- Parte seconda.
- DELLE VIRTÙ DI MARIA SANTISSIMA
- § 1. - Dell'umiltà di Maria.
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§ 1. - Dell'umiltà
di Maria.
Humilitas, dice S. Bernardo, est fundamentum custosque virtutum.1
E con ragione, perché senza umiltà non vi può essere alcun'altra virtù in
un'anima; posseda ella tutte le virtù, tutte fuggiranno al fuggire dell'umiltà.
E all'incontro dicea S. Francesco di Sales, come scrisse alla B. Suor Giovanna
di Chantal, che Dio è sì amante dell'umiltà, che subito corre dove la vede
(Vit., l. 6, c. 2, § 11).2 Era sconosciuta nel mondo
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questa
bella e sì necessaria virtù, ma venne lo stesso Figlio di Dio in terra ad insegnarla
col suo esempio, e volle che in essa specialmente noi cercassimo d'imitarlo: Et discite a me, quia mitis sum et humilis
corde (Matth. XI, 29). E Maria conforme fu la prima e più perfetta
discepola di Gesù Cristo in tutte le virtù, così fu ancora in questa
dell'umiltà, per cui meritò d'essere esaltata sopra tutte le creature. Fu
rivelato a S. Metilde che la prima virtù in cui singolarmente si esercitò la
Beata Madre dalla fanciullezza fu l'umiltà: Prima
virtus in qua Virgo nata, et infans se singulariter exercuit, fuit
humilitas.3
Il primo atto dell'umiltà di cuore è l'aver basso concetto di sé; e Maria sentì
sempre così bassamente di se stessa, come fu rivelato alla medesima S. Metilde,
ch'ella sebbene si vedesse così arricchita di grazie più degli altri, a niuno
mai si preferì: Ita modeste de se
sentiebat, ut cum tot gratias haberet nulli se praetulit.4 Ruperto
abbate spiegando quel passo: Vulnerasti
cor meum, soror mea sponsa... in uno crine colli tui (Cant. IV, 9), dice
che questo crine del collo della sposa fu
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appunto l'umil concetto che
Maria ebbe di sé, con cui ferì il cuore di Dio: In uno crine, idest in nimia humilitate cordis tui. Iste est crinis colli, humilis
cogitatus... Quid uno crine gracilius? (In d. l. Cant. 4).5
Non già che la S. Vergine si stimasse peccatrice, perché l'umiltà è verità,
come dice S. Teresa;6 e Maria conosceva di non aver mai offeso Dio; né
che ella non confessasse d'aver ricevute grazie maggiori da Dio di tutte
l'altre creature, perché un cuore umile ben riconosce i favori speciali del
Signore per più umiliarsi; ma la divina Madre, alla luce maggiore ch'ella avea
per conoscere l'infinita grandezza e bontà del suo Dio, maggiormente conosceva
la sua picciolezza; e perciò più di tutti si umiliava e dicea colla sacra
Sposa: Nolite me considerare quod fusca
sim, quia decoloravit me sol (Cant. I, 5). Dichiara S. Bernardo: Appropinquans illi me nigram
invenio.7 Sì, perché, dice S. Bernardino: Virgo continue habebat actualem relationem ad divinam maiestatem et ad
sui nihilitatem.8 Appunto come una mendica, se ella è rivestita
d'una ricca veste donata, non se ne insuperbisce, ma in vederla più s'umilia
innanzi al suo donatore,
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mentre allora più si ricorda di sua povertà;
così Maria quanto più si vedea arricchita, più si umiliava, ricordandosi che
tutto era dono di Dio; ond'ella stessa disse a S. Lisabetta benedettina: Pro firmo scias quod me reputabam vilissimam
et gratia Dei indignam (Ap. S. Bon., de vit. Chr.).9 Che perciò,
disse S. Bernardino, non v'è stata creatura al mondo più esaltata, perché non
vi è stata creatura che più s'è umiliata come Maria: Sicut nulla post Filium Dei creatura tantum ascendit in gratiae
dignitatem, sic nec tantum descendit in abyssum humilitatis (T. II, serm.
