendat nunc de cruce (Matth. XXVII, 42). Disse di più la stessa B.
Vergine a S. Brigida (Rev., l. 4, e. 70): Intesi altri che dicevano il mio
Figlio essere un ladro; altri ch'era un impostore; altri che niuno si meritava
la morte come esso: e tutte m'erano nuove spade di dolore.15
Ciò che poi maggiormente accrebbe il dolore di Maria colla compassione verso
del Figlio, fu l'udirlo sulla croce lamentarsi che anche l'Eterno Padre
l'avesse abbandonato: Deus meus, Deus
meus, ut quid dereliquisti me? (Matth. XXVII, 46). Parole, come disse la
divina Madre alla medesima S. Brigida, che non le poterono mai più uscir dalla
mente per tutta la sua vita (Rev., l. c.).16 Sicché l'afflitta Madre
vedea il suo
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Gesù addolorato da ogni parte; volea sollevarlo, ma non
potea. E quel che le dava pena era il vedere ch'ella stessa colla sua presenza
e dolore accresceva gli affanni del Figlio. La stessa pena, dice S. Bernardo,
che riempiva il cuor di Maria, ridondava ad amareggiare il Cuor di Gesù: Repleta Matre, ad Filium redundaret
inundatio amaritudinis (Hom. in Ev. Stabat.).17
Anzi dice S. Bernardo che Gesù in croce pativa più per compassione della Madre,
che per gli stessi suoi dolori; così egli fa parlare la Vergine: Stabam ego videns eum, ipse videns me, et
plus dolebat de me quam de se (Ap. Sinisc., cons. 28).18 Sicché
parlando lo stesso santo di Maria accanto al Figlio moribondo, dice ch'ella
viveva morendo senza poter morire: Iuxta
crucem stabat Mater, vox illi non erat, moriebatur
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vivens, vivebat moriens; nec mori poterat,
quia vivens mortua erat (De lament. Virg.).19 Scrive il Passino che
Gesù Cristo medesimo parlando un giorno alla B. Battista Varani da Camerino, le
disse che tanto l'afflisse stando in croce il vedere a' suoi piedi la Madre
così afflitta, che la compassione alla Madre lo fe' morire senza consolazione.
Talmenteché la suddetta beata, essendo stata illuminata a conoscere questo
dolore di Gesù, esclamò: «Signore, non mi dite più niente di questa vostra
pena, ch'io non ne posso più».20
Stupivano gli uomini, dice Simeon da Cassia, che miravano allora questa Madre
tener silenzio senza lagnarsi in tanto suo
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dolore: Stupebant omnes qui noverant huius hominis
matrem, quod etiam in tantae angustiae pressura silentium servabat.21
Ma se Maria taceva colla bocca, non taceva col cuore; mentre allora non faceva
altro che offerire alla divina giustizia la vita del Figlio per la nostra
salute. Quindi sappiamo ch'ella per lo merito de' suoi dolori cooperò a farci
nascere alla vita della grazia; onde noi siamo figli de' suoi dolori. Voluit eam Christus, dice Lanspergio, cooperatricem nostrae Redemptionis adstare,
quam nobis constituerat dare matrem: debebat enim ipsa sub cruce nos parere
filios (Hom. 44, de Pass. Dom.).22 E se mai in quel mare di
amarezza - dico il cuore di Maria - vi entrò qualche sollievo, questo era
l'unico sollievo che allora la consolava, cioè il sapere che per mezzo de' suoi
dolori ella ci partoriva alla salute eterna, come Gesù medesimo rivelò a S.
Brigida: Maria Mater mea propter
compassionem et caritatem, facta est mater omnium in caelis et in terra (L.
1, c. 32).23 Ed in fatti queste furono l'ultime parole colle quali Gesù
da lei si licenziò prima di morire, questo fu l'ultimo ricordo, il lasciarle
noi per suoi figli in persona di Giovanni, allorché le disse: Mulier, ecce filius tuus (Io. XIX,
[26]). E sin d'allora cominciò a far Maria per noi quest'officio di buona
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madre; poiché, come attesta S. Pier Damiani (Ap. Salm., to. 1, tr.
