Dialogo e missione
54. Un nuovo secolo, un nuovo
millennio si aprono nella luce di Cristo. Non tutti però vedono questa luce.
Noi abbiamo il compito stupendo ed esigente di esserne il « riflesso ». E il
mysterium lunae così caro alla contemplazione dei Padri, i quali indicavano
con tale immagine la dipendenza della Chiesa da Cristo, Sole di cui essa
riflette la luce. 38 Era un modo per esprimere quanto
Cristo stesso dice, presentandosi come « luce del mondo » (Gv 8,12) e
chiedendo insieme ai suoi discepoli di essere « la luce del mondo » (Mt 5,14).
E un compito, questo, che ci fa trepidare, se guardiamo
alla debolezza che ci rende tanto spesso opachi e pieni di ombre. Ma è compito
possibile, se esponendoci alla luce di Cristo, sappiamo aprirci alla grazia che
ci rende uomini nuovi.
55. E in quest'ottica che si pone anche
la grande sfida del dialogo interreligioso, nel quale il nuovo secolo ci
vedrà ancora impegnati, nella linea indicata dal Concilio Vaticano II.
39 Negli anni che hanno preparato il Grande Giubileo la
Chiesa ha tentato, anche con incontri di notevole rilevanza simbolica, di delineare
un rapporto di apertura e dialogo con esponenti di altre religioni. Il
dialogo deve continuare. Nella condizione di più spiccato pluralismo culturale
e religioso, quale si va prospettando nella società del nuovo millennio, tale
dialogo è importante anche per mettere un sicuro presupposto di pace e
allontanare lo spettro funesto delle guerre di religione che hanno rigato di
sangue tanti periodi nella storia dell'umanità. Il nome dell'unico Dio deve
diventare sempre di più, qual è, un nome di pace e un imperativo di pace.
56. Ma il dialogo non può essere
fondato sull'indifferentismo religioso, e noi cristiani abbiamo il dovere di
svilupparlo offrendo la testimonianza piena della speranza che è in noi (cfr 1
Pt 3,15). Non dobbiamo aver paura che possa costituire offesa all'altrui
identità ciò che è invece annuncio gioioso di un dono che è per tutti, e
che va a tutti proposto con il più grande rispetto della libertà di ciascuno:
il dono della rivelazione del Dio‑Amore che « ha tanto amato il mondo da
dare il suo Figlio unigenito » (Gv 3,16). Tutto questo, come è stato
anche recentemente sottolineato dalla Dichiarazione Dominus Iesus, non
può essere oggetto di una sorta di trattativa dialogica, quasi fosse per noi
una semplice opinione: è invece per noi grazia che ci riempie di gioia, è
notizia che abbiamo il dovere di annunciare.
La Chiesa, pertanto, non si può sottrarre all'attività
missionaria verso i popoli, e resta compito prioritario della missio ad
gentes l'annuncio che è nel Cristo, « Via, Verità e Vita » (Gv 14,6),
che gli uomini trovano la salvezza. Il dialogo interreligioso « non può
semplicemente sostituire l'annuncio, ma resta orientato verso l'annuncio ».40
Il dovere missionario, d'altra parte, non ci impedisce di andare al dialogo intimamente
disposti all'ascolto. Sappiamo infatti che, di fronte al mistero di grazia
infinitamente ricco di dimensioni e di implicazioni per la vita e la storia
dell'uomo, la Chiesa stessa non finirà mai di indagare, contando sull'aiuto del
Paraclito, lo Spirito di verità (cfr Gv 14,17), al quale appunto compete
di portarla alla « pienezza della verità » (cfr Gv 16,13).
Questo principio è alla base non solo dell'inesauribile
approfondimento teologico della verità cristiana, ma anche del dialogo
cristiano con le filosofie, le culture, le religioni. Non raramente lo Spirito
di Dio, che « soffia dove vuole » (Gv 3,8), suscita nell'esperienza
umana universale, nonostante le sue molteplici contraddizioni, segni della sua
presenza, che aiutano gli stessi discepoli di Cristo a comprendere più
profondamente il messaggio di cui sono portatori. Non è stato forse con questa
umile e fiduciosa apertura che il Concilio Vaticano II si è impegnato a leggere
i « segni dei tempi? ».41 Pur attuando un operoso e
vigile discernimento, per cogliere i « veri segni della presenza o del disegno
di Dio »,42 la Chiesa riconosce che non ha solo dato,
ma anche « ricevuto dalla storia e dallo sviluppo del genere umano ».43
Questo atteggiamento di apertura e insieme di attento discernimento il Concilio
lo ha inaugurato anche nei confronti delle altre religioni. Tocca a noi
seguirne l'insegnamento e la traccia con grande fedeltà.
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