- Parte seconda.
- V. - RACCOLTA DI VARI ESEMPI APPARTENENTI A MARIA SANTISSIMA
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59. *
In Napoli vi fu un moro schiavo di D. Ottavio del
Monaco il quale per quanto fosse stato ammonito a lasciar la sua setta
maomettana, stava ostinato; ma non lasciava di accendere ogni sera a sue spese
una lampada avanti un'immagine di Maria, che stava in quella casa. E diceva: Io spero che questa signora m'ha da fare una
grazia grande. Una notte la B. Vergine gli apparve e gli disse che si
facesse cristiano. Il turco anche ripugnava; ma ponendogli ella la mano sulla
spalla, con dirgli: Or via Abel non
resister più, battezzati e chiamati Giuseppe; quegli la mattina subito si
fe' istruire, e si battezzò a' 10 di agosto del 1648 con undici altri turchi.
Notassi: quando la divina Madre gli apparve, dopo averlo convertito, fe' atto
di partirsi, ma il moro la prese per lo manto, dicendole: Signora, quando mi troverò afflitto, vi prego che mi vi diate a vedere.
Ed ella ce lo promise: ed infatti una volta che esso stava tribolato la
chiamò, e Maria di nuovo se gli fe' vedere, e con dirgli: Abbi pazienza, tutto lo consolò (P. Alloza, Cielo stell. di Mar.,
l. 3, c. 3, es. 60).
* Esempio 59. - Carlo
BOVIO, S. I., Esempi e miracoli della
SS. Vergine... detti nella Chiesa del Gesù di Roma, parte 4, esempio 3.
Venezia, 1749, pag. 27-32. - Il Bovio (p. 27) dice: «(Questo racconto) si ha da
una lettera del P. Eusebio Nierembreg scritta
al P. Giovanni di Alloza, il quale lo
riporta nel suo Cielo stellato di Maria, al
lib. 3, cap. 5, esempio 26.» L'opera dell'ALLOZA viene intitolata Cielo estrallado de mil y veinte y dos
exemplos de Maria, Paraiso espiritual y tesoro de favores... Madrid, 1654.
- S. Alfonso avrebbe potuto qui riferire un fatto in cui egli stesso, in tempo
di sua gioventù, fu testimonio e parte. Viene narrato così dal TANNOIA, Vita, lib. 1, cap. 4: «Aveva D. Giuseppe
(padre di Alfonso), come capitano delle galee, vari schiavi al suo servizio. Di
questi uno, il più ben disposto che vi fosse, riccamente vestito, destinollo al
servizio di Alfonso. Non passò gran tempo che lo schiavo disse da sé volersi
far cristiano. Dimandato come e perché una tale risoluzione? rispose: «Mi son
mosso dall'esempio del mio padrone: non può esser falsa, soggiunse, questa
religione, nella quale il mio padrone vive con tanta onestà e divozione.» E
come disse, così fece: fu costante nel suo proponimento, si fece cristiano, e
tra poco se ne morì con segni patenti di predestinazione.» Nella nota poi si
legge: «Il P. Mastrilli, girolimino, parente di Alfonso, udendo le buone
disposizioni che questo moro aveva di farsi cristiano, lo chiese ad Alfonso, ed
Alfonso glielo diede, per maggiormente vederlo istruito. Caduto infermo lo
schiavo, il P. Mastrilli lo mandò raccomandato all'ospedale della Pace. Una
sera, verso le quattro della notte, cominciò a strepitare dicendo che voleva il
suo padrone, e tanto inquietò, che posto sossopra lo spedale, si dovette
chiamare il Mastrilli. In vederlo il moro chiese di essere battezzato e disse:
«Mi sono comparsi la Madonna, S. Giuseppe e S. Gioacchino, e mi han detto che
mi battezzi tantosto, perché mi vogliono in paradiso.» Gli rispose il Padre
l'infermità non essere grave, e lui non essere abbastanza istruito. Al che
quegli ripigliò: «Mi dimandi vostra paternità, che le risponderò;» ed in fatti
a tutto rispose con franchezza. Avendolo il Padre battezzato, gli disse che
ormai poteva riposare, vedendosi consolato. «Non è tempo di riposo, replicò lo
schiavo, perché or ora dovrò esser in paradiso.» Risero gli astanti a queste
parole, non essendovi alcun segno di vicina morte: ma a capo di mezz'ora, il
moro con aria ridente spirò la sua bell'anima in seno a Dio.»
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