I. Le obiezioni
alla preghiera
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Nel combattimento della preghiera dobbiamo affrontare, in noi stessi e intorno
a noi, delle concezioni erronee della preghiera. Alcuni vedono in essa una
semplice operazione psicologica, altri uno sforzo di concentrazione per
arrivare al vuoto mentale. C'è chi la riduce ad alcune attitudini e parole
rituali. Nell'inconscio di molti cristiani, pregare è un'occupazione
incompatibile con tutto ciò che hanno da fare: non ne hanno il tempo. Coloro
che cercano Dio mediante la preghiera si scoraggiano presto allorquando
ignorano che la preghiera viene anche dallo Spirito Santo e non solo da loro.
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Dobbiamo anche affrontare alcune mentalità di “questo mondo”; se non siamo
vigilanti, ci contaminano, per esempio: l'affermazione secondo cui vero sarebbe
soltanto ciò che è verificato dalla ragione e dalla scienza (pregare è, invece,
un mistero che oltrepassa la nostra coscienza e il nostro inconscio); i valori
della produzione e del rendimento (la preghiera, improduttiva, è dunque
inutile), il sensualismo e il comfort, eretti a criteri del vero, del bene e
del bello (la preghiera, invece, “amore della Bellezza” [filocalia], è passione
per la Gloria del Dio vivo e vero); per reazione contro l'attivismo, ecco la
preghiera presentata come fuga dal mondo (la preghiera cristiana, invece, non è
un estraniarsi dalla storia né un divorzio dalla vita).
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Infine la nostra lotta deve affrontare ciò che sentiamo come nostri insuccessi
nella preghiera: scoraggiamento dinanzi alle nostre aridità, tristezza di non
dare tutto al Signore, poiché abbiamo “molti beni”, [Cf [link] Mc
10,22 ] delusione per non essere esauditi secondo la nostra volontà,
ferimento del nostro orgoglio che si ostina sulla nostra indegnità di
peccatori, allergia alla gratuità della preghiera, ecc. La conclusione è sempre
la stessa: perché pregare? Per vincere tali ostacoli, si deve combattere in
vista di ottenere l'umiltà, la fiducia e la perseveranza.
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