- Parte seconda.
- DELLE VIRTÙ DI MARIA SANTISSIMA
- § 2. - Della carità di Maria verso Dio.
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§ 2. - Della
carità di Maria verso Dio.
Dice S. Anselmo: Ubi maior puritas, ibi
maior caritas:1 Quanto un cuore è più puro e vuoto di se stesso, tanto
più egli sarà pieno di carità verso Dio. Maria SS. perché fu tutta umile e
vuota di sé, perciò fu tutta ripiena del divino amore; sicch'ella avanzò
l'amore di tutti gli uomini e di tutti gli angeli verso Dio, come scrisse S.
Bernardino: Superat omnium creaturarum
amores in Filium suum.2 Onde S. Francesco di Sales con ragione la
chiamò la Regina dell'amore.3
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Il Signore ha dato già il precetto all'uomo di amarlo con tutto il cuore: Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo
(Matth. XXII, 37). Ma dagli uomini, dice S. Tommaso, non già in questa terra,
ma in cielo sarà poi egli adempiuto perfettamente questo precetto: Plene et perfecte in patria implebitur hoc
praeceptum; in via autem impletur, sed imperfecte (2-2, q. 24, vid. a. 6 et
8).4 Ma qui riflette il B. Alberto Magno che in certo modo sarebbe
stato disdicevole a Dio dare un precetto che da niuno fosse stato perfettamente
adempiuto, se non vi fosse stata la sua divina Madre, la quale perfettamente
l'adempì; ecco le parole di Alberto: Aut
aliquis implet hoc praeceptum, aut nullus; si aliquis, ergo beatissima Virgo
(Sup. Miss., c. 76).5 E ciò
lo conferma Riccardo di S. Vittore dicendo: Emmanuelis
nostri puerpera in omni fuit virtutum consummatione perfecta. Quis illud primum
mandatum sic umquam implevit: Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo? In
ea divinus amor adeo concaluit, ut qualiscumque defectus in eam incidere non
posset (Lib. 2, de Em., c. 29).6 L'amor
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divino, dice S.
Bernardo, talmente ferì e trapassò l'anima di Maria, che non restò parte alcuna
non ferita d'amore; ond'ella poi adempì senza difetto questo primo precetto: Amor Christi Mariae animam non modo
transfixit, sed etiam pertransivit, ut nullam particulam vacuam amore
relinqueret; sed toto corde, tota anima, tota virtute diligeret, et esset
gratia plena (Serm. 29, in Cant.).7 Quindi Maria ben dir potea: il
mio diletto si è dato tutto a me, ed io tutta a lui mi sono data: Dilectus meus mihi, et ego illi (Cant.
II, 16). Ah che benanche i Serafini, dice Riccardo, poteano scendere dal cielo
ad imparar nel cuor di Maria il modo d'amare Dio: Seraphim de caelo descendere poterant, ut amorem discerent in corde
Virginis.8
Iddio che è amore, Deus caritas est
(I, Io. IV, [8]), venne già in terra ad accendere in tutti del suo divino amore
la fiamma; ma niun cuore tanto ne infiammò, quanto il cuore di sua Madre,
ch'essendo tutto puro dagli affetti terreni, era tutto disposto ad ardere di
questo beato fuoco. Così dice S. Girolamo: Totam
eam incanduerat divinus amor, ita ut nihil esset mundanum, quod eius violaret
affectum, sed ardor continuus et ebrietas profusi amoris (Sofron. aut
alius, de Ass.).9 Onde
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il cuor di Maria divenne tutto fuoco e
fiamme; come leggesi di lei ne' Sacri Cantici: Lampades eius, lampades ignis, atque flammarum (Cant. VIII, 6).
Fuoco, ardendo di dentro per amore, come spiega S. Anselmo (Ap. a Lap.), e
fiamme, risplendendo di fuori a tutti coll'esercizio delle virtù.10
Maria dunque in terra, allorché portava Gesù tra le braccia, ben potea
chiamarsi ignis gestans ignem, meglio
che in altro senso fu così chiamata una volta da Ippocrate certa donna che
portava in mano il fuoco.11 Sì, poiché disse S. Idelfonso: Mariam, velut ignis ferrum, Spiritus Sanctus
totam ignivit; ita ut in ea Spiritus Sancti flamma tantum videatur, nec
sentiatur, nisi tantum ignis amoris Dei (De Ass., orat. 1).12 Dice
S. Tommaso da Villanova che del cuor della Vergine
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fu già simbolo il
roveto veduto da Mosè ardere tutto senza consumarsi.13 Perciò ella con
ragione, dice S. Bernardo, fu veduta da S. Giovanni vestita di sole: Et signum magnum apparuit in caelo: mulier
amicta sole (Ap. XII, 1). Mentreché, dice il santo, fu tanto ella unita a
Dio per l'amore, che par che più non possa unirsi una creatura a Dio: Iure ergo Maria sole perhibetur amicta, quia
divinae sapientiae, ultra quam credi valeat, penetravit abyssum; ut quantum
sine personali unione creaturae conditio patitur, luci illi inaccessibili
videatur immersa (Serm. in Sign.
magn.).14
Indi attesta S. Bonaventura che la S. Vergine non fu mai tentata dall'inferno:
imperciocché dice che come da un gran fuoco fuggono le mosche, così dal cuore
di Maria, tutto fiamma di carità, eran discacciati i demoni, sicché non
ardirono neppure a lei di avvicinarsi: Sicut
magnus ignis effugat muscas, sic a sua inflammata caritate daemones
pellebantur, quod non ausi sint illi appropinquare (T. 2, serm. 51, a.
