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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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VOLUME I

 

1. ALLA MADRE ANGIOLA DEL CIELO1 ED ALLE MONACHE DI SCALA.


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Il Santo fa loro varie esortazioni, tanto generali come particolari, e raccomanda una sua penitente, fieramente travagliata nello spirito.

Sia lodato Gesù, Giuseppe e Maria con S. Teresa in compagnia!

 

NAPOLI, 29 OTTOBRE 1730.

 

Gesù e Maria possedano sempre i nostri cuori! - Finitela, Signore! finitela una volta e pigliatevi tutti i nostri cuori: non ci curiamo di perderli, e non si trovino più, purché stiano in mano vostra, perché stanno in buona mano.

 

Appunto nel giorno della Santa mia, S. Teresa, ricevei le prime vostre lettere; con tanta mia consolazione in vedere la sola sopraccarta, che se n'avvidde ancora chi me le consegnò. Non ho scritto prima, perché sono stato molto affaccendato, e specialmente per la s. missione che si è fatta in Napoli, ed ancora ha da finire; tanto più, che dovea fare molte risposte,


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come vedete. Ora scrivo: e dico primieramente, che già sono passati più giorni dalla mia dimora in Scala, e pure sto colla memoria così fresca di voi, come [se] ieri ne fossi partito. Se questo vi pare troppo, pregate il Signore che me ne faccia scordare; perché, del resto, io spero che la detta memoria mi sia sempre l'istessa: perché nel ricordarmi di voi, sentomi non so che, che non m'allontana, ma più m'unisce a Dio; e specialmente sappiate, per comune consolazione, che i versi delle vostre lettere mi riescono saette che mi feriscono di Dio.

Su via, Sorelle! diamo il cuore a chi tocca, e cacciamone tutto quello che non è Dio; e per darglielo intieramente, procuriamo d'uscirne ancora noi, acciocché Dio non trovi cosa che l'impedisca di pigliarne l'intiero possesso.

Sappiate che sinora, come io diceva, ho scontato bene Scala e sto scontando, anzi sto al meglio della tempesta; sto, che alle volte non vedocielo, né terra, ma mi trovo dentro una caverna oscura, ubi nullus ordo, sed terribis horror inhabitat.


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Sia sempre fatta la volontà del Sommo Bene! E sia di mandarmi dannato, se questo è di sua maggior gloria; questo sì, pregate per me che io non l'offenda, perché non è di gloria sua che io l'offenda. Del resto, Signore, eccomi qua: un inferno è poco per me.

Il P. Falcoia1 mi ha scritto con tanta tenerezza, che mi ha incatenato; non mi ha scritto quando torna, ma io ho inteso, verso li 20 di novembre.

Signora mia Madre, la supplico caldamente a pregare e far pregare Dio per quella mia povera penitente Maria, per cui non so più che fare né che dire. Non m'intende, non mi capisce.: più dico, più l'inquieto; onde è tentata anco di lasciarmi. Io le ho detto che vada a chi vuole, ma vedo ch'è tentazione. È tentata presentemente quasi continuamente ad uccidersi. Le pare che non ci è Dio, e se ci è, ch'essa l'odia e Dio odia lei; e le pare poi che quest'odio non l'affligga, e quest'istesso più l'affligge. Onde, per la pena, la quale non [sa] perché e donde le viene, sta quasi stolida, vicina ad impazzire e quasi fuori di sé. Onde appunto ieri, per questa pena che è una specie d'agonia continua, le venne, nel confessionale, una mezza sincope che le tolse la parola. Dico questo, acciocché vi moviate a compassione per quest'anima desolata, la quale per altro mi consola poi nella pronta obbedienza che mi fa, ancora in cose molto ardue ed arduissime che le ho imposte per provarla.

Vi prego a raccomandarla per tre giorni almeno, e farla raccomandare dalla Comunità nella S. Communione, e farle dire una Litania a Maria Vergine, acciocché il Signore dia lume a me, e forza a lei per obbedire e sopportare questa terribile prova. Se non mi scappa dall'obbedienza, spero che quest'anima abbia da dare gloria grande a Dio; ma ha bisogno di grande aiuto ed orazione. Aiutatela dunque, perché forse il Signore mi ha fatto conoscere voi, acciocché v'impegniate a pregarlo per


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quest'anima. Ed ella pregherà ancora Dio per voi, in quel modo che può.

