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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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SUL DOLORE VI. - Della lanciata e deposizione di Gesù dalla croce.

O vos omnes, qui transitis per viam, attendite et videte, si est dolor sicut dolor meus (Thren. I, 12). Anime divote, ascoltate quello che dice oggi Maria addolorata: Figlie dilette, io non voglio che mi stiate a consolare; no, perché il mio cuore non è più capace di consolazione in questa terra, dopo la morte del mio caro Gesù. Se volete compiacermi, questo voglio da voi: rivolgetevi a me e vedete se nel mondo vi è stato mai dolore simile al mio, in avermi veduto togliere con tanta crudeltà quello ch'era tutto il mio amore. Ma, Signora, giacché voi non volete esser consolata, ed avete tanta sete di pene, io so1 a dirvi che colla morte del vostro Figlio, neppure son finiti i vostri dolori. Oggi voi sarete ferita da un'altra spada di dolore, sarà il veder trapassare da una lancia crudele il costato del vostro medesimo Figlio già morto, e dopo l'avrete ad accogliere tra le vostre braccia deposto dalla croce. - Ed eccoci a considerare oggi il sesto dolore che afflisse questa povera Madre. Attenzione e lagrime. Sinora son venuti i dolori a cruciar Maria ad uno ad uno, ma oggi par che vengano tutti uniti insieme ad assalirla.

Basta ad una madre dirle che 'l suo figlio è morto, per accenderla tutta nell'amore del figlio perduto. Sogliono alcuni alle madri, a cui son morti i figli, per alleggerire il lor dolore,


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ricordare i disgusti da coloro un tempo ricevuti. Ma io, Regina mia, se volessi con tal modo alleggerire il vostro dolore nella morte di Gesù, qual disgusto mai avrei da ricordarvi da lui ricevuto? Ah no, ch'egli sempre vi amò, sempre vi ubbidì, sempre vi rispettò. Or l'avete perduto: chi mai può spiegare il vostro affanno? Spiegatelo voi che lo provaste.

Morto che fu il nostro Redentore, dice un divoto autore che i primi affetti della gran Madre furono in accompagnare l'anima santissima del Figlio e presentarla al Padre Eterno.2 Vi presento, o mio Dio, dovette allora dire Maria, l'anima immacolata del vostro e mio Figlio che già v'ha ubbidito sino alla morte: ricevetela voi tra le vostre braccia. Ecco soddisfatta già la vostra giustizia, adempita la vostra volontà; ecco già consumato il gran sacrificio a vostra gloria eterna. E poi rivolta verso le morte membra del suo Gesù: O piaghe, disse, piaghe amorose, io v'adoro e con voi mi congratulo, giacché per mezzo vostro è stata data la salute al mondo. Voi resterete aperte nel corpo del mio Figlio, per essere il rifugio di coloro che a voi ricorreranno. O quanti per voi riceveranno il perdono de' loro peccati, e per voi s'infiammeranno ad amare il sommo bene!

Acciocché non fosse disturbata l'allegrezza del seguente sabbato pasquale, voleano i Giudei che il corpo di Gesù fosse tolto dalla croce; ma perché non potevano deporsi i condannati se non erano morti, perciò vennero alcuni colle mazze di ferro a spezzargli le gambe, come già fecero agli altri due ladri crocifissi. Ecco dunque Maria, che mentre sta piangendo la morte del Figlio, vede quegli uomini armati che venivano contro del suo Gesù. A tal vista prima tremò per lo spavento; poi così disse: Ah che il mio Figlio è già morto; lasciate d'ingiuriarlo più, e lasciate ancora di più tormentare me povera madre. Oravit eos, ne frangerent crura, scrisse S. Bonaventura.3 Ma mentre sta così dicendo, vede, oh Dio, un soldato che stende