51, c. 3).10
In oltre è atto di umiltà occultare i doni celesti. Maria
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volle
celare a S. Giuseppe la grazia d'essere stata fatta Madre di Dio, ancorché il
manifestarcelo parea allora necessità, per liberare almeno il povero sposo da'
sospetti, che potea fare di sua onestà, vedendola gravida, o almeno dalla
confusione, come già in effetto S. Giuseppe, non sapendo da una parte dubitare
della castità di Maria, e dall'altra ignorando il mistero, per liberarsi dalla
confusione, voluit occulte dimittere eam
(Matth. I, 19). E se l'angelo non gli avesse fatto intendere che la sposa era
gravida per opera dello Spirito Santo, già egli l'avrebbe lasciata.
Di più l'umile rifiuta le lodi per sé e tutte le riferisce a Dio. Ecco Maria
che si turba in sentirsi lodare da S. Gabriele. Ed allora che S. Lisabetta le
disse: Benedicta tu inter mulieres, etc.:
Et unde hoc mihi, ut veniat Mater Domini
mei ad me?... Et beata quae credidisti, etc. (Luc. I); Maria, attribuendo
tutte quelle lodi a Dio, rispose con quell'umile cantico: Magnificat anima mea Dominum. Come dicesse: Lisabetta, tu lodi me,
ma io lodo il Signore a cui solo si deve l'onore. Tu ti ammiri ch'io venga a
te, ed io ammiro la divina bontà, in cui solamente giubila lo spirito mio: Et exsultavit spiritus meus in Deo salutari
meo. Tu mi lodi perché ho creduto; io lodo il mio Dio che ha voluto
esaltare il mio niente: Quia respexit
humilitatem ancillae suae. Ond'è che Maria disse a S. Brigida: Ut quid enim ego me tantum humiliabam, aut
promerui tantam gratiam, nisi quia cogitavi et scivi nihil a me esse vel
habere? Ideo nolui laudem meam, sed solum datoris et creatoris (Rev., l. 2,
c. 23).11 Quindi parlando dell'umiltà di Maria disse S. Agostino: O vere beata humilitas, quae Deum hominibus
peperit, paradisum aperuit, et animas ab inferis liberavit (Ser. 35, de
Sanctis).12
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Di più è degli umili il servire; e Maria non ricusò d'andare a servire
Lisabetta per tre mesi. Onde disse S. Bernardo: Venisse Mariam mirabatur Elisabeth, sed magis miretur quod ipsa non
ministrari venerit, sed ministrare (Serm. de Nat. Virg.).13
Gli umili se ne stanno ritirati e si eleggono il peggior luogo; e perciò Maria,
riflette S. Bernardo che allorché il Figlio stava sermoneggiando in quella
casa, come narra S. Matteo al cap. 12, volea ella parlargli, ma non volle da
per sé entrar nella casa: Foris stabat, dice
S. Bernardo, nec materna auctoritate
sermonem interrupit, nec in domum intravit ubi Filius loquebatur.14
Perciò anche, stando ella nel cenacolo cogli Apostoli, volle porsi all'ultimo
luogo: che per tanto S. Luca scrisse: Hi
omnes erant perseverantes unanimiter in oratione, cum mulieribus et Maria Matre
Iesu (Act. I, 14). Non che S. Luca non conoscesse il merito della divina
Madre, per cui avrebbe egli dovuto nominarla in primo luogo; ma perché si era
ella posta all'ultimo luogo nel cenacolo, dopo gli Apostoli e le altre donne,
perciò S. Luca descrisse tutti, come riflette un autore, secondo stavano
collocati di luogo.15 Quindi disse S. Bernardo: Merito facta novissima prima, quae
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cum prima esset omnium, se novissimam faciebat (Serm. sup. Sig. magn.).16
Gli umili finalmente amano i disprezzi; e perciò Maria non già si legge ch'ella
comparisse in Gerusalemme, allorché il Figlio nella Domenica delle palme fu ricevuto
dal popolo con tanti onori; ma all'incontro nel tempo della morte del Figlio
non si astenne di comparire in pubblico sul Calvario, con avere il disonore di
darsi a conoscere per madre del condannato, che moriva da infame con una infame
morte. Ond'ella disse a S. Brigida: Quid
contemptibilius quam vocari fatua, omnibus indigere, omnibus indigniorem se
credere? Talis, o filia, fuit humilitas mea, hoc gaudium meum, haec voluntas
tota, quam nulli nisi Filio meo placere cogitabam.17
Alla V. Suor Paola di Foligno in un'estasi fu dato ad intendere quanto fu
grande l'umiltà della S. Vergine; del che ella dandone poi relazione al
confessore dicea tutta ingombrata di stupore: L'umiltà della Madonna! oh Padre, l'umiltà della Madonna! Nel mondo non
v'è d'umiltà neppure un minimo grado, a confronto dell'umiltà di
Maria.18 E il Signore un'altra
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volta diede a vedere a S.
