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S. Alfonso Maria de Liguori
Istruzione al popolo

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§. III. Del proposito.

 

 

26. Dolore e proposito vanno necessariamente insieme. Animi dolor ac detestatio de peccato commisso; cum proposito non peccandi de cetero6. Non vi può essere in un'anima vero dolore de' peccati, se non vi è ancora un vero proposito di non offendere più Dio. Ora per esser vero il proposito, ha da avere tre condizioni, dee esser fermo, universale ed efficace.

 

 

27. Per 1. dee esser fermo, sì che proponga risolutamente il penitente di patir prima ogni male che di offendere Dio. Alcuni dicono: Padre non vorrei offendere più Dio, ma le occasioni, la mia debolezza, mi faranno ricadere; vorrei, ma difficilmente potrò mantenermi. Figlio mio, tu non hai vero proposito; e per questo dici vorrei, vorrei. Sappi che di questi vorrei n'è pieno l'inferno. Questa tua si chiama velleità non proposito: il vero proposito, come ho detto di sopra, è una volontà ferma e risoluta di soffrire qualunque male prima che di tornar a peccare. È vero che vi sono le occasioni e noi siamo deboli specialmente se abbiamo fatto il mal abito in qualche peccato, ed all'incontro


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il demonio è forte, ma Dio è più forte del demonio, e coll'aiuto suo possiamo vincere tutte le tentazioni dell'inferno. Omnia possum in eo qui me confortat, dicea s. Paolo1. È vero che dobbiamo sempre temere della nostra debolezza, diffidando delle forze proprie; ma dobbiamo confidare in Dio che colla grazia sua supereremo tutti gli assalti de' nostri tentatori. Laudans invocabo Dominum (dicea Davide), et ab inimicis meis salvus ero2. Io chiamerò il Signore, ed il Signore mi salverà da' miei nemici. Chi nelle tentazioni si raccomanda a Dio, non mai cadrà. Ma padre, mi son raccomandato a Dio e la tentazione seguita. E tu seguita a cercare aiuto a Dio, finché dura la tentazione, e non mai cadrai. Dio è fedele, egli non permetterà che siam tentati oltre le nostre forze: Fidelis autem Deus qui non patietur vos tentari supra id quod potestis3. Ha promesso di dar l'aiuto suo a chi lo cerca: Omnis enim qui petit, accipit4. E questa promessa sta fatta a tutti; a' giusti e peccatori: Omnis qui petit, accipit. Onde non v'è scusa per ognuno che pecca, perché se si raccomanda a Dio, Iddio stende la mano, e lo sostiene per non lasciarlo cadere. Chi dunque cade in peccato, cade per colpa sua, o perché non vuol cercare l'aiuto a Dio, o perché non vuol servirsi dell'aiuto che il Signore gli porge.

 

 

28. Per 2., il proposito dee essere universale, cioè di evitare ogni peccato mortale. Saule ebbe ordine da Dio di dar la morte a tutti gli amaleciti, e ai loro bestiami, e di bruciare tutte le loro robe. Saule che fece? fe' uccidere molti uomini, e molte bestie, e fe' ancora bruciare molte robe; ma salvò la vita al re, e riserbò le robe più preziose; e per questa disubbidienza meritò poi d'esser maledetto da Dio. Come fece Saule, così fanno alcuni penitenti; propongono di evitare gli altri peccati, ma si riserbano certe amicizie pericolose, certi beni che si tengono con iscrupolo di coscienza, certi rancori verso del prossimo con animo di vendicarsi. Questi vogliono dividere il lor cuore, con darlo mezzo a Dio, e mezzo al demonio; il demonio se ne contenta, ma non se ne contenta Iddio. È noto il fatto di Salomone, ch'essendo venute da lui due donne, delle quali ognuna contendeva, che il figlio rimasto vivo era suo; Salomone disse, che si fosse diviso il fanciullo, e si fosse dato mezzo per una: Dividite infantem vivum5. Allora quella che non era la vera madre tacque, e se ne contentava: ma quella che era la vera madre disse: No, signore, se il figlio mio ha da morire, mi contento che più presto l'abbia ella intiero. E con ciò Salomone conobbe qual era la vera madre, e lo diede tutto a lei. E così il demonio, perché non è nostro padre, ma nemico, si contenta di aver parte del nostro cuore; ma Dio che è vero padre, non si contenta, se non l'ha tutto. Nemo potest (dice Gesù Cristo) duobus dominis servire6. Iddio non accetta questi servi che voglion servire a due padroni; vuol essere l'unico nostro Signore, e giustamente rifiuta di esser compagno del demonio in possederci.

