III. Responsabilità
e partecipazione
1913
La partecipazione è l'impegno volontario e generoso della persona negli scambi
sociali. E' necessario che tutti, ciascuno secondo il posto che occupa e il
ruolo che ricopre, partecipino a promuovere il bene comune. Questo dovere è
inerente alla dignità della persona umana.
1914
La partecipazione si realizza innanzitutto con il farsi carico dei settori dei quali
l'uomo si assume la responsabilità personale: attraverso la premura con cui si
dedica all'educazione della propria famiglia, mediante la coscienza con cui
attende al proprio lavoro, egli partecipa al bene altrui e della società [Cf
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 43].
1915
I cittadini, per quanto è possibile, devono prendere parte attiva alla vita
pubblica. Le modalità di tale partecipazione possono variare da un paese
all'altro, da una cultura all'altra. “E' da lodarsi il modo di agire di quelle
nazioni nelle quali la maggioranza dei cittadini è fatta partecipe della
gestione della cosa pubblica in un clima di vera libertà” [Conc. Ecum. Vat. II,
Gaudium et spes, 31].
1916
La partecipazione di tutti all'attuazione del bene comune implica, come ogni
dovere etico, una conversione incessantemente rinnovata dei partner sociali. La
frode e altri sotterfugi mediante i quali alcuni si sottraggono alle
imposizioni della legge e alle prescrizioni del dovere sociale, vanno
condannati con fermezza, perché incompatibili con le esigenze della giustizia.
Ci si deve occupare del progresso delle istituzioni che servono a migliorare le
condizioni di vita degli uomini [Cf ibid., 30].
1917
Spetta a coloro che sono investiti di autorità consolidare i valori che
attirano la fiducia dei membri del gruppo e li stimolano a mettersi al servizio
dei loro simili. La partecipazione ha inizio dall'educazione e dalla cultura.
“Legittimamente si può pensare che il futuro dell'umanità sia riposto nelle
mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani
ragioni di vita e di speranza” [Cf ibid., 30].
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