Brigida due dame, una tutto fasto e vanità: Questa,
le disse, è la superbia. Quest'altra
poi che vedi colla testa dimessa, ossequiosa con tutti, e con Dio solo in
mente, e che si stima da niente; questa è l'umiltà, e chiamasi Maria (Rev.,
l. 1, c. 29).19 Con che volle Dio palesarci, che la sua beata Madre era
così umile, ch'era la stessa umiltà.
Non v'ha dubbio che alla nostra natura, corrotta dal peccato, non v'è forse,
come dice S. Gregorio Nisseno, virtù più difficile a praticare, che la virtù
dell'umiltà.20 Ma non v'è rimedio, non mai potremo noi esser veri figli
di Maria, se non siamo umili. Si non
potes virginitatem, dice dunque S. Bernardo, humilis, imitare humilitatem virginis (Hom. I, sup. Miss.).21 Ella abborrisce i
superbi, non chiama a sé se non gli umili: Si
quis est parvulus, veniat ad me.22 Disse Riccardo: Maria protegit nos sub pallio
humilitatis.23 Ciò la stessa Madre di Dio lo spiegò a S. Brigida,
dicendole: Ergo et tu, filia mea, veni et
absconde te sub mantello meo; hic mantellus humilitas mea est. E poi le
soggiunse che la considerazione della sua umiltà era un buon mantello, che
riscalda; ma siccome,
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poi disse, il mantello non riscalda se non chi
lo porta, non solo col pensiero, ma ancora coll'opera; così nec humilitas mea proficit, nisi unusquisque
studuerit eam imitari. Ergo, filia mea, così conclude, indue te hac humilitate.24 Oh come l'anime umili sono care
a Maria! Scrisse S. Bernardo: Agnoscit
Virgo et diligit diligentes se et prope est invocantibus se; praesertim iis
quos videt conformes sibi factos in castitate et humilitate (In Sal. Reg.).25 Onde poi il santo
esorta tutti coloro che amano Maria, ad esser umili: Aemulamini hanc virtutem, si Mariam diligitis.26 - Marino o
sia Martino d'Alberto della Comp. di Gesù per amor della Vergine soleva scopare
la casa e raccoglierne le immondezze. Gli apparve una volta la divina Madre,
come riferisce il P. Nierembergh (in Vita), e come ringraziandolo gli disse: Quanto mi è cara quest'azione umile fatta
per amor mio!27
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Dunque, regina mia, io non potrò mai esser vostro vero figlio se non sono
umile. Ma non vedete che i peccati miei dopo avermi renduto ingrato al mio
Signore, mi han fatto anche superbo? Oh madre mia, rimediate voi: per li meriti
della vostra umiltà impetratemi l'essere umile, e così divenir vostro figlio.
Amen.
1 «Studete
humilitati, quae fundamentum est custosque virtutum.» S. BERNARDUS, In
Nativ. Domini, Sermo
1, n. 1. ML 183-115.
