- Parte seconda.
- RIFLESSIONI SOPRA CIASCUNO DE' SETTE DOLORI DI MARIA IN PARTICOLARE
- SUL DOLORE VI. - Della lanciata e deposizione di Gesù dalla croce.
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SUL DOLORE VI. - Della lanciata e deposizione di Gesù dalla
croce.
O
vos omnes, qui transitis per viam, attendite et videte, si est dolor sicut
dolor meus (Thren. I, 12). Anime divote, ascoltate quello che dice oggi Maria addolorata:
Figlie dilette, io non voglio che mi stiate a consolare; no, perché il mio
cuore non è più capace di consolazione in questa terra, dopo la morte del mio
caro Gesù. Se volete compiacermi, questo voglio da voi: rivolgetevi a me e
vedete se nel mondo vi è stato mai dolore simile al mio, in avermi veduto
togliere con tanta crudeltà quello ch'era tutto il mio amore. Ma, Signora,
giacché voi non volete esser consolata, ed avete tanta sete di pene, io
so1 a dirvi che colla morte del vostro Figlio, neppure son finiti i
vostri dolori. Oggi voi sarete ferita da un'altra spada di dolore, sarà il
veder trapassare da una lancia crudele il costato del vostro medesimo Figlio
già morto, e dopo l'avrete ad accogliere tra le vostre braccia deposto dalla
croce. - Ed eccoci a considerare oggi il sesto dolore che afflisse questa
povera Madre. Attenzione e lagrime. Sinora son venuti i dolori a cruciar Maria
ad uno ad uno, ma oggi par che vengano tutti uniti insieme ad assalirla.
Basta ad una madre dirle che 'l suo figlio è morto, per accenderla tutta
nell'amore del figlio perduto. Sogliono alcuni alle madri, a cui son morti i
figli, per alleggerire il lor dolore,
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ricordare i disgusti da coloro
un tempo ricevuti. Ma io, Regina mia, se volessi con tal modo alleggerire il
vostro dolore nella morte di Gesù, qual disgusto mai avrei da ricordarvi da lui
ricevuto? Ah no, ch'egli sempre vi amò, sempre vi ubbidì, sempre vi rispettò.
Or l'avete perduto: chi mai può spiegare il vostro affanno? Spiegatelo voi che
lo provaste.
Morto che fu il nostro Redentore, dice un divoto autore che i primi affetti
della gran Madre furono in accompagnare l'anima santissima del Figlio e
presentarla al Padre Eterno.2 Vi presento, o mio Dio, dovette allora
dire Maria, l'anima immacolata del vostro e mio Figlio che già v'ha ubbidito
sino alla morte: ricevetela voi tra le vostre braccia. Ecco soddisfatta già la
vostra giustizia, adempita la vostra volontà; ecco già consumato il gran
sacrificio a vostra gloria eterna. E poi rivolta verso le morte membra del suo
Gesù: O piaghe, disse, piaghe amorose, io v'adoro e con voi mi congratulo,
giacché per mezzo vostro è stata data la salute al mondo. Voi resterete aperte
nel corpo del mio Figlio, per essere il rifugio di coloro che a voi
ricorreranno. O quanti per voi riceveranno il perdono de' loro peccati, e per
voi s'infiammeranno ad amare il sommo bene!
Acciocché non fosse disturbata l'allegrezza del seguente sabbato pasquale,
voleano i Giudei che il corpo di Gesù fosse tolto dalla croce; ma perché non
potevano deporsi i condannati se non erano morti, perciò vennero alcuni colle
mazze di ferro a spezzargli le gambe, come già fecero agli altri due ladri
crocifissi. Ecco dunque Maria, che mentre sta piangendo la morte del Figlio,
vede quegli uomini armati che venivano contro del suo Gesù. A tal vista prima
tremò per lo spavento; poi così disse: Ah che il mio Figlio è già morto;
lasciate d'ingiuriarlo più, e lasciate ancora di più tormentare me povera
madre. Oravit eos, ne frangerent crura, scrisse
S. Bonaventura.3 Ma mentre sta così dicendo, vede, oh Dio, un soldato
che stende
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con empito una lancia, e con quella apre il costato di
Gesù: Unus militum lancea latus eius
aperuit et continuo exivit sanguis et aqua (Io. XIX, [34]). Al colpo della
lancia tremò la croce, e 'l Cuore di Gesù restò diviso, come fu rivelato a S.
