I. Suoi
fondamenti nell'Economia della Salvezza
La
malattia nella vita umana
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La malattia e la sofferenza sono sempre state tra i problemi più gravi che mettono
alla prova la vita umana. Nella malattia l'uomo fa l'esperienza della propria
impotenza, dei propri limiti e della propria finitezza. Ogni malattia può farci
intravvedere la morte.
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La malattia può condurre all'angoscia, al ripiegamento su di sé, talvolta
persino alla disperazione e alla ribellione contro Dio. Ma essa può anche
rendere la persona più matura, aiutarla a discernere nella propria vita ciò che
non è essenziale per volgersi verso ciò che lo è. Molto spesso la malattia
provoca una ricerca di Dio, un ritorno a lui.
Il
malato di fronte a Dio
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L'uomo dell'Antico Testamento vive la malattia di fronte a Dio. E' davanti a
Dio che egli versa le sue lacrime sulla propria malattia; [Cf [link] Sal
38 ] è da lui, il Signore della vita e della morte, che egli implora
la guarigione [Cf [link] Sal 6,3; [link] Is
38 ]. La malattia diventa cammino di conversione [Cf
[link] Sal 38,5; [link] Sal
39,9; [link] Sal 38,12 ] e il perdono di
Dio dà inizio alla guarigione [Cf [link] Sal 32,5;
[link] Sal 107,20; [link] Mc
2,5-12 ]. Israele sperimenta che la malattia è legata, in un modo
misterioso, al peccato e al male, e che la fedeltà a Dio, secondo la sua Legge,
ridona la vita: “perché io sono il Signore, colui che ti guarisce!” ( [link] Es
15,26 ). Il profeta intuisce
che la sofferenza può anche avere un valore redentivo per i peccati altrui [Cf
[link] Is 53,11 ]. Infine Isaia annuncia che Dio farà
sorgere per Sion un tempo in cui perdonerà ogni colpa e guarirà ogni malattia
[Cf [link] Is 33,24 ].
Cristo-medico
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La compassione di Cristo verso i malati e le sue numerose guarigioni di infermi
di ogni genere [Cf [link] Mt 4,24 ] sono un chiaro segno del
fatto che “Dio ha visitato il suo popolo” ( [link] Lc 7,16 )
e che il Regno di Dio è vicino. Gesù non ha soltanto il potere di guarire, ma
anche di perdonare i peccati: [Cf [link] Mc 2,5-12 ]
è venuto a guarire l'uomo tutto intero, anima e corpo; è il medico di cui i
malati hanno bisogno [Cf [link] Mc 2,17 ]. La sua
compassione verso tutti coloro che soffrono si spinge così lontano che egli si
identifica con loro: “Ero malato e mi avete visitato” ( [link] Mt
25,36 ). Il suo amore di predilezione per gli infermi non ha cessato,
lungo i secoli, di rendere i cristiani particolarmente premurosi verso tutti
coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Essa sta all'origine degli
instancabili sforzi per alleviare le loro pene.
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Spesso Gesù chiede ai malati di credere [Cf [link] Mc 5,34;
[link] Mc 5,36; [link] Mc 9,23 ]. Si
serve di segni per guarire: saliva e imposizione delle mani, [Cf
[link] Mc 7,32-36; [link] Mc
8,22-25 ] fango e abluzione [Cf [link] Gv 9,6 s].
I malati cercano di toccarlo [Cf [link] Mc 1,41;
[link] Mc 3,10; [link] Mc 6,56 ] “perché
da lui usciva una forza che sanava tutti” ( [link] Lc 6,19
). Così, nei sacramenti, Cristo continua a “toccarci” per guarirci.
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Commosso da tante sofferenze, Cristo non soltanto si lascia toccare dai malati,
ma fa sue le loro miserie: “Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato
le nostre malattie” ( [link] Mt 8,17 ) [Cf
[link] Is 53,4 ]. Non ha guarito però tutti i malati. Le sue
guarigioni erano segni della venuta del Regno di Dio. Annunciavano una
guarigione più radicale: la vittoria sul peccato e sulla morte attraverso la
sua Pasqua. Sulla croce, Cristo ha preso su di sé tutto il peso del male [Cf
[link] Is 53,4-6 ] e ha tolto il “peccato del mondo”
( [link] Gv 1,29 ), di cui la malattia non è che una
conseguenza. Con la sua passione e la sua morte sulla Croce, Cristo ha dato un
senso nuovo alla sofferenza: essa può ormai configurarci a lui e unirci alla
sua passione redentrice.