2 GALLIZIA, Vita, lib. 6, cap. 2, § 1, 2, tratta
«dell'umiltà» del Santo, e «delle sue massime e sentimenti sopra di essa»;
però, non vi s'incontrano le mentovate parole. - S. FRANÇOIS DE SALES, Lettre 238bis, à la Baronne de Chantal, 1er
novembre 1604, Œuvres, XIII, Annecy,
1904, pag. 392 c, 392d: «Connaissez-vous que vous êtes une chétive et pauvrette
veuve? Aimez cette chétive condition, glorifiez-vous
de n'être rien, soyez-en bien aise, puisque votre misère sert d'objet à la
bonté de Dieu pour exercer sa miséricorde. Entre les gueux, ceux qui sont plus
misérables et desquels les plaies sont plus grandes et effroyables, ils se
tiennent pour meilleurs gueux et plus propres à tirer l'aumône. Nous ne sommes
que des gueux; le plus misérables sont de meilleure condition, la miséricorde
de Dieu les regarde volontiers. - Humilions-nous, je vous supplie, et ne
prêchons que nos plaies et misères à la porte du temple de la piété divine.
Mais resouvenez-vous de les prêcher avec joie, vous consolant d'être toute vide
et toute veuve, afin que Notre-Seigneur vous remplisse de son royaume... Il
faut bien garder votre misère, votre vilité; car Dieu la regarde, comme il fit
celle de la Vierge sacrée... S'il voit notre bassesse en notre cœur, il nous
fera de grandes grâces.»
3
«Beata itaque Maria (mostrandosi a Metilde nella festa della sua Natività)
habebat crines mirae pulchritudinis, quos dum illa ob nimiam tractaret
lenitatem, gloriosa Virgo dixit: «Contrecta crines meos; quia quo plus eos
contrectaveris, eo amplius decoraberis. Hi enim crines meas innumeras designant
virtutes: quanto magis has imitando tractaveris, tanto magis in te pulchritudinem
augent et decorem.»Tunc illa dixit: «O virtutum Regina, dic, obsecro, quae erat
prima virtus in qua te in infantia exercuisti?» At illa respondit: «Humilitas
et obedientia atque amor. Ab infantia enim tantae humilitatis fuit, quod
numquam me creaturae praetuli; et tam subiecta et obediens eram parentibus meis
quod eos in nullo umquam contristavi. Ex eo etiam quod Spiritus Sanctus in
utero matris meae me replevit, sic ad omne bonum inclinata eram, ut miro modo
omne bonum diligerem; et quidquid erat virtutis, statim mira delectatione
amplectendo imitarer.» Revelationes
Gertrudianae et Mechtildianae, Pictavii et Parisiis, H. Oudin, 1875, 1877,
II, S. MECHTILDIS Liber specialis
gratiae, pars 1, cap. 29, pag. 100.
4
«Ab infantia enim tantae humilitatis fui, quod numquam me creaturae praetuli.» S.
MECHTILDIS Liber specialis gratiae, l.
c. - Vedi la nota precedente.
5 «Vulnerasti cor meum, soror mea sponsa,
vulnerasti cor meum in uno oculorum tuorum, et in uno crine colli tui (Cant.
IV, 9)... Nec vero solummodo in hoc uno oculorum tuorum vulnerasti cor meum, sed
et in uno crine colli tui, id est in
nimia humilitate cordis tui, quem videlicet crinem semper unum vidi, quam
humilitatem semper uniformem et indeficientem esse conspexi. Quid uno crine gracilius, et quid humilitate
subtilius? Crinis unus vic comparet, humilitas tua vix consentit quod cumputari
possis inter homines. Iste est crinis colli, humilis cogitatus...» RUPERTUS,
Abbas Tuitiensis, Comment. in Cantica Canticorum,
lib. 4. ML 168-891.
