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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
301. AL CANONICO D. SALVATORE RUGGIERI, REVISORE ECCLESIASTICO.
Difende due passi criticatigli nelle sue Dissertazioni teologiche, mostrando insieme il suo grande amore alla verità e la più scrupolosa esattezza ne' suoi giudizi.
Viva Gesù, Maria e Giuseppe!
NOCERA, 22 LUGLIO 1776.
Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.
Vostra Signoria Illma ha criticato l'altro passo alla pag. 215 n° 241.
Quando la proposizione dell'autore può spiegarsi in buon senso, perché si ha da ributtare? Ella dice, non essere lo stesso amore dell'anima viatrice che quello dell'anima beata. Io non ho trovato niuno che tratti questo punto più distintamente del P. Suarez (Op. posth, de virt. theol., disp. 3 de charit. sect. 3). Egli asserisce, esser sentenza comune de' teologi col Maestro delle Sentenze, in 3. dist. 31, e con S. Tommaso, 12, 9. 67, art. 6, che la stessa è carità della via e della Patria; poiché l'oggetto formale dell'amore, che è la divina bontà cognita soprannaturalmente, è lo stesso per le anime che sono viatrici e che sono beate.
Si oppone che la carità si perfeziona in cielo. Si risponde che la perfezione accidentale della carità si perfeziona nel cielo, ma la carità sostanziale è la stessa; perché l'oggetto formale dell'amore, ch'è Dio, è lo stesso.
S. Tommaso, nel luogo citato, lo spiega in più luoghi. Nel corpo conclude, dicendo: Charitas non evacuatur per gloriae perfectionem, sed eadem (si noti) numero manet. Rispondendo
poi ad I, lo spiega più chiaro: Remoto autem eo quod est per accidens, nihilominus remanet substantia rei. E nella risposta ad 2, spiega più chiaramente che la carità delle anime nella via sarà la stessa per esse nella Patria: Charitas non habet pro objecto ipsam cognitionem; sic enim non esset eadem in via et in patria: sed habet pro objecto ipsam rem cognitam, quae est eadem, scilicet ipsum Deum. L'angelico distingue la cognizione di Dio dalla cosa cognita, cioè da Dio, ch'è lo stesso.
La perfezione sostanziale dell'amore pertanto consiste nell'adesione dell'anima a Dio. La perfezione poi accidentale sta nell'intenzione e nella depurazione de' difetti.
Io non però, per togliere tutti gli equivoci, ho pensato di mettere quel passo in questo modo: E si noti poi che la carità dell'anima viatrice, in quanto alla sostanza, è la stessa di quella che avrà nella Patria; ma con due differenze: la prima, che nella via l'amore è libero, ma nella Patria è necessario; inoltre nel cielo l'amore in quanto alla sostanza sarà lo stesso, ma sarà più perfetto in quanto all'esser depurato da' difetti e nell'esser più intenso; del resto, la sostanza sarà la medesima nella Patria che fu nella via.
Mi pare che, posto così, non vi sono più equivoci. Del resto, se volessimo indagare tutti gli equivoci che possono prendersi in mala parte, negli autori più assennati, si troverebbero mille proposizioni che non potrebbero passare.
Veniamo alla questione de' bambini1. Io avevo scritto: S. Agostino sostiene fortemente l'opposito, V. S. Illma ha mutato: fondatamente lo dimostra. Io non ho voluto difendere la
sentenza di S. Tommaso, e perciò semplicemente l'ho buttata senza ragioni e senza neppure accennare le tante altre autorità de' santi Padri che la difendono, e tutte le difese le ho poste per la sentenza di S. Agostino; ma il voler farmi dire che S. Agostino dimostra l'opposto è volermi fare impugnare S. Tommaso e dire che la sentenza di S. Tommaso evidentemente è falsa, e per conseguenza è volermi far dire una tonda bugia, con dire un sentimento contrario a quello che sento: ed io son pronto prima a perdere la testa che dire una bugia.
Pertanto ho pregato Benedetto Cervone1 di ottenere la moderazione di quella proposizione: fondatamente lo dimostra. Si può dire: S. Agostino tiene per certo, sostiene per ineluttabile ecc. La prego a non volermi obbligare a dire una bugia. Come posso dire che S. Agostino lo dimostra, quando io non posso arrivare a persuadermi che S. Tommaso tenga una sentenza falsa? La prego, la supplico a non tenermi più angustiato. Si accostano due mesi che patisco quest'angustia; la prego almeno che mi faccia questa carità.
Di V. S. Illma Divmo ed obblmo servitore vero
ALFONSO MARIA DE' LIGUORI, vescovo.
Conforme all'originale che si conserva presso il Sig. Giancarlo Rossi, in Roma.