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Ioannes Paulus PP. II
Dies Domini

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  • V – Dies Dierum - La domenica festa primordiale, rivelatrice del senso del tempo
    • Cristo Alfa e Omega del tempo
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V – Dies Dierum - La domenica festa primordiale, rivelatrice del senso del tempo

 

Cristo Alfa e Omega del tempo

 

74. «Nel cristianesimo il tempo ha un'importanza fondamentale. Dentro la sua dimensione viene creato il mondo, al suo interno si svolge la storia della salvezza, che ha il suo culmine nella "pienezza del tempo" dell'Incarnazione e il suo traguardo nel ritorno glorioso del Figlio di Dio alla fine dei tempi. In Gesù Cristo, Verbo incarnato, il tempo diventa una dimensione di Dio, che in se stesso è eterno». 118

Gli anni dell'esistenza terrena di Cristo, alla luce del Nuovo Testamento, costituiscono realmente il centro del tempo. Questo centro ha il suo culmine nella risurrezione. Se è vero, infatti, che egli è Dio fatto uomo fin dal primo istante del concepimento nel grembo della Vergine Santa, è anche vero che solo con la risurrezione la sua umanità è totalmente trasfigurata e glorificata, rivelando così pienamente la sua identità e gloria divina. Nel discorso tenuto nella sinagoga di Antiochia di Pisidia (cfr At 13, 33), Paolo applica appunto alla risurrezione di Cristo l'affermazione del Salmo 2: «Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato» (v. 7). Proprio per questo, nella celebrazione della Veglia pasquale, la Chiesa presenta il Cristo risorto come «Principio e Fine, Alfa e Omega». Queste parole, pronunciate dal celebrante nella preparazione del cero pasquale, sul quale è incisa la cifra dell'anno in corso, mettono in evidenza il fatto che «Cristo è il Signore del tempo; è il suo principio e il suo compimento; ogni anno, ogni giorno ed ogni momento vengono abbracciati nella sua incarnazione e risurrezione, per ritrovarsi in questo modo nella "pienezza del tempo"«. 119

 

75. Essendo la domenica la Pasqua settimanale, in cui è rievocato e reso presente il giorno nel quale Cristo risuscitò dai morti, essa è anche il giorno che rivela il senso del tempo. Non c'è parentela con i cicli cosmici, secondo cui la religione naturale e la cultura umana tendono a ritmare il tempo, indulgendo magari al mito dell'eterno ritorno. La domenica cristiana è altra cosa! Sgorgando dalla Risurrezione, essa fende i tempi dell'uomo, i mesi, gli anni, i secoli, come una freccia direzionale che li attraversa orientandoli al traguardo della seconda venuta di Cristo. La domenica prefigura il giorno finale, quello della Parusía, già in qualche modo anticipata dalla gloria di Cristo nell'evento della Risurrezione.

In effetti, tutto quanto avverrà, fino alla fine del mondo, non sarà che una espansione e una esplicitazione di ciò che è avvenuto nel giorno in cui il corpo martoriato del Crocifisso è risuscitato per la potenza dello Spirito ed è diventato a sua volta la sorgente dello Spirito per l'umanità. Il cristiano sa, perciò, di non dover attendere un altro tempo di salvezza, giacché il mondo, quale che sia la sua durata cronologica, vive già nell'ultimo tempo. Dal Cristo glorificato non solo la Chiesa, ma il cosmo stesso e la storia sono continuamente retti e guidati. E questa energia di vita a spingere la creazione, che «geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto» (Rm 8, 22), verso la meta del suo pieno riscatto. Di questo cammino l'uomo non può avere che un oscuro intuito; i cristiani ne hanno la cifra e la certezza, e la santificazione della domenica è una testimonianza significativa che essi sono chiamati a dare, perché i tempi dell'uomo siano sempre sorretti dalla speranza.

 




118 Giovanni Paolo II, Lett. ap. Tertio millennio adveniente (10 novembre 1994), 10: AAS 87 (1995), 11.



119 Ibid.






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