6
«Una vez estaba yo considerando por qué razón era Nuestro Señor tan amigo de
esta virtud de la humildad, y púsoseme delante, a mi parecer sin considerarlo,
sino de presto, esto: que es porque Dios es suma Verdad, y la humildad es andar
en verdad; que lo es muy grande no tener cosa buena de nosotros, sino la
miseria y ser nada; y quien esto no entiende, anda en mentira. A
quien más lo entienda, agrada más a la suma Verdad, porque anda en ella.» S. TERESA, Las
Moradas, Moradas sextas, cap. 10. Obras,
IV, Burgos, 1917, pag. 171.
7
«Vel certe decoloravit me sol (Cant. I, 5),
sui nimirum comparatione splendoris, dum appropians illi, ex eo me obscuram
deprehendo, nigram invenio, foedam despicio.» S. BERNARDUS, In Cantica, Sermo 28, n. 13. ML 183-929.
S. Bernardo fa parlar così l'anima sposa di Cristo.
8
S. BERNARDINUS SENENSIS, Opera, IV,
Venetiis, 1745. Sermones pro festiv. B.
M. V., Sermo 4, art. 3, cap. 2, pag. 88, col. 1: «Quinto vero affuit ei
aspectus suae propriae nihileitatis, eo quod continue habebat actualem
relationem ad divinam maiestatem et ad suam nihileitatem.» - Opera, Venetiis, 1591, Quadragesimale de Evangelio aeterno, Sermo
51, Feria II post Dom. Olivarum, et etiam
in festiv. B. V., et maxime Nativ., Conc. et Annunt., art. 3, cap. 2: II, p. 517, col. 2.
9 «Quid autem ibi fecerit (Maria in tempio),
scire possumus ex revelationibus suis, factis cuidam suae devotae. Et
creditur quod fuit S. Elisabeth, cuius festum solemniter celebramus», cioè S.
Elisabetta d'Ungheria, non già S. Elisabetta, vergine Benedettina. «... Dixit
ancilla Christi (Elisabeth): «O dulcissima Domina, non eratis vos gratia et
virtutibus plena?» Respondit B. Virgo: «Pro firmo scias quod ita me reputabam
ream et vilissimam et gratia Dei indignam, sicut tu. Propterea petebam sic gratiam et virtutes.» Meditationes vitae Christi, cap. 3. Inter Opera S. Bonaventurae, Lugduni, 1668
(iuxta editiones Vaticanam et Moguntinam), VI, pag. 336. - Non v'ha dubbio che
l'autore sia un Francescano, e ciò si prova anche dalle parole surriferite:
«cuius festum solemniter celebramus.» La festa di S. Elisabetta di Schoenau non
si celebrava; quella poi di S. Elisabetta d'Ungheria si celebrava
«solennemente» nelle chiese dell'Ordine di S. Francesco, essendo essa
principale protettrice del Terz'Ordine francescano. Non vi era alcuna ragione
perché venisse «solennizzata» dagli Agostiniani, qual era il così detto B. Bonaventura Baduario. Che questo, per
altro pio Cardinale, venga legittimamente proclamato Beato e Martire, si può
dubitare con grave fondamento; quanto alle sue opere, basti dire che chi, per
il primo, lo fece autore delle Meditationes
vitae Christi, diede pure alle stampe, sotto il suo nome, lo Speculum B. M. V., di Corrado di Sassonia, e il Breviloquium di S. Bonaventura! Più anni dopo quella pubblicazione, il più ardente
e competente biografo e panegirista del Baduario si doleva che di lui non fosse
rimasto alcuno scritto. - Se poi l'autore delle Meditationes vitae Christi abbia avuto ragione di attribuire le
dette rivelazioni a S. Elisabetta d'Ungheria, vedi nell'Appendice, 5, pag. 528.
10 «De Magdalena ad
litteram, sed de B. Virgine mystice subinfertur, quod Marthae soror erat nomine Maria, quae etiam sedens
secus pedes Domini audiebat verbum illius. In quibus verbis quatuor demonstrantur, in quibus
perfecta contemplatio beatae Virginis insinuatur... Primum est tranquillitas.