Brigida: Ita ut ambae partes essent
divisae (Rev., lib. 2, cap. 21).4 Uscì sangue ed acqua, perché non
vi era più sangue che quelle gocce rimaste, e quelle ancora volle spargere il
Salvatore, per farci intendere ch'egli non avea più sangue da darci. L'ingiuria
di questa lanciata fu di Gesù, ma il dolore fu di Maria: Divisit Christus, dice il divoto Lanspergio, cum Matre sua huius vulneris poenam, ut ipse iniuriam acciperet, Mater
dolorem.5 Vogliono i SS. Padri che questa fosse propriamente la
spada predetta alla Vergine da S. Simeone: spada non di ferro, ma di dolore,
che trapassò l'anima sua benedetta nel Cuore di Gesù, dov'ella sempre abitava.
Così dice fra gli altri S. Bernardo: Lancea
quae ipsius latus aperuit, animam Virginis pertransivit, quae inde nequibat
avelli (De lament. Virg.).6 Ed a S. Brigida rivelò la stessa divina
Madre: Cum retraheretur hasta, apparuit
cuspis rubea sanguine. Tunc mihi videbatur quod quasi cor meum perforaretur,
cum vidissem cor Filii mei carissimi perforatum (Rev., cap. 10).7 Disse
l'angelo a S. Brigida
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che furono tali i dolori di Maria, che per
miracolo divino allora non morì: Non
parvum miraculum a Deo factum est, quod B. Virgo tot doloribus sauciata
spiritum non exhalarit.8 Ma negli altri dolori aveva almeno il
Figlio che la compativa; ora qui non ha neppure il Figlio che la compatisce.
Temendo pertanto l'addolorata Madre d'altre ingiurie che facessero all'amato
Figlio, prega Giuseppe d'Arimatea ad ottenere da Pilato il corpo del suo Gesù, acciocché
almeno morto avesse potuto custodirlo e liberarlo dagli oltraggi. Andò Giuseppe
a Pilato, e gli espose il dolore e 'l desiderio di quest'afflitta madre; e
vuole S. Anselmo che la compassione della madre intenerì Pilato, e lo mosse a
concederle il corpo del Salvatore.9
Ecco che già depongono Gesù dalla croce. O Vergine sacrosanta, dopo che voi con
tanto amore avete donato al mondo il vostro Figlio per la nostra salute, ecco che
il mondo già ve lo rende. Ma, oh Dio, come tu me 'l rendi? diceva al mondo
allora Maria: Dilectus meus candidus et
rubicundus:10 Il mio Figlio era bianco e vermiglio, ma tu me 'l
rendi negro di lividure, e vermiglio non già per colore, ma per le piaghe che
gli hai fatte. Egli era bello, ora non è più bello, è tutto difformato. Egli
innamorava col suo aspetto, ora dà orrore a chi lo guarda. Oh quante spade,
dice S. Bonaventura, ferirono l'anima di questa Madre in esserle presentato il
Figlio sceso dalla croce: Oh quot gladii
animam Matris pertransierunt!11 Si consideri
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qual pena
avrebbe ogni madre in presentarlesi un figlio morto! - Fu rivelato a S. Brigida
che nella mentovata deposizione posero tre scale sulla croce.12 Prima
quei santi discepoli schiodarono le mani, e poi i piedi, - e i chiodi furono
consegnati a Maria, come porta il Metafraste.13 - Indi uno tenendo il
corpo di Gesù da sopra, l'altro di sotto, lo scesero dalla croce. Bernardino da
Bustis medita come l'afflitta Madre s'alza sulle punte de' piedi, e stendendo
le braccia va ad incontrare il caro Figlio; l'abbraccia, e poi si siede sotto
la croce. Vede quella sua bocca aperta, gli occhi oscurati; va visitando quelle
carni lacerate, quelle ossa scoperte; le toglie la corona, e guarda il fracasso
fatto dalle spine a quella sacra testa; guarda quelle mani e quei piedi
trafitti, e dice: Ah Figlio, a che t'ha ridotto l'amore ch'hai portato agli
uomini! Ma voi qual male avete loro fatto, che v'hanno così maltrattato? Tu mihi pater eras, seguita a farle dire
Bernardino da Bustis, tu frater, sponsus,
meae deliciae, mea gloria, tu mihi omnia eras.14 Figlio, vedi
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come sto addolorata, guardami e consolami. Ma tu non mi guardi più.