47), il buon ladrone per le preghiere di Maria si convertì allora e si salvò: Idcirco resipuit bonus latro quia B. Virgo
inter cruces Filii et latronis posita, Filium pro latrone deprecabatur; hoc suo
beneficio antiquum latronis obsequium recompensans. Mentre, secondo portano
anche altri autori, questo ladro nel viaggio d'Egitto con Gesù bambino era
stato con essi cortese.24 E tale officio la beata Vergine ha continuato
sempre e continua a farlo.
Esempio.
Un certo giovine in Perugia promise al demonio che se gli otteneva di
commettere un peccato, ch'esso desiderava di fare, gli dava l'anima; e gliene
fece la scrittura sottoscritta col suo sangue. Commesso il peccato, il demonio,
volendo soddisfatta la promessa, lo portò vicino ad un pozzo, minacciandogli
che se esso non vi si gettava, l'avrebbe in anima e corpo menato all'inferno.
Il misero giovine credendo di non potere più sfuggire dalle sue mani, sale sul
pozzo per gittarsi; ma atterrito dalla morte disse al nemico che non aveva
l'animo di gittarsi, onde se lo volea morto, gli desse egli la spinta. Aveva il
giovine
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l'abitino al collo di Maria
addolorata; perciò disse il demonio: Levati quest'abitino, ch'io ti darò la
spinta. Ma quegli conoscendo già in quell'abitino la protezione che gli
conservava ancora la divina Madre, non se lo volle togliere: onde dopo molti
contrasti il demonio confuso partì, e 'l peccatore, grato alla sua Madre
addolorata, andò a ringraziarla e, pentito de' suoi peccati, volle sospendere
anche il voto, espresso in un quadro, al suo altare nella chiesa di S. Maria la
Nuova in Perugia (Mon. Conv. Per., ap. P. Sinisch., Cons. 16).25
Preghiera.
Ah Madre la più addolorata di tutte le madri, è morto dunque il vostro Figlio,
figlio così amabile e che tanto vi amava? Piangete, che avete ragione di
piangere. Chi mai potrà consolarvi? Solo può consolarvi il pensiero che Gesù
colla sua morte ha vinto l'inferno, ha aperto il paradiso agli uomini già
chiuso, ha acquistate tante anime. In quel trono26 della croce egli
avrà a regnare di tanti cuori che, vinti dal suo amore, con amore lo
serviranno.
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Non isdegnate intanto, o madre mia, di tenermi vicino a piangere con voi,
giacch'io ho più ragione di voi di piangere per le offese che gli ho fatte. Ah
madre di misericordia, io prima per la morte del mio Redentore e poi per li
meriti de' vostri dolori spero il perdono e la mia eterna salute. Amen.
1
Stabant autem iuxta crucem Iesu Mater
eius et soror matris eius... Io. XIX, 25.
2 Quale sia il Sermo 2 de Passione di S. Bernardo, non
sappiamo. Già quello che viene intitolato De
Passione Domini, oppure (ML 184-953 et seq.) De vita et Passione Domini, non è suo. Immediatamente a quello, in
antiche edizioni, tiene dietro il Tractatus
de Passione Domini ossia Vitis
mystica. Questo trattato (Opera S.
Bernardi, cap. 41, n. 132, ML 184-715; Opera
S. Bonaventurae, ad Claras Aquas, VIII, cap. 23, n. 1, nota 10, pag. 186,
col. 2) dice soltanto: «Clavis immitibus.»
3 «Ego eiam fui
propinquior ei in Passione, nec separabar ab eo. Ego stabam vicinius cruci
eius.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib.
1, cap. 35. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 43, col. 1.
4 «O
Domina... quare ivisti ad Calvariae locum? Non est tua consuetudo, Domina, ad
talia spectacula properare. Cur te
non retinuit pudor mulieris, cur te non retinuit horror facinoris? Cur te non
retinuit verecundia virginitatis? Cur te non retinuit loci turpitudo, multitudo
vulgi, detestatio mali? Cur te non retinuit clamoris vehementia, stultorum vesania,
daemoniacorum caterva? Haec non considerasti, Domina, quia cor tuum,
alienatum totum prae dolore, non erat in te, sed in afflictione Filii et in
vulneribus unici et in morte dilecti. Non considerabat cor tuum vulgus sed
vulnus; non pressuram sed fixuram; non clamorem, sed livorem; non horrorem, sed
dolorem.» Stimulus amoris, pars 1,
cap. 3. Inter Op. S. Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugd., 1668, VII, 196, col. 1,
CD.