3).15 E Riccardo parimente dice: Virgo
principibus tenebrarum terribilis fuit, ut ad eam accedere eamque tentare non
praesumpserint, deterrebat eos flamma caritatis (P. 2, c. 26, in
Cant.).16 Rivelò Maria
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stessa a S. Brigida che in questo
mondo ella non ebbe altro pensiero, non altro desiderio né altro gaudio, che
Dio: Nihil nisi Deum cogitabam: nulla
mihi nisi Deus placuerunt.17 Onde l'anima sua benedetta stando
quasi sempre in questa terra a contemplare Dio, gli atti d'amore che faceva
erano senza numero; così scrisse il P. Suarez: Actus perfectae caritatis, quos B. Virgo habuit in hac vita,
innumerabiles fuerunt, quae fere totam vitam in contemplatione transegit, et
tunc amoris actum frequentissime repetebat (T. 2, in 3 p., d. 18, s.
4).18 E più mi piace quel che disse Bernardino da Bustis che Maria non
tanto ripetea gli atti d'amore a vicenda, come fanno gli altri santi, quanto
con uno ma continuo atto, per singolar privilegio, amava sempre attualmente
Dio: Tamen ipsa gloriosissima Virgo de
privilegio singulari continue et semper Deum amabat actualiter (P. 2, ser.
4, de Nat. Virg.).19 Qual'aquila reale, sempre tenea gli occhi fissi al
divin sole, in maniera tale, dice S. Pier Damiani, che né le azioni della vita
le impedivano l'amare, né l'amore l'impediva il trattare: Adeo ut nec actio contemplationem minueret, et contemplatio non
desereret actionem (Serm. 1, de Nat. Virg.).20 Sicché di Maria fu
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figura, dice S. Germano, l'altare propiziatorio, in cui non mai si
smorzava il fuoco, né di giorno né di notte.21
Neppure il sonno impediva a Maria l'amare il suo Dio. E se un tal privilegio fu
dato a' nostri progenitori nello stato dell'innocenza, come asserisce S.
Agostino, dicendo che allora Tam felicia
erant somnia dormientium, quam vita vigilantium (Lib. 5, Iul., c.
9),22 egli certamente non dee negarsi alla divina Madre, come ben ce
l'accordano il Suarez23 e Ruperto
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abbate24 con S.
Bernardino25 e S. Ambrogio, il quale lasciò scritto, appunto parlando
di Maria: Cum quiesceret corpus,
vigilaret animus (Lib. 2, de Virg.),26 verificandosi di lei ciò che
disse il Savio: Non exstinguetur in nocte
lucerna eius (Prov. XXXI, 18).
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Sì, perché
mentre il suo beato corpo con un leggier sopore prendeva il suo necessario
ristoro, Anima eius, dice S.
Bernardino, libere tunc tendebat in Deum:
unde illo tempore erat perfectior contemplatrix, quam umquam fuerit alius dum
vigilavit. Sicch'ella ben dir potea colla Sposa: Ego dormio et cor meum vigilat (Cant. V, 2).27 Tam felix
dormiendo. quam vigilando, come dice il Suarez.28 In somma,
asserisce S. Bernardino che Maria mentre visse in questa terra continuamente
stava amando Dio: Mens Virginis in ardore
dilectionis continue tenebatur (T. 2, serm. 51, a. 3, c. 3).29 E
dice di più ch'ella non fece mai se non quello che conobbe esser gusto di Dio,
e che tanto l'amò quanto stimò di doverlo amare: Nihil umquam elegit, nisi quod divina sapientia demonstrabat; tantumque
dilexit Deum quantum a se diligendum existimabat (Loc. cit.).30 In
modo che, secondo parla il B. Alberto Magno, ben può dirsi che Maria fu
riempiuta di tanta carità che quasi più non ne capisse una pura creatura in
questa terra: Credimus etiam, sine
praeiudicio melioris sententiae, B. Virginem in conceptione Filii Dei caritatem
talem accepisse, qualis et quanta percipi poterat a pura creatura in statu viae
(Lib. de laud Virg., c. 96).31 Onde disse S. Tommaso da Villanova che
la Vergine colla sua ardente carità si rendé così bella e talmente innamorò il
suo Dio, che egli preso dal suo amore discese nel di lei seno a farsi uomo: Haec Virgo sua pulchritudine Deum a caelis
allexit, qui amore illius captus est et humanitatis nostrae
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nexibus irretitus (Conc. 5, in Nat.
Dom.).32 Quindi esclama poi S. Bernardino dicendo: Ecco una donzella, che
colla sua virtù ha ferito e rapito il cuore di Dio: O virtus Virginis Matris! una puella vulneravit et rapuit divinum cor! (T. 2, serm. 61, a. 1, c. 4).33
Ma poiché Maria ama tanto il suo Dio, certamente ella niun'altra cosa tanto
richiede da' suoi divoti, quanto che amino Dio quanto possono. Così appunto
ella disse alla B. Angela da Foligno un giorno in cui questa si era comunicata:
Angela, sii benedetta dal Figlio mio; tu procura d'amarlo quanto
puoi.34 Ed a S. Brigida la stessa B. Vergine disse: Figlia, se
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vuoi legarmi con te, ama il Figlio mio: Si vis me tecum devincire, ama Filium meum.35 Nulla più
desidera Maria che di vedere amato il suo diletto, che è Dio. Dimanda il
Novarino, perché la S. Vergine colla sposa de' Cantici pregava gli angeli a far
noto al suo Signore il grande amore che gli portava, con dire: Adiuro vos, filiae Ierusalem, si inveneritis
dilectum meum ut nuntietis ei quia amore langueo (Cant. V, 8). Forse non
sapea già Dio quanto ella l'amava? Cur vulnus ostendi quaerit dilecto, qui vulnus fecit? (Lib. 4, n. 306). Risponde l'autore suddetto e dice che la divina Madre con ciò volle far
palese non già a Dio, ma a noi altri, il suo amore, acciocché siccome ella era
ferita, possa anche ferir noi di amor divino: Ut vulnerata vulneret.36 E perché ella fu tutta fuoco in
amare Dio, perciò tutti coloro che l'amano e se l'avvicinano, tutti Maria
gl'infiamma e li rende a sé somiglianti: Quia
tota ardens fuit, omnes se amantes, eamque tangentes incendit, et sibi
assimilat (S. Bonav.).37 Onde da S. Caterina da Siena era chiamata
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Maria Portatrix ignis, la
condottiera del fuoco del divino amore.38 Se vogliamo dunque ancor noi
ardere di questa beata fiamma, procuriamo sempre di accostarci alla nostra
Madre colle preghiere e cogli affetti.
