III.
6.
È pertanto mia intenzione che questi avvenimenti siano vissuti nel loro
profondo contesto ecclesiologico. Non dobbiamo infatti soltanto ricordare
questi grandi anniversari come fatti del passato - ma rianimarli anche con la
nostra contemporaneità, e collegarli in profondità con la vita e i compiti
della Chiesa della nostra epoca, così come essi sono stati espressi nell'intero
messaggio del Concilio della nostra epoca: Il Vaticano II. Quanto profondamente
vivono in tale magistero le verità definite in quei Concili e quanto esse hanno
pervaso il contenuto dell'insegnamento sulla Chiesa, che è centrale nel
Vaticano II! Quanto sono sostanziali e costitutive per quest'insegnamento e,
ugualmente, quanto intensamente queste fondamentali e centrali verità del
nostro «Credo» vivono, per così dire una vita nuova e brillano con una luce
nuova nell'insieme dell'insegnamento del Vaticano II!
Se il principale
compito della nostra generazione, e può darsi anche delle generazioni future
nella Chiesa, sarà di realizzare e di introdurre nella vita l'insegnamento e
gli orientamenti di questo grande Concilio, quest'anno gli anniversari dei
Concili Costantinopolitano I ed Efesino offrono l'opportunità di adempiere
questo compito nel vivo contesto della verità che, attraverso i secoli, dura in
eterno.
7.
«Compiuta l'opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra (cfr. Gv
17,4), il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare
continuamente la Chiesa, e perché i credenti avessero così per Cristo accesso
al Padre in un solo Spirito (cfr. Ef 2,18). Questi è lo Spirito che dà la vita,
è una sorgente di acqua zampillante fino alla vita eterna (cfr. Gv 4,14;
7,38-39); per Lui il Padre ridà la vita agli uomini, morti per il peccato
finché un giorno risusciterà in Cristo i loro corpi mortali (cfr. Rm 8,10-11).
Lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cfr.
1Cor 3,16; 6,19), e in essi prega e rende testimonianza della loro adozione
filiale (cfr. Gal 4,6; Rm 8,15-16 e 26). Egli guida la Chiesa alla verità tutta
intera (cfr. Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel mistero, la istruisce
e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi
frutti (cfr. Ef 4,11-12; 1Cor 12,4; Gal 5,22). Con la forza del Vangelo fa
ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta
unione col suo Sposo. Poiché lo Spirito e la Sposa dicono al Signore Gesù:
"Vieni" (cfr. Ap 22,17). Così la Chiesa universale si presenta come
"un popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo"» («Lumen Gentium», 4): ecco il passo certamente più ricco, più
sintetico, anche se non unico, il quale indica come, nella totalità
dell'insegnamento del Vaticano II viva di una vita nuova e brilli con uno
splendore nuovo la verità sullo Spirito Santo, alla quale 1600 anni fa ha dato
così autorevole espressione il Concilio Costantinopolitano I.
Tutta l'opera di
rinnovamento della Chiesa, che il Concilio Vaticano II ha così
provvidenzialmente proposto e iniziato - rinnovamento che deve essere ad un
tempo «aggiornamento» e consolidamento in ciò che è eterno e costitutivo per la
missione della Chiesa - non può realizzarsi se non nello Spirito Santo, cioè
con l'aiuto della sua luce e della sua potenza. Questo è importante, tanto
importante, per tutta la Chiesa nella sua universalità, come pure per ogni
Chiesa particolare nella comunione con tutte le altre Chiese particolari.
Questo è importante anche per la via ecumenica all'interno del cristianesimo e
per la sua via nel mondo contemporaneo, la quale deve svilupparsi nella
direzione della giustizia e della pace. Questo è importante, anche per l'opera
delle vocazioni sacerdotali o religiose e, al tempo stesso, per l'apostolato
dei laici, come frutto di una nuova maturità della loro fede.
8.
Le due formulazioni del simbolo Niceno-Costantinopolitano: «Et incarnatus est
de Spiritu Sancto... Credo in Spiritum Sanctum, Dominum et vivificantem» ci
ricordano poi che la più grande opera compiuta dallo Spirito Santo, alla quale
incessantemente tutte le altre si riferiscono, attingendo da essa come ad una
sorgente, e proprio quella dell'incarnazione del Verbo Eterno, nel seno della Vergine
Maria.
Cristo, Redentore
dell'uomo e del mondo, è il centro della storia: «Gesù Cristo è lo stesso, ieri
e oggi...» (Eb 13,8). Se i nostri pensieri e i nostri cuori permangono rivolti
verso di Lui nella prospettiva del secondo millennio, che sta per chiudersi e
che ci separa dalla sua prima venuta nel mondo, allora con ciò stesso essi si
rivolgono verso lo Spirito Santo, per opera del quale è avvenuto il suo umano
concepimento; e si rivolgono anche a Colei, dalla quale è stato concepito ed è
nato: alla Vergine Maria. Proprio gli anniversari dei due grandi Concili
dirigono quest'anno in modo speciale i nostri pensieri e i nostri cuori verso
lo Spirito Santo e verso la madre di Dio, Maria. E se ricordiamo quanta gioia
ed esultanza suscitò 1550 anni fa a Efeso la professione di fede nella
maternità divina della Vergine Maria (Theotokos), comprendiamo allora che in
quella professione di fede è stata insieme glorificata la particolare opera
dello Spirito Santo: cioè quella che compongono sia l'umano concepimento e la
nascita del Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo, sia, sempre per opera
dello stesso Spirito Santo, la maternità santissima della Vergine Maria. Questa
maternità non solo è fonte e fondamento di tutta l'eccezionale santità di Maria
e della sua particolarissima partecipazione a tutta l'economia della salvezza,
ma stabilisce anche un permanente legame materno con la Chiesa, derivante dal
fatto stesso che Essa è stata scelta dalla Santissima Trinità come Madre di
Cristo, il quale è il Capo del Corpo, cioè della Chiesa» (Col 1,18). Questo
legame si rivela particolarmente sotto la croce, dove Maria, «soffrendo
profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio
di Lui, ...dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo
con queste parole: «Donna, ecco il tuo figlio» (cfr. Gv 19,26-27)» («Lumen
Gentium», 58).
Il Concilio
Vaticano II, poi, sintetizza felicemente la relazione inscindibile di Maria
Santissima con Cristo e con la Chiesa: «Essendo piaciuto a Dio di non
manifestare solennemente il mistero della salvezza umana prima di avere effuso
lo Spirito promesso da Cristo, vediamo gli Apostoli prima del giorno della
Pentecoste "perseveranti d'un sol cuore nella preghiera con le donne e
Maria Madre di Gesù e i fratelli di Lui" (At 1,14), e anche Maria
implorante con le sue preghiere il dono dello Spirito, che l'aveva già
ricoperta nell'Annunciazione» («Lumen Gentium», 59). Con questa espressione il
testo del Concilio unisce tra di loro i due momenti, nei quali la maternità di
Maria è più strettamente legata all'opera dello Spirito Santo: dapprima, il
momento dell'Incarnazione, e poi quello della nascita della Chiesa nel Cenacolo
di Gerusalemme.
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