5 «Cum evangelizans circumiret Iesus civitates
et castella, Maria comes individua vestigiis eius adhaererebat... adeo ut nec
procella persecutionis, nec horrore supplicii a consectatu Filii et Magistri
potuerit absterreri... Plane mater, quae nec in terrore mortis Filium
deserebat. Quomodo enim morte terreri poterat, cuius caritas fortis ut mors,
imo fortior quam mors erat?» (Non Guglielmo,
ma) GUERRICUS Abbas, In Assumptione
B. Mariae, sermo 4, n. 1. ML 185-197.
6 «Non respexi prae
amaritudine antequam ex toto affixus erat. Surgens vero vidi Filium meum
miserabiliter pendentem; et ego Mater eius maestissima undique consternata,
prae dolore vix stare potui. Filius
autem meus videns me, et amicos suos inconsolabiliter flentes, flebili voce et
alta clamabat ad Patrem suum dicens: Pater, quare me dereliquisti?... Tunc
oculi eius apparuerunt semimortui, maxillae eius submersae, et vultus lugubris,
os eius apertum et lingua sanguinolenta, venter dorso inhaerens, consumpto
humore quasi non haberet viscera. Omne corpus pallidum et languidum, ex fluxu
et egressione sanguinis. Manus et pedes eius rigidissime extenti erant, et
iuxta formam crucis attracti et conformati. Barba et crines ex toto respersi
sanguine... Cutis eius sic tenera et gracilis erat, quod numquam ita leniter
flagellabatur quin statim exiret sanguis.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 1, cap. 10. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 14,
col. 2. - «Vocem ex imo pectoris, erecto capite, oculis in caelum directis et
lacrimantibus, emisit, dicens: Deus meus, Deus meus, ut quid me dereliquisti? Quam
vocem... plus ex compassione mea quam sua permotus protulit. Tunc color mortis
in partibus, quibus prae sanguine aspici potuit, accessit. Dentibus maxillae
inhaeserunt. Costae vero attenuatae dinumerari poterant. Venter autem
consumptis iam humoribus dorso applicatur. Iam naribus attenuatis, cum cor
prope scissionem esset, totum corpus eius contremuit, et tunc barba eius super
pectus eius cecidit.» Id. op., Lib.
4, cap. 70, pag. 229, col. 2.
7 «Alii namque
sancti, etsi passi sunt pro Christo in carne, tamen in anima, quia immortalis
est, pati non potuerunt. Beata vero Dei Genitrix, quia in ea parte passa est
quae impassibilis habetur, ideo, ut ita fatear, quia spiritualiter et caro eius
passa est gladio passionis Christi, plus quam martyr fuit. Unde constat, quia plus omnibus dilexit, propterea et
plus doluit, intantum ut animam eius totam pertransiret et possideret vis
doloris, ad testimonium eximiae dilectionis. Quae quia mente passa est, plus
quam martyr fuit. Nimirum quod eius dilectio amplius fortis quam mors fuit,
quia mortem Christi suam fecit.» SOPHRONIUS, ad Paulam et Eustochium, De Assumptione B. M. V., n. 14. Inter Opera S. Hieronymi, in Mantissa, Epistola
IX. ML 30-138.
8 Questa sentenza
venne già citata da S. Alfonso, Discorso
IX, nota 23, p. 187, col nome del vero autore, non il Grisostomo, ma:
ARNALDUS seu Ernaldus Carnotensis,
Abbas Bonaevallis: «Nimirum in tabernaculo illo duo videres altaria, aliud in
pectore Mariae, aliud in corpore Christi. Christus carnem, Maria immolabat animam.» De VII verbis Domini in cruce, tractatus
3. ML 189-1694.
9 «O Domina mea, ubi
stabas? Numquid tantum iuxta crucem? Imo certe in cruce cum Filio: ibi
crucifixa eras secum.» Stimulus amoris, pars 1, cap. 3. Inter Op. S. Bonav., ed. Rom.,
Mogunt., Lugd., 1668, VII, 196, col. 1, C.