Ah Regina dell'amore Maria, la più amabile, la più amata e la più amante di
tutte le creature - come vi dicea S. Francesco di Sales39 - ah madre
mia, voi ardeste sempre e tutta d'amore verso Dio, deh degnatevi di donarmene
almeno una scintilla. Voi pregaste il vostro Figlio per quegli sposi cui
mancava il vino: Vinum non habent; e
non pregherete per noi a' quali manca l'amore a Dio, che siamo tanto obbligati
d'amare? Dite pure: Amorem non habent: e
voi impetrateci quest'amore. Altra grazia non vi cerchiamo che questa. O madre,
per quanto amate Gesù, esauditeci, pregate per noi. Amen.
1 (Non già S. Anselmo, ma) S. ALBERTUS MAGNUS, Quaestiones super «Missus», qu. 46, n.
3, Opera, Lugduni, 1651, p. 45, col.
1: «Ubi est maior puritas, ibi maior caritas.»
2 «Constat quod haec
excessit omnem creaturam in mensura amoris, tam naturalis quam gratuiti. Naturalis, quia in illo excessit homines et angelos.
Homines, quia similitudo et propinquitas est causa naturalis amoris... Profecto
inter filium et quamcumque aliam matrem tanta propinquitas et similitudo non
fuit, quia totus fuit de sola substantia matris; igitur inter nullos tanta
dilectio fuit. In hoc quoque excessit angelos; nullus enim angelus, Dei filium
naturalem sibi habuit, quia nusquam
Angelos, sed semen Abrahae apprehendit. Hebr. II, 16. Quod Maria in amore
gratuito transcendat utrosque, videtur quia secundum mensuram gratiae est
mensura gratuiti amoris: sed super omnes creaturas fuit gratia plena, igitur et
amore superplena fuit... Et sic in amore cunctas superat creaturas, prout dicit
Anselmus. Superat quippe etiam omnium creaturarum amores atque dulcedines
magnitudo amoris Virginis in Filium suum et dilectionis immensitate (leggi: immensitas, come richiede il
senso, e come si legge nell'edizione del 1591) qua liquefiebat anima eius in
eum.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Opera, Venetiis,
1745, IV, Sermone pro festiv. B. V. M., art.
1, cap. 2, pag. 72, col. 1. - Opera, Venetiis,
1591, III, pag. 76, col. 2: Tractatus de
B. Virgine, Sermo 1, De glorioso
nomine Mariae, scilicet, quod dicitur stella maris, art. 1, cap. 2. - Cf.
EADMERUS, De excellentia Virginis Mariae,
cap. 4, inter Opera S. Anselmi, ML
159-565: «Superat ergo omnes omnium rerum creaturam amores et dulcedines
magnitudo amoris istius Virginis in Filium suum, et dulcedinis immensitas qua
exsultabat et liquefiebat anima eius in eumdem Dominum Deum Suum.»
3
«Cette Mère est la Mère de belle
dilection (Eccli. XXIV, 24).» S. FRANÇOIS DE SALES, Traité de l'amour de Dieu, liv. 3, chap. 8 (fin). Œuvres, IV, Annecy, 1894, pag.
195.
4 «Praeceptum
aliquod dupliciter impleri potest: uno modo, perfecte; alio modo, imperfecte.
Perfecte quidem impletur praeceptum quando pervenitur ad finem quem intendit
praecipiens: impletur autem, sed imperfecte, quando, etsi non pertingat ad finem
praecipientis, non tamen receditur ab ordine ad finem... Intendit autem Deus
per hoc praeceptum ut homo Deo totaliter uniatur: quod fiet in patria, quando Deus erit omnia in omnibus, ut dicitur I
Cor. XV, 28, Et ideo plene et perfecte
in patria implebitur hoc praeceptum. In via vero impletur, sed
imperfecte. Et tamen in via tanto unus alio perfectius implet, quanto magis
accedit per quamdam similitudinem ad patriae perfectionem.» S. THOMAS, Sum.
Theol., II-II,
qu. 44, art. 6, c.
5 Intende provare il
Santo Dottore che Maria SS. «quocumque motu merebatur». E questo è il suo primo
argomento: «Apostolus ad Coloss. III, 17: Omne
quodcumque facitis in verbo aut in opere, omnia in nomine Domini nostri Iesu Christi. Et I Cor. X, 11: Sive... manducatis, sive bibitis, sive aliud
quid facitis, omnia in gloriam Dei facite. Aut ergo aliquis implet, aut
nullus. Si nullus: ergo frustra praecipitur, vel consulitur, vel monetur. Si
aliquis, ergo beatissima Virgo: ergo in omni eo quod fecit, merebatur.» S.
ALBERTUS MAGNUS, Quaestiones super
«Missus», quaestio 135, Opera, Lugduni,
1651, XX, pag. 91, col. 1, 2; Mariale, cap.
176: Bibliotheca Virginalis, I,
Matriti, 1648, pag. 394, col. 1.