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con empito una lancia, e con quella apre il costato di Gesù: Unus militum lancea latus eius aperuit et continuo exivit sanguis et aqua (Io. XIX, [34]). Al colpo della lancia tremò la croce, e 'l Cuore di Gesù restò diviso, come fu rivelato a S. Brigida: Ita ut ambae partes essent divisae (Rev., lib. 2, cap. 21).4 Uscì sangue ed acqua, perché non vi era più sangue che quelle gocce rimaste, e quelle ancora volle spargere il Salvatore, per farci intendere ch'egli non avea più sangue da darci. L'ingiuria di questa lanciata fu di Gesù, ma il dolore fu di Maria: Divisit Christus, dice il divoto Lanspergio, cum Matre sua huius vulneris poenam, ut ipse iniuriam acciperet, Mater dolorem.5 Vogliono i SS. Padri che questa fosse propriamente la spada predetta alla Vergine da S. Simeone: spada non di ferro, ma di dolore, che trapassò l'anima sua benedetta nel Cuore di Gesù, dov'ella sempre abitava. Così dice fra gli altri S. Bernardo: Lancea quae ipsius latus aperuit, animam Virginis pertransivit, quae inde nequibat avelli (De lament. Virg.).6 Ed a S. Brigida rivelò la stessa divina Madre: Cum retraheretur hasta, apparuit cuspis rubea sanguine. Tunc mihi videbatur quod quasi cor meum perforaretur, cum vidissem cor Filii mei carissimi perforatum (Rev., cap. 10).7 Disse l'angelo a S. Brigida


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che furono tali i dolori di Maria, che per miracolo divino allora non morì: Non parvum miraculum a Deo factum est, quod B. Virgo tot doloribus sauciata spiritum non exhalarit.8 Ma negli altri dolori aveva almeno il Figlio che la compativa; ora qui non ha neppure il Figlio che la compatisce.

Temendo pertanto l'addolorata Madre d'altre ingiurie che facessero all'amato Figlio, prega Giuseppe d'Arimatea ad ottenere da Pilato il corpo del suo Gesù, acciocché almeno morto avesse potuto custodirlo e liberarlo dagli oltraggi. Andò Giuseppe a Pilato, e gli espose il dolore e 'l desiderio di quest'afflitta madre; e vuole S. Anselmo che la compassione della madre intenerì Pilato, e lo mosse a concederle il corpo del Salvatore.9

Ecco che già depongono Gesù dalla croce. O Vergine sacrosanta, dopo che voi con tanto amore avete donato al mondo il vostro Figlio per la nostra salute, ecco che il mondo già ve lo rende. Ma, oh Dio, come tu me 'l rendi? diceva al mondo allora Maria: Dilectus meus candidus et rubicundus:10 Il mio Figlio era bianco e vermiglio, ma tu me 'l rendi negro di lividure, e vermiglio non già per colore, ma per le piaghe che gli hai fatte. Egli era bello, ora non è più bello, è tutto difformato. Egli innamorava col suo aspetto, ora orrore a chi lo guarda. Oh quante spade, dice S. Bonaventura, ferirono l'anima di questa Madre in esserle presentato il Figlio sceso dalla croce: Oh quot gladii animam Matris pertransierunt!11 Si consideri


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qual pena avrebbe ogni madre in presentarlesi un figlio morto! - Fu rivelato a S. Brigida che nella mentovata deposizione posero tre scale sulla croce.12 Prima quei santi discepoli schiodarono le mani, e poi i piedi, - e i chiodi furono consegnati a Maria, come porta il Metafraste.13 - Indi uno tenendo il corpo di Gesù da sopra, l'altro di sotto, lo scesero dalla croce. Bernardino da Bustis medita come l'afflitta Madre s'alza sulle punte de' piedi, e stendendo le braccia va ad incontrare il caro Figlio; l'abbraccia, e poi si siede sotto la croce. Vede quella sua bocca aperta, gli occhi oscurati; va visitando quelle carni lacerate, quelle ossa scoperte; le toglie la corona, e guarda il fracasso fatto dalle spine a quella sacra testa; guarda quelle mani e quei piedi trafitti, e dice: Ah Figlio, a che t'ha ridotto l'amore ch'hai portato agli uomini! Ma voi qual male avete loro fatto, che v'hanno così maltrattato? Tu mihi pater eras, seguita a farle dire Bernardino da Bustis, tu frater, sponsus, meae deliciae, mea gloria, tu mihi omnia eras.14 Figlio, vedi


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come sto addolorata, guardami e consolami. Ma tu non mi guardi più. Parla, dimmi una parola e consolami; ma tu non parli più, perché sei morto. O spine crudeli - poi rivolta a que' barbari strumenti dicea - chiodi, lancia spietata, come avete potuto così tormentare il vostro Creatore? Ma che spine? che chiodi? Ahi peccatori, esclamava, voi avete così maltrattato il Figlio mio.

