- Parte seconda.
- IV. - VARI OSSEQUI DI DIVOZIONE VERSO LA DIVINA MADRE COLLE LORO PRATICHE
- OSSEQUIO VIII. - Delle limosine in onor di Maria.
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OSSEQUIO VIII. - Delle limosine in onor di Maria.
Sogliono i divoti della Vergine specialmente nel giorno del sabbato far
limosine in onore della divina Madre. Quel santo calzolaio, come narra S. Gregorio
ne' suoi Dialoghi, chiamato S. Deusdedit,
tutto quello che guadagnava la settimana, nel sabbato lo dispensava a'
poveri; onde poi ad un'anima santa fu dimostrato in visione un sontuoso palagio
che Dio apprestava nel cielo a questo servo di Maria e che non si fabbricava se
non nel giorno del sabbato.1 S. Gerardo poi in tutti i tempi non negava
alcuna cosa che gli fosse domandata in nome di Maria.2 Lo stesso faceva
il P. Martino Guttierez della Comp. di Gesù; onde poi confessò non aver cercata
grazia a Maria ch'ella non glie l'avesse ottenuta; ed essendo stato questo suo
servo ucciso dagli Ugonotti, apparve la divina Madre a' suoi compagni con
alcune vergini, dalle quali fe' involgere il corpo in un lenzuolo e portollo
via (ap. P. Pepe, t. 5, lez. 235, in fin.).3 Lo stesso praticava S.
Eberardo vescovo di Salisburgo,
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e perciò un santo monaco lo vide a
guisa di un fanciullo in braccio a Maria, la quale disse: Hic est filius meus Eberardus, qui nihil mihi umquam negavit.4
Lo stesso usava
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Alessandro di Ales, il quale richiesto in nome di
Maria a farsi francescano da un laico di S. Francesco, lasciò il mondo ed entrò
nell'Ordine (P. Auriem., t. 1, c. 12).5 - Non rincresca dunque a'
divoti della Vergine di dare ogni giorno in suo onore qualche picciola
limosina, e l'accresca nel giorno del sabbato. E s'altro non può, almeno per
amor di Maria faccia qualche altra opera di carità, di assistere a gl'infermi,
di pregare per li peccatori, e per l'anime del purgatorio, ecc. Le opere di
misericordia molto gradiscono al cuore di questa Madre di misericordia.
1 «Hic
etiam quidam iuxta nos, Deus-dedit nomine,
habitabat, qui calceamenta solebat operari, de quo alter per revelationem vidit
quod eius domus aedificabatur, sed in ea constructores sui solo die sabbati
videbantur operari. Qui eiusdem viri postmodum subtiliter vitam requirens,
invenit quia ex his quae diebus singulis laborabat, quidquid ex victu atque
vestitu superesse potuisset, die sabbato ad beati Petri ecclesiam deferre
consueverat, atque indigentibus erogare. Qua ex re perpende, quia non immerito
domus ipsius fabrica sabbato crescebat.» S. GREGORIUS MAGNUS, Dialogorum lib. 4, cap. 37. ML
77-388.
2 SURIUS, De probatis Sanctorum historiis, die 24
septembris, Historia S. Gerardi, episcopi
Canadiensis in Pannonia, et martyris; pag. 392: «Porro laudibus et venerationi
eiusdem sacratissimae Virginis, tantae humilitatis obsequio se subdere noverat,
ut si quis reus, clam a sancti viri familiaribus edoctus, veniam ab ipso
peteret per nomen Matris Christi, mox audito nomine Matris misericordiae, pater
sanctus lacrimis perfunderetur, et perinde ac si ipse reus esset, a reo veniam
peteret: filium quoque suum illum fore affirmaret, si eam sincere Dei crederet
Genitricem.» - Di questo santo vescovo e martire, dicono i Bollandisti (Acta Sanctorum, tom. 46, mensis septembris tom. 6,
Parisiis et Romae, 1867, Commentarius
praevius, pag. 713 et seq.) esservi due Vite:
l'una vera, auctore anonymo suppare, l'altra
favolosa. La prima venne riprodotta tanto dal Surio quanto dagli stessi Bollandisti,
presso i quali leggiamo l'aneddoto surriferito, Vita, n. 4, pag. 722, col. 2. Fu messo a morte S. Gerardo nel 1046
(altri dicono nel 1047 o nel 1048), «prope Danubium in Hungaria». Era nato nel
Veneto: «huius lucis lumen per Venetos parentes sortitus.» (Vita, n. 1).
3 PEPE, S. I., Grandezze di Gesù e di Maria, V, Napoli,
1748, lezione 235, in fine, pag. 317. - AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 1, cap. 12, pag. 178: «Non negava mai
cosa alcuna, che se gli domandasse per amor della Vergine... N'ebbe da questa
Signora per mercede, che quanto le domandò, tutto ottenne, come egli confessò
con molta schiettezza.» - PATRIGNANI, Menologio,
21 febbraio 1573: Del P. Martino
Guttierez: «La prima virtù sua... fu la divozion singolare verso la Madre
di Dio... Da lui avevano imparato i compagni di non negar cosa alcuna a chi
loro la domandasse a nome della SS. Vergine. (N. 9, p. 188)» - Morto S.