6
«Arcum conteret, et confringet arma, et scuta
comburet igni (Ps. 45)... Sicut per arcum seductiones, sicut per arma
oppressiones, sic et in scutis intelligimus excusationes... Sed illud oportet
sciri, quia ubi non est locus accusationi, nullus procul dubio relinquitur
excusationi... Virginalis itaque illa puerpera cui nihil de plena
virtutum consummatione defuit, in nullo omnino excusatione aliqua eguit. Nam,
si vel impossibilitas ipsa aliquid in ea de aliqua virtutum perfectione minuit,
profecto pro ea parte eadem ipsa impossibilitas ei ad excusationem fuit. In eo
ipso itaque supereminentis et supramodum aestuantis amoris datus caelitus
ignis, designata excusationum omnium scuta exussit, quia plenitudo gratiae
caritatisque consummatio nihil spiritualis infirmitatis, nihil imperfectionis
reliquit, quod vel per impossibilitatem excusari oportuit. Ex his itaque
advertere licet, quod Emmanuelis nostri puerpera in omni fuerit virtutum
consummatione perfecta. Quis illud primum et maximum mandatum sic umquam
implevit, quis sic umquam implere poterit: Diliges
Dominum Deum tuum ex toto corde tuo et ex tota anima tua? Ex hac utique exaestuantis amoris flamma exusta sunt
scuta illa iam dicta.» RICHARDUS S. VICTORIS, De Emmanuele libri duo, lib. 2, cap. 29. ML 196-663.
7
«Est etiam sagitta electa amor Christi, quae Mariae animam non modo confixit,
sed etiam pertransivit, ut nullam in pectore virginali particulam vacuam amore
relinqueret, sed toto corde, tota anima, tota virtute diligeret, et esset
gratia plena.» S. BERANRDUS, In
Cantica, sermo 29, n. 8. ML 183-932, 933.
8 Questa sentenza,
non l'abbiamo incontrata né presso Riccardo
di S. Lorenzo, né presso Riccardo di
S. Vittore. - Tutti sanno, e molti hanno detto che Maria SS. avanza
immensamente nell'amore gli stessi Serafini: sicché questi spiriti celesti,
supremi nelle gerarchie angeliche, avrebbero potuto, per così dire, imparare da
essa che cosa sia amare. Però, questa eccellenza di Maria, riguardo ai
Serafini, nei loro propri caratteri, viene esposta con particolar profondità ed
abbondanza di dottrina ed ardor di divozione da S. ALBERTO MAGNO: Quaestiones super «Missus», quaestio 61,
pag. 112, 113; Mariale, cap. 194,
pag. 416, 417.
9 «Puto quod
quidquid cordis est, quidquid mentis, quidquid virtutis humanae, si totum
adhibeas, non suficiat ut cogitare valeas, quanto indesinenter cremabatur
ardore pii amoris... quam totam repleverat Spiritus Sancti gratia; quam totam
incanduerat divinus amor: ita ut in ea nihil esset, mundanus quod violaret
affectus, sed ardor continuus, et ebrietas perfusi amoris.» SOPHRONIUS, o, come
altri vogliono, S. Pascasio Radberto - ad
Paulam et Eustochium, De Assumptione B.
M. V., Epistola 9, n. 13, inter Opera
S. Hieronymi, ML 30-136.
10 CORNELIUS A LAPIDE,
In Canticum Canticorum, VIII, 6: Quia fortis est ut mors dilectio, dura sicut
infernus aemulatio: lampades eius lampades ignis atque flammarum (Comment. in
Scripturam Sacram, Parisiis, 1860, VIII, pag. 222, col. 1): «Unde Aponius
hic lampades accipiens fiammas
Spiritus Sancti: «Vivacitas, ait, verbi Deitatis, et flammarum illuminationis
mentium illuxit de lampade Spiritus Sancti.» Clarius S. Anselmus: «Ardores, inquit, sunt dilectionis Spiritus Sancti,
qui est ignis, suntque tales, ut
etiam luceant, quia eos qui diligunt lucere faciunt, ut verbo et exemplo
illuminent; sed magis ut accendant, qualis prae omnibus fuit B. Virgo.» -
APONIUS, scriptor vetustissimus, In
Canticum Canticorum explanationis libri XII, Romae, 1843, lib. 12, pag.
222, in Cant. VIII, 6. «Sequitur: Lampades
eius, ignis atque flammarum. De ista ergo coniunctione dilectionis,
lampades ignis vivacitatem verbi Deitatis, et flammam illuminationis caecorum
mentium, Spiritus Sanctus velut de lampada, assumpto homine, procedere
praesenti docuit loco, secundum quod Lux
mundi (Io. IX, 5) est ista Dei hominisque dilectionis coniunctio, quae per
veram carnem, et veram animam, veramque Deitatem, in modum lampadae unam
efficit lucem. De quibus lampadibus, pro modulo capacitatis, super credentes
illuminationis flamma infunditur.» - ANSELMUS LAUDUNENSIS (+ 1117) - non già S. Anselmus Cantuariensis, a cui questi
Commentari prima vennero attribuiti - Enarrationes
in Cantica Canticorum, cap. 8, ML 162-1225: «Lampades eius. Item describit naturam illius dilectionis, quasi
dicat: Ad illam dilectionem festinare debetis, quia lampades eius, id est ardores huius dilectionis, sunt sicut lampades ignis, id est ardores Sancti
Spiritus, et hoc est quod dicit, ignis. Sicut
enim ignis calorem ministrat, ita Spiritus Sanctus aestum dilectionis; et quia
posset esse ignis qui non luceret, dicit ac
flammarum, id est tales sunt lampades dilectionis quod etiam luceant,
scilicet illi qui habent has dilectiones lucent aliis, quia alios illuminant
verbo et exemplo. Possumus etiam per lampades accipere homines illos in quibus
habitat dilectio sicut in lampade ignis.»
11 Non c'è riuscito
trovare questo detto nella vita d'Ippocrate, né presso Stobeo, Erasmo od altri collettori d'Apophtegmata.
12 «Unde quaeso vos,
o filii, imitamini signaculum fidei vestrae, beatam Mariam, quam, velut ignis
ferrum, Spiritus Sanctus totam decoxit, incanduit, et ignivit, ita ut in ea non
nisi Spiritus Sancti flamma videatur, nec sentiatur nisi tantum ignis amoris Dei.»