E poi, Sorelle mie dilettissime in Gesù, non vi raffreddate a pregarlo per me. Io, sacerdote chiamato ad acquistare anime, potrei essere di gloria di Dio; pregate che io gli dia gusto, e poi, se mi vuole mandare all'inferno, [sia] come a lui piace. Io sembro impertinente nel replicarvi tante volte: pregate per me; perché temo che col tempo, v'andate raffreddando.

Sappiate, che il pensare io che voi pregate Dio per me, questo solo mi fa animo a spingermi avanti a dar gusto a Dio, parendomi impossibile che Dio non vi voglia sentire, quando davvero l'applettate [con premura pregate] per qualche anima e gli dite come gli dicea S. Teresa per alcuno: Signore, lo vogliamo questo per nostro amico.

All'incontro, [quanto sarei sconfortato] se lasciaste di pregar per me! Il che vi prego, se mai accade, a non farmelo sapere, ma tenermi lusingato; perché se sapessi, col tempo, che vi siete raffreddate a pregar Dio per me, mi sarebbe una gran tentazione. Io per me, o vagliano o non vagliano le mie preghiere, non mi scordo mai di voi; anzi sappiate che voi vi pigliate gran parte delle mie miserabili orazioni.

E parmi più pregare Dio per voi che per me: perché, in quanto a me, cerco di rassegnarmi se Dio mi voglia, per mio castigo, far restare nel più basso della santità; ma per voi par che non sappia rassegnarmi, se non vi vedo tutte Serafine. Ogni tanto, mi volto verso il vostro paese e vi dico: Amate, o anime innamorate, amate Gesù! Amate dunque, non perdete momento; gli potete dare gran gusto, e ricordatevi che egli vi sta amando ogni momento e non perde tempo. Parlategli spesso, specialmente al coro, quando lo trovate nel Sacramento, e parlategli d'amore più d'ogni altra cosa: ché egli di questo più di tutto gode gli sia parlato. Amate Gesù, e sopra tutto amate il suo bel Cuore divino, la sua bella Volontà.

Né poi vi curate, se siete predestinate o prescite, derelitte o accarezzate, care o abbandonate. Unitevi tutte alla sua volontà, e poi dite: Signore, ci basta il tuo gusto, la tua gloria. Questo sia l'unico


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nostro interesse, che Dio resti intieramente glorificato sopra di noi; e poi vengano le disgrazie, gli abbandoni, le croci, le tempeste, le tenebre, le disperazioni, l'inferno: benvenuto ! sempreché così piace a Dio; sempre è l'istesso Dio buono, degno d'esser amato: dunque sempre sia amato e benedetto per tutti i secoli de' secoli!

Diciamo così e poi fidiamoci di Dio, anco per dargli gusto; perché vuole che ci fidiamo di lui. Prego il Signore che vi faccia un giorno bruciar in quell'inferno di S. Teresa mia, ove l'Amore è il carnefice dei cuori.

 

Cor mio, confida e spera

Che la tempesta ancor

Condurre sa talor

La nave in porto.

 

Per carità, quando scrivete, levate l'Illustrissimo, ch'io non son Vescovo.

D. Giovanni1 si raccomanda alle orazioni di tutte.

Quello che ho scritto sino qui, potete leggerlo in pubblico a chi volete. Quest'altro appresso, prego a leggerlo voi, e poi farlo leggere alle Sorelle in particolare, a cui scrivo in segreto.

La mia penitente scrive a Suor Maria Colomba.

