CAPITOLO TERZO
LA VITA DI PREGHIERA
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La preghiera è la vita del cuore nuovo. Deve animarci in ogni momento. Noi, invece,
dimentichiamo colui che è la nostra Vita e il nostro Tutto. Per questo i Padri
della vita spirituale, nella tradizione del Deuteronomio e dei profeti,
insistono sulla preghiera come “ricordo di Dio”, risveglio frequente della
“memoria del cuore”: “E' necessario ricordarsi di Dio più spesso di quanto si
respiri” [San Gregorio Nazianzeno, Orationes Theologicae, 1, 4: PG 36, 16B]. Ma
non si può pregare “in ogni tempo” se non si prega in determinati momenti,
volendolo: sono i tempi forti della preghiera cristiana, per intensità e
durata.
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La Tradizione della Chiesa propone ai fedeli dei ritmi di preghiera destinati
ad alimentare la preghiera continua. Alcuni sono quotidiani: la preghiera del
mattino e della sera, prima e dopo i pasti, la Liturgia delle Ore. La domenica,
al cui centro sta l'Eucaristia, è santificata soprattutto mediante la
preghiera. Il ciclo dell'anno liturgico e le sue grandi feste rappresentano i
ritmi fondamentali della vita di preghiera dei cristiani.
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Il Signore conduce ogni persona secondo strade e modi che a lui piacciono. Ogni
fedele, a sua volta, gli risponde secondo la risoluzione del proprio cuore e le
espressioni personali della propria preghiera. Tuttavia la tradizione cristiana
ha conservato tre espressioni maggiori della vita di preghiera: la preghiera
vocale, la meditazione, la preghiera contemplativa. Esse hanno in comune un
tratto fondamentale: il raccoglimento del cuore. Tale vigilanza nel custodire
la Parola e nel rimanere alla presenza di Dio fa di queste tre espressioni dei
momenti forti della vita di preghiera.
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