S. HILDEFONSUS, Toletanus episcopus (+ 669), Sermo 1 (dubius) de
Assumptione B. M. V. ML 96-242.
13 Più
volte S. TOMMASO DA VILLANOVA applica a Maria la figura del roveto ardente di
Mosè, nel senso in cui glielo applica la S. Chiesa, quando dice: «Rubum quem
viderat Moyses incombustum, conservatam agnovimus tuam laudabilem
virginitatem.» Così nelle Conciones, II,
col. 40, 86, 216; e specialmente In festo
Annuntiationis B. M. V., n. 3, col. 201 (Conciones, Mediolani, 1760, II): «Attende (o Virgo): ecce quomodo
rubus ardebat, et non consumebatur: ignis flagrabat in rubo, et rubus intacta
manebat: sic sole vestieris, sole circumdaberis, et non erit corruptio
virginitatis. Vesties illum carne, vestieris ab eo decore; vesties corpore, vestieris
Deo. Coronabis eum diademate nostrae mortalitatis, coronabit te diademate
gloriae. Virgo eris, sed foecunda; Mater eris, sed incorrupta: gaudia matris
habens cum virginitatis honore.»
14 «Iure ergo Maria
sole perhibetur amicta, quae profundissimam divinae sapientiae, ultra quam
credi valeat, penetravit abyssum: ut quantum sine personali unione creaturae
conditio patitur, luci illi inaccesibili videatur immersa.» S. BERNARDUS, Sermo in «Signum magnum», n. 3. ML
183-431.
15 È manifesto,
dalla citazione, che S. Alfonso intese dire S. Bernardino, non già S.
Bonaventura. - «Sicut enim magnus ignis effugat muscas, sic a sua ardentissima
mente et ardentissima caritate daemones effugabantur et pellebantur, in tantum quod
solum in modico non erant ausi respicere mentem eius, nec de magno spatio illi
appropinquare. Si enim hoc legimus de
aliquibus Sanctis, saltem post aliquem de daemonibus in tentationibus
acquisitum trimphum, quanto magis de Matre Domini nostri credendum est, quae
semper contra omnes daemones triumphavit.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Serm. pro festiv. B. M.
V., Sermo 4, art. 3. cap. 2: Venetiis, 1745, IV, pag. 88,
col. 1. - Opera, Venetiis, 1591, Quadragesimale de Evangelio aeterno, sermo
51, art. 3, cap. 2, II, 517.
16 «Quae etiam ipsis
principibus tenebrarum terribilis fuit, ut ad eam accedere eamque tentare non
praesumpserint. Deterrebat enim eos flamma
caritatis, incendebant orationes et fervor devotionis, stupebant immunem a
peccatis.» RICHARDUS S. VICTORIS, Explicatio
in Cantica, cap. 26. ML. 196-483.
17
Revelationes S. BIRGITTAE, lib. 1,
cap. 10, pag. 13, col. 1, 2, Coloniae Agrippinae, 1628: «Poposui firmiter in
animo meo nihil nisi ipsum (Deum) diligere, et amara mihi erant mundana
vehementer... Nihil nisi Deum cogitabam, nihil volebam nisi ipsum... Nulla
mihi nisi Deus placuerunt.» - L'edizione del 1776, distaccandosi dalle altre,
ha: Nihil nisi Deum cogitabam. Nihil
mihi nisi Deus placuit.
18
SUAREZ, De Incarnatione, pars 2,
disp. 18, sectio 4, Opera, Venetiis,
1746, XVII, pag. 155, col. 2: «Actus perfectae caritatis, quos B. Virgo habuit
in hac vita, innumerabiles fuerunt, ita ut eorum multitudo possit fortasse cum
numero Sanctorum omnium conferri, quia... fere totam vitam in perpetua
contemplatione transegit, in qua ferventissime Deum amabat, et hunc amoris
actum frequentissime repetebat.»
19
«Aliqui etiam doctores dicunt quod, licet de communi lege creatura viatrix non
possit amare Deum actualiter et continue, sed interrupte; quia, dum vertitur ad
alia, nec de Deo cogitat, nec consequenter ipsum actualiter amat, saltem quando
dormit; tamen ipsa gloriosissima Virgo, de privilegio singulari, continue et semper
Deum amabat actualiter: non solum dum vigilabat, sed et quando dormiebat,
semper de Deo cogitabat et ipsum amabat, quia licet eius corpus dormiret,
animus tamen et cor ipsius dormiret, animus tamen et cor ipsius vigilabat.» Ven. BERNARDINUS DE BUSTO, O. M. de
Obs., Mariale, pars 2, sermo 5, pars
7. Brixiae, 1588, pag. 188, col. 2.
20
Inter Opera S. Petri Damiani, sermo
44, ML 144-739, NICOLAUS monachus, quondam notarius S. Bernardi, In Nativitate B. V. M.: «Porro duae manus,
quae tenebant hinc et inde sedile, activam et contemplativam vitam significant,
quae Matrem Virginem propensiori diligentia ambierunt, adeo ut nec actio
contemplationem minueret, et contemplatio non desereret actionem... Considera
quia ipsa est quae, in contemplativae dignitatis supervecta dulcedinem, in
ipsius Dei substantiam lucidiores infixit obtutus.»
