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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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V. - RACCOLTA DI VARI ESEMPI APPARTENENTI A MARIA SANTISSIMA1

Taluni pregiandosi d'essere spregiudicati si fanno onore di non credere altri miracoli se non quelli che stanno registrati nelle sacre Scritture, stimando gli altri quasi che novelle e favole da femminucce. Ma giova qui avvertire un giusto sentimento del dotto e pio P. Giovanni Crasset (Tom. 2, tr. 6, prat. 10), il quale dice che quanto più son facili a credere i miracoli le persone dabbene, tanto son facili i malvagi a deriderli; soggiungendo che conforme è debolezza il dar credito a tutte le cose, così all'incontro il ributtare i miracoli che vengono attestati da uomini gravi e pii, o sente d'infedeltà, pensando che a Dio sieno impossibili, o sente di temerità, negando il credito a tal sorta d'autori.2 Possiamo dar fede ad un Tacito ed uno Svetonio, e possiamo negarla senza temerità ad autori cristiani dotti e probi? Minor pericolo, dicea il P. Canisio (L. 5, de Deip., c. 18), vi è nel credere e ricevere


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quel ch'è riferito con qualche probabilità da persone dabbene e non riprovato da' dotti e serve all'edificazione del prossimo, che 'l rigettarlo con uno spirito dispregiante e temerario.3




1 In tutte le edizioni finora pubblicate si legge: «Aggiunta di vari esempi...»; nella Bassanese S. Alfonso invece di Aggiunta corresse Raccolta.

2 «Vi sono alcuni che si fanno onore di non credere cosa alcuna, e vogliono passare per ingegni elevati, col non prestare ai miracoli alcuna fede. Confesso che vi è della leggerezza nel credere tutto ciò che vien detto; ma io attribuisco ad una debolezza o ad una stupidità di mente la risoluzione determinata, che hanno alcuni, di non voler credere alcun effetto soprannaturale; perché un intelletto ragionevole e cristiano non può negare che Iddio possa fare delle cose, che superino le forze della natura; ed un uomo civile non darà mai una mentita ad una persona di probità e di merito, che produce la testimonianza di un fatto, che ha veduto cogli occhi proprii. È facile il negare; ma bigogna esser insensato per negare senza ragione, e sfacciato per negare contro ragione. - Ora qual ragione può avere uno spirito libertino di negare un miracolo? Non può, senza offender la fede, dire che ciò sia impossibile. Non può, senza temerità e senza sfacciataggine, negare un fatto che ha buoni mallevadori.» CRASSET, La vera divozione, parte 2, tratt. 6, pratica 10. Venezia, 1762, II, p. 712, 713.

3 «Est enim media tenenda via, ut in Marianis miraculis admittendis et confirmandis neque nimium faciles, neque rursus pluc aequo difficiles ac morosi esse velimus... Etsi enim omnia, quae in hoc genere leguntur, eiusdem non sunt ponderis et auctoritatis... tamen, quia caritas non est suspicax et temere aliena iudicare prohibet Christus, sapidique cibi ob vitium palati pro insipidis nonnumquam habentur, et demum paucorum est sacris de rebus solide diiudicare, minus in eo quidem erit periculi, si a bonis probabiliter narrata, et a doctis non reiecta, quae ad piorum aedificationem faciant, recipiantur, quam si eadem fastidioso et contentioso praefractoque animo repudientur.» S. PETRUS CANISIUS, Alter tomus Commentariorum de verbi Dei corruptelis... De Maria Virgine incomparabili et Dei Genitrice sacrosancta, lib. 5, cap. 18. Lugduni, 1584, pag. 542, col. 2.




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