10 Non crediamo che
queste parole s'incontrino presso S. Agostino. Probabilmente, l'origine di
questo testo sarà un certo Tractatus de
lamentatione Virginis, attribuito da taluni a S. Agostino, e citato da
parecchi autori, i cui nomi e opere vengono riferiti dal Marracci, Bibliotheca Mariana, Romae, 1648, v. Augustinus Hipponensis, pag. 163. Aggiunge il Marracci: «Sed ubi
illum invenerint, ignoramus.»
11 (Non già S. Bernardo, ma) Ernaldus seu ARNALDUS Carnotensis Bonaevallis in valle Carnotensi
Abbas, Libellus de laudibus B. M. V., ML
189-1731: «Fugientibus apostolis, in faciem Filii se opposuerat Mater, et gladio
doloris animae eius infixo, vulnerabatur spiritu, et concrucifigebatur affectu:
et quod in carne Christi agebant clavi et lancea, hoc in eius mente compassio
naturalis et affectionis maternae angustia.»
12
«Stabant autem iuxta crucem Iesu mater
eius, et soror matris eius Maria Cleophae, et Maria Magdalene. Parum
dixisti, o Evangelista: perfectis auribus aliquid maius dicere potuisti. Stabat, tu inquis, iuxta crucem Iesu mater eius, quum in ipsa cruce penderet, vel ei
plus utique debes, quam reliquis de quibus dicis: et Maria Cleophae, et Maria Magdalene: omnino plus illa ad crucem
appropinquabat, quam quicumque alii; quia non solum iuxta crucem stabat, verum
etiam in cruce pendebat: de se enim in se nihil remanserat. Tota commigraverat
in dilectum, et dum ille corpus, ista spiritum immolabat.» S. BERNARDINUS
SENENSIS, Opera, Venetiis, 1745, I, Quadragesimale de christiana religione, sermo
51, feria VI post Dominicam Olivarum (in Parasceve), De Passione Domini, pars 2, art. 1, cap. 3, pag. 257, col. 1. - Ed.
Veneta, 1591, I, Quadragesimale de
christiana religione, sermo 55, feria VI (come sopra), pag. 440, col. 1.
13
«Et completa omni re, fuit hora nona, et clamavit dicens: Sitio. Respondit Virgo: «O Filii, non habeo nisi aquam
lacrimarum.» S. VINCENTIUS FERRERIUS, Sermones
hiemales, In die Parasceves sermo unicus. Venetiis, 1573, fol. 544, a
tergo.
14
«Volebat amplecti Christum in alto pendentem; sed manus inde frustra tensae in
se complexae redibant.» Inter Opera S. Bernardi, Liber de Passione Christi
et doloribus et planctibus Matris eius.
ML 182-1138. - «Volebat amplecti Christum in alto pendentem, sed manus
frustra protensae in se complosae complexae redibant.» Tractatus de lamentatione Virginis Mariae: inter Opera S. Bernardi, Basileae, per Io.
Gervagium, 1552, col. 2539. - Vedi sopra, Dolore
IV, nota 11, pag. 229.
15 «In tempore illo,
audivi alios dicentes quod Filius meus latro erat, aliosque quod mendax, alios
quod nullus dignior esset morte quam Filius meus: ex quorum auditu dolor meus
renovabatur.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib.1,
cap. 10, pag. 14, col. 2. - «Ad primum igitur ictum ferientis mallei, ego ex
dolore in extasi fio, et evigilans Filium meum confixum video, colloquentes
etiam homines alterum ad alterum audio: quid hic fecit? furtum, rapinam vel
mendacium? aliis respondentibus quod mendax esset.» Id. op., lib. 4, cap. 70, pag. 229, col. 1.
16 «Me igitur
discipulo suo commendata per eum, vocem ex imo peccatoris, erecto capite,
oculis in caelum directis et lacrimantibus, emisit, dicens: Deus meus, Deus meus, ut quid me
dereliquisti? Quam vocem ego numquam, donec ad caelum veni, oblivisci
potui.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib.
4, cap. 70, pag. 229, col. 2.
