- VOLUME IV
- Lettere
- 132. Alla Sign.a D. Teresa Loffredo.
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132.
Alla Sign.a D. Teresa Loffredo.1
Perseveranza
nella vocazione.
Viva Gesù Maria G.e e Teresa
Nocera 13 Marzo [1758]
Io tanto mi consolo che Gesù-Cristo finalmente l'ha vinta
col l'anima vostra. I parenti certamente che vorranno per qualche tempo
sperimentar la vocazione. Ma che paura avete? Niuno può levarvi più
Gesù-Cristo. State attenta ora però, pregate Gesù e la Madonna alla Visita, e
alla Comunione sempre per la perseveranza. Sapete quante hanno avuta la vocazione,
e per non cercar la perseveranza, l'han perduta! Quando volete scrivere al P.
Strina2, mandatemi la lettera, ch'io ce l'invierò. Di nuovo mi consolo.
Dite sempre a Gesù: Signore, son tua; mi sono data a Te, non ti voglio lasciare
più3. Viva Gesù Maria G. e Teresa.
Alla Sign.a D. Teresa
Loffredo4
Vostro Um.mo
Serv.re
Alfonso de Liguori del SS. Redentore
Lettera autografa. Questa lettera si trova custodita,
come insigne reliquia, nella sagrestia della chiesa parrocchiale di Pregiato.
Il P. Luigi Gravagnuolo con cortesia e solerzia ha procurato buona copia
fotostatica. Sull'originale è annotato: «Attesto con giuramento io qui
sottoscritto Rettore della Casa di S. Michele de' Pagani che la presente è
tutta scritta di carattere del Beato Alfonso M. de Liguori. -Pagani li 17
Settembre 1830. -Felice M. Cassese del SS. Red.re
-Consultore Generale, Rettore»
Analisi della lettera fatta dal P. Oreste Gregorio.
Pubblicata in Spicilegium Historicum, Roma, 20
(1971), pp. 5-7.
1 In questa lettera a D. Teresa Loffredo un inciso
sul p. Strina apre la via a stabilire la cronologia imperfetta: «Nocera 13
marzo». Ma già il nome del luogo ci riporta agli anni successivi al 1750.
Sant'Alfonso verso la fine del 1751 mutò residenza, trasferendosi con la curia
generale da Ciorani a Nocera di Pagani, dove rimase sino a marzo del 1762,
allorché eletto vescovo di S. Agata dei Goti si recò a Napoli ed indi a Roma
per ricevervi la consacrazione. Durante questo decennio appose abitualmente
alla firma l'appartenenza «del SS. Redentore»; dal 1762 in poi cominciò ad
aggiungervi il titolo di «Vescovo di S. Agata».
2 Il p. Andrea Strina, nato a Lettere (Napoli) nel
1726 e morto il 21 aprile a S. Angelo a Cupolo (Benevento) nel 1797, fu amico
di S. Gerardo Maiella (m. 1755). Abbracciò la Congregazione del SS. Redentore
da suddiacono, emettendo i voti religiosi nel 1749. Trascorsi pochi mesi, il 31
maggio, venne ordinato sacerdote. In quell'epoca il santo, ch'era Rettore
Maggiore, esigeva che gli ecclesiastici venuti ad arruolarsi al suo Istituto
missionario, non ostante gli studi sacri compiuti fuori, frequentassero un
corso teologico-pastorale per apprendere i principi che egli aveva esposti
nella propria «Theologia moralis», perché nella futura esplicazione
dell'apostolato evitassero gli scogli del lassismo e più del rigorismo. Né in
genere permetteva che i suoi allievi confessassero il ceto muliebre prima degli
anni trenta: un costume restato in vigore nel meridionale napoletano sino ai
tempi moderni non senza lodevoli vantaggi.
È quindi possibile che il p. Strina, verso il 1757, ormai
trentenne, andato a Cava dei Tirreni per svolgere la sua azione apostolica
abbia incontrato la sig.na Teresa Loffredo, la quale gli svelò l'intenzione di
abbandonare la famiglia per consacrarsi al Signore. Opiniamo che il confessore,
esaminato il problema e sapute le opposizioni gravi sollevate in casa, abbia
fornito alla giovine l'indirizzo del santo per consultarlo e avere il sostegno
di un personaggio tanto autorevole nella situazione difficile in cui versava.
In quel periodo del deprecato «Maggiorasco» troppo spesso i genitori spingevano
i figliuoli contro voglia al convento per non spezzare l'asse ereditario;
eccezionalmente ce n'erano di quelli, che con vedute umane ristrette
ostacolavano i passi di chi disegnava abbracciare lo stato religioso.
3 Il santo, vagliato il caso con prudenza (forse
non gli era nuovo, perché si recava di tanto in tanto a Cava per ragioni di
ministero) rispose a Donna Teresa, incoraggiandola ad accogliere le prove
impostele; frattanto le consigliava molta preghiera, onde perseverare
nell'ideale claustrale. Si offriva in pari tempo a fare recapitare al p. Strina
che dimorava a Materdomini (Avellino) o a Deliceto (Foggia) le lettere che ella
si proponeva di scrivergli durante l'attesa per essere guidata. Come Rettore
Maggiore aveva l'opportunità di mandare la corrispondenza epistolare nella
vallata del Sele od in Puglia per mezzo dei cosiddetti «volanti», una specie di
fattorini postali occasionali, o mediante i suoi missionari, che battevano
quelle zone lontane.
4 Nel '700 a Cava dei Tirreni esisteva nel centro
del borgo il monastero di S. Giovanni Battista delle monache francescane; in
periferia nella frazione di Pregiato vi era il monastero di S. Maria della
Consolazione pure delle monache francescane, che ne possedevano un terzo sotto
il titolo della SS. Annunziata nella contrada di S. Adiutore. La Loffredo entrò
in uno dei tre chiostri menzionati o in qualche altro? Il sig. Claudio Galasso
che ha fatto indagini in materia pensa che la sig.na Loffredo abbia professato
in S. Giovanni del borgo, ove nel 1730 già erano entrate Anastasia e Rosa
Loffredo, che nella professione fatta nel 1731 presero il nome di Suor Teresa
Maria e Suor M. Luisa; erano figlie di Nicola Loffredo. Nella medesima clausura
assunsero il velo due figlie del barone Bartolomeo Loffredo, Suor M. Michela e
Suor M. Giovanna. La signorina Teresa era parente di queste 4 suore?
Pare di sì, forse del ramo baronale (CLAUDIO GALASSO, Il
Castello, Cava, febbraio 1970: «Il monastero di Pregiato»). La vicenda non è
ancora chiara: occorrono documenti più esatti per uscire dalle supposizioni. Il
problema rimane per il momento non concluso nell'attesa che ulteriori
investigazioni tra le carte superstiti dei monasteri soppressi dalle leggi
eversive del secolo scorso risolvano i lati oscuri.
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