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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
338. AL RMO P. LUIGI CENTURIONE, PREPOSITO GENERALE DELLA COMPAGNIA DI GESÙ.
Sollecitudine del Santo per l'onore della Compagnia.
[NOCERA, … AGOSTO 1758]
Benché non abbia avuta la sorte di essere della Compagnia, nondimeno l'amo come fossi di essa; onde, vedendola ora così tacciata per i fatti che rapporta nel suo libro, benché proibito, il Padre Norbert,1 ho cercato dai vostri sudditi,
specialmente del collegio di Napoli, qualche scrittura per poter rispondere ai letterati di oggidì, ai quali par di non potere conseguire la laurea di letterato, se non dicendo male de' Gesuiti.
Scusi V. Paternità Rma, se mi avanzo a tanto. La vostra Compagnia è stata posta da Dio nella sua Chiesa per il bene universale del Cristianesimo; e noi vediamo il bene che ha fatto, e fa ancora in oggi in tutto il mondo, per lo spazio appena di due secoli per mezzo de' suoi operarî. Agli operarî è necessario il buon nome ed il buon concetto. Ora tal concetto cercano di toglierle i nemici, con addurre il libro del Padre Norbert, quale oggi va da per tutto ed in cui, come saprà V. Paternità Rma, si raccontano fatti orrendi. Ora non vedendosi risposta a tali fatti, si fa un dilemma: o tali fatti non son veri, e perché i Gesuiti non rispondono, e non mettono in chiaro la verità? o sono veri, e perché i Superiori non li castigano e condannano, anzi li difendono?
Uniscono poi ai fatti del Malabar e della Cina altre orribili imputazioni, ed io mi sento morire in udire tali cose.
Per l'onore dunque della Compagnia e per la gloria di Dio, mi sono spinto a mandarle questa mia supplica, in cui la prego di scrivere dove bisogna, e dar ordine che si mettano in chiaro i fatti e le discolpe. Questa fatica e questa diligenza mi pare che sia necessaria. Sento che in Francia è uscita una certa scrittura contro il Padre Norbert. Almeno V. Paternità Rma la faccia venire e la faccia stampare, o in Roma o in Napoli. Perdoni di nuovo, ne la prego, se mi sono avanzato a tanto; replico, l'affetto che porto alla Compagnia mi ha spinto a scriverle: io non valgo a niente, ma sappia che sono il predicatore delle lodi della Compagnia.
Presso il P. D. Celestino Berruti, nella opera Lo Spirito di S. Alfonso M de' Liguori cap. XXVII.