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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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68. *

Un giovine rimasto ricco dopo la morte de' genitori, per lo giuoco e crapule con amici dissipò quanto aveva: benché conservò sempre la sua verginità. Un suo zio vedendolo ridotto povero per li suoi vizi,


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l'esortò a dire ogni giorno una parte del rosario, promettendogli che se in ciò avesse perseverato, egli gli avrebbe procurato un buon maritaggio. Il giovine perseverò, ed avendo già mutata vita, nella sera delle nozze egli si alzò dalla mensa per recitare il suo rosario. In fine di quello gli apparve Maria e gli disse: «Orsù voglio renderti l'ossequio che m'hai fatto. Io non voglio che perdi la tua verginità: fra tre giorni morirai e verrai meco in paradiso.» E così avvenne; subito gli sopravvenne la febbre; esso narrò la visione; e nel terzo giorno morì con sommo contento (Cantip., l. 2, c. 29, p. 6).




* Esempio 68. - THOMAS CANTIPRATANUS, O. P., episcopus suffraganeus Cameracensis, Miraculorum et exemplorum memorabilium sui temporis libri duo (ossia Bonum universale, e De apibus), lib. 2, cap. 29, n. 6. Duaci, 1605, pag. 276-278. - Comincia così in Cantipratano il suo racconto: «Iuvenem fuisse prope nostra tempora in Germaniae partibus, certa relatione didicimus.» E del giovane dissipatore: «Hereditatem praeclaram in ludo tesserarum et tabernis totaliter dissipavit. Hinc vagabundus et miser per patriam ferebatur: qui, etsi alias stultus, castitatem tamen corporis conservavit.» La prova durò tre anni. Il primo anno, lo zio domandò, e, con qualche difficoltà, ottenne che recitasse cinquanta volte ogni giorno la salutazione angelica. Il secondo anno, disse al nipote, già ravveduto e contento: « Servitium tuum Christi matri in salutationibus duplicabis.» Il terzo anno: «Auxiliatricem tuam in salutationibus quinquagesimae tertiae sedulus honorabis;» promettendogli allora, se fosse perseverante, di procurargli «honestas nuptias». Mantenne la parola lo zio. Già era pronto il convito ed il giovane era seduto accanto alla sposa, quando si ricordò di non aver in quel giorno, «alias occupatus», pagato il suo debito alla Vergine. Ritiratosi col permesso dello zio, adempie la promessa, con grandissima divozione, animato a ciò dalla riconoscenza per i benefizi ricevuti. «Nec mora, ubi extremam salutationem tertiae quinquagesimae iam complevit, apparuit ei gloriosa Virgo lucidior super solem, tres thecas in tunica sua iuveni ostendens. «Ecce, inquit, salutationes tuae litteris scriptae, quibus me in tribus quinquagenis sedulus honorasti. Et quoniam in tuo corpore, licet varius et vagus, virginitatis munditiam conservasti, mox te febris lenta corripiet, et ad me die tertia sine ulla carnis corruptione pervenies.» Hoc dicto, gloriosa Virgo disparuit.» Torna il giovane nella sala da pranzo, prega gli invitati di star allegri, ma di dispensarlo dall'assistere al banchetto, non avendo egli nessuna voglia di mangiare. Va quindi a mettersi al letto, e, finito il pranzo, alla sposa, allo zio, ai parenti ed amici convenuti, e da lui stesso chiamati allora presso di sé, racconta tutto l'accaduto. «Mortuus est ergo iuvenis die tertia, ut praedixit; sponsa vero eius, nulli postmodum nubere volens, in sancta virginitate permansit.»






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