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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
268. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.
Propone un mezzo abbastanza vantaggioso per la vendita dei libri in Napoli, ed esposto il fine ond'è mosso nelle sue pubblicazioni, si mostra desideroso di sapere per qual ragione non voglia stampare le opere ascetiche e la Storia delle eresie.
Viva Gesù, Maria e Giuseppe!
ARIENZO, LI 31 GENNAIO 1773.
Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.
Giorni sono, mi è stato avvisato dal Fratello della Congregazione che, secondo l'incombenza avuta da me, avea trovato dentro i librari un buon uomo e puntuale, il quale si avrebbe pigliate tutte le opere che V. S. Illma mi ha mandate a smaltirle, ma vorrebbe cortesìa; ed io penso che la cortesìa che vorrebbe, sarebbe di molto momento.
Basta: io prego V. S. Illma a considerare che, in mano mia, difficilmente avranno esito le opere sue; perché da una parte, avendo io perduto il P. Ferrari, che si pigliava il fastidio di andar trovando le messe, e in questo modo smaltì porzione de' libri (ma poca, perché gran parte ci è rimasta,) temo da giorno in giorno che i sorci o altra disgrazia abbia da far perdere le stampe; all'incontro, stando le opere in mano nostra, difficilmente in Napoli
si smaltiranno; perché i librari ben trovano il modo di smaltire i libri che tengono, ma il Fratello che tengo in Napoli, che non tiene bottega, appena ogni cento anni trova qualche occasione di vendere qualche libro; e questa mi è una pena sensibile, mentre l'interesse suo io lo stimo quasi mio. Perciò dissi al Fratello che facesse diligenza di trovar, fra i librari, che uno si pigliasse tutto a conto suo, e fosse puntuale.
La persona trovata so io ch'è puntuale; ma è povera, e penso, come ho detto, che voglia molta cortesìa. Prego V. S. Illma ora a rispondermi se si contenta che faccia io, e ne ricavi da questa faccenda de' suoi libri tutto quel che posso ricavarne, procurando di averne quanto più si può. Pertanto aspetto la risposta sua per vedere come mi ho da regolare. E stia sicura che io non ho impegno per questa persona:l'impegno mio è più per V. S. Illma.
Del resto, disponga ella come meglio stima, ed io l'eseguirò.
Già ho dato a stampare il mio nuovo libro della Passione1, a cui verranno aggiunti due altri opuscoli2, uno contra i deisti, che mi costa sei mesi di fatica, ed ho scrutinati molti libri francesi ed italiani per comporlo, e mi pare che sia venuta una operetta molto plausibile per li tempi correnti; onde io penso, oltre le copie che ne metterò nel libro, di stamparne altre copie a parte.
Il terzo opuscolo è di pensieri divoti e scelti di divozione3, simile alli pensieri e capi di Tommaso da Kempis. Onde il libro verrà in- 12; ma con questi opuscoli verrà molto più voluminoso di quel che pensavo. Basta: subito che l'avrò finito, ve lo manderò, acciocché lo dia a stampare, se così le piace; altrimenti, non si prenda fastidio e soggezione, se non lo vuole stampare.
Io per altro, secondo il mio solito, ne farò stampare poche
copie, acciocché, se piace al pubblico, lo ristampino gli altri; se poi non piace, io non mi prenderò pena di non vederlo ristampato: mi basta la mia buona intenzione per la gloria di Dio.
Ho detto ciò, perché V. S. Illma da molto tempo ha avuta intenzione di stampare le opere mie ascetiche in un corpo, e più volte anche me l'ha scritto; ma poi non vi ha dato mai principio; è segno che non avrà più questa intenzione, perché non lo stima conveniente, ed io in ciò mi rassegno alla volontà di Dio ed anche alla volontà di V. S. Illma.
Vedo poi che sinora non ha dato principio, anzi non me ne scrive più, di stampare i tre tometti dell'Eresie, quando io credeva che l'avesse stampati subito, essendo un opera di molta fatica e molto plausibile ad ecclesiastici e secolari. Su ciò, torno a dire, faccia ella come meglio stima per gl'interessi suoi; perché io non mi terrò aggravato, se non li stampa.
Solamente la prego, se forse qualche bello umore le ha fatta qualche censura di questa mia opera (la quale per altro in Napoli è passata per ignem et aquam, ed è stata esaminata con molto rigore, avendo avuto un revisore rigorosissimo) la prego a levarmi questa mia curiosità, ed a spiegarmi la taccia che vi han trovata; perché io le farò vedere che la taccia è affatto ingiusta. Scusi il tedio che le ho dato questa volta, scrivendo così a lungo fuor del mio solito.
La prego di risposta, ma soprattutto sopra il contratto di dare a quella persona tutte le stampe sue, che qui sono presso di me. Del resto, se vuole che seguiti a tenerle, io le terrò.
Non altro; resto con tutto l'ossequio rassegnandomi
Di V. S. Illma
Divmo ed obblmo servitore vero
ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.
Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.