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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
287. AL SOMMO PONTEFICE CLEMENTE XIV.
Gli dedica la Traduzione dei Salmi.
Viva Gesù, Maria e Giuseppe!
Beatissimo Padre,
Avendo io fatta la presente opera in questi ultimi anni di mia vita, poiché sono già nella decrepitezza ed aspetto di giorno in giorno la morte; e trattandosi de' Salmi di Davide, i quali, dopo l'amministrazione de' Sagramenti e della divina parola, sono l'applicazione più santa delle persone dedicate a Dio, con esercitare in terra l'officio che fanno gli Angeli in cielo nel celebrar le divine lodi: ho stimato di non poterla dedicare ad altri meglio che alla Santità Vostra, ch'è
Capo della Chiesa e tiene in questa terra le veci di Gesù Cristo. Io non voglio qui stendermi a descriver gli encomi che merita la Santità Sua per mille riflessi; onde per non offendere la sua modestia, tralascio di lodare in particolare gli esempi che risplendono agli occhi di tutto il mondo: la sua vita mortificata, il distacco da' congiunti e da tutti i rispetti umani; ma non posso poi passar sotto silenzio quella gloriosa prudenza che Vostra Santità ha esercitata, in aver con tanti savi mezzi procurato di sedare quei dispareri, che teneano in agitazione gli amanti del ben della Chiesa.
Intanto spero che la Santità Sua gradirà questa mia fatica, che può giovare a tutti coloro che recitano il divino Officio, tra' quali ritrovansi molti che poco intendono il linguaggio latino e 'l significato delle parole, e tanto meno il senso dei Salmi; quando all'incontro i Salmi, per la maggior parte, sono così difficili a comprendersi, che appena si capiscono da' dotti.
E quantunque vi sieno stati molti eruditi che han procurato di spiegarli, tuttavia, perché hanno scritto in latino, o perché han parlato con istile alto, la loro fatica non è riuscita universalmente utile quanto bisognava. Perciò io mi sono affaticato a rendere, come meglio ho potuto, intelligibile il loro senso, affinché tutti intendessero quel che dicono, e così recitassero le Ore canoniche con maggior attenzione.
Pongo intanto questo mio libro a' piedi di Vostra Santità, acciocché lo corregga, se merita correzione, e lo benedica, se stima che possa giovare al pubblico; ed umiliato al suo pontificio trono, bacio divotamente il sagro suo piede, e chiedendole la sua santa benedizione m'inchino, protestandomi sempre
Di Vostra Santità
Umo, divmo ed ubbmo figlio e servo
ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata de' Goti.
Conforme al foglio stampato a capo dell'opera