Così dicev'allora Maria, e si lagnava di noi. Ma se ora foss'ella capace di dolore, che direbbe? e qual pena sentirebbe in vedere che gli uomini, dopo esser morto il Figlio, seguitano a straziarlo e crocifiggerlo co' loro peccati? Non tormentiamo più dunque quest'addolorata Madre; e se per lo passato l'abbiamo noi ancora afflitta colle nostre colpe, facciamo quello che ora ella ci dice. Ecco ciò che ne dice: Redite, praevaricatores, ad cor (Is. XLVI, 8): Peccatori, tornate al Cuore ferito del


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mio Gesù; tornate pentiti, ch'egli vi accoglierà. Ab ipso fuge ad ipsum - siegue a parlarci con Guerrico abbate - a iudice ad Redemptorem, a tribunali ad crucem.15 Rivelò la stessa Vergine a S. Brigida ch'ella al Figlio deposto dalla croce chiuse gli occhi, ma non poté chiudergli le braccia: Eius brachia flectere non potuit;16 dandoci con ciò ad intendere Gesù Cristo ch'egli volea restar colle braccia aperte, per accogliere tutti i peccatori pentiti che a lui tornavano. O mondo, dunque prosiegue a dire Maria: Et ecce tempus tuum, tempus amantium (Ez. XVI, 8). Or che il mio Figlio, o mondo, è morto per salvarti, non è più tempo per te di timore, ma d'amore; tempo di amare chi per dimostrarti l'amor che ti porta, ha voluto tanto patire: Propterea, dice S. Bernardo, vulneratum est Cor Christi, ut per vulnus visibile vulnus amoris invisibilis videatur (Serm. de Pass. Dom.).17 Se dunque, conclude Maria coll'Idiota, il mio Figlio ha voluto che gli fosse aperto il costato per darti il Cuor suo, Prae nimio amore aperuit sibi latus, ut praeberet Cor suum,18 è ragione, o uomo, che tu gli


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doni il cuore tuo. E se volete senza ripulsa, o figli di Maria, trovar luogo nel Cuore di Gesù, andate, dice Ubertino da Casale, andate insieme con Maria, ch'ella vi otterrà la grazia: Filii huius Matris, ingredimini cum ipsa intra penetralia Cordis Iesu.19 - Eccone in comprova un bell'esempio.

Esempio.

Narra il Discepolo (Prompt. ex., v. Miser.) che vi era un povero peccatore il quale, tra l'altre sue scelleraggini, aveva ucciso il padre e un fratello, e perciò andava fuggiasco. Questi un giorno di quaresima, udendo da un predicatore una predica della divina misericordia, s'andò da lui stesso a confessare. Il confessore udendo quegli eccessi, lo mandò a un altare di Maria addolorata, acciocch'ella l'avesse ottenuto dolore e perdono de' suoi peccati. Va il peccatore, comincia a pregare, ed ecco si vide caduto ivi morto di repente. Il giorno appresso, raccomandando il sacerdote al popolo che pregasse per quel defunto, comparve nella chiesa una bianca colomba, da cui si vide poi cadere una cartella avanti i piedi del sacerdote. Prese egli la cartella, ed ivi trovò scritte queste parole: L'anima del morto, appena uscita dal corpo è andata in paradiso. E voi seguitate a predicare l'infinita misericordia di Dio.20


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Preghiera.