“Guarite
gli infermi...”
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Cristo invita i suoi discepoli a seguirlo prendendo anch'essi la loro croce [Cf
[link] Mt 10,38 ]. A_ Seguendolo, assumono un nuovo modo di
vedere la malattia e i malati. Gesù li associa alla sua vita di povertà e di
servizio. Li rende partecipi del suo ministero di compassione e di guarigione:
“E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni,
ungevano di olio molti infermi e li guarivano” ( [link] Mc
6,12-13 ).
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Il Signore risorto rinnova questo invio (“Nel mio nome. . . imporranno le mani
ai malati e questi guariranno”: [link] Mc 16,17-18
) e lo conferma per mezzo dei segni che la Chiesa compie invocando il suo nome.
Questi segni manifestano in modo speciale che Gesù è veramente “Dio che salva”.
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Lo Spirito Santo dona ad alcuni un carisma speciale di guarigione per
manifestare la forza della grazia del Risorto. Tuttavia, neppure le preghiere
più intense ottengono la guarigione di tutte le malattie. Così san Paolo deve
imparare dal Signore che “ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si
manifesta pienamente nella debolezza” ( [link] 2Cor 12,9 ),
e che le sofferenze da sopportare possono avere come senso quello per cui “io
completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo
corpo che è la Chiesa” ( [link] Col 1,24 ).
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“Guarite gli infermi!” ( [link] Mt 10,8 ). Questo compito la
Chiesa l'ha ricevuto dal Signore e cerca di attuarlo sia attraverso le cure che
presta ai malati sia mediante la preghiera di intercessione con la quale li
accompagna. Essa crede nella presenza vivificante di Cristo, medico delle anime
e dei corpi. Questa presenza è particolarmente operante nei sacramenti e in
modo tutto speciale nell'Eucaristia, pane che dà la vita eterna e al cui legame
con la salute del corpo san Paolo allude.
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La Chiesa apostolica conosce tuttavia un rito specifico in favore degli
infermi, attestato da san Giacomo: “Chi è malato, chiami a sé i presbiteri
della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del
Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo
rialzerà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati” (
[link] Gc 5,14-15 ). La Tradizione ha riconosciuto
in questo rito uno dei sette sacramenti della Chiesa [Cf Innocenzo I, Lettera
Si instituta ecclesiastica: Denz. -Schönm., 216; Concilio di Firenze: ibid. ,
1324-1325; Concilio di Trento: ibid., 1695-1696; 1716-1717].
Un
sacramento degli infermi
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La Chiesa crede e professa che esiste, tra i sette sacramenti, un sacramento
destinato in modo speciale a confortare coloro che sono provati dalla malattia:
l'Unzione degli infermi:
Questa
unzione sacra dei malati è stata istituita come vero e proprio sacramento del
Nuovo Testamento dal Signore nostro Gesù Cristo. Accennato da Marco, è stato
raccomandato ai fedeli e promulgato da Giacomo, apostolo e fratello del Signore
[Concilio di Trento: Denz. - Schönm., 1695; cf [link] Mc
6,13; [link] Gc 5,14-15 ].
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Nella tradizione liturgica, tanto in Oriente quanto in Occidente, si hanno fin
dall'antichità testimonianze di unzioni di infermi praticate con olio
benedetto. Nel corso dei secoli, l'Unzione degli infermi è stata conferita
sempre più esclusivamente a coloro che erano in punto di morte. Per questo
motivo aveva ricevuto il nome di “Estrema Unzione”. Malgrado questa evoluzione
la Liturgia non ha mai tralasciato di pregare il Signore affinché il malato
riacquisti la salute, se ciò può giovare alla sua salvezza [Cf Concilio di
Trento: Denz. -Schönm., 1696].
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La Costituzione apostolica “Sacram unctionem infirmorum” del 30 novembre 1972,
in linea con il Concilio Vaticano II [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum
concilium, 73] ha stabilito che, per l'avvenire, sia osservato nel rito romano quanto
segue:
Il
sacramento dell'Unzione degli infermi viene conferito ai malati in grave
pericolo, ungendoli sulla fronte e sulle mani con olio debitamente benedetto -
olio di oliva o altro olio vegetale - dicendo una sola volta: “Per questa santa
unzione e per la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia
dello Spirito Santo, e liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti
sollevi” [Paolo VI, Cost. ap. Sacram unctionem infirmorum; cf
[link] Codice di Diritto Canonico, 847, 1.].
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