VII. L'Eucaristia
- “Pegno della gloria futura”
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In una antica preghiera, la Chiesa acclama il mistero dell'Eucaristia: “O
sacrum convivium in quo Christus sumitur. Recolitur memoria passionis eius;
mens impletur gratia et futurae gloriae nobis pignus datur - O sacro convito
nel quale ci nutriamo di Cristo, si fa memoria della sua passione; l'anima è
ricolmata di grazia e ci è donato il pegno della gloria futura”. Se
l'Eucaristia è il memoriale della Pasqua del Signore, se mediante la nostra
Comunione all'altare veniamo ricolmati “di ogni grazia e benedizione del
cielo”, [Messale Romano, Canone Romano: “Supplices te rogamus”] l'Eucaristia è
pure anticipazione della gloria del cielo.
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Nell'ultima Cena il Signore stesso ha fatto volgere lo sguardo dei suoi
discepoli verso il compimento della Pasqua nel Regno di Dio: “Io vi dico che da
ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò
nuovo con voi nel Regno del Padre mio” ( [link] Mt 26,29 )
[Cf [link] Lc 22,18; [link] Mc 14,25 ].
Ogni volta che la Chiesa celebra l'Eucaristia, ricorda questa promessa e il suo
sguardo si volge verso “Colui che viene” [Cf [link] Ap 1,4
]. Nella preghiera, essa invoca la sua venuta: “Marana tha” (
[link] 1Cor 16,22 ), “Vieni, Signore Gesù” (
[link] Ap 22,20 ), “Venga la tua grazia e passi questo
mondo!” [Didaché, 10, 6].
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La Chiesa sa che, fin d'ora, il Signore viene nella sua Eucaristia, e che egli
è lì, in mezzo a noi. Tuttavia questa presenza è nascosta. E' per questo che celebriamo
l'Eucaristia “expectantes beatam spem et adventum Salvatoris nostri Jesu
Christi - nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro
Salvatore Gesù Cristo”, [Embolismo dopo il Padre nostro; cf [link] Tt
2,13 ] chiedendo “di ritrovarci insieme a godere della tua gloria
quando, asciugata ogni lacrima, i nostri occhi vedranno il tuo volto e noi
saremo simili a te, e canteremo per sempre la tua lode, in Cristo, nostro
Signore” [Messale Romano, Preghiera eucaristica III: preghiera per i defunti].
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Di questa grande speranza, quella dei “nuovi cieli” e della “terra nuova nei
quali abiterà la giustizia” ( [link] 2Pt 3,13 ), non abbiamo
pegno più sicuro, né segno più esplicito dell'Eucaristia. Ogni volta infatti
che viene celebrato questo mistero, “si effettua l'opera della nostra
redenzione” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 3] e noi spezziamo “l'unico
pane che è farmaco d'immortalità, antidoto contro la morte, alimento dell'eterna
vita in Gesù Cristo” [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Ephesios, 20, 2].
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