O Vergine addolorata, o anima grande nelle virtù e grande ancora ne' dolori, giacché così questi come quelle nascono da quel grande incendio d'amore che portate a Dio, mentre il vostro cuore non sa amare altro che Dio. Ah Madre, abbiate pietà di me che non ho amato Dio e l'ho tanto offeso. I vostri dolori mi danno gran confidenza a sperare il perdono. Ma questo non mi basta, io voglio amare il mio Signore; e chi altri mai meglio ciò mi può impetrare, che voi la quale siete la madre del bello amore? Ah Maria, voi consolate tutti, consolate me ancora. Amen.




1 Sono.

2 Non sappiamo chi sia questo divoto autore.

3 «Genibus positis et brachiis cancellatis, vultu lacrimabili et voce rauca, sic eos alloquitur, dicens: «... Rogo vos propter Deum altissimum, ne amplius me vexare velitis in dilectissimo filio meo. Ego enim sum maestissima mater eius... Hanc tamen misericordiam mecum facite, ne ipsum confringatis, ut saltem integrum valeam tradere sepulturae...» Meditationes vitae Christi, cap. 80. Inter Op. S. Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugd. (1668), VI, 389, col. 2, B.

4 «Maria loquebatur. Quinque cogitare debes, filia mea... Secundo, quod in corde punctus erat (Filius meus) tam amare et immisericorditer, quod pungens non destitit donec lancea attigit costam, et ambae partes cordis essent in lancea.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 2, cap. 21, Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 110, col. 2.

5 «Voluit enim suum Christus aperire gazophylacium Divinitatis, atque in cor suum omnibus pie volentibus introëundi patefacere aditum, quod devotis piisque omnibus est suavissimum. Huius vulneris Christus non sensit dolorem, sed piissima eius mater hoc vulnus in suo sensit corde, quae pro illo doluit. Fuit tamen Christo persecutio magna et iniuria, quod ne mortuo quidem illi parceretur, sed mucrone transfigeretur. Divisit itaque cum matre sua huius vulneris iniuriam, ut ipse quidem persecutionem et vulnerationem reciperet, non tamen dolorem sentiret: mater vero vulneris huius in se reciperet poenam atque dolorem. Dolebat enim B. Maria, in anima sua compassionis vulnus sentiens, quomodo doluisset Christus, si vivus mucronis infixionem sustinuisset.» Io. Iust. LANSPERGIUS, Cartusianus, In Passionem agonemque Christi Iesu Salvatoris nostri Homiliae LVI, hom. 54. Opera, Coloniae Agrippinae, 1693, III, pag. 126.

6 «Et quidem posteaquam emisit spiritum tuus ille Iesus... ipsius plane non attigit animam crudelis lancea, quae ipsius, nec mortuo parcens cui nocere non posset, aperuit latus, sed tuam utique animam pertransivit. Ipsius nimirum anima iam ibi non erat; sed tua plane inde nequibat avelli.» S. BERNARDUS, Sermo in «Signum magnum», n. 14. ML 183-437.

7 «Unus adveniens affixit lanceam in latus eius tam valide, ut pene per aliud latus eius transiret. Et cum extraheretur hasta, apparuit cuspis rubea sanguine. Tunc mihi videbatur quod quasi cor meum perforaretur, cum vidissem cor Filii mei carissimi perforatum.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 1, cap. 10, pag. 15, col. 1.

8 «Videns deinde quod omnia eius (Filii sui) membra obriguerunt, et inclinato iam capite spiritum exhalabat, tunc doloris acerbitas ita cor Virginis suffocavit, quod nullus sui corporis articulus moveri videbatur. Unde non parvum miraculum in hoc Deus tunc fecisse dignoscitur, cum Virgo Mater, tot et tantis doloribus sauciata, suum spiritum non emisit, quando tam dilectum Filium nudum et cruentatum, vivum et mortuum, atque lancea transfixum, omnibus eum deridentibus, inter latrones pendere prospexit, illis pene omnibus, quibus notus exstiterat ab eo fugientibus, et multis eorum a rectitudine fidei enormiter exorbitantibus... Quis in hoc aliud cogitare poterit, nisi quod de speciali omnipotentis Dei dono, contra omnes corporales vires suas, ipsa vitam retinuit?» S. BIRGITTAE Revelationes, Sermo Angelicus, cap. 18, pag. 549, col. 1.

