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Ioannes Paulus PP. II
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  • «Grande Sacramento sponsale»
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 «Grande Sacramento sponsale»

 

10. Su questo vasto sfondo, che il vostro progetto giovanile di vita acquista in confronto con l'idea della vocazione cristiana, io desidero rivolgere l'attenzione insieme con voi, giovani destinatari della presente Lettera, verso il problema che, in un certo senso, si trova al centro della giovinezza di voi tutti. Questo è uno dei problemi centrali della vita umana ed è insieme uno dei temi centrali di riflessione, di creatività e di cultura. Questo è anche uno dei principali temi biblici, al quale personalmente ho dedicato molte riflessioni e molte analisi. Dio ha creato l'essere umano uomo e donna, introducendo con ciò nella storia dell'umanità quella particolare «duplicità» con una completa parità, se si tratta della dignità umana, e con una meravigliosa complementarietà, se si tratta della divisione degli attributi, delle proprietà e dei compiti, uniti alla mascolinità ed alla femminilità dell'essere umano.

Pertanto, questo è un tema di per sé inscritto nello stesso «io» personale di ciascuno e di ciascuna di voi. La giovinezza è quel periodo, in cui questo grande tema attraversa in modo sperimentale e creativo l'anima e il corpo di ogni ragazza e di ogni ragazzo, e si manifesta all'interno della coscienza giovanile insieme con la scoperta fondamentale del proprio «io» in tutta la sua molteplice potenzialità. Allora anche, sull'orizzonte di un giovane cuore, si delinea un'esperienza nuova: questa è l'esperienza dell'amore, che sin dall'inizio richiede di essere inscritta in quel progetto di vita, che la giovinezza crea e forma spontaneamente.

Tutto questo possiede ogni volta la sua irripetibile espressione soggettiva, la sua ricchezza affettiva, la sua bellezza addirittura metafisica. Al tempo stesso, in tutto questo è contenuta una possente esortazione a non falsare questa espressione, a non distruggere tale ricchezza e a non deturpare tale bellezza. Siate convinti che questo appello viene da Dio stesso, che ha creato l'uomo «a sua immagine e somiglianza» proprio «come uomo e donna». Questo appello scaturisce dal Vangelo e si fa sentire nella voce delle giovani coscienze, se esse hanno conservato la loro semplicità e limpidezza: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Sì! Per mezzo di quell'amore che nasce in voi - e vuol essere inscritto nel progetto di tutta la vita - dovete vedere Dio che è amore (cfr. 1Gv 4,8.16).

E perciò vi chiedo di non interrompere il colloquio con Cristo in questa fase estremamente importante della vostra giovinezza; vi chiedo, anzi, di impegnarvi ancora di più. Quando Cristo dice «seguimi», la sua chiamata può significare: «Ti chiamo ad un altro amore ancora»; però, molto spesso significa: «Seguimi», segui me che sono lo sposo della Chiesa, della mia sposa ...; vieni, diventa anche tu lo sposo della tua sposa ..., diventa anche tu la sposa del tuo sposo. Diventate ambedue i partecipanti a quel mistero, a quel sacramento, del quale nella Lettera agli Efesini si dice che è grande: grande «in riferimento a Cristo e alla Chiesa» (cfr. Ef 5,32).

Molto dipende dal fatto che voi, anche su questa via, seguiate il Cristo; che non fuggiate da lui mentre avete questo problema che giustamente ritenete il grande evento del vostro cuore, un problema che esiste solo in voi e tra voi. Desidero che crediate e vi convinciate che questo grande problema ha la sua dimensione definitiva in Dio, che è amore, in Dio, che nell'assoluta unità della sua divinità è insieme una comunione di persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Desidero che voi crediate e vi convinciate che questo vostro umano «grande mistero» ha il suo principio in Dio che è il Creatore, che esso è radicato in Cristo Redentore, il quale come lo sposo «ha dato se stesso», ed a tutti gli sposi e a tutte le spose insegna a «donarsi» secondo la piena misura della dignità personale di ciascuno e di ciascuna. Cristo ci insegna l'amore sponsale.

Imboccare la via della vocazione matrimoniale significa imparare l'amore sponsale giorno per giorno, anno per anno: l'amore secondo l'anima e il corpo, l'amore che «è paziente, è benigno, che non cerca il suo ... e non tiene conto del male»; l'amore, che sa «compiacersi della verità», l'amore che «tutto sopporta» (cfr. 1Cor 13,4.5.6.7).

Proprio di questo amore voi, giovani, avete bisogno, se il vostro futuro matrimonio deve «superare» la prova di tutta la vita. E proprio questa prova fa parte dell'essenza stessa della vocazione che, mediante il matrimonio, intendete inscrivere nel progetto della vostra vita.

E perciò io non smetto di pregare il Cristo e la Madre del bell'Amore per l'amore che nasce nei giovani cuori. Molte volte nella mia vita mi è stato dato di accompagnare, in un certo senso, più da vicino questo amore dei giovani. Grazie a questa esperienza ho capito quanto sia essenziale il problema, di cui si tratta qui, quanto esso sia importante e quanto grande. Penso che il futuro dell'uomo si decida in misura importante sulle vie di questo amore, inizialmente giovanile, che tu e lei... che tu e lui scoprite sulle strade della vostra giovinezza. Questa è - si può dire - una grande avventura, ma è anche un grande compito.

Oggi i principi della morale cristiana matrimoniale in molti ambienti vengono presentati secondo un'immagine distorta. Si cerca di imporre ad ambienti, e perfino a intere società un modello che si autoproclama «progressista» e «moderno». Non si nota all'occasione che in questo modello l'uomo e, forse, soprattutto la donna da soggetto è trasformato in oggetto (oggetto di una specifica manipolazione), e tutto il grande contenuto dell'amore viene ridotto a «godimento», il quale, anche se fosse da ambedue le parti, non cesserebbe di essere egoistico nella sua essenza. Infine il bambino, che è il frutto e la nuova incarnazione dell'amore dei due, diventa sempre più «un'aggiunta fastidiosa». La civiltà materialistica e consumistica penetra in tutto questo meraviglioso insieme dell'amore coniugale e paterno e materno, e lo spoglia di quel contenuto profondamente umano, che sin dall'inizio fu pervaso anche da un contrassegno e riflesso divino.

Cari giovani amici! Non permettete che vi sia tolta questa ricchezza! Non inscrivete nel progetto della vostra vita un contenuto deformato, impoverito e falsato: l'amore «si compiace della verità». Cercatela questa verità dove essa si trova realmente! Se c'è bisogno, siate decisi ad andare contro la corrente delle opinioni che circolano e degli slogans propagandati! Non abbiate paura dell'amore, che pone precise esigenze all'uomo. Queste esigenze - così come le trovate nel costante insegnamento della Chiesa - sono appunto capaci di rendere il vostro amore un vero amore.

E se dovessi farlo in qualche luogo, qui specialmente io desidero ripetere l'augurio formulato all'inizio, che cioè siate «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi»! La Chiesa e l'umanità vi affidano il grande problema di quell'amore, sul quale si basa il matrimonio, la famiglia: il futuro. Esse confidano che saprete farlo rinascere; confidano che saprete renderlo bello: umanamente e cristianamente bello. Umanamente e cristianamente grande, maturo e responsabile.

 




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