E primieramente scrivo a voi, non come Madre, ma come Maria Angiola e le dico: Figlia mia (ti chiamo così, perché mi chiami col nome di Padre), io ti ringrazio assai di quanto fai per me. Io so che non solo tu mi raccomandi a Dio, ma mi fai continuamente raccomandare dalla Comunità; e lo credo certo, perché dal tuo trattare già mi sono accorto che forse hai più fatti che parole; onde il tuo procedere, non puoi immaginarti quanto, quanto mi piace. Non ti scordare più di pregare Dio per me; io non mi scordo mai di te, e credilo ch'io ancora, sappi, non sono troppo amico di chiacchiere, e lo dico come lo sento. E ti raccomando a Dio con modo speciale, non solo nella Messa, ma ancora quasi in tutte le mie povere orazioni;


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e quelle grazie, che cerco a Dio per me, le cerco per te ancora ed offerisco a Dio tutta la tua volontà, e con impegno grande. Fallo per me ancora tu, poiché nel tuo cuore so certo che riposa Dio e non vuol partirsi mai, mai più. La gratitudine, lo sai che non dispiace ma piace a Dio, anco col prossimo. L'anima tua è troppo cara a Dio. A te sta, se mi vuoi innamorato di Dio: basta che gli dici una parola di cuore, specialmente quando stai abbracciata collo Sposo tuo, dopo la S. Comunione.

La paura, che mi avvisi di Maria Colomba, mi una consolazione grande: da questo piglio più animo a dirle che segua a dare a Dio tutta la volontà, perché lo Sposo la vuole tutta sua. E finisco con benedirti tutti gli affetti, i pensieri, i moti, i respiri, i passi, i guardi e tutto.

Mi scordai di mandarti il mio ricordo. Te lo mando ora in questo verso: Dio mio ecc.1

Mando ancora a Suor Maria Cherubina il suo verso: Sposo mio ecc. E ditele da mia parte, che il dolore de' peccati non è necessario a chi è stata già perdonata da Dio; onde voglio di più cercare per lei che arda, che spasimi, che impazzisca, e poi mora per amor di quel Dio che è impazzito e morto per suo amore; sicché attenda ad impazzire, ed io, sì signore, mi piglio il peso di render conto per l'anima sua a Dio, e la benedico.

A Suor Maria Felice: ditele che io seguirò a dar la sua volontà a Gesù, ed ella faccia l'istesso con me, e mando anche a lei la cartellina che desidera: Gesù mio ecc.

A Suor Maria Rosa: avvisatela che il Signore la vuole santa; ma presto, presto, non vuol aspettare più tempo. Santa Rosa mia ben per tempo si fece santa, e per tempo se ne morì.

Dite alla buon'anima di Suor Maria Raffaella2 che le mando il seguente suffragio. Sorella mia, godo di sentire che sei cecata


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ed insordita; vorrei che fosse davvero, come io ti desidero. Mi rallegro di sentire ancora: Amo, e pure non so che ne sento amore. Lontana e vicina, unita e separata, ama solo la bella Volontà di Dio, e non ti curar di saper niente più, nemmeno se ami o non ami, se sei o non sei di Dio; non cercarsollievo, né lumi, né d'uscir dalla povertà o dalle tenebre: tutto succede per volontà di Dio.

Giacché il pregare per me, vedi che è volontà e impegno di Dio, se ne puoi far di meno, fanne di meno! Del resto, se mi giovi o no, non te ne curare. E certo che se tu mi fai santo, così poi posso meglio giovare a te, come tu dici. Farò l'ambasciata a Mamma1, e gliela manderò per la seconda Mamma, S. Teresa; e so certo che Mamma la sentirà con gusto. Sii benedetta da Gesù e da Maria!

A Suor Maria Michele dite che, se la cogliono le bestemmie mie, essa pure sta fresca; e sappia che non cesserò di pregar Dio, sinché non sia bruciata viva per Dio; vorrei ancora che m'impetrasse dal suo Sposo, quale so che gli vuol bene, l'istessa bestemmia per me. La benedico.

A Suor Maria Eletta: che m'attenga la parola, ché io sempre la raccomando a Dio.

A Suor Maria Emanuele: ditele che prima di morire, spero di vederla tutta di Dio.

A Suor Maria Giuseppa non so, se le faceste la mia ambasciata, e se mi ha promesso di raccomandarmi a Dio. Di nuovo salutatela da parte mia.

