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Sant'Alfonso Maria de Liguori Storia delle Eresie IntraText CT - Lettura del testo |
Storia delle Eresie
Approccio alla lettura
Scheda
Trionfo della Chiesa ossia Istoria delle Eresie colle loro confutazioni
Edizioni contemporanee a S. Alfonso
1772, Napoli, Paci, in 16°, vol. 3, pp. 999.
1773, Bassano, Remondini, in 16°, vol. 3, pp. XXIV-358; XII-224; 371.
L'introduzione indica, oltre l'intento, anche le principali fonti, il metodo e il piano di quest'opera: "Stimerà alcuno superflua questa mia fatica, dopo che tanti eccellenti autori hanno scritto distesamente la storia delle eresie, come sono Tertulliano, s. Ireneo, s. Epifanio, s. Agostino, s. Filastrio, Teodoreto, Vincenzo Lirinese, Socrate, Sozomeno, Niceforo e molti altri antichi e moderni.... Io mi son mosso a fare quest'opera, considerando che molti o non hanno tempo di leggere questi libri così diffusi, o pure non hanno la possibilità di comprarli, e perciò ho procurato in questo mio libro di raccogliere in breve i principj ed i progressi di tutte le eresie... Ho detto in breve; ma non tanto in breve, come hanno fatto alcuni altri autori che appena accennano i fatti, e lasciano il leggitore scontento, o almeno poco istrutto di più cose importanti a sapersi. ..
Di più non tutti i nominati scrittori hanno adottate le confutazioni delle eresie; e queste confutazioni io le collocherò nel terzo tomo di quest'opera. Non prenderò però tutte a confutarle, ma quelle sole che hanno avuto maggior seguito, come sono state quella di Sabelio, di Ario, di Pelagio, di Macedonio, di Nestorio, di Eutichete, de' Monoteliti, degl'Iconoclasti, de' Greci e simili...
Prima però di cominciare voglio protestarmi coi signori letterati che io ho fatto quest'opera in mezzo alle cure del vescovado; onde non ho potuto con tutto il rigore della critica esattamente esaminare ciascuna cosa di quelle che ho scritte; quindi in molti fatti ho riferite le diversità che vi sono fra gli autori, senza prender partito con darvi il mio sentimento. Nondimeno ho procurato di ricavar tutto da autori appurati e di chiaro nome; ma trattandosi di tanti innumerabili avvenimenti che si addurranno, non sarà difficile che alcuno erudito appuri qualche fatto meglio di me".
Nel 1769, S. Alfonso aveva concepito il progetto di quest'opera e nell'aprile 1770 ne aveva cominciata la redazione, senza prevedere le dimensioni che andava a prendere. "Tutt’al più due tomi in 8°", scriveva al Remondini.
Nel frattempo il gran numero degli autori consultati (lui stesso li enumera nelle sue lettere: Fleury, Baronius, Noel Alexandre, Orsi, Tillemont, ecc), fornì materiale così abbondante che le sue previsioni furono superate, ed egli riempì un migliaio di pagine a lavoro ultimato nell'aprile del 1772.
Il censore Simeoli, ancorato alle dottrine di Berti, fece difficoltà per l'imprimatur, e quando l'accordò, questo fu in termini poco benevoli, dicendo che l'autore si era appoggiato su scrittori "poco rinomati per la loro critica". S. Alfonso se ne dispiacque, ritenendo che la sua opera così discreditata dal revisore, avrebbe fatto meno bene, ma dovette rassegnarsi: "Non ci è rimedio; chi vuole stampare si apparecchi a crepare" (lettera dell’aprile 1772). Secondo il suo costume, inviò il suo libro, già stampato a Napoli, al Remondini, che lo ristampò l'anno seguente.
Nel desiderio di assicurare al libro l’appoggio del potente ministro Tanucci, S. Alfonso gliene fece la dedica, cosa di cui il Promotor Fidei, P. Minetti, ne fece un rimprovero negli Acta Doctoratus; ma l'avvocato della causa rispose a proposito: "Hoc modo, prudentiam imitatus est sapientissimorum Antistitum, qui agentes cum viris principibus et potentibus saeculi, ubi spes esset illos in bonum cooperatores habendi, maluerunt ea laudare quae recti fecerant, quam male gestorum importune reminisci". (Resp. ad animadv. n. 108).
P. Maurice De Meulemeester
Bibliographie générale des écrivains rédemptoristes,
Louvain 1933, p. 152