Et de hoc etiam subditur, quae etiam
sedens... Secundum vero est humilitas. Unde subditur, secus pedes Domini. Ab hac enim humilitate et profundissima
annihilatione sui sub pedibus Iesu Christi causabatur tranquillitas antecedens,
eo quod summe gaudebat se subiici filio suo, et sibi finem (filium?) suum
superponi. Tertium est capacitas, quae ex duobus praecedentibus sequens est.
Nam sicut nulla creatura viatrix umquam tantam habuit mentis tranquillitatem,
nec tantae humilitatis abyssum: sic nulla umquam ita attente audivit verbum Dei
per contemplationis tranquillum (nempe, tranquillitatem), nec sic sublimiter
intellexit ipsum verbum: propterea subditur, et audiebat verbum illius. Quartum est sublimitas. Nam hanc
contemplationem Mariae Dominus superlative exprimere volens, post pauca subdit:
Maria optimam partem elegit. Nempe,
optimum est, super quod nihil est melius; et in pura creatura supra beatam
Virginem non est factibilis status.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Opera, Venetiis, 1745, Sermones pro festivit. B. M. V., sermo
4, art. 3, cap. 3, pag. 88, 89. - Opera, Venetiis,
1591, II, pag. 519, col. 1, Feria II post
Dominicam Olivarum, Sermo 51, art. 3, cap. 3: indicazioni che rispondono
alla nota di S. Alfonso; con che si prova che veramente egli si riferisce a
questo passo, abbreviandolo e rendendolo chiaro per i suoi lettori, secondo il
suo costume.
11 «Ut quid enim ego
me tantum humiliabam, aut unde promerui tantam gratiam, nisi quia cogitavi et
scivi me nihil a me esse vel habere? Ideo
et nolui laudem meam, sed solius datoris et creatoris.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 2, cap. 23. Coloniae
Agrippinae, 1628, pag. 114, col. 2.
12
«O vere beata humilitas, quae Deum hominibus peperit, vitam mortalibus edidit,
caelos innovavit, mundum purificavit, paradisum aperuit, et hominum animas ab
inferis liberavit!» In
festo Assumptionis B.M., Sermo 208 in Appendice
Operum S. Augustini, n. 10. ML
39-2133. «Incerti auctoris... In nostris codicibus habetur absque nomine
auctoris... In Lovaniensium plerisque... manuscriptis tribuitur Fulberto, episcopo Carnutensi. In codice
tamen Cassinensi et in Cluniacensi, Ambrosio
Autperto adscribitur.» Editores O. S.
B.
13 «Venisse eam mirabatur Elisabeth, et dicebat: Unde hoc mihi, ut veniat mater Domini mei ad
me? (Luc. I, 43). Sed iam magis miretur, quod instar utique Filii et ipsa
non ministrari venerit, sed ministrare.» S.
BERNARDUS, In Nativ. B. M. V.,
Sermo de aquaeductu, n. 9. ML
183-442.
14
«Pudibunda fuit Maria: ex Evangelio id probamus. Ubi enim aliquando loquax, ubi
praesumptuosa fuisse videtur? Foris stabat quaerens loqui Filio (Matth. XII,
46), nec materna auctoritate aut sermonem interrupit, aut habitationem irrupit,
in qua Filius loquebatur.» S. BERNARDUS, Sermo
in «Signum magnum», n. 10. ML 183-435.
15
CORNELIUS A LAPIDE, In Acta Apostolorum, I,
14, tom. XVII, Parisiis, 1861, pag. 65, col. 2: «Et Maria Matre Iesu... Lucas hic ponit pingitque B. Virginem,
talem, qualis ipsa in se erat, qualemque se exhibebat: minimam, quia ut minimam
se gerebat; novissimam, quia novissimam se exhibebat.» - SALMERON, Commentarii in Evangelicam historiam et in
Acta Apostolorum, XII, In Acta
Apostolorum, tractatus 8, Coloniae Agrippinae, 1614, pag. 40, col. 2: «Et Maria Matre Iesu. Quam peculiariter
nominare voluit, quoniam excipitur a mulieribus, omnesque humilitate et gratia
antecellit, ac veluti ultimum convivii locum occupare voluit ex humilitate.»