17
SINISCALCHI, Il martirio del Cuore di
Maria Addolorata, considerazione 39, così cita S. Bernardo, De lament. Virginis: «Tantus erat impetus passionis,
ut Christo impleto in Matrem conflueret paientem; qua similiter impleta, in
Filium similiter redundaret. O ineffabilis reciprocatio! O dolor
inexplicabilis!» - Nell'edizione poi delle Opere di S. Bernardo, Basileae, per Io. Hervagium, 1552, col. 2538, ecco
quel che sembra rispondere a queste parole: «Vulnera Christi morientis, erant
vulnera Matris dolentis. Dolores saevi, fuerunt tortores in anima Matris. Mater
erat laniata morte cari pignoris... In mente eius creverant immensi dolores,
nec poterant extra refundi. Intus
atrocius saevientes dolores Nati, Matris animam gladiabant...» Del
dolore cagionato a Gesù dal dolore della Madre, non si fa parola. Così pure nel
testo riferito da Mabillon, Liber de
Passione Christi, etc., ML 189-1137: «Christi morientis vulnera Matris
erant. Christi dolores fuerunt tortores in anima Matris. Mater mater (sic) erat levata pignoris morte... In
mente eius creverant immensi dolores, nec poterant exterius refundi. Intus
atrocius saevientes dolores Nati, Matri animam gladiebant...» - O il
Siniscalchi, o qualche altro autore colto, avrà ridotto a forma più conveniente
lo stile barbaro ed i concetti, divoti sì, ma disordinati, dell'opuscolo. Vedi
la nostra nota 11, Dol. IV, p.
229.
18 SINISCALCHI, Il martirio del Cuore di Maria Addolorata, considerazione
28: «Onde S. Bernardo così fe' dire alla Vergine Madre: «Stabam ego videns eum,
et ipse videns me, et plus dolebat de me quam de se.» - De lamentatione Virginis Mariae, inter Opera S. Bernardi, Basileae, 1552, col. 2536: «Et ipse, me videns,
fuit in cruce levatus… Stabam et ego videns eum: et
ipse videns me, plus dolebat de me quam de se.» - Liber de Passione Christi... et planctibus Matris eius, ML
182-1135: «Ante oculos eius (Mariae) fuit in cruce levatus...Aspiciebat ancilla
Dominum suum, intuebatur mater filium suum in cruce pendentem... «Videbam
morientem quem diligebat anima mea, et tota liquefiebam prae doloris angustia.
Aspiciebat et ipse benignissimo vultu me matrem plorantem, et me paucis verbis
consolari voluit.» - In altro luogo (L'amore
delle anime, cap. 13, n. 2, Opere
ascetiche, vol. V, pag. 102), S. Alfonso, nella nota, cita il Siniscalchi, e per conseguenza S.
Bernardo. Ma nel testo, riferisce queste parole come prese dalle Rivelazioni di S. Brigida, nelle quali,
infatti, questa sentenza viene espressa piiù volte, quantunque con termini
alquanto diversi: lib. 4, cap. 70; lib. 6, cap. 19; lib. 7, cap. 15; ed altrove
ancora.
19 Vitis mystica, seu Tractatus de Passione
Domini, inter Opera S. Bernardi, ML
184-658, cap. 10, n. 36: «Moriebatur vivens, vivendo ferens dolorem morte
crudeliorem.» Inter Opera S.
Bonaventurae, ad Claras Aquas, VIII, 1898, cap. 9, n. 1, pag. 175, col. 1:
«Commoritur vivens, vivendo ferens dolorem morte crudeliorem.» - Vedi Append., 2, 9°, nel nostro vol. V, pag. 452, 453. - Liber de Passione Christi et doloribus et planctibus Matris eius, inter
Op. S. Bern., ML 182-1138: «Iuxta
crucem Christi stabat emortua Virgo... Vox non erat ulla, dolor abstulerat
vires. Imo strata iacens pallebat quasi mortua vivens; vivebat moriens, vivensque
moriebatur; nec poterat mori, quia vivens mortua erat… Ibi stabat dolens...
exspectans Christi corpus deponi de cruce.» - De lamentatione Virginis Mariae, inter Op. S. Bern., Basileae, 1552, col. 2538: «Iuxta crucem Christi
stabat emortua Mater... Vox illi non erat, quia dolore attrita iacens
pallebat. Quasi mortua vivens, vivebat moriens, moriebatur vivens, nec mori
poterat quae vivens mortua erat. Ibi stabat dolens... Exspectans corpus Christi
deponi, plorabat...» Vedi sopra, nota 17 e Dolore
IV, nota 11, pag. 229.