21
«Hodie (in Praesentatione SS. Deiparae) in propitiatorio ea reponitur, quae
sola mortalibus, inundatione peccatorum in transversum actis, novum Deoque
simillimum, et emundandi virtute praeditum, et haudquaquam manibus hominum
constructum, propitiatorium evasit.» S. GERMANUS, Sermo in ingressum seu Praesentationem SS. Deiparae, n. 2, MG
98-294. - Immediatamente prima, avea detto S. Germano: «Hodie sacra templi
mensa participatione et amplexu dulcissimo divinae illius mensae, quae
caelestem atque animas nutrientem fert panem, ad incruenta sacrificia gradum
movens, incipit splendescere.» Maria era simboleggiata, prima, dall'altare degli
olocausti, in cui non mai si smorzava il fuoco: giacché in Maria e per Maria fu
presentata all'Eterno Padre la divina Vittima; o meglio ancora, era figura di
Maria la mensa dei pani di proposizione, i quali stessi eran figura del Pane
eucaristico. Era poi simboleggiata Maria nel «propiziatorio» il quale, nel Sancta Sanctorum, sopra l'Arca, era
considerato come propria sede di Dio, qui
sedet inter Cherubim, donde il Signore rendeva gli oracoli, ed accordava al
suo popolo il perdono. Quindi conchiude S. Germano: «Hodie (puella) illa, quae
Sancti Sanctorum domicilium futura est, innocente ac simplici aetate per
sanctificationem Spiritus praecellentius consecrata, prorsus mirabiliter super
gloriam Cherubinorum elevata, in Sanctis sanctorum sanctissime et gloriose
collocatur.» - Coll'espressione «altare propiziatorio», S. Alfonso considera
come formando moralmente un tutto, l'altare e il propiziatorio: l'altare, in
cui venivano immolate le vittime; e il propiziatorio, il quale, nella festa
dell'Espiazione, era asperso dal Pontefice col sangue delle vittime, in
testimonianza e segno del perdono domandato ed accordato.
22 «Si erat in
paradiso vicissitudo vigilandi atque dormiendi, ubi non erat malum
concupiscendi: tam felicia erant somnia dormientium, quam vita vigilantium.» S.
AUGUSTINUS, Contra Iulianum Pelagianum, lib.
5, cap. 10, n. 42. ML 44-808.
23
SUAREZ, De Incarnatione, pars 2,
disp. 18, sectio 2, versus finem, pag. 150, col. 2: Dopo aver
ricordato la parola di S. Agostino sui nostri primi parenti nello stato
d'innocenza, così prosegue: «Ergo maiori ratione possumus de B. Virgine dicere,
tam felicem fuisse dormiendo quam vigilando. Quidquid enim perfectionis gratiae
in illo statu communicatum est, illi non est denegatum. Ex quo aliam sumo
confirmationem, quia angelis sanctis datum est, ut ex quo in primo instanti
suae creationis conversi sunt in Deum, numquam ab illius actuali amore
cessaverint; sed hoc donum maxime pertinet ad perfectionem caritatis et
sanctitatis; ergo credi potest communicatum esse B. Virgini. Praeterea, si
verum est B. Virgini datam esse aliquam scientiam seu cognitionem per se
infusam, qua uti posset sine conversione ad phantasmata, facile intelligimus
etiam in sommo potuisse illa scientia uti, et consequenter meritorie per
voluntatem operari, quia haec non pendet a corpore, si intellectus expeditus
sit ad cogitandum, et proponendum obiectum. Est autem probabile B. Virginem
praeditam fuisse hac scientia, vel toto, vel maiori tempore vitae suae. Est
ergo verisimilis haec sententia, quamquam in re adeo incerta, ut nihil
constanter affirmare possimus.» - La proposizione di Suarez, era questa (p.
150, col. 1): «B. Virginem toto tempore vitae suae meruisse, et in gratia
crevisse». «De tempore quo vigilabat... (conclusio) non solum est verisimilis,
sed etiam certa, quia, quamdiu ratione usa sit, semper est bene operata.» «De tempore quod somno tribuebat... (conclusio)
est incerta, sed quod sit verisimilis, probari potest,» come l'abbiam veduto.
Se poi non si volesse ammettere totalmente questo privilegio della Madonna,
almeno deve dirsi (p. 150, col. 2) «tam brevem fuisse illam moram (ex somno),
totque divinis cogitationibus fuisse interceptam, ut morali quodam modo possit
hoc meritum appellari continuum... Exigui temporis sommo indigebat, et...
magnam etiam illius temporis partem vigiliis et orationi tribuebat... et ipso
eo tempore quo dormiebat, credi potest solitam fuisse... frequenter excitari a
somno, ac statim animum suum in Deum elevare. Hoc enim... constat... concedi
multis qui divina caritate flagrant... Haec enim animi promptitudo atque
facilitas ad eiiciendos huiusmodi motus in Deum, maior fuit ac perfectior in B.
Virgine a principio vitae quam fuerit in quocumque alio sancto, eo tempore quo
maiorem perfectionem et devotionem consecutus est.»
24 «Cumque venisset (Iacob) ad quemdam locum... dormivit in eodem loco. Viditque
in somnis scalam... etc.
(Gen. XXVIII, 11 et seq.) Multarum... animarum fuit et est, non solum... otio
sancto dormire, id est, a terrenis curis vacare et in caelestibus per
contemplationem corde vigilare, verum etiam, eodem modo quo et Iacob tunc
dormivit, secundum corpus dormire et secundum animam per somnium caelestia
videre... Sed, o tu caelum Dei, unica sedes Domini, in utroque
vigilantiae modo, cunctis mortalibus... longe eminentior exstitisti...»
RUPERTUS, Abbas Tuitiensis, Comment. in
Cantica Canticorum, lib. 5. ML 168-911.