9 Dialogus B. Mariae et Anselmi de Passione Domini, ossia, Planctus B. M. V. ad Anselmum de Passione Domini, cap. 16, inter Opera S. Anselmi, ML 159-286: «Maria: «Post haec rogavit Pilatum Ioseph ab Arimathaea, ut tolleret corpus Iesu (Io. XIX, 38), dicens inter alia: Domine, nisi corpus cito tradideris, honesta mulier, mater ipsius iuvenis, moritur prae dolore.»

10 Cant. V, 10.

11 Non già dopo la deposizione dalla croce, ma dopo la trasverberazione del Cuore di Gesù: «Tunc mater semimortua cecidit inter brachia Magdalenae... Tunc illi, sicut Deo placuit, discesserunt... Excitatur autem Domina... Postea suspirat et anxiatur, et respiciens Filium suum vulneratum, dolore mortis atteritur. Vides quoties mortua est hodie! toties certe quoties contra Filium suum videbat fieri novitatem. Unde vere impletum est in ea quod sibi dixerat Simeon: Tuam, inquit, ipsius animam gladius pertransibit. Sed nunc vere Filii corpus et Matris animam huius lanceae gladius perforavit.» Meditationes vitae Christi, cap. 80. Inter Op. S. Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugd., VI, 389, col. 2, CD.

12 «Tertio cogita quomodo deponebatur de cruce. Hi duo qui deponebant eum de cruce, tres applicabant scalas: una protendebatur ad pedes, secunda subtus ascellas et ad brachia, tertia ad medietatem corporis. Primus ascendit, et tenebat eum per aliam scalam: excussit primo unum clavum de uno brachio. Deinde, applicata scala, excussit clavum alterius manus. Qui quidem clavi longe ultra stipitem crucis protendebantur. Descendente igitur illo, qui sustentabat onus corporis, paulatim et modice, prout poterat: ille alius ascendit scalam quae tendebatur ad pedes, et excussit clavos pedibus. Cumque appropinquaret ad terram, unus eorum tenuit corpus per caput, alius per pedes, ego vero quae Mater eram tenui per medium. Et sic nos tres portavimus eum ad quamdam petram, quae in linteo mundo per me operta erat, in qua (leggi in quo) obvolvimus corpus, sed non consui linteum. Sciebam enim pro certo quod non in tumulo putresceret.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 2, cap. 21, Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 110, col. 2.

13 Surius, De probatis Sanctorum historiis, die 15 augusti, Oratio SIMEONIS METAPHRASTIS de vita et dormitione S. Mariae, cap. 35, Coloniae Agrippinae, 1579, pag. 689: «In eo (Filio) a cruce deponendo maternis manibus inserviit, et clavos, qui extrahebantur, suo sinu accepit.» - Oratio de Sancta Maria, n. 34. MG 115-554.