Francesco Borgia, egli fu nominato col P. Soario, compagno del P. Provinciale,
per l'elezione del successore. «Per maggior sicurezza si stimò bene di viaggiar
per la Francia.» Però caddero in un'imboscata degli Ugonotti, proprio quando
pensavano di aver evitato il pericolo del quale erano stati avvisati, e furono
condotti nella loro fortezza di Cardillac. Dopo minaccie di morte, si trattò
del riscatto. Il P. Martino, più debole di salute, ed a causa dei mali
trattamenti patiti, si ammalò, e morì dopo otto giorni di prigione e cinque di
malattia, come, otto giorni prima, sul punto di essere arrestato, allorché si
credevano sicuri, ne aveva avuto l'avviso da Maria. Anche il morir privo d'ogni
aiuto «fu una grazia fattagli da Maria Vergine, a cui l'aveva egli un pezzo fa
chiesta.» - Mentre i compagni abbattuti «non sapevano come acconciare il
cadavere e sotterrarlo, venne sull'ora ottava una matrona onestissima d'augusta
e venerabil sembianza», la quale, «cavato fuori un lenzuolo candido, rivoltò
decentissimamente colle sue mani quel corpo e lo benedisse... Onde dato loro
(ai compagni) un saluto cortese, disparve. I Padri credettero che quella fosse
la beatissima Vergine, o altra Matrona da lei mandata a far quell'opera di
pietà cristiana.» Il corpo fu portato alla sepoltura segretamente da alcuni
cattolici; e le ossa riportate in Ispagna nel 1603 (n. 4, 5, 6, pag. 186, 187.)
- Secondo questa testimonianza precisa del Patrignani,
deve intendersi quanto scrive il PEPE, l.
c., da cui lo prese S. Alfonso: «Alcuni non negano mai cosa alcuna
richiesta per amor di Maria. Così faceva il nostro P. Martino Guttierez; onde
confessò egli non aver chiesta grazia, che non avesse ottenuta da questa Madre.
Che anzi questa Madre dié sepoltura al suo corpo; ucciso egli dagli Ugonotti di
Francia, apparve a' Padri con alcune Vergini, da cui fe' involgere in un
lenzuolo il corpo, e portollo via.»
4 Eberardo, prima abbate del Monastero
«Biburgense» (1133), fondato dai suoi fratelli Corrado ed Erbone (Conradus et
Erbo) e da sua sorella Berta; poscia arcivescovo di Salisburgo (1147); nello
scisma suscitato dall'imperatore Federico, aderì, con grande merito, al Papa
legittimo Alessandro III; morì il 22 giugno 1164. Viene chiamato Santo, anche da Baronio e dai Bollandisti, quantunque
il suo processo di canonizzazione, che stava per conchiudersi nel 1464, per
opera principalmente del Cardinale Arcivescovo «Burckhardus de Weispriack,» sia rimasto sospeso, colla morte di
detto Cardinale, né mai sia stato ripreso. - La visione di cui si fa menzione,
avvenne dopo la sua morte. «Reverendi cuiusdam de coenobio Iuvavensi memoratu
digna visio existimata est. Videbatur hic sibi per somnium... ecclesiam miri
decoris errabundus intrare. Illic beatam Dei Genitricem Mariam, vultu ut est
dignissimo emimus consedisse; et velut puerum in gremio caris amplexibus
conspicatur tenentem. Agnovit Dominam: de pueri persona et gloria haesitans
erat atque admirans: cui Mater misericordiae paucis dignata est haec ad verbum
proferre: «Hic est filius meus Eberhardus, qui nihil mihi umquam negavit.»
Huius rei tot testes, quot decuriones Antistitis sunt. Omni petenti tribuere
solebat, quod S. Mariae nomine petitum fuisset.» Vita, auctore eius discipulo (egli stesso dice: ex discipulis eius
antiquis, carissimus et infimus), cap. 4, n. 23: Acta SS. Bollandiana, tom. 25 (Parisiis et Romae, 1867), mensis
iunii tom. 5, p. 229.
5 AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 1, cap. 12:
Bologna, 1681, pag. 178. - Di questo racconto della vocazione - per altro
certamente straordinaria ed inaspettata - del già rinomatissimo Maestro, scrive
il Vadingo: «Ita rem contigisse non
penitus inficiar, nec durius repellam quod alii pie conscribunt.» Confessa che
il racconto è d'origine antica; che fu accettato da S. Antonino e da altri
gravi autori. Ad ogni modo, il fatto sarebbe accaduto così. Si sapeva che
l'illustre Maestro non negava niente di che fosse pregato a nome di Maria SS.
Una pia donnicciuola suggerì ad alcuni Religiosi di servirsi di questo mezzo
per far preda del celebre Dottore. Andarono di fatti a trovarlo, ma credettero
bene d'intrattenerlo prima di cose di dottrina, per arrivare poi cautamente
all'intento. Or sopravvenne un umile Francescano, che faceva la questua, il
quale, senza preamboli, pregò Alessandro, a nome di Maria SS., di voler
considerare se non sarebbe cosa utile per lui di rinunziare a tutti gli agi ed
onori di cui godeva, per farsi anch'egli umile Francescano. Ed ottenne l'intento.
- Può esser pure, come suggerisce il Vadingo, che abbia avuto influsso sulla
decisione di Alessandro l'esempio del suo connazionale e pur illustre collega, Giovanni Egidio, il quale, in quel
medesimo tempo, salito in pulpito per esortare il clero ad abbandonar tutto per
Cristo, interruppe la predica, e tornò immantinente a terminarla vestito da
Frate Predicatore. WADDINGUS, Annales Minorum, a. 1222, n. 27, 28. Romae,
1732, pag. 45-47.
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