25 «Ex dictis
sequitur quod beata Virgo, etiam dum erat in utero matris, habuit usum liberi
arbitrii, atque lumen perfectum in intellectu et ratione. Proinde secundum
quosdam, fuit tunc in sublimiori contemplationis statu, quam umquam fuerit
aliqua creatura humana in perfecta aetate. Et licet in utero matris suae, sicut
et ceteri infantes, dormiret: attamen somnus, qui abyssat et sepelit in nobis
rationis et liberi arbitrii actus, et per consequens actum merendi, non credo
quod talia in ipsa fuerit operatus, sed anima sua libere ac meritorio actu tunc
tendebat in Deum. Unde illo tempore erat
perfectior contemplatrix, quam umquam fuerit aliquis alius, dum vigilavit. Unde
et Cant. V, 2, ipsa ait: Ego dormio, et
cor meum vigilat, scilicet, in contemplatione perfecta, a nulla actione
debilitata. Hoc tamen, secundum alios, fuit post secundam sanctificationem,
quod forte verius est.» S.
BERNARDINUS SENENSIS, Serm. pro festiv. B. V. M., sermo 4, art. 1, cap. 2;
Venetiis, 1745, IV, 83, col. 2. - Opera, Venetiis,
1591, II, Quadragesimale de Evang.
aeterno, sermo 51, Feria II post Dom.
Olivarum, et etiam in festiv. B. V., et
maxime Nativ., Concept. et Annunc., art.
1, cap. 2, p. 512, col. 1.
26
«(Sit igitur vobis tamquam in imagine descripta virginitas vita Mariae, de qua
velut speculo refulgeat species castitatis et forma virtutis. Cap. 2, n. 6)...
Dormire non prius cupiditas quam necessitas fuit; et tamen cum quierescet
corpus, vigilaret animus: qui frequenter in somnis aut lecta repetit, aut somno
interrupta continuat, aut disposita gerit, aut gerenda praenuntiat.» S.
AMBROSIUS, De virginibus, lib. 2,
cap. 2, n. 8. ML 16-209.
27
Vedi sopra, nota 25.
28 Vedi sopra, nota
23, a principio.
29 «Ad hoc quod
esset plenarie confirmata, quinque ei erant necessaria quae erant dispositiva
interius, quasi quinque intrinseca arma... Primo affuit ardor caritatis, eo
modo quod mens illius in ardore dilectionis continue tenebatur. Nam Deus eius
menti mirabilissime se intimabat, atque omnes potentias illius inferiores
tenebat subditas sub imperio rationis.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermo supra
citatus (Venetiis, 1745, Pro festiv. B.
M. V., sermo 4; Venetiis, 1591, Quadragesimale
de Evang. aeterno, sermo 51), art. 3, cap. 2. Venetiis, 1745, IV, p. 87,
col. 2; Venetiis, 1591, II, 517, col.. 1.
30 «Tertius Virginis
splendor fuit caritas, scilicet quantum ad voluntatem, in quam tanta
plenitudine divinus amor infusus est, quod nihil elicere vellet, nisi quod Dei
sapientia praemonstrabat. Proinde hac sapientia illustrata, tantum Deum
diligebat quantum a se diligendum illum intelligebat.» S. BERNARDINUS SENENSIS,
Sermo supra citatus (Venetiis, 1745, Pro
festiv. B. V. M., sermo 4; Venetiis, 1591, Quadragesimale de Evangelio aeterno, sermo 51), art. 1, cap. 3.
Venetiis, 1745, IV, p. 84, col. 1; Venetiis, 1591, II, 512, col. 2.
31 S. ALBERTUS
MAGNUS, Mariale, cap. 96 (pag.
351-359), pag. 359, col. 1: Quaestiones
super «Missus», Quaestio 61 (pag. 50-59), Responsio ad praecedentes quaestiones (pag. 55-59), § 2 (pag.
55-58), pag. 58, col. 1.
32 «Meus es, o bone Iesu, et undequaque meus
es. Mihi natus a Matre, mihi donatus a Patre... Utrique ergo debitores sumus,
et Patri a quo Filius datus, et Matri de qua parvulus natus est nobis. Haec
Virgo beata nobis Deum protulit et hominem: haec sua cum pulchritudine et
decore a caelis allexit: amore illius captus est, humanitatis nostrae nexibus
irretitus.» S. THOMAS A VILLANOVA, In festo Natalis Domini, Concio 8, n. 3. Conciones, Mediolani, 1760, II, col. 97.
33 «O ineffabilis
humilitas Creatoris! o incogitabilis virtus Virginis Matris! o
incomprehensibilis altitudo mysteriorum Dei! una mulier Hebraea fecit
invasionem (leggi confusionem: Iudith
XIV, 16) in domo Regis aeterni; una puella, nescio quibus blanditiis, nescio
quibus cautellis, nescio quibus violentiis, decepit, et - ut ita dicam -
vulneravit et rapuit divinum cor, et divinam sapientiam circumvenit. Propterea conqueritur Dominus de Beata Virgine
dicens, Cant. IV, 9: Vulnerasti
cor meum, soror mea sponsa, vulnerasti cor meum, soror mea sponsa, vulnerasti
cor meum. Ubi gloss.: pro amore tuo carnem assumpsi, et vulneribus primis
in cruce vulnerasti cor meum. Nam primogenita filii sui fuit, plusque pro ea
redimenda in mundum venit, quam pro omni alia creatura.» S. BERNARDINUS
SENENSIS, Pro festivitatibus B. M. V. sermo
5, De Nativitate B. M. V., art.
unic., cap. 4, Venetiis, 1745, IV, p. 91, 92. - Opera, Venetiis, 1591, I, 513, col. 2, De superadmirabili gratia et gloria B. V. Matris Dei, Quadragesimale de
Christiana Religione, sermo 61, art. 1. cap. 4.
34 B. ANGELAE
FULGINATIS, Vita et opuscula, cum
duplici prologo V. F. Arnaldi, Ord.