Parla, dimmi una parola e consolami; ma tu non parli più, perché sei morto. O
spine crudeli - poi rivolta a que' barbari strumenti dicea - chiodi, lancia
spietata, come avete potuto così tormentare il vostro Creatore? Ma che spine?
che chiodi? Ahi peccatori, esclamava, voi avete così maltrattato il Figlio mio.
Così dicev'allora Maria, e si lagnava di noi. Ma se ora foss'ella capace di
dolore, che direbbe? e qual pena sentirebbe in vedere che gli uomini, dopo
esser morto il Figlio, seguitano a straziarlo e crocifiggerlo co' loro peccati?
Non tormentiamo più dunque quest'addolorata Madre; e se per lo passato
l'abbiamo noi ancora afflitta colle nostre colpe, facciamo quello che ora ella
ci dice. Ecco ciò che ne dice: Redite,
praevaricatores, ad cor (Is. XLVI, 8): Peccatori, tornate al Cuore ferito
del
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mio Gesù; tornate pentiti, ch'egli vi accoglierà. Ab ipso fuge ad ipsum - siegue a
parlarci con Guerrico abbate - a iudice
ad Redemptorem, a tribunali ad crucem.15 Rivelò la stessa Vergine a
S. Brigida ch'ella al Figlio deposto dalla croce chiuse gli occhi, ma non poté
chiudergli le braccia: Eius brachia
flectere non potuit;16 dandoci con ciò ad intendere Gesù Cristo
ch'egli volea restar colle braccia aperte, per accogliere tutti i peccatori
pentiti che a lui tornavano. O mondo, dunque prosiegue a dire Maria: Et ecce tempus tuum, tempus amantium
(Ez. XVI, 8). Or che il mio Figlio, o mondo, è morto per salvarti, non è più
tempo per te di timore, ma d'amore; tempo di amare chi per dimostrarti l'amor
che ti porta, ha voluto tanto patire: Propterea,
dice S. Bernardo, vulneratum est Cor
Christi, ut per vulnus visibile vulnus amoris invisibilis videatur (Serm.
de Pass. Dom.).17 Se dunque, conclude Maria coll'Idiota, il mio Figlio
ha voluto che gli fosse aperto il costato per darti il Cuor suo, Prae nimio amore aperuit sibi latus, ut
praeberet Cor suum,18 è ragione, o uomo, che tu gli
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doni
il cuore tuo. E se volete senza ripulsa, o figli di Maria, trovar luogo nel
Cuore di Gesù, andate, dice Ubertino da Casale, andate insieme con Maria,
ch'ella vi otterrà la grazia: Filii huius
Matris, ingredimini cum ipsa intra penetralia Cordis Iesu.19 -
Eccone in comprova un bell'esempio.
Esempio.
Narra il Discepolo (Prompt. ex., v. Miser.) che vi
era un povero peccatore il quale, tra l'altre sue scelleraggini, aveva ucciso
il padre e un fratello, e perciò andava fuggiasco. Questi un giorno di
quaresima, udendo da un predicatore una predica della divina misericordia,
s'andò da lui stesso a confessare. Il confessore udendo quegli eccessi, lo
mandò a un altare di Maria addolorata, acciocch'ella l'avesse ottenuto dolore e
perdono de' suoi peccati. Va il peccatore, comincia a pregare, ed ecco si vide
caduto ivi morto di repente. Il giorno appresso, raccomandando il sacerdote al
popolo che pregasse per quel defunto, comparve nella chiesa una bianca colomba,
da cui si vide poi cadere una cartella avanti i piedi del sacerdote. Prese egli
la cartella, ed ivi trovò scritte queste parole: L'anima del morto, appena
uscita dal corpo è andata in paradiso. E voi seguitate a predicare l'infinita
misericordia di Dio.20
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Preghiera.
