IV. Il Canone
delle Scritture
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È stata la Tradizione apostolica a far discernere alla Chiesa quali scritti
dovessero essere compresi nell'elenco dei Libri Sacri [Cf Conc. Ecum. Vat. II,
Dei Verbum, 8]. Questo elenco completo è chiamato “Canone” delle Scritture.
Comprende per l'Antico Testamento 46 libri (45 se si considerano Geremia e le
Lamentazioni come un unico testo) e 27 per il Nuovo Testamento: [Cf Decretum
Damasi: Denz. -Schönm., 179; Concilio di Firenze (1442): ibid., 1334-1336;
Concilio di Trento: ibid., 1501-1504].
Genesi,
Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Rut, i due libri di
Samuele, i due libri dei Re, i due libri delle Cronache, Esdra e Neemia, Tobia,
Giuditta, Ester, i due libri dei Maccabei, Giobbe, i Salmi, i Proverbi, il
Qoèlet (Ecclesiaste), il Cantico dei Cantici, la Sapienza, il Siracide
(Ecclesiastico), Isaia, Geremia, le Lamentazioni, Baruc, Ezechiele, Daniele,
Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo,
Zaccaria, Malachia per l'Antico Testamento;
i
Vangeli di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni, gli Atti degli Apostoli, le
Lettere di san Paolo ai Romani, la prima e la seconda ai Corinzi, ai Galati,
agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, la prima e la seconda ai
Tessalonicesi, la prima e la seconda a Timoteo, a Tito, a Filemone, la Lettera
agli Ebrei, la Lettera di Giacomo, la prima e la seconda Lettera di Pietro, le
tre Lettere di Giovanni, la Lettera di Giuda e l'Apocalisse per il Nuovo
Testamento.
L'Antico
Testamento
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L'Antico Testamento è una parte ineliminabile della Sacra Scrittura. I suoi
libri sono divinamente ispirati e conservano un valore perenne [Cf Conc. Ecum.
Vat. II, Dei Verbum, 14] poiché l'Antica Alleanza non è mai stata revocata.
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Infatti, “l'Economia dell'Antico Testamento era soprattutto ordinata a
preparare. . . l'avvento di Cristo Salvatore dell'universo”. I libri
dell'Antico Testamento, “sebbene contengano anche cose imperfette e
temporanee”, rendono testimonianza di tutta la divina pedagogia dell'amore
salvifico di Dio. Essi “esprimono un vivo senso di Dio, una sapienza salutare
per la vita dell'uomo e mirabili tesori di preghiere”; in essi infine “è
nascosto il mistero della nostra salvezza” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum,
14].
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I cristiani venerano l'Antico Testamento come vera Parola di Dio. La Chiesa ha
sempre energicamente respinto l'idea di rifiutare l'Antico Testamento con il
pretesto che il Nuovo l'avrebbe reso sorpassato (Marcionismo).
Il
Nuovo Testamento
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“La Parola di Dio, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede, si
presenta e manifesta la sua forza in modo eminente negli scritti del Nuovo
Testamento” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 14]. Questi scritti ci
consegnano la verità definitiva della Rivelazione divina. Il loro oggetto
centrale è Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, le sue opere, i suoi
insegnamenti, la sua passione e la sua glorificazione, come pure gli inizi
della sua Chiesa sotto l'azione dello Spirito Santo [Cf ibid., 20].
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I Vangeli sono il cuore di tutte le Scritture “in quanto sono la principale
testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incarnato, nostro
Salvatore” [Cf ibid., 20].
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Nella formazione dei Vangeli si possono distinguere tre tappe:
1.
La vita e l'insegnamento di Gesù. La Chiesa ritiene con fermezza che i quattro
Vangeli, “di cui afferma senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente
quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente
operò e insegnò per la loro salvezza eterna, fino al giorno in cui ascese al
cielo”.
2.
La tradizione orale. “Gli Apostoli poi, dopo l'Ascensione del Signore,
trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più
completa intelligenza di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo
e illuminati dalla luce dello Spirito di verità, godevano”.
3.
I Vangeli scritti. “Gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo
alcune cose tra le molte tramandate a voce o già per iscritto, redigendo una
sintesi delle altre o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese,
conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da
riferire su Gesù cose vere e sincere” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 19].
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Il Vangelo quadriforme occupa nella Chiesa un posto unico; lo testimonia la
venerazione di cui lo circonda la Liturgia e la singolarissima attrattiva che
in ogni tempo ha esercitato sui santi.
Non
c'è dottrina che sia migliore, più preziosa e più splendida del testo del Vangelo.
Considerate e custodite [nel cuore] quanto Cristo, nostro Signore e Maestro, ha
insegnato con le sue parole e realizzato con le sue azioni [Santa Cesaria la
giovane, A sainte Richilde et sainte Radegonde: Sources chrétiennes, 345, 480].
Soprattutto
sul Vangelo mi soffermo durante le mie preghiere: vi trovo quanto è necessario
alla mia povera anima. Vi scopro sempre nuove luci, sensi reconditi e
misteriosi [Santa Teresa di Gesù Bambino, Manoscritti autobiografici, A, 83v].
L'unità
dell'Antico e del Nuovo Testamento
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La Chiesa, fin dai tempi apostolici, [Cf [link] 1Cor 10,6;
[link] 1Cor 10,11; [link] Eb 10,1;
[link] 1Pt 3,21 ] e poi costantemente nella sua Tradizione,
ha messo in luce l'unità del piano divino nei due Testamenti grazie alla
tipologia. Questa nelle opere di Dio dell'Antico Testamento ravvisa delle
prefigurazioni di ciò che Dio, nella pienezza dei tempi, ha compiuto nella
Persona del suo Figlio incarnato.
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I cristiani, quindi, leggono l'Antico Testamento alla luce di Cristo morto e
risorto. La lettura tipologica rivela l'inesauribile contenuto dell'Antico Testamento.
Non deve indurre però a dimenticare che esso conserva il valore suo proprio di
Rivelazione che lo stesso nostro Signore ha riaffermato [Cf
[link] Mc 12,29-31 ]. Pertanto, anche il Nuovo
Testamento esige d'essere letto alla luce dell'Antico. La primitiva catechesi
cristiana vi farà costantemente ricorso [Cf [link] 1Cor
5,6-8; [link] 1Cor 10,1-11 ]. Secondo un
antico detto, il Nuovo Testamento è nascosto nell'Antico, mentre l'Antico è
svelato nel Nuovo: “Novum in Vetere latet et in Novo Vetus patet”
[Sant'Agostino, Quaestiones in Heptateucum, 2, 73: PL 34, 623; cf Conc. Ecum.
Vat. II, Dei Verbum, 16].
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La tipologia esprime il dinamismo verso il compimento del piano divino, quando
“Dio sarà tutto in tutti” ( [link] 1Cor 15,28). Anche la
vocazione dei patriarchi e l'Esodo dall'Egitto, per esempio, non perdono il
valore che è loro proprio nel piano divino, per il fatto di esserne, al tempo
stesso, tappe intermedie.
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