Min., eiusdem Beatae confessarii, atque illius Vitae scriptoris. Fulginiae,
1714. Lib. 1, pars. 5, B. Angelae
visiones et consolationes, quas habuit de SS. Sacramento Altaris, cap. 3,
pag. 104, 105: «Alia vice stabam in ecclesia Missam audiendo, et circa
elevationem Corporis D. N. Iesu Christi... facta sum in spiritu, et apparuit in
visione mihi B. Virgo Maria, et dixit mihi: «Filia mea dulcis Filio meo et
mihi, iam Filius meus venit ad te, et recepisti suam benedictionem.» Et
faciebat me intelligere quod Filius suus Iesus Christus iam post consecrationem
hostiae erat in altari, quasi diceret nova de nova laetitia. Haec autem verba
tantam laetitiam et gaudium mihi dederunt, quod nescio nec credo quod sit
aliquis qui possit dicere. Dicebat enim mihi Beatissima Virgo Maria
praedicta verba cum magna humilitate, et cum novo sentimento in anima mea, et
cum maxima dulcedine. Unde et mirata sum postea quomodo poteram stare in
pedibus, habendo tantam laetitiam. Et postea dicebat mihi: «Postquam recepisti
benedictionem dilecti Filii mei, conveniens est quod ego venirem ad te, et
darem tibi benedictionem meam.» Benedixit
igitur me, dicens: «Sis benedicta a Filio meo et a me, et studeas diligenter et
sollicite ad amandum quantum potes, quia tu es multum amata, et tu venies in
rem infinitam.» Et tunc tantam laetitiam recepit anima mea, quantam umquam
receperam. In elevatione autem Corporis Iesu Christi, augmentata est mihi
praedicta laetitia. Tunc autem non vidi aliquid in Corpore Christi
sicut consueveram, sed sensi Christum veraciter in anima mea.»
35 «Deinde
loquebatur Maria ad Sponsam: «Sponsa Filii mei, dilige Filium meum, quia ipse
diligit te.» Revelationes S.
BIRGITTAE, lib. 1, cap. 20, pag. 25, col. 1. - «Ego... habui Filium in utero
meo cum Deitate. Nunc ipse videtur in me cum Deitate et Humanitate, quia
glorificata sum. Ergo, Sponsa Filii mei, stude sequi humilitatem meam, et nihil
diligas nisi Filium meum.» Lib. 1, cap. 42, pag. 51, col. 2. - Non abbiamo
trovato la bella espressione usata da S. Alfonso: «Si vis me tecum devincire,
ama Filium meum.»
36 «Quaerit Maria ut
filiae Dilecto nuntient se amore languere. Adiuro,
inquit, vos, filiae Ierusalem, si
inveneritis Dilectum meum, ut nuntietis ei quia amore langueo. Cant. V, 8.
Itane Dilecto suo amorem suum manifestari quaerit, et socias adiurat ut Sponso
aperiant Sponsam amore aestuare, et tantum non deficere? quid ais, Sponsa?
Numquid Dilectus, quem nihil latet, amorem tuum nesciebat? Numquid non est ille idem, cui Princeps Apostolorum
dixerat: Tu scis, Domine, quia amo te? (Io.
XXI, 16). Cur igitur amoris vulnus ostendi quaeris Dilecto, qui vulnus illud
fecit et diduxit? Quorsum spectabat Sponsa dum hoc diceret? Credo et aliis
voluisse moris amorem ingenerare, ut quae vulnerata erat, etiam socias
vulneraret: ut scilicet audientes filiae Ierusalem Dilectam amore languere, et
ipsae amoris desiderio tenerentur... Adiuratio igitur ista in
filiarum profectum tendebat, quas amore corripi amore correpta Sponsa
cupiebat.» NOVARINUS, Umbra Virginea, cap.
11, Excursus 28, n. 307. Venetiis, 1632, pag. 133, col. 2.
37
NOVARINUS, op. cit., n. 300, pag. 131, col. 2: «Scite S. Bonaventura, tom. 3,
serm. 1 de Virgine: «Quia, inquit, tota ardens fuit, omnes se amantes eamque
tangentes incendit et sibi assimilat. Unde dici potest similis cuidam lapidi
pretioso, qui manum se tangentis adurit.» - Inter Opera S. Bonav., Sermo 1 de B. V. M., 37 de Sanctis in communi, Lugduni
(iuxta ed. Romanam et Germanicam), 1668, III, pag. 364, col. 1, A: «Quia igitur
tota ardens fuit, omnes se amantes eamque tangentes incendit: unde dici potest
similis cuidam lapidi pretioso, qui manus se tangentis adurit. Est
etiam similis carboni infiammato, quem quanto plus strinxeris, tanto amplius
tibi manum urit.»
38 Alcune Orazioni di S. CATERINA DA SIENA
(Opere, IV, Siena, 1707, pag.
337-376), Orazione 11 (in Roma, il dì
dell'Annuntiatione della dolcissima Vergine Maria, in astrattione»), pag. 352:
«O Maria Maria, Tempio della Trinità. O Maria, portatrice del fuoco, Maria porgitrice di misericordia... O Maria,
carro di fuoco, tu portasti il fuoco nascosto, e velato sotto la cenere della
tua umanità.» - Raymundus a VINEIS
(cioè il B. Raimondo da Capua),
Theologiae mysticae demonstratio (Vita et Revelationes S. Catharinae),
Coloniae, 1553, Oratio 11, quam die
Annuntiationis 1379 habuit Romae, fol. 186: «O Maria, Maria, Templum
Trinitatis, o Maria Portatrix ignis, Maria Administratrix misericordiae... O
Maria, Currus ignis, tu vestisti ignem absconditum et velatum sub cinere tuo,
qui cinis est nostra humanitas.»
39
«Cette Mère est la Mère de belle
dilection (Eccli. XXIV, 24), c'est-à-dire, la plus aimable comme la plus
amante, et la plus amante comme la plus aimée Mère de cet unique Fils, qui est
aussi le plus aimable, le plus amant et le plus aimé Fils de cette unique
Mère.» S. FRANÇOIS DE SALES, Traité de
l'amour de Dieu, liv. 3, chap. 8 (fin). Œuvres,
IV, Annecy, 1894, page 195.
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