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S. Alfonso Maria de Liguori
Via della salute

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PENSA COME FOSSI GIÀ MORTO O STESSI GIÀ MORENDO

 

Considera, fratello mio, come fossi già morto, e l'anima tua già fosse entrata nell'eternità. Or se fossi uscito già da questo mondo, che non brameresti di aver fatto per la vita eterna? ma queste brame a che serviranno allora, se i giorni della tua vita non l'avrai1 spesi per Dio? Se vuoi rimediare, or che hai tempo di rimediare, per l'avvenire mettiti spesso col pensiero seppellito in una fossa; o pure mettiti sul letto della morte, immaginati come già stessi moribondo vicino a spirare colla candela in mano, ed alla luce di quella candela guarda gli sconcerti2 della coscienza, e piangi il mal fatto, e presto rimedia. Presto, perché non v'è tempo da perdere.


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Ah mio Dio, illuminatemi, e fatemi conoscere la via che ho da prendere, perché io voglio in tutto ubbidirvi.

 

S. Camillo de Lellis,3 affacciandosi sulle fosse de' morti, dicea: "Or se questi tornassero a vivere, che non farebbero per farsi santi! ed io che ho tempo, che fo per Dio?" E così infervoravasi il santo a stringersi sempre più col suo Signore. Sappiate dunque ancor voi, lettor mio, avvalervi bene di questo tempo, che Dio vi dà per sua misericordia. Non aspettate a desiderare il tempo di far bene per l'anima, quando sarete giunto all'eternità, o quando vi sarà detto: "Proficiscere de hoc mundo",4 presto partitevi, non v'è più tempo di fare: quel ch'è fatto, è fatto.

Ah Gesù mio, ricordatevi ch'io5 son vostra pecorella, per cui avete sparso il vostro sangue. "Te ergo, quaesumus, tuis famulis subveni, quos pretioso sanguine redemisti".6 E perciò datemi luce, e datemi forza di fare quel che vorrei aver fatto, quando verrà la mia morte.

 

O eterno mio Dio, io temo d'esser quell'albero7 infelice, di cui diceste: "Ecco che sono già tre anni, che vedo questa pianta, e non vi ritrovo frutto; a che occupa più la terra? Via su tagliatela, e mandatela al fuoco".8 Così è, mio Signore, da tanti anni che vivo su questa terra, e che bene sinora ho fatto? qual frutto sinora v'ho dato, se non di peccati e d'amarezze? Oh da quanto tempo doveva io esser reciso e mandato al fuoco! Dolce mio Redentore, aspettatemi, ch'io non voglio essere ostinato, non voglio che la morte mi giunga nello stato, in cui mi trovo. Detesto e maledico i giorni, in cui v'ho9 offeso. La vita che mi resta, voglio spenderla tutta in amarvi ed onorarvi. V'amo,10 sommo mio bene. Non mi private del vostro aiuto.

E voi, speranza mia Maria, non mi private della vostra protezione.

 




1 [27.] l'avrai) gli avrai B1 B2.

2 [32.] gli) i: tutte le edd. hanno: i sconcerti contro la grammatica alfonsiana.

3 [3.] S. CICATELLI-P. DOLERA, Vita del B. Camillo de Lellis, l. III, c. 14; Roma 1747, 228: «S'inginocchiava assai spesso sopra le sepolture de' morti, onde traeva argomento per dire ne' suoi spirituali sermoni: Oh se quei padri, o fratelli, che stanno sepolti in quelle fosse potessero ritornare al mondo, come sariano ferventi, come osservanti e come amatori de' poveri! Ed io ingrato che ci sono, non vi penso, e m'incresce di faticare».

4 [10.] Rituale Romanum, tit. VI, v. 7, Ordo commendationis animae, Oratio.

5 [12.] e [23.] ch'io... ch'io) che io... che io B1 B2.

6 [14.] Hymnus, Te Deum.

7 [16.] albero) albore ND

8 [19.] Luc., 13, 7: «Ecce anni tres sunt ex quo venio quaerens fructum in ficulnea hac, et non invenio; succide ergo illam; ut quid etiam terram occupat?»

9 [24.] v'ho) vi ho B1 B2.

10 [26.] v'amo) vi amo B1 B2.




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