Articolo 2
IL CAMMINO DELLA PREGHIERA
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Nella tradizione vivente della preghiera, ogni Chiesa, in rapporto al contesto
storico, sociale e culturale, propone ai propri fedeli il linguaggio della loro
preghiera: parole, melodie, gesti, iconografia. Spetta al Magistero [Cf Conc.
Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10] discernere la fedeltà di tali cammini di
preghiera alla tradizione della fede apostolica, ed è compito dei pastori e dei
catechisti spiegarne il senso, che è sempre legato a Gesù Cristo.
La
preghiera al Padre
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Per la preghiera cristiana non c'è altra via che Cristo. La nostra preghiera,
sia essa comunitaria o personale, vocale o interiore, giunge al Padre soltanto
se preghiamo “nel Nome” di Gesù. Quindi, la santa Umanità di Gesù è la via
mediante la quale lo Spirito Santo ci insegna a pregare Dio nostro Padre.
La
preghiera a Gesù
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La preghiera della Chiesa, nutrita dalla Parola di Dio e dalla celebrazione
della Liturgia, ci insegna a pregare il Signore Gesù. Sebbene sia rivolta
soprattutto al Padre, essa comprende però, in tutte le tradizioni liturgiche,
forme di preghiera rivolte a Cristo. Alcuni Salmi, secondo la loro
attualizzazione nella Preghiera della Chiesa, e il Nuovo Testamento mettono
sulle nostre labbra e imprimono nei nostri cuori le invocazioni di questa
preghiera a Cristo: Figlio di Dio, Verbo di Dio, Signore, Salvatore, Agnello di
Dio, Re, Figlio diletto, Figlio della Vergine, buon Pastore, nostra Vita,
nostra Luce, nostra Speranza, nostra Risurrezione, Amico degli uomini...
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Ma il Nome che comprende tutto è quello che il Figlio di Dio riceve nell'Incarnazione:
GESU'. Il Nome divino è indicibile dalle labbra umane, [Cf [link] Es
3,14; [link] Es 33,19-23 ] ma il Verbo di
Dio, assumendo la nostra umanità, ce lo consegna e noi possiamo invocarlo:
“Gesù”, “YHWH salva” [Cf [link] Mt 1,21 ]. Il Nome di Gesù
contiene tutto: Dio e l'uomo e l'intera Economia della creazione e della
salvezza. Pregare “Gesù” è invocarlo, chiamarlo in noi. Il suo Nome è il solo
che contiene la Presenza che esso significa. Gesù è risorto, e chiunque invoca
il suo Nome accoglie il Figlio di Dio che lo ha amato e ha dato se stesso per
lui [Cf [link] Rm 10,13; [link] At 2,21;
[link] At 3,15-16; [link] Gal
2,20 ].
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Questa invocazione di fede estremamente semplice è stata sviluppata, nella
tradizione della preghiera, sotto varie forme in Oriente e in Occidente. La
formula zione più abituale, trasmessa dai monaci del Sinai, di Siria e
dell'Athos, è l'invocazione: “Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà
di noi, peccatori!”. Essa coniuga l'inno cristologico di
[link] Fil 2, 6-11 con l'invocazione del pubblicano
e dei mendicanti della luce [Cf [link] Mc 10,46-52;
[link] Lc 18,13 ]. Mediante essa il cuore entra in sintonia
con la miseria degli uomini e con la misericordia del loro Salvatore.
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L'invocazione del santo Nome di Gesù è la via più semplice della preghiera
continua. Ripetuta spesso da un cuore umilmente attento, non si disperde in
fiumi di parole, [Cf [link] Mt 6,7 ] ma custodisce la Parola
e produce frutto con la perseveranza [Cf [link] Lc 8,15 ].
Essa è possibile “in ogni tempo”, giacché non è un'occupazione accanto ad
un'altra, ma l'unica occupazione, quella di amare Dio, che anima e trasfigura
ogni azione in Cristo Gesù.
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La preghiera della Chiesa venera e onora il Cuore di Gesù, come invoca il suo
santissimo Nome. Essa adora il Verbo incarnato e il suo Cuore che, per amore
degli uomini, si è lasciato trafiggere dai nostri peccati. La preghiera
cristiana ama seguire la via della croce (Via Crucis) sulle orme del Salvatore.
