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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
786. AL P. D. FRANCESCO ANTONIO DE PAOLA
Fermezza e prudenza del Santo nel negare ai soggetti il cambiamento di residenza.
Viva Gesù, Maria e Giuseppe!
ARIENZO, 4 FEBBRAIO 1775.
In quanto a Torrice, avrei tutto il piacere si concludesse; ma che almeno ci fossero i 200 ducati.1
In quanto a Capuano, io scrivo in segreto stretto a V. R. quello che a lui ho scritto, che se vuole tornare in Napoli, è meglio che si licenzi [dall'Istituto], ed io son pronto a dargli la dispensa. Più di ciò non posso spiegare né a V. R., né a lui.
E questo V. R. può conferirlo con lui; dico queste poche parole che ho scritte, e non occorre più a dimandarle.
Io sono vicino alla morte; quando io son morto, si regolerà col mio successore. Per ora, più di questo non posso dire.2
Il P. [Cipriano] Rastelli sta alla Congregazione e sta rassegnato, ma non occorre farlo tornare alla Romagna per certi fini.
Non è tempo ora di ricorrere al Re. Per massima della Congregazione, dico de' soggetti: Dio che l'ha fatta, egli la conserverà. Ma se noi facciamo difetti, ci mettiamo in pericolo tutti di tornare alle case nostre. E questo pericolo in cui stiamo, predicatelo spesso ed apertamente a tutti i nostri Fratelli; acciocché ognuno stia attento all'ubbidienza delle Regole e de' Superiori.
Stiamo in mano di Dio ed in continuo pericolo di essere distrutti: le sole orazioni ci possono salvare; e per questo tremo, quando sento difetti.
Benedico V. R. e tutti.
Di V. R.
Fratello ALFONSO MARIA,
[P. S.] Per lettera, non posso scrivere tutte le cose che occorrono.
Aggiungo circa Sarnelli, che prima io stava con timore, ma ora stanno le cose ben situate presso i ministri. Onde stiamo moralmente certi di non poter perdere. La causa è appuntata per la fine di questo mese; onde seguitiamo a far orazione, perché questa causa importa tutto il bene della nostra Congregazione.
Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.