 

 

29. E così torniamo al punto: il proposito ha da esser universale di fuggire tutti i peccati mortali. Dico mortali, perché in quanto a' peccati veniali, uno può aver il proposito di fuggire un peccato veniale, ed un altro no, e con tal proposito può esser buona la confessione. L'anime non però timorate di Dio hanno il proposito di evitare tutti i peccati deliberati fatti ad occhi aperti: ed in quanto a' peccati veniali indeliberati, fatti senza piena volontà, propongono di commetterne quanto meno si può, perché sfuggirli tutti è impossibile per la natural debolezza. Solamente Maria ss. (come dicemmo sul principio) fu libera da ogni peccato veniale anche indeliberato, siccome dichiarò il concilio di Trento7, ove disse, esser impossibile, in tota vita peccata omnia etiam venialia vitare, nisi ex speciali Dei privilegio, quemadmodum de b. Virgine tenet ecclesia. E questa è una delle ragioni più forti, con cui si prova, essere stata la divina Madre esente dalla colpa originale, perché se ella ne fosse stata macchiata, naturalmente non avrebbe potuto essere esente da ogni peccato veniale, almeno indeliberato. Passiamo avanti.

 

 

30. Per 3., il proposito dee essere efficace, viene a dire che ci faccia prendere i mezzi per evitare in avvenire il


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peccato; ed uno de' mezzi più necessari per fare un buon proposito è di fuggire l'occasione di tornare a peccare. Attenti a questo punto, perché se gli uomini attendessero a fuggire le male occasioni, da quanti peccati si asterrebbero, e così quante anime non resterebbero dannate! Il demonio senza l'occasione poco guadagna; ma quando la persona volontariamente si mette nell'occasione, specialmente di peccati disonesti, è moralmente impossibile che non vi cada.

 

 

31. In ciò bisogna distinguere l'occasione prossima dalla rimota. L'occasione rimota è quella che da per tutto si ritrova, o sia quella nella quale gli uomini di rado cadono in peccato. L'occasione prossima poi è quella che da sé ordinariamente induce a peccare, come sarebbe a' giovani il praticare spesso senza necessità con donne di mal odore. Occasione prossima si chiama ancora quella in cui la persona spesso è caduta. Alcune occasioni che non sono prossime per gli altri, saranno nondimeno prossime per alcun particolare, che per la sua mala inclinazione, o per lo mal abito fatto frequentemente vi sarà caduto in peccato. Per tanto stanno in occasione prossima per 1. quelli che ritengono in casa qualche persona, con cui spesso han peccato. Per 2., quelli che vanno alle taverne, o a qualche casa particolare, ove spesso han peccato commettendo risse, o ubbriachezze, o impudicizie. Per 3., quelli che nel giuoco spesso han commesso frodi, risse, o bestemmie. Or tutti questi non possono essere assoluti, se non propongono fermamente di fuggir l'occasione; perché lo stesso esporsi a tali occasioni, ancorché talvolta non vi peccassero, è per essi colpa grave. E quando l'occasione è volontaria, ed è attualmente in essere, come insegnò s. Carlo Borromeo nella sua istruzione a' confessori, il penitente non può essere assoluto, se prima in effetto non rimuove l'occasione; poiché essendo una cosa molto dura a tali penitenti il toglier l'occasione, se essi non la tolgono prima di ricever l'assoluzione, difficilmente la toglieranno dopo che sono stati assoluti.