14 Ven. BERNARDINUS DE BUSTO, O. M., Sermones, Brixiae, 1588, III, Mariale, pars 10, De compassione et de gaudio B. Virginis, Sermo 1, pars 3, pag. 842, col. 1: «Deinde descendit Nicodemus, et venit ad clavum pedis. Ioseph vero sustentabat corpus Domini. Tunc piissima mater, quae stabat pedibus quantum poterat elevata, brachiisque extensis ut Filium in sinu suo reciperet: primo manum dextram pendentem suscepit reverenter, posuitque ad vultum suum, intime deosculans eam cum lacrimis et validis suspiriis; dicebatque verba tanta compassione digna, quod etiam saxea corda ad pietatem flectere potuissent. Evulvo autem clavo pedum, paulisper descendit Ioseph, et ipsa benedicta Virgo accepit corpus Filii suis in brachiis, et illud tenerrime osculabatur; postmodum in terram sedens ponit illud in gremio, et osculabatur nunc caput, nunc manus, nunc os, nunc pedes, nunc vulnus lateris, omnesque eius plagas amaris lacrimis lavabat, plorantibus omnibus qui adstabant... Magister autem Iacobus de Voragine... ait: «Vespere autem, depositum sacratissimum corpus per Nicodemum et Ioseph suscipiens in gremio, quot lacrimarum flumina, quam amarissimos singultus, quam alta suspiria, quae verba maestitiae plena ex ea processerint, quis potest exprimere, cum singula membra perquireret tam dire cruciata, tam turpiter delusa oscularetur et lacrimis irrigaret, sociata Maria Magdalena et aliis Mariis, et devotis mulieribus.Cum autem sero factum esset, devoti homines pie et devote corpus illud de brachiis matris accipientes, posuerunt in monumento, mente consepulta cum eo.» Haec ille.» (Iacobus de Voragine - ossia de Varagine: da Varazze - O. P., Archiep. Ianuensis, Sermones Quadragesimales, Venetiis, 1575. In fine, fol. 249 et seq., Sermo de planctu B. M. V.; fol. 261, a tergo). Poi (pag. 842, col. 2) BERNARDINO continua: «Ego autem arbitror quod, adveniente nocte, ipsa benedicta Virgo saepius rogata fuit ut eis traderet corpus Filii sepeliendum. Sed ipsa dicebat: «Dimitte (dimittite) me hic mori cum Filio meo; vel saltem permittite me iterum osculari eum;» et tunc osculabatur loca clavorum, tangebat coronam spineam, multosque magnae compassionis actus faciebat; atque ad Filium dicebat: «O fili dilectissime, cur mihi non loqueris? nonne hoc est os illud benedictum, quod Iudaeis sic dulciter praedicabat? nonne istae sunt illae manus, quae tanta miracula faciebant? nonne isti sunt illi pedes, quorum scabellum adoratur? O fili dulcissime, ubi est ille tam delectabilis adspectus? ubi vultus tuus laetus et iucundus? ubisest facies illa serena? ubi est visus ille amabilis? O fili mi, speciose prae filiis hominum, quomodo factus es deformis, et opprobrium hominum? Ubi est, o fili, loquela tua suavis et conversatio mansueta? Quare remanet sine filio mater? qualis erit vita mea sine te, fili mi? Tu mihi pater eras, tu mihi mater, tu mihi frater, tu mihi sponsus, tu mihi blandus filius: tu meae deliciae, tu mea gloria, tu mihi omnia eras, fili mi.»

15 Tuta habitatio, fratres mei, turrisque fortitudinis a facie inimici, pia ac sedula meditatione Christi Domini vulneribus immorari, fideque et amore Crucifixi, animam ab aestu carnis, a turbine saeculi, ab impetu diaboli contutari... Ingredere igitur in petram, o homo, abscondere in fossa humo (Is. II, 10), pone tibi latibulum in Crucifixo. Ipse petra, ipse humus, quia Deus et homo; ipse petra forata, humus fossa, quia foderunt manus meas, inquit, et pedes meos (Ps. XXI, 17). Abscondere, inquit, in fossa humo a facie timoris Domini (Is. II, 10): hoc est, ab ipso fuge ad ipsum, a iudice ad Redemptorem, a tribunali ad crucem, a iusto ad misericordem... Quinimo non ad ipsum tantum, sed in ipsum fuge, in foramina petrae ingredere, in fossa humo abscondere, in ipsis manibus foratis, in fosso latere te ipsum reconde. Vulnus enim in latere Christi, quid nisi ostium in latere Arcae salvandis a facie diluvii?... Ibi tuto latebis.» GUERRICUS, Abbas Igniacensis, discipulus S. Bernardi, In Dominica Palmarum, Sermo 4, n. 5. ML 185-140.



16 «Deinde os eius digiti mei clauserunt, et oculos pariter composui. Brachia vero rigentia flectere non potui ut se supra pectus componerent, sed super ventrem. Genua quoque extendi non potuerunt, sed eminebant, sicut in cruce obriguerunt.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 4, cap. 70, Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 229, col. 2.