O Vergine addolorata, o anima grande nelle virtù e grande ancora ne' dolori,
giacché così questi come quelle nascono da quel grande incendio d'amore che
portate a Dio, mentre il vostro cuore non sa amare altro che Dio. Ah Madre,
abbiate pietà di me che non ho amato Dio e l'ho tanto offeso. I vostri dolori
mi danno gran confidenza a sperare il perdono. Ma questo non mi basta, io
voglio amare il mio Signore; e chi altri mai meglio ciò mi può impetrare, che
voi la quale siete la madre del bello amore? Ah Maria, voi consolate tutti,
consolate me ancora. Amen.
1 Sono.
2 Non
sappiamo chi sia questo divoto autore.
3
«Genibus positis et brachiis cancellatis, vultu lacrimabili et voce rauca, sic
eos alloquitur, dicens: «... Rogo vos propter Deum altissimum, ne amplius me
vexare velitis in dilectissimo filio meo. Ego enim sum maestissima mater
eius... Hanc tamen misericordiam mecum facite, ne ipsum confringatis, ut saltem
integrum valeam tradere sepulturae...» Meditationes
vitae Christi, cap. 80. Inter Op. S.
Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugd. (1668),
VI, 389, col. 2, B.
4 «Maria loquebatur. Quinque
cogitare debes, filia mea... Secundo,
quod in corde punctus erat (Filius meus) tam amare et immisericorditer, quod
pungens non destitit donec lancea attigit costam, et ambae partes cordis essent
in lancea.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib.
2, cap. 21, Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 110, col. 2.
5
«Voluit enim suum Christus aperire gazophylacium Divinitatis, atque in cor suum
omnibus pie volentibus introëundi patefacere aditum, quod devotis piisque
omnibus est suavissimum. Huius vulneris Christus non sensit dolorem, sed
piissima eius mater hoc vulnus in suo sensit corde, quae pro illo doluit. Fuit
tamen Christo persecutio magna et iniuria, quod ne mortuo quidem illi
parceretur, sed mucrone transfigeretur. Divisit itaque cum matre sua huius
vulneris iniuriam, ut ipse quidem persecutionem et vulnerationem reciperet, non
tamen dolorem sentiret: mater vero vulneris huius in se reciperet poenam atque
dolorem. Dolebat enim B. Maria, in anima sua compassionis vulnus sentiens,
quomodo doluisset Christus, si vivus mucronis infixionem sustinuisset.» Io. Iust. LANSPERGIUS, Cartusianus, In Passionem agonemque Christi Iesu
Salvatoris nostri Homiliae LVI, hom. 54. Opera, Coloniae Agrippinae, 1693, III, pag. 126.
6 «Et quidem
posteaquam emisit spiritum tuus ille Iesus... ipsius plane non attigit animam
crudelis lancea, quae ipsius, nec mortuo parcens cui nocere non posset, aperuit
latus, sed tuam utique animam pertransivit. Ipsius nimirum anima iam ibi non
erat; sed tua plane inde nequibat avelli.» S. BERNARDUS, Sermo in «Signum magnum», n. 14. ML 183-437.
7 «Unus adveniens
affixit lanceam in latus eius tam valide, ut pene per aliud latus eius
transiret. Et cum extraheretur hasta, apparuit cuspis rubea sanguine. Tunc mihi
videbatur quod quasi cor meum perforaretur, cum vidissem cor Filii mei
carissimi perforatum.» S. BIRGITTAE Revelationes,
lib. 1, cap. 10, pag. 15, col. 1.
8
«Videns deinde quod omnia eius (Filii sui) membra obriguerunt, et inclinato iam
capite spiritum exhalabat, tunc doloris acerbitas ita cor Virginis suffocavit,
quod nullus sui corporis articulus moveri videbatur. Unde non parvum miraculum
in hoc Deus tunc fecisse dignoscitur, cum Virgo Mater, tot et tantis doloribus
sauciata, suum spiritum non emisit, quando tam dilectum Filium nudum et
cruentatum, vivum et mortuum, atque lancea transfixum, omnibus eum
deridentibus, inter latrones pendere prospexit, illis pene omnibus, quibus
notus exstiterat ab eo fugientibus, et multis eorum a rectitudine fidei
enormiter exorbitantibus... Quis in hoc aliud cogitare poterit, nisi quod de
speciali omnipotentis Dei dono, contra omnes corporales vires suas, ipsa vitam
retinuit?» S. BIRGITTAE Revelationes,
Sermo Angelicus, cap. 18, pag. 549, col. 1.
