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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
586. A SUOR BRIANNA CARAFA, NEL MONASTERO DI S. MARCELLINO, NAPOLI.
Parla del distacco de' parenti o della frequente comunione.
Viva Gesù, Giuseppe e Maria!
ARIENZO, 19 OTTOBRE 1768.
Io son passato meglio, perché sono uscito dal pericolo di vicina morte; del resto, sono restato cionco e pieno di dolori, che non mi posso muovere, e le notti le facio chiare, e già sono tre mesi. Sempre sia benedetto Dio che mi ha mandato questo regaluccio!
Veniamo a voi. Queste scherchiate [stranezze] che fate mi fan tremare di voi. Ringraziate Dio che avete trovato una buona Superiora. Se fosse stata un'altra, ecco che già sareste calata alle grate, e sareste divenuta come tutte le altre.
Volete farvi santa e poi non volete esser contraddetta, e vorreste sempre esser consolata da dolcezze interne.
Per carità, a questa passione de' parenti non ci date niuna condiscendenza; perché questa può rovinarvi e farvi perdere ogni cosa. La prima gratitudine la dovete a Dio, che vi ha amata con grazie così particolari.
In quanto alle penitenze, avvisatemi come state di salute, perché intendo di farvele ripigliare.
Non lasciate la comunione, e raccomandatemi a Gesù Cristo che mi dia rassegnazione a questa infermità.
Mi avete fatto ridere nelle ultime parole che avete scritte: Avvisatemi se venite per novembre.1 Torno a dire, io sto cionco da capo a piedi, e son tre mesi. Certamente così tirerò tutto l'inverno e forse per tutta la mia vita; ma, torno a dire: io ringrazio il Signore di questo regalo, né desidero sanare. Solo pregate Dio che mi dia rassegnazione.
Di V. R.
Umo servo
ALFONSO M. vescovo di Sant'Agata.