Le stazioni dal Pretorio al Golgota e alla Tomba scandiscono il cammino di
Gesù, che con la sua santa Croce ha redento il mondo.
“Vieni,
Santo Spirito”
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“Nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello
Spirito Santo” ( [link] 1Cor 12,3 ). Ogni volta che
incominciamo a pregare Gesù, è lo Spirito Santo che, con la sua grazia
preveniente, ci attira sul cammino della preghiera. Poiché egli ci insegna a
pregare ricordandoci Cristo, come non pregare lui stesso? Ecco perché la Chiesa
ci invita ad implorare ogni giorno lo Spirito Santo, soprattutto all'inizio e
al termine di qualsiasi azione importante.
Se
lo Spirito non deve essere adorato, come mi divinizza mediante il Battesimo? E
se deve essere adorato, non deve essere oggetto di un culto particolare? [San
Gregorio Nazianzeno, Orationes theologicae, 5, 28: PG 36, 165C]
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La forma tradizionale di chiedere lo Spirito è invocare il Padre per mezzo di
Cristo nostro Signore perché ci doni lo Spirito Consolatore [Cf
[link] Lc 11,13 ]. Gesù insiste su questa domanda nel suo
Nome nel momento stesso in cui promette il dono dello Spirito di Verità [Cf
[link] Gv 14,16-17; [link] Gv
15,26; [link] Gv 16,13 ]. Ma la preghiera più
semplice e più diretta è anch'essa tradizionale: “Vieni, Santo Spirito”, e ogni
tradizione liturgica l'ha sviluppata in antifone e inni:
Vieni,
Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del
tuo amore [Sequenza di Pentecoste].
Re
celeste, Spirito Consolatore, Spirito di Verità, che sei presente ovunque e
tutto riempi, tesoro di ogni bene e sorgente della Vita, vieni, abita in noi, purificaci
e salvaci, Tu che sei Buono! [Liturgia bizantina, Tropario dei Vespri di
Pentecoste]
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Lo Spirito Santo, la cui Unzione impregna tutto il nostro essere, è il Maestro
interiore della preghiera cristiana. E' l'artefice della tradizione vivente
della preghiera. Indubbiamente, vi sono tanti cammini di preghiera quanti sono
coloro che pregano, ma è lo stesso Spirito che agisce in tutti e con tutti. E'
nella comunione dello Spirito Santo che la preghiera cristiana è preghiera nella
Chiesa.
In
comunione con la Santa Madre di Dio
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Nella preghiera, lo Spirito Santo ci unisce alla Persona del Figlio unigenito,
nella sua Umanità glorificata. Per essa ed in essa la nostra preghiera filiale
entra in comunione, nella Chiesa, con la Madre di Gesù [Cf [link] At
1,14 ].
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Dopo il consenso dato nella fede al momento dell'Annunciazione e mantenuto,
senza esitazione, sotto la croce, la maternità di Maria si estende ora ai
fratelli e alle sorelle del Figlio suo, “ancora pellegrini e posti in mezzo a
pericoli e affanni” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 62]. Gesù, l'unico Mediatore, è la Via della nostra
preghiera; Maria, Madre sua e Madre nostra, è pura trasparenza di lui: ella
“mostra la Via” [“Hodoghitria”], ne è “il Segno”, secondo l'iconografia
tradizionale in Oriente e in Occidente.
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E' a partire da questa singolare cooperazione di Maria all'azione dello Spirito
Santo, che le Chiese hanno sviluppato la preghiera alla santa Madre di Dio,
incentrandola sulla Persona di Cristo manifestata nei suoi misteri. Negli
innumerevoli inni e antifone in cui questa preghiera si esprime, si alternano
di solito due movimenti: l'uno “magnifica” il Signore per le “grandi cose” che
ha fatto per la sua umile serva e, mediante lei, per tutti gli uomini; [Cf
[link] Lc 1,46-55 ] l'altro affida alla Madre di
Gesù le suppliche e le lodi dei figli di Dio, dal momento che ora ella conosce
l'umanità, che in lei è sposata dal Figlio di Dio.
