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S. Alfonso Maria de Liguori Del gran mezzo della preghiera IntraText CT - Lettura del testo |
Del gran mezzo della preghiera
Approccio alla lettura
Scheda
Del gran Mezzo della Preghiera per conseguire la salute eterna e tutte le grazie che desideriamo da Dio
Edizioni contemporanee a S. Alfonso
1759, Napoli, G. Di Domenico, in 12°, pp. 384
1759, Venezia, Remondini, in 12°, p. 308.
1759, Bassano, Remondini, in 12°, pp. 260.
1761, Napoli (edizione abbreviata)
1765, Napoli, Longobardo, in 12°, pp. 408 (ded. a Ginesio Grimaldo, avvocato primario)
1767, Napoli, s. n., pp. 408 (ded. a signora Anna Maria D’Alessandro)
1770, Napoli, Paci.
1776, Napoli, Stamp. Avelliana (a spese di G. Lieto), in 12°, pp. 264.
Questo lavoro, come lo stesso autore dichiara al suo editore Remondini, (lettera del 5 aprile 1759) è piuttosto teologico che ascetico.
Lo si constata di meno nella prima parte che tratta della necessità, dell’efficacia e delle qualità della preghiera, più o meno come nel Breve Trattato del 1757. Nella seconda parte il carattere dogmatico dell’opera si afferma pienamente. Qui S. Alfonso, poggiandosi su un argomento solido e serrato "che la grazia della preghiera è data a tutti gli uomini" espone anche la maniera secondo la quale la grazia opera abitualmente.
Duri colpi sono portati alla dottrina di Giansenio e più particolarmente al sistema di P. Berti dell’ordine degli Agostiniani. "Spero che piacerà universalmente a tutti, fuorchè alli Bertisti", scrive spiritosamente il Santo al Remondini (14 dicembre 1758). Tuttavia, come sempre preoccupato prima di tutto dell’apostolato, ci tiene a dichiarare nella sua conclusione finale che non ha affatto l’intenzione di troncare la controversia teologica sull’efficacia della grazia.
Il suo libro tende a rendere omaggio alla bontà e alla provvidenza di Dio che vuole la salvezza di tutti gli uomini. Esso vuole incoraggiare i poveri peccatori e, assicurandoli di non essere privi della grazia necessaria, e intende convincerli che la loro perdita sarà senza scusa, perché Dio non rifiuta a nessuno il dono della preghiera, per mezzo della quale si ottiene l’aiuto di cui si ha bisogno.
S. Alfonso attribuisce un’importanza straordinaria a questo opera; essa gli ha richiesto due anni di lavoro, e un anno prima di completarlo, nel 1758, ne annuncia la prossima pubblicazione nell’introduzione al suo Apparecchio alla Morte. Nella introduzione al Gran Mezzo scrive: "Io stimo di non aver fatta Opera più utile di questo Libretto, in cui parlo della preghiera, per esser ella un mezzo necessario e sicuro, affin di ottenere la salute, e tutte le grazie che per quella ci bisognano. Io non ho questa possibilità, ma se potessi vorrei di questo libretto stamparne tante copie, quanti sono tutti i fedeli che vivono sulla terra, e dispensarle ad ognuno, acciocché ognuno intendesse la necessità che abbiamo tutti di pregare per salvarci".
Una riprova della stima che il santo attribuisce al suo lavoro è data dal fatto che egli vuole che il sistema della grazia sia insegnato agli studenti della sua congregazione, tale e quale egli lo descrive in questo suo libro (lettera 18 luglio 1760).
Ma non era il solo ad apprezzare il suo studio. Il celebre gesuita, F. Zaccaria, gli fece fretta di pubblicarlo "tanto mi ha pressato ch’io cacciassi fuori quest’opera", (lettera al Remondini, 14 dicembre 1758).
Al trattato sulla preghiera vi sono 5 appendici:
1. Preghiere per ottenere la perseveranza finale, il santo amore, la confidenza nei meriti di G. C. e nell’intercessione di Maria, la grazia di sempre pregare, e le grazie necessarie alla salute.
2. Pensieri e giaculatorie.
3. Atti divoti da farsi nella Visita al SS. Sacramento e alla Beata Vergine Maria, che si farà fare al popolo.
4. Regolamento di vita d’un Cristiano, (cfr. p. 80)
5. Virtù in cui deve esercitarsi un’anima, per fare vita perfetta.
Alla fine del 1758, il manoscritto del Gran Mezzo era pronto (lettera del 15 dicembre), e nel marzo dell’anno seguente fu pubblicato da Giuseppe di Domenico a Napoli. Tuttavia secondo il suo costume S. Alfonso, per assicurarsi una diffusione più vasta, il 5 aprile 1759, inviò il nuovo libro al Remondini per farne una nuova edizione; e potette farlo senza timore alcuno poiché, appena messo in vendita, ebbe grandi richieste a Napoli (lettera del 26 aprile 1751). Remondini accettò senza alcuna remora la richiesta del Santo e nello stesso anno 1759 pubblicò il Gran Mezzo per ben due volte.
E’ importante segnalare qui due edizioni notevolmente differenti. La prima identica a quella di Napoli, che porta come luogo di edizione Venezia di 308 pagine, la seconda, datata Bassano di 260 pagine in formato più grande, che non contiene più gli Atti ... nella Visita al SS. Sacramento e il Regolamento di vita.
La differenza tuttavia non si limita a queste cose esteriori. Il testo delle pagine 121-125 della prima edizione di Venezia, è sostituito alle pagine 115-118 dell’edizione di Bassano con un testo nuovo. Si tratta di un passaggio relativo alla predestinazione. Nella prima redazione, S. Alfonso impiega dei termini un po’ duri all’indirizzo di coloro che ammettono la predestinazione ante praevisa merita; nella seconda, senza cambiare dottrina, egli attenua le sue espressioni e si rifugia dietro l’autorità di Petau. Le due edizioni portano lo stesso imprimatur dei censori di Padova.
Il P. Walter nella traduzione latina di questo lavoro (S. Alfonso Opera dogmatica, volume 2, p. 630), rimpiange che in molte edizioni successive si è seguiti la prima redazione invece del testo corretto dell’edizione di Bassano.
Per i comuni lettori S. Alfonso pubblicò, nel 1761 a Napoli, un’edizione abbreviata contenente soltanto la prima parte del suo lavoro. Non ne è stata ritrovata alcuna copia ma l’autore ne afferma espressamente l’esistenza in una lettera del 20 luglio dello stesso anno al Remondini, dove l’avverte che questo libretto ... buono per tutti sta per essere spedito a Venezia.
A Napoli si ebbero ancora quattro edizioni del Gran Mezzo vivente l’autore; il Remondini si fece pregare per ristamparlo (lettera del 7 novembre 1767), e vi si decise solo nel 1771.
P. Maurice De Meulemeester
Bibliographie générale des écrivains rédemptoristes,
Louvain 1933, p. 104-106