20
Vita B. Baptistae de Varanis.
Revelationes de mentalibus doloribus Christi, ex editione Dominici PASSINI latine redditae, § 2,
n. 8. Acta SS. Bollandiana, die 31
maii, Parisiis et Romae, tom. VII, maii (1867), pag. 490, n. 8, col. 1: «Scito
autem quod omni illo respectu et ratione quibus ego Deus incarnatus dolui et
passus sum, etiam doluerit et passa sit mea sanctissima Mater; nisi quod passus
sum in perfectiori et altiori gradu... Eius autem dolor tantum me afflixit, ut,
si placuisset aeterno Patri, magnum solatium mihi futurum fuisset, si, omnibus
eius doloribus in me translatis, ipsa potuisset manere absque dolore: id enim
habuissem pro summo refrigerio. Sed quia incomprehensibile martyrium meum
debebat esse absque ulla consolatione, ideo talis gratia mihi non fuit
concessa, licet ipsam saepius ex reverentia filiali multis cum lacrimis
postulaverim.» Tunc dixit anima illa (cioè la stessa Beata), cuius cor
videbatur deficere prae compassione erga gloriosam Virginem Matrem, quod, in
quadam mentis perplexitate posita, aliud proferre non potuerit quam haec verba:
«O Mater Dei, non amplius deberes appellari Mater Dei, sed mater dolorum, mater
poenarum, mater afflictionum, quae nec numerari nec comprehendi cogitatione possunt.
Ipse (Filius tuus) est quidam infernus, et tu es alter ipse (disse sopra Gesù:
«ipsa in terra fuit alter ego per poenam et passionem»): quid igitur aliud
nominare te possum quam matrem dolorum, et dicere etiam te esse alterum
infernum? Non amplius, non amplius, non amplius: Domine mi, noli
mihi amplius dicere de doloribus tuae benedictae Matris, quia non possum ultra
ferre: sufficiunt mihi isti pro vita omni reliqua, etsi ea adhuc mille annorum
foret.»
21
«Erat porro mirandum, virginem insolitam publico, nisi dum erat cum Filio;
devitantem aspectus hominum, consortia mulierum, silentio frenatam, virtutibus
fretam; viduatam viro, derelictam virili consortio: cum sibi uterinis sororibus
et aliis mulieribus, crucifigendum Filium sequi, cum mos mulierum onn sit velle
videre filios trucidari, et exsecutionem illius sententiae quae filium crudeli
poena sive morte diverberat. Stupebant autem omnes qui noverant huius hominis
sic addicti matrem, quod etiam in tantae pressurae angustia silentium servabat,
Christiformis facta: qui cum malediceretur, non maledicebat; et cum pateretur,
non comminabatur; nec aliquid impatientiae sive taedii resonabat. Quae omnia
Mater tenebat districta censura.» B. SIMON DE CASSIA, De gestis Domini Salvatoris in IV Evangelistas, lib. 13. De Passione Domini Salvatoris, cap. 101.
Coloniae Ubiorum, 1540, pag. 583, col. 2.
22 «Voluit enim eam
Christus... cooperatricem nostrae Redemptionis sibi adstare, quam futuram nobis
constituerat dare misericordiae matrem. Debebat enim piissima Christi mater sub
cruce nos parere filios adoptionis, ut quae naturalis - hoc est, corporalis -
esset mater Christi, esset adoptione atque spiritualiter omnium quoque nostra
mater: ut quomodo nos Christo sumus incorporati, unde mystica eius vocamur
membra, ita Mariae simus quoque propterea filii, non carne, sed adoptione... Quomodo caput Christus, ita nos corporis eius membra,
et filii sumus Mariae.» Io.
Iust. LANSPERGIUS, Cartusianus, In Passionem agonemque Christi Iesu Salvatoris nostri Homiliae LVI, hom.