16 «Denique legis in Actibus Apostolorum,
quod redeuntes a monte Oliveti unanimiter perseverebant in oratione. Qui? Si
forte Maria adfuit, nominetur prima, quae supra omnes est, tam Filii
praerogativa, quam suae privilegio sanctitatis. Petrus et Andreas, ait, Iacobus et
Ioannes, et ceteri qui sequuntur. Hi
omnes perseverabant unanimiter cum mulieribus, et Maria Matre Iesu. Itane
et mulierum sese ultimam exhibebat, ut novissima omnium poneretur?... Merito
facta est novissima prima, quae, cum prima esset omnium, sese novissimam
faciebat. Merito facta est omnium domina, quae se omnium exhibebat ancillam.
Merito denique super angelos exaltata est, quae et infra viduas et poenitentes,
infra eam de qua eiecta fuerant septem daemonia, ineffabili sese mansuetudine
inclinabat.» S. BERNARDUS, Sermo in
«Signum magnum», n. 11. ML 183-436.
17 «Haec (humilitas
mea) videtur a (sic) mundi amatoribus valde contemptibilis, et superstitiosa ad
imitandum. Quid enim contemptibilius
est, quam vocari fatua, et non irasci vel verba reddre? Quid despectius quam
omnia relinquere et omnibus indigere? Quid dolorosius apud mundiales, quam
iniuriam suam dissimulare, et omnibus se credere et tenere indigniorem et
humiliorem? Talis, o filia, erat humilitas mea, hoc gaudium meum, haec voluntas
tota, quae nulli nisi Filio meo placere cogitabam.» S.
BIRGITTAE Revelationes, lib. 2, cap.
23, pag. 114, col. 1.
18 Mihelangelo MARCELLI, dell'Oratorio del
Buon Gesù, Vita della Ven. M. Paola da
Foligno (+ 1647), fondatrice della Compagnia e dell'Oratorio di S. Orsola
in detta città, Roma, 1659, lib. 2, cap. 4, pag. 129, 130: «Nell'anno 1639, il
dì dopo la festa dell'Annunziazione, andando a lei il medesimo Padre Barugia
(confessore), la trovò tutta assorta ed in altissimo eccesso di mente... Poi
incominciò a parlare, esclamò, e disse: «L'umiltà della Madonna, eh? O Padre,
l'umiltà della Madonna, eh?» E così replicando più volte, con parole infocate
diceva che nel mondo non vi è pure un minimo grado d'umiltà in paragone di
quella... E prostrandosi come se volesse annichilarsi: «Ho visto, ho visto,
diceva. Che se ne vuol fare più di me, che sono assai peggiore di uno
straccio?» Ripigliando poi di nuovo esclamava: «L'umiltà della gran Madre di
Dio non si puol capire; e se queste vi dicono, o Padre, che sono spose di
Cristo, non lo credete, perché vi bisogna grande umiltà, che non si può
ottenere se non dalla Madre santissima.» Finalmente, soprafatta dalla veemenza
dello spirito, proruppe in un dirottissimo pianto, né poté più formar parola,
stando così molto spazio di tempo.»
19 «Mater Dei
loquebatur ad Sponsam Filii (Birgittam), dicens: «Duae sunt Dominae. Una est
quae non habet nomen speciale, quia indigna est nomine. Alia est humilitas, quae vocatur Maria. Super primam est
dominus ipse diabolus, quia sibi dominatur... Domina ista est
superbia». S. BIRGITTAE Revelationes, lib.
1, cap. 29, pag. 35, col. 2.
20 «Nemo putet
nullius negotii rem esse, ac facile effici posse, ut quis animo humili atque
demisso sit. Imo contra nihil ex omnibus quacumque per virtutem aguntur et
exercentur, aeque laboriosum et operosum atque eiusmodi res est.» S. GREGORIUS NYSSENUS, De beatitudinibus, Oratio 1. MG 44-1202.