9 Dialogus B. Mariae et Anselmi de Passione
Domini, ossia, Planctus B. M. V. ad
Anselmum de Passione Domini, cap. 16, inter Opera S. Anselmi, ML 159-286: «Maria:
«Post haec rogavit Pilatum Ioseph ab Arimathaea, ut tolleret corpus Iesu
(Io. XIX, 38), dicens inter alia: Domine, nisi corpus cito tradideris, honesta
mulier, mater ipsius iuvenis, moritur prae dolore.»
10 Cant. V,
10.
11 Non già dopo la
deposizione dalla croce, ma dopo la trasverberazione del Cuore di Gesù: «Tunc
mater semimortua cecidit inter brachia Magdalenae... Tunc illi, sicut Deo placuit, discesserunt... Excitatur
autem Domina... Postea suspirat et anxiatur, et respiciens Filium suum
vulneratum, dolore mortis atteritur. Vides quoties mortua est hodie! toties
certe quoties contra Filium suum videbat fieri novitatem. Unde vere impletum
est in ea quod sibi dixerat Simeon: Tuam, inquit, ipsius animam gladius pertransibit.
Sed nunc vere Filii corpus et Matris animam huius lanceae gladius perforavit.» Meditationes vitae Christi, cap.
80. Inter Op. S. Bonav., ed. Rom.,
Mogunt., Lugd., VI, 389, col. 2, CD.
12 «Tertio cogita
quomodo deponebatur de cruce. Hi duo qui deponebant eum de cruce, tres
applicabant scalas: una protendebatur ad pedes, secunda subtus ascellas et ad
brachia, tertia ad medietatem corporis. Primus ascendit, et tenebat eum per
aliam scalam: excussit primo unum clavum de uno brachio. Deinde, applicata
scala, excussit clavum alterius manus. Qui quidem clavi longe ultra stipitem
crucis protendebantur. Descendente igitur illo, qui
sustentabat onus corporis, paulatim et modice, prout poterat: ille alius
ascendit scalam quae tendebatur ad pedes, et excussit clavos pedibus. Cumque
appropinquaret ad terram, unus eorum tenuit corpus per caput, alius per pedes,
ego vero quae Mater eram tenui per medium. Et sic nos tres portavimus eum ad
quamdam petram, quae in linteo mundo per me operta erat, in qua (leggi in quo) obvolvimus corpus, sed non
consui linteum. Sciebam enim pro certo quod non in tumulo putresceret.» S.
BIRGITTAE Revelationes, lib. 2, cap.
21, Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 110, col. 2.
13 Surius, De probatis Sanctorum historiis, die
15 augusti, Oratio SIMEONIS
METAPHRASTIS de vita et dormitione S.
Mariae, cap. 35, Coloniae Agrippinae, 1579, pag. 689: «In eo (Filio) a
cruce deponendo maternis manibus inserviit, et clavos, qui extrahebantur, suo
sinu accepit.» - Oratio de Sancta Maria, n.
34. MG 115-554.
14
Ven. BERNARDINUS DE BUSTO, O. M., Sermones, Brixiae, 1588, III, Mariale, pars 10, De compassione et de gaudio B. Virginis, Sermo 1, pars 3, pag. 842,
col. 1: «Deinde descendit Nicodemus, et venit ad clavum pedis. Ioseph
vero sustentabat corpus Domini. Tunc piissima mater, quae stabat pedibus
quantum poterat elevata, brachiisque extensis ut Filium in sinu suo reciperet:
primo manum dextram pendentem suscepit reverenter, posuitque ad vultum suum, intime
deosculans eam cum lacrimis et validis suspiriis; dicebatque verba tanta
compassione digna, quod etiam saxea corda ad pietatem flectere potuissent.
