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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
522. A D. FRANCESCO DI FILIPPO, ARCIPRETE DI FRASSO.
Imparzialità del Santo nell'approvare i confessori.
Viva Gesù, Maria e Giuseppe!
ARIENZO, 15 MARZO 1767.
Rmo Sig. mio ossmo.
Circa la lettera, sto inteso.
In quanto poi al predicatore [della quaresima], non mi fate replicare una cosa cento volte. Quando io ho detto che ci ho scrupolo, ancorché me lo dicesse il Papa, direi al Papa: Vostra Santità gli dia ella la confessione, ma io non posso approvarlo senza esame.
Io lo stimo Padre di ottimi costumi e santo, ma per confessare non basta la santità, né il fare buone prediche: questa è una scienza a parte. E questo è un inganno di alcuni, il credere che sia abile, per confessare, ognuno che predica bene.
La religione Teresiana, Dio sa quanto io la stimo. S. Teresa la mia avvocata, e quando io stava nel secolo, sempre me la faceva nelle chiese de' Teresiani. L'errore mio è stato di dargli la predica, senz'appurar prima se voleva esaminarsi.
Da oggi avanti, con tutti i predicatori, farò il patto di venirsi ad esaminare prima per la confessione; altrimenti non gli ammetterò.
Ne eccettuo solamente coloro, de' quali ho bastante notizia della loro perizia nel confessare per altra via, come se sono parrochi o missionarî, perché questi studiano la Morale; ma certi religiosi attendono a farsi un buon quaresimale, e di Morale poco ne studiano. E perciò de' religiosi, da oggi avanti, io non ne ammetterò nessuno, nessuno, nessuno senza l'esame.
Non posso andare all'inferno per nessuno. Io sono vescovo a forza: onde sarei doppiamente pazzo, se, per compiacere gli altri per la diocesi, mettessi a pericolo l'anima mia.
Faccia sentire questa mia a coloro che si lagnano.
Non altro. La benedico e resto, ecc.
Conforme all'edizione romana.