17 Vitis mystica seu Tractatus de Passione Domini: «Ad hoc enim perforatum est latus tuum, ut nobis patescat introitus... Nihilominus et propterea vulneratum est, ut per vulnus visibile vulnus amoris invisibile videamus.» Inter Opera S. Bernardi, cap. 3, n. 10. ML 184-643. - «Ad hoc enim perforatum est latus tuum, ut nobis pateat (al. patescat) introitus... Nihilominus, etc.» come sopra. Inter Opera S. Bonaventurae, ad Claras Aquas, VIII, cap. 3, n. 5, pag. 164, col. 1. - Vedi Appendice, 2, 9°, nel nostro vol. V, pag. 452, 453.

18 Non già il sapiente Idiota, ma l'autore dello Stimulus amoris, pars 1, cap. 1, inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugdun., 1668, VI, pag. 194, col. 1, D: «Prae nimio amore aperuit sibi latus, ut tibi tribuat cor suum.»

19 «Divina est ordinatione dispositum ut unus militum lancea latus illud sacrum aperiendo perfoderet... Exsurge ergo, Virgo beata, quae sola es et unica Iesu dilecti columba formosa: esto aedificans in summo ore foraminis aperti cordis et lateris Christi tui: recipe dolorosum gladium quem tibi Simeon diu prophetia promisit... O tu, devote fili huius Virginis Matris, ingredere cum ipsa devotissima Virgine intra penetralia Cordis Iesu, quod tibi lancea crudeliter aperuit; et ibi adimpleas illa quae desunt passionum Christi: degustans simul cum Virgine dolores vulnerum Salvatoris vice ipsius spiritus Iesu Christi; quia iam ipsos sentire non potest, exspiratus in morte pro tua aeterna morte solvenda.» UBERTINUS DE CASALI, Arbor vitae crucifixae Iesu, lib. 4, cap. 24, Iesus translanceatus (a principio). Venetiis, per Andream de Bonettis de Papia, 1485, fol. 167, col. 1.

20 Discipulus, cioè Ioannes HEROLT, O. P., Sermones de tempore et de Sanctis, Venetiis, 1598: Promptuarium exemplorum Discipuli secundum ordinem alphabeti, Littera M, exemplum 21, pag. 92 (v. Misericordia Dei): «Iuvenis quidam cognovit sororem suam, et frater suus supervenit et correxit eum, quem mox occidit; et pater ivit, et noluit (pater) eum occidere; sed exheredatus et proscriptus est a civitate; qui postmodum occulte civitatem de sero intravit, et patrem proprium occidit, et aufugit: qui postea in quadragesima audivit praedicare illud Ezech. XVIII, 22: In quacumque hora pecator ingemuerit pro peccatis suis, omnium iniquitatum eius non recordabor; et sic compunctus pervenit ad sacerdotem, dicens: «Melius est quod hic confundar, quam in extremo iudicio;» et confessus est omnia peccata sua; et sacerdos iussit eum accedere ad altare, in quo fuit imago Virginis habens Iesum crucifixum in sinu suo; qui prostratus ante imaginem Virginis gloriosae et ante imaginem Crucifixi, devote invocavit beatam Virginem ut pro eo intercederet. Et cum hoc saepius reiteraret, convertit se ad imaginem Crucifixi, dicens: «O Iesu, propter vulnera, et sanguinem tuum, ignosce mihi quod effudi sanguinem patris et fratris mei, quos occidi.» Et sic saepius reiterando, et amare flendo, ruptum est cor eius, et sic obiit prostratus ante altare. Postmodum sacerdos ad ecclesiam reversus, dixit: «Surge;» et sic invenit eum defunctum. Et sequenti die petivit communem orationem pro eo fieri ab omni populo. Tunc columba alba circumvolans in conspectu populi per ecclesiam, cedulam unam gerens in rostro suo, quma permisist cadere ante sacerdotem. Et sacerdos legit cedulam, in qua erat scriptum, quod anima illius hominis ab angelis deducta fuit in caelum antequam calor naturalis recessit a corpore: et inferiori clausula erat scriptum: «Praedica infinitam misericordiam Dei omnibus peccatoribus et peccatricibus; quia quicumque vere conteritur et peccata sua pure confitetur, illius Deus miserebitur.»




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