 

 

32. Tanto meno poi è capace di assoluzione quegli che non volesse levar l'occasione, promettendo solamente di non cadervi più. Dimmi, fratello mio, ti fidi tu di fare che la stoppa posta sopra del fuoco non bruci? e così come puoi fidarti di metterti nell'occasione, e non cadere? Et erit fortitudo vestra (dice il profeta) ut favilla stuppae... et succendetur utrumque simul, et non erit qui extinguat1. La fortezza nostra è come quella della stoppa in resistere al fuoco. Una volta fu costretto un demonio a dire, qual predica fra tutte più gli dispiacesse; rispose, La predica dell'occasione. Al demonio basta che non si rimuova l'occasione, e non si cura di propositi, di promesse, di giuramenti; perché quando non si toglie l'occasione, il peccato non cesserà. L'occasione (specialmente in materia di senso) è come una benda che si mette d'avanti agli occhi, e non ci fa vedere più né Dio, né inferno, né paradiso. In somma l'occasione accieca, e quando uno è cieco, come può accertare più la via del paradiso? Camminerà la via dell'inferno, senza sapere dove va, e perché? perché non ci vede. Bisogna dunque a chi sta nell'occasione farsi forza per toglierla, altrimenti starà sempre in peccato.

 

 

33. E qui bisogna avvertire, che per alcuni più male inclinati, ed abituati in qualche vizio, specialmente nel vizio disonesto, certe occasioni che per altri sarebbero rimote, per essi saranno prossime, o quasi prossime; onde se non se ne allontanano, ritorneranno sempre al vomito.

 

 

34. Ma, padre (dirà taluno) io non posso allontanarmi da quella persona, non posso lasciar quella casa senza mio grave danno. Dunque volete dire che la vostra occasione non è volontaria, ma necessaria; e se è necessaria, bisogna che almeno, se non volete lasciarla, procuriate, che da prossima diventi rimota co' mezzi che dovete usarvi. E quali sono questi mezzi? sono tre: la frequenza de' sagramenti, l'orazione, e la fuga della famigliarità con quella persona con cui avete peccato. La frequenza de' sagramenti della confessione e comunione per una via sarebbe ottimo mezzo; ma bisogna sapere, che nelle occasioni prossime necessarie d'incontinenza è un gran rimedio sospendere l'assoluzione, acciocché il penitente sia diligente in eseguire gli altri due mezzi, cioè il raccomandarsi a Dio frequentemente, e 'l fuggir la famigliarità. Bisogna che rinnovi il proposito di non


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cadere sin dalla mattina, quando si leva; e poi preghi non solo nella mattina, ma più volte al giorno il Signore davanti il ss. sagramento, o davanti il crocifisso, e Maria ss., per ottener l'aiuto a non ricadere. L'altra cosa, a cui gli bisogna sommamente attendere, è di togliere ogni famigliarità colla persona complice, con non conversarvi da solo a solo, non mirarla in faccia, non discorrervi; e bisognando trattarvi per mera necessità, farlo di mala grazia, dimostrandosi come disgustato con qualche pretesto. E questa è la cosa più importante per fare che l'occasione, la quale era prossima, diventi rimota. Ma ciò difficilmente si eseguisce da chi ha ricevuta l'assoluzione; e perciò in tali casi è spediente differir l'assoluzione sin tanto che l'occasione da prossima si faccia rimota. Ma per render rimote simili occasioni, non bastano né otto né quindici giorni, vi bisogna lungo tempo.

 

 

35. Ma se mai con tutti questi mezzi il penitente sempre tornasse a cadere, allora qual rimedio vi è? Allora il rimedio è quello del vangelo: Si oculus tuus dexter scandalizat te, erue eum, et proiice abs te1. Ancorché fosse l'occhio tuo diritto, bisogna che lo strappi, e lo butti da te lontano. È meglio, dice il Signore, esser privo dell'occhio, che averlo, e andarsene all'inferno. Dunque in tal caso o bisogna ad ogni conto allontanarsi dall'occasione, o esser dannato.

 

 




6 Trid. sess. 14. c. 4.



1 Phil. 4. 13.

 



2 Psal. 17. 4.

 



3 1. Cor. 10. 13.

 



4 Matth. 5. 42.

 



5 3. Reg. 3. 25.

 



6 Matth. 6. 24.

 



7 Sess. 6. can. 23.



1 Is. 1. 31.



1 Matth. 5. 29.

 






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