48. Opera, Coloniae Agrippinae, 1693,
III, pag. 112.
23
«Et Maria Mater mea, propter compassionem et caritatem, facta est mater omnium
in caelis et in terris.» S. BIRGITTAE Revelationes,
lib. 8, cap. 12, p. 496, col. 1.
24 SALMERON, S. I., Commentarii in Evangelicam historiam et in Acta Apostolorum, X, De
Passione et morte D. N. Iesu Christi, tractatus 40, Coloniae Agrippinae,
pag. 331: «Quidam... Ex B. Anselmo referunt, matrem Virginem cum Filio et
sponso Ioseph in Aegyptum proficiscentem, incidisse in latrones: quorum unus,
pueri forma et aspectu delectatus, dixit: «Vere dico vobis, si fieri posset
Deum carnem nostram assumere, assererem hunc puerum Deum esse;» et sic socios oratione
sua placatos induxit, ut matrem ac puerum illaesos dimitterent, atque hic fuit
Dimas latro. Sed profecto haec non videntur solida, aut alicuius auctoritate
niti: nec locus ex Anselmo producitur, qui illud asserat... Petrus Damianus in
sermone quodam (che non s'incontra nella ML) scribit, fidelem hunc latronem ad
dexteram Christi fuisse versus Aquilonem; et ideo in meridie umbra corporis
Christi obumbravit illum, et beatam Virginem, quae adstabat Christo crucifixo
ex parte huius latronis, pro eo preces fudisse et propterea conversum fuisse...
Sed haec magis pie quam solide dicuntur.» Siamo
d'accordo col Salmerone, fuorché per quello che riguarda l'intercessione di
Maria. Avendo Gesù costituito Maria Mediatrice di tutte le grazie che egli ci
meritò col suo sangue; verità ormai certa e definibile di fede; come mai non
l'avrebbe fatta intervenire in quel prodigio della sua misericordia, nell'ora
stessa in cui l'associava, coi dolori del suo parto spirituale, a tutta l'opera
della nostra Redenzione? Ed è questo il pensiero su cui si sofferma S. Alfonso.
25
Vivea nella città di Perugia un giovane assai dissoluto, il quale accecato
dall'amor di una donna da lui fuor di modo amata, né avendo mai potuto
conseguire il suo disegno; finalmente fe' ricorso al demonio, con scrittura
sottoscritta col proprio sangue, promise di dargli in un tal tempo l'anima, se
fosse da lui assistito in tale affare. Accettò il demonio il dono, e col
tentare incessantemente l'incauta femmina, l'indusse a compiacere le voglie
sfrenate dell'amante; e ciò per lungo tempo, fino a tanto che giunse il termine
prefisso in un giorno dell'anno 1615. Allora fattosi dinanzi al giovane il
demonio, gli ricordò la promessa e il patto, e lo menò presso ad un pozzo,
minacciandogli che se egli stesso non vi si gettava dentro, lo avrebbe
strascinato in anima e corpo all'inferno. A tal dinunzia, quel misero, non
sapendo come iscampar dalle mani di un sì crudo nemico, si arrende alle sue
dimande, si spoglia dei panni, e sale su l'orlo del pozzo. Ma preso da gran
timore, e non avendo coraggio da far quel salto mortale, pregò il demonio che
gli desse egli la spinta. Avea il giovane pendente al collo l'abito dei Dolori
di Maria; però il demonio gli disse che lo levasse via, che tosto lo gitterebbe
nel pozzo. Allora il giovane, conoscendo la virtù di quel sacro abito, stette
saldo a non volersene spogliare. E dopo lunghe e forti contese, finalmente
partissi confuso il demonio; e il peccatore pentito detestò i suoi eccessi; e
riconoscendo tutta la sua salvezza dalla SS. Vergine Addolorata, a perpetua
memoria della grazia ottenuta, ne sospese il voto al suo altare nella chiesa di
S. Maria Nuova dell'istessa città di Perugia. Monum. Conv. Perus. Notitia societatis habit. 7 dolor. Regii et Mediol.
excuss.» SINISCALCHI, Il martirio del
Cuore di Maria Addolorata, Venezia, 1746. Considerazione 16, pag. 101,
102.
26 L'ediz. del '76: In quel tronco.
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