Evulvo autem clavo pedum, paulisper descendit Ioseph, et ipsa benedicta Virgo
accepit corpus Filii suis in brachiis, et illud tenerrime osculabatur;
postmodum in terram sedens ponit illud in gremio, et osculabatur nunc caput,
nunc manus, nunc os, nunc pedes, nunc vulnus lateris, omnesque eius plagas
amaris lacrimis lavabat, plorantibus omnibus qui adstabant... Magister autem Iacobus de Voragine... ait: «Vespere
autem, depositum sacratissimum corpus per Nicodemum et Ioseph suscipiens in
gremio, quot lacrimarum flumina, quam amarissimos singultus, quam alta
suspiria, quae verba maestitiae plena ex ea processerint, quis potest
exprimere, cum singula membra perquireret tam dire cruciata, tam turpiter
delusa oscularetur et lacrimis irrigaret, sociata Maria Magdalena et aliis
Mariis, et devotis mulieribus.Cum autem sero factum esset, devoti homines pie
et devote corpus illud de brachiis matris accipientes, posuerunt in monumento,
mente consepulta cum eo.» Haec ille.» (Iacobus
de Voragine - ossia de Varagine: da
Varazze - O. P., Archiep. Ianuensis, Sermones
Quadragesimales, Venetiis, 1575. In fine, fol. 249 et seq., Sermo de planctu B. M. V.; fol. 261, a
tergo). Poi (pag. 842, col. 2) BERNARDINO continua: «Ego autem arbitror quod,
adveniente nocte, ipsa benedicta Virgo saepius rogata fuit ut eis traderet
corpus Filii sepeliendum. Sed ipsa dicebat: «Dimitte (dimittite) me hic mori
cum Filio meo; vel saltem permittite me iterum osculari eum;» et tunc
osculabatur loca clavorum, tangebat coronam spineam, multosque magnae
compassionis actus faciebat; atque ad Filium dicebat: «O fili dilectissime, cur
mihi non loqueris? nonne hoc est os illud benedictum, quod Iudaeis sic dulciter
praedicabat? nonne istae sunt illae manus, quae tanta miracula faciebant? nonne
isti sunt illi pedes, quorum scabellum adoratur? O fili dulcissime, ubi est ille tam delectabilis
adspectus? ubi vultus tuus laetus et iucundus? ubisest facies illa serena? ubi
est visus ille amabilis? O fili mi, speciose prae filiis hominum, quomodo
factus es deformis, et opprobrium hominum? Ubi est, o fili, loquela tua suavis
et conversatio mansueta? Quare remanet sine filio mater? qualis erit vita mea
sine te, fili mi? Tu mihi pater eras, tu mihi mater, tu mihi frater, tu mihi
sponsus, tu mihi blandus filius: tu meae deliciae, tu mea gloria, tu mihi omnia
eras, fili mi.»
15
Tuta habitatio, fratres mei, turrisque fortitudinis a facie inimici, pia ac
sedula meditatione Christi Domini vulneribus immorari, fideque et amore
Crucifixi, animam ab aestu carnis, a turbine saeculi, ab impetu diaboli
contutari... Ingredere igitur in petram, o homo, abscondere in fossa humo (Is. II, 10), pone tibi latibulum in
Crucifixo. Ipse petra, ipse humus, quia
Deus et homo; ipse petra forata, humus fossa, quia foderunt manus meas, inquit, et
pedes meos (Ps. XXI, 17). Abscondere,
inquit, in fossa humo a facie timoris
Domini (Is. II, 10): hoc est, ab ipso fuge ad ipsum, a iudice ad
Redemptorem, a tribunali ad crucem, a iusto ad misericordem... Quinimo non ad
ipsum tantum, sed in ipsum fuge, in foramina petrae ingredere, in fossa humo
abscondere, in ipsis manibus foratis, in fosso latere te ipsum reconde. Vulnus
enim in latere Christi, quid nisi ostium in latere Arcae salvandis a facie
diluvii?... Ibi tuto latebis.» GUERRICUS, Abbas Igniacensis, discipulus S.
Bernardi, In Dominica Palmarum, Sermo
4, n. 5. ML 185-140.
16
«Deinde os eius digiti mei clauserunt, et oculos pariter composui. Brachia
vero rigentia flectere non potui ut se supra pectus componerent, sed super
ventrem. Genua quoque extendi non potuerunt, sed eminebant, sicut in cruce
obriguerunt.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib.
4, cap. 70, Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 229, col. 2.