A Suor Maria Cristina, che ringrazi il Signore de' lumi ricevuti; attenda puntualmente ad eseguirli, segua a raccomandarmi a Gesù, ché io, ringraziandola della memoria che ha per me, seguirò a far l'istesso per essa.

A Suor Maria Evangelista: ditele che io ho seguitato a raccomandarla al Signore; da figlia le feci la promessa, ed ella spero che m'attenda la promessa ancora. Ditele che lo Sposo si è ingelosito di lei; onde ha preso l'impegno di volerla tutta sua.


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A Sorella Battista: ditele che pregherò Gesù che la carceri nel suo Cuore divino.

E ad ognuna in particolare: potete dirle, se dimandasse, che io la raccomando assai a Gesù ed a Maria, come è certo che faccio per tutte, e che non si scordi di me.

Se per caso m'aveste da scrivere di nuovo prima di Natale, specialmente se avete da dirmi qualche cosa speciale di Monsignor Falcoia o delle cose vostre, prego a farmi capitar le lettere prima della metà di dicembre; perché verso la metà dobbiamo partir, come sento, per una missione ben lunga, otto giornate lontano da Napoli.

Dio sia il nostro tutto! Sia lodato Gesù e Maria!

Mamma ha pigliato a finirmi, onde scrivo una canzoncina, che ultimamente in onore suo ho composta. La legga all'altre.

 

Di V. S. Rma

 

Devmo e umo servitore

ALFONSO DE' LIGUORI, miserabile.

 

Conforme ad una antica copia.

 

 

 




1 La Madre Angiola del Cielo, chiamata nel secolo Maria de Vito, nacque in Napoli nel 1700. Fin dall'età di 19 anni, spinta dal desiderio di consacrarsi allo Sposo delle vergini, con una sua sorella si ritirò in un Conservatorio, che allora veniva fondato nella piccola città di Scala. La sua gran pietà e la maturità del suo senno erano tali che, ancor giovanissima, fu stimata degna di coprire la difficile carica di maestra delle novizie, e nel 1729 di essere eletta Superiora di quella religiosa Comunità. Ma rivelazioni soprannaturali avendo fatto palese, che alla Regola sin allora osservata doveasi sostituire altra, il cui principale scopo fosse l'imitazione continua di N. S. Gesù Cristo, la Madre Angiola, poiché le dette rivelazioni furono approvate da S. Alfonso negli esercizî da lui predicati nel settembre di quest'anno 1730, con tutto l'impegno s'adoprò, acciocché quell'importantissimo progetto sortisse buono effetto. In fatti, nel mese di maggio dell'anno seguente, il Conservatorio di Scala abbracciò la nuova Regola, prendendo il nome del SS. Salvatore.- Così fu solennemente inaugurato l'Istituto, conosciuto oggi sotto il nome di Monache del SSmo Redentore o Redentoriste, le cui Regole furono approvate nel 1750 dalla S. Sede.

La Madre Angiola venne di frequente rieletta Superiora, sicché fu quasi di continuo a capo di quella fervente religiosa Famiglia. Essa ebbe la fortuna di avere per ben dieci anni il Venerabile Gennaro Sarnelli a direttore dello spirito, e le numerose lettere a lei dirette, che noi conserviamo, chiaramente ci mostrano l'altezza della perfezione e santità a cui giunse.

Questa gran serva di Dio, la cui memoria è in benedizione presso tutta la religiosa Famiglia di S. Alfonso, morì santamente nell'anno 1782.



1 Tommaso Falcoia de' Pii Operai era il Padre spirituale delle Monache. Stava allora in Roma, ove in questo mese fu consacrato vescovo.

1 Giovanni Mazzini, uno dei primi compagni del Santo.

1 Le parole di questo ricordo e degli altri, mentovati appresso, erano scritte in biglietti separati, e non esistono più.

 



2 Suor Maria Raffaella era sorella della Madre Angiola del Cielo, e fu essa che, nell'anno 1767, fondò in Sant'Agata de' Goti il monastero delle Monache del SSmo Redentore.

1 Con questo tenero nome solea spesso il Santo chiamare e indicare la gran Madre di Dio e Madre nostra Maria.




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