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Questo duplice movimento della preghiera a Maria ha trovato un'espressione
privilegiata nella preghiera dell'Ave Maria:
“Ave,
Maria [rallegrati, Maria]”. Il saluto dell'angelo Gabriele apre la preghiera
dell'Ave. E' Dio stesso che, tramite il suo angelo, saluta Maria. La nostra
preghiera osa riprendere il saluto a Maria con lo sguardo che Dio ha rivolto
alla sua umile serva, [ Cf [link] Lc 1,48 ] e ci fa rallegrare
della gioia che egli trova in lei [Cf [link] Sof 3,17
b].
“Piena
di grazia, il Signore è con te”. Le due espressioni del saluto dell'angelo si
chiariscono reciprocamente. Maria è piena di grazia perché il Signore è con
lei. La grazia della quale è colmata è la presenza di colui che è la sorgente
di ogni grazia. “Rallegrati. . . figlia di Gerusalemme. . . il Signore” è “in
mezzo a te” ( [link] Sof 3,14; [link] Sof
3,17 a). Maria, nella quale il Signore stesso prende dimora, è la
personificazione della figlia di Sion, dell'Arca dell'Alleanza, il luogo dove
abita la Gloria del Signore: ella è la “dimora di Dio con gli uomini” (
[link] Ap 21,3 ). “Piena di grazia”, Maria è interamente
donata a colui che prende dimora in lei e che lei donerà al mondo.
“Tu
sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù”. Dopo il
saluto dell'angelo, facciamo nostro quello di Elisabetta. “Piena di Spirito
Santo” ( [link] Lc 1,41 ), Elisabetta è la prima della lunga
schiera di generazioni che chiama Maria beata: [Cf [link] Lc
1,48 ] “Beata colei che ha creduto. . . ” ( [link] Lc
1,45 ); Maria è “benedetta fra le don ne”, perché ha creduto
nell'adempimento della parola del Signore. Abramo, per la sua fede, è diventato
una benedizione per “tutte le famiglie della terra” (
[link] Gen 12,3 ). Per la sua fede, Maria è diventata
la Madre dei credenti, grazie alla quale tutte le nazioni della terra ricevono
colui che è la benedizione stessa di Dio: Gesù, il frutto benedetto del suo
grembo.
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“Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi. . . ”. Con Elisabetta ci
meravigliamo: “A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?” (
[link] Lc 1,43 ). Maria, poiché ci dona Gesù, suo figlio, è
la Madre di Dio e la Madre nostra; possiamo confidarle tutte le nostre
preoccupazioni e le nostre implorazioni: ella prega per noi come ha pregato per
sé: “Avvenga di me quello che hai detto” ( [link] Lc 1,38 ).
Affidandoci alla sua preghiera, con lei ci abbandoniamo alla volontà di Dio:
“Sia fatta la tua volontà”.
“Prega
per noi, peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte”. Chiedendo a Maria di
pregare per noi, ci riconosciamo poveri peccatori e ci rivolgiamo alla “Madre
della misericordia”, alla Tutta Santa. Ci affidiamo a lei “adesso”, nell'oggi
delle nostre esistenze. E la nostra fiducia si dilata per consegnare a lei, fin
da adesso, “l'ora della nostra morte”. Maria sia ad essa presente come alla
morte in croce del Figlio suo, e nell'ora del nostro transito ci accolga come
nostra Madre, [Cf [link] Gv 19,27 ] per condurci al suo Figlio
Gesù, in Paradiso.
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La pietà medievale dell'Occidente ha sviluppato la preghiera del Rosario,
sostitutiva per il popolo della Preghiera delle Ore. In Oriente, la forma
litanica dell'Acatisto e della Paraclisis è rimasta più vicina all'ufficio
corale delle Chiese bizantine, mentre le tradizioni armena, copta e siriaca,
hanno preferito gli inni e i cantici popolari in onore della Madre di Dio. Ma
nell'Ave Maria, nelle theotokia, negli inni di sant'Efrem o di san Gregorio di
Narek, la tradizione della preghiera rimane fondamentalmente la stessa.
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Maria è l'Orante perfetta, figura della Chiesa. Quando la preghiamo, con lei
aderiamo al Disegno del Padre, che manda il Figlio suo per salvare tutti gli
uomini. Come il discepolo amato, prendiamo con noi [Cf ibid] la Madre di Gesù,
diventata la Madre di tutti i viventi. Possiamo pregare con lei e pregarla. La
preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria, alla quale è
unita nella speranza [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 68-69]
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