17
Vitis mystica seu Tractatus de Passione
Domini: «Ad hoc enim perforatum est latus tuum, ut nobis patescat
introitus... Nihilominus et propterea vulneratum est, ut per vulnus visibile
vulnus amoris invisibile videamus.» Inter Opera S. Bernardi, cap. 3, n. 10. ML 184-643. - «Ad hoc enim perforatum est latus tuum, ut
nobis pateat (al. patescat)
introitus... Nihilominus, etc.» come sopra. Inter Opera S. Bonaventurae, ad Claras Aquas,
VIII, cap. 3, n. 5, pag. 164, col. 1. - Vedi Appendice, 2, 9°, nel nostro vol. V, pag. 452, 453.
18 Non già il
sapiente Idiota, ma l'autore dello Stimulus amoris, pars 1, cap. 1, inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt.,
Lugdun., 1668, VI, pag. 194, col. 1, D: «Prae nimio amore aperuit sibi latus,
ut tibi tribuat cor suum.»
19
«Divina est ordinatione dispositum ut unus militum lancea latus illud sacrum
aperiendo perfoderet... Exsurge ergo, Virgo beata, quae sola es et unica Iesu
dilecti columba formosa: esto aedificans in summo ore foraminis aperti cordis
et lateris Christi tui: recipe dolorosum gladium quem tibi Simeon diu prophetia
promisit... O tu, devote fili huius Virginis Matris, ingredere cum ipsa
devotissima Virgine intra penetralia Cordis Iesu, quod tibi lancea crudeliter
aperuit; et ibi adimpleas illa quae desunt passionum Christi: degustans simul
cum Virgine dolores vulnerum Salvatoris vice ipsius spiritus Iesu Christi; quia
iam ipsos sentire non potest, exspiratus in morte pro tua aeterna morte
solvenda.» UBERTINUS DE CASALI, Arbor
vitae crucifixae Iesu, lib. 4, cap. 24, Iesus
translanceatus (a principio). Venetiis, per Andream de Bonettis de Papia,
1485, fol. 167, col. 1.
20 Discipulus, cioè Ioannes HEROLT, O. P., Sermones
de tempore et de Sanctis, Venetiis, 1598: Promptuarium exemplorum Discipuli secundum ordinem alphabeti,
Littera M, exemplum 21, pag. 92 (v. Misericordia
Dei): «Iuvenis quidam cognovit sororem suam, et frater suus supervenit et
correxit eum, quem mox occidit; et pater ivit, et noluit (pater) eum occidere;
sed exheredatus et proscriptus est a civitate; qui postmodum occulte civitatem
de sero intravit, et patrem proprium occidit, et aufugit: qui postea in
quadragesima audivit praedicare illud Ezech. XVIII, 22: In quacumque hora
pecator ingemuerit pro peccatis suis, omnium
iniquitatum eius non recordabor; et sic compunctus pervenit ad sacerdotem,
dicens: «Melius est quod hic confundar, quam in extremo iudicio;» et confessus
est omnia peccata sua; et sacerdos iussit eum accedere ad altare, in quo fuit
imago Virginis habens Iesum crucifixum in sinu suo; qui prostratus ante
imaginem Virginis gloriosae et ante imaginem Crucifixi, devote invocavit beatam
Virginem ut pro eo intercederet. Et cum hoc saepius reiteraret, convertit se ad
imaginem Crucifixi, dicens: «O Iesu, propter vulnera, et sanguinem tuum,
ignosce mihi quod effudi sanguinem patris et fratris mei, quos occidi.» Et sic saepius reiterando, et amare flendo, ruptum
est cor eius, et sic obiit prostratus ante altare. Postmodum sacerdos ad
ecclesiam reversus, dixit: «Surge;» et sic invenit eum defunctum. Et sequenti
die petivit communem orationem pro eo fieri ab omni populo. Tunc columba alba circumvolans
in conspectu populi per ecclesiam, cedulam unam gerens in rostro suo, quma
permisist cadere ante sacerdotem. Et sacerdos legit cedulam, in qua erat
scriptum, quod anima illius hominis ab angelis deducta fuit in caelum antequam
calor naturalis recessit a corpore: et inferiori clausula erat scriptum:
«Praedica infinitam misericordiam Dei omnibus peccatoribus et peccatricibus;
quia quicumque vere conteritur et peccata sua pure confitetur, illius Deus
miserebitur.»
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