21
«Si non potes virginitatem humilis, imitare humilitatem virginis. Laudabilis
virtus virginitas, sed magis necessaria humilitas. Illa consulitur, ista
praecipitur... Si igitur virginitatem in Maria non potes nisi mirari,
stude humilitatem imitari, et sufficit tibi. Quod si et virgo et humilis es, quisquis es, magnus es.»
S. BERNARDUS, De laudibus Virginis
Matris, hom. 2 super «Missus», n.
5, 6. ML 183-59.
22
Prov. IX, 4.
23
«Maria protegit nos... sub pallio humilitatis et virginitatis suae. Humilitas
enim et virginitas alae eius sunt: et latae sunt alae istae per utriusque
virtutis plenitudinem.» RICH. A S. LAUR., De laudibus B. V. M., lib. 2, cap. 1, n. 26. Inter Op. S. Alb. M., Lugduni, XX, p. 40, col.
2; Paris, XXXVI, 72.
24 «Ergo tu, filia mea, veni, et absconde te
sub mantello meo... Hic mantellus humilitas mea est... Vere dico tibi quod
humilitatis meae consideratio ipsa est tamquam bonus mantellus calefaciens
portantes se, eos scilicet qui non solum eum portant cogitatione, sed et opere.
Non enim calefacit mantellus corporalis nisi portetur: nec humilitas mea
proficit eam cogitantibus, nisi et pro modulo suo unusquisque studerit eam
imitari. Ergo, filia mea, induce te hac humilitate pro viribus
tuis.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 2, cap. 23, pag. 114, col. 1, 2.
25
«Agnoscit certe et diligit diligentes se, et prope est in veritate invocantibus
se: praesertim his quos videt sibi conformes factos in castitate et
humilitate.» In
Antiphonam «Salve Regina» Sermones IV, Sermo 1. n. 1. Inter Opera S. Bernardi, ML 184-1061. - Vedi Appendice, 8, A, pag. 543.
26 «Obsecro vos,
filioli, aemulamini hanc virtutem (humilitatis), si Mariam diligitis; si
contenditis ei placere, aemulamini modestiam eius.» S. BERNARDUS, Sermo in «Signum magnum», n. 11. ML
183-436.
27 PATRIGNANI, Menologio, Venezia, 1730, Del P. Martino Alberro, 1 settembre
1596, n. 2, pag. 4: «Soleva il P. Martino ogni sabato, a onor di lei (della
Vergine), esercitarsi in qualche atto di mortificazion singolare, e
massimamente in andar raccogliendo la spazzatura di casa... Gli comparve una
volta nell'atto di questa umiliazione, e facendogli, qual Madre amorosa,
carezze: «O filiuol mio, gli disse, quanto in ciò mi dai gusto!» - Il P. Giov. Eusebio NIEREMBERG, nel 1643,
pubblicò in Madrid un primo volume, col titolo: Ideas de virtud en algunos claros varones de la Compagnia de Jesus; opera
completata negli anni 1644, 1645, 1647, dallo stesso autore, con tre volumi
intitolati: Firmamento religioso, Honor
del gran Patriarca S. Ignacio, Vidas exemplares: continuata poi, fino
all'anno 1736, dai PP. Alonso de Andrada
e Giuseppe Cassani, da formare una
collezione di 9 vol. in-folio. - Alcune di quelle Vite furono stampate a parte. - «Il divoto padre Martino d'Alberto
(leggi d'Alberro), gran servo di Dio,
e favorito della Vergine, fra le altre eroiche virtù ch'egli ebbe, una fu
l'umiltà, per esercizio della quale stando un giorno, come soleva..., scopando,
e raccogliendo le lordure di tutta la casa, gli apparve la Madre dell'umile
Gesù, lodandogli quella umile azione, e mostrando che l'era molto grata, con parole
tanto affettuose, che per molti anni gli durò sempre la dolcezza che da quel
parlare della Vergine se gli era infusa nell'anima.» NIEREMBERG, S. I., Dell'affezione ed amore... alla sacratissima
Vergine Maria, cap. 22. Venezia, 1678, pag. 197.
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