II
- «Lo sguardo fisso sulla parola di Dio» 30
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Insieme con Gerolamo, Agostino e Gregorio Magno, il santo Vescovo di Milano è
uno dei quattro Dottori, a cui la Chiesa latina guarda con particolare
venerazione. Desidero perciò portare speciale attenzione a questo versante
della sua personalità accostandolo nella prospettiva del prossimo Giubileo.
Una
prima indicazione ci viene offerta dal ruolo che ebbe nella vita di Ambrogio la
parola di Dio. « Per conoscere la vera identità di Cristo — ho scritto nella Tertio millennio adveniente
— occorre che i cristiani [...] tornino con rinnovato interesse alla
Bibbia ». 31 Ambrogio può esserci maestro e guida: egli fu, infatti, un
cospicuo esegeta della Bibbia, che assumeva come oggetto abituale della sua
catechesi. Tutte le sue opere sono una spiegazione dei Libri ispirati.
Il
santo Vescovo ha dedicato un'intera Expositio al Vangelo secondo Luca e
in molti suoi scritti, soprattutto in alcune lettere, ama commentare
l'epistolario paolino riproponendo con viva partecipazione il pensiero
dell'Apostolo. Ma è soprattutto sui libri dell'Antico Testamento che egli si
sofferma con particolare predilezione. In essi trova una lunga e ardente
preparazione alla venuta di Cristo, come un'« ombra » che, in modo ancora
imperfetto ma già sapientemente tratteggiato, preannuncia la rivelazione piena
del Vangelo.
Leggendo
in profondità le pagine bibliche dell'uno e dell'altro Testamento, sulla scia
della concorde tradizione patristica, Ambrogio invita a raccogliere, oltre il
senso letterale, sia un senso morale, che illumina il comportamento, sia un
senso allegorico-mistico, che permette di rinvenire nelle immagini e negli
episodi narrati il mistero di Cristo e della Chiesa. Così, in particolare,
molti personaggi dell'Antico Testamento appaiono « tipi » e anticipazioni della
figura di Cristo. Leggere le Scritture è leggere Cristo. Per questo Ambrogio
raccomanda vivamente la lettura integrale della Scrittura: « Bevi dunque tutt'e
due i calici, dell'Antico e del Nuovo Testamento, perché in entrambi bevi
Cristo. Bevi Cristo, che è la vite; bevi Cristo, che è la pietra che ha
sprizzato l'acqua; bevi Cristo, che è la fontana della vita; bevi Cristo, che è
il fiume la cui corrente feconda la città di Dio; bevi Cristo che è la pace ».
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Ambrogio sa che la conoscenza delle Scritture non è facile. Nell'Antico
Testamento vi sono pagine oscure che ricevono piena luce solo nel Nuovo. Cristo
ne è la chiave, il rivelatore: « Grande è l'oscurità delle Scritture
profetiche! Ma se tu bussassi con la mano del tuo spirito alla porta delle
Scritture, e se esaminassi con scrupolosità ciò che vi è nascosto, a poco a
poco cominceresti a raccogliere il senso delle parole, e ti sarebbe aperto non
da altri, ma dal Verbo di Dio [...] perché solo il Signore Gesù nel suo Vangelo
ha tolto il velo degli enigmi profetici e dei misteri della Legge; egli solo ci
ha fornito la chiave del sapere e ci ha dato la possibilità di aprire ».
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La
Scrittura è un « mare, che racchiude in sé sensi profondi e abissi di enigmi
profetici: in questo mare si sono riversati moltissimi fiumi ». 34 Dato
questo suo carattere di parola viva e insieme complessa, la Scrittura non può
essere letta con superficialità. Essa schiude i suoi tesori a chi la accosta
con vivo desiderio, con animo veramente assetato di luce, seguendo l'esempio
dell'orante descritto nel Salmo 118: « Si consumano i miei occhi dietro la tua
Parola » (v. 82). Come la giovane sposa — commenta Ambrogio con vivida immagine
— corre alla riva del mare scrutando ogni nave che possa recarle il suo sposo,
così il salmista « abbandonava tutte le preoccupazioni di questo tempo e, da
custode sempre all'erta, teneva fisso lo sguardo degli occhi interiori, in
vista della parola di Dio ». 35 Lo stesso Vescovo impersonava questo
orante colmo di desiderio; e impegnava i suoi fedeli a fare altrettanto.
Chiedeva
loro anche di « ruminare » la Parola, perché essa è cibo sostanzioso, che esige
di essere ripreso più volte con pazienza e costanza, in una continua
meditazione: solo così potrà sprigionare le inesauribili sostanze nutritive che
racchiude. « Procuriamo alla nostra mente questo cibo che, triturato e reso
farinoso da una lunga meditazione, dia forza al cuore dell'uomo, come la manna
celeste: cibo che non abbiamo ricevuto già triturato e farinoso, senza aver fatto
fatica. Per ciò è necessario triturare e rendere farinose le parole delle
Scritture celesti, impegnandoci con tutto l'animo e con tutto il cuore,
affinché la linfa di quel cibo spirituale si diffonda in tutte le vene
dell'anima ». 36 E ancora: « Rifletti dunque tutto il giorno sulla
Legge [...] Prenditi come consiglieri Mosè, Isaia, Geremia, Pietro, Paolo,
Giovanni, e lo stesso eccelso consigliere Gesù, se vuoi acquistare il Padre.
Con loro devi trattare, con loro devi confrontarti tutto il giorno, devi tutto
il giorno riflettere ». 37
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Ambrogio spiega costantemente ai suoi fedeli le Scritture proclamate nella
liturgia. Egli le pone ad ispirazione e a fondamento dell'intera sua
predicazione e dei suoi scritti: dei commentari biblici, delle lettere, dei
discorsi esequiali, dei trattati a sfondo sociale, delle opere di contenuto
spiccatamente spirituale. Il suo stile è impregnato di immagini e di
espressioni bibliche: si direbbeche egli non soltanto parli della Bibbia, ma parli
la Bibbia, divenuta come la sostanza intima del suo pensiero e della sua
parola. Così i Sacri Testi nutrono gli ascoltatori, che ne diventano
conoscitori sempre più competenti. La Chiesa guidata da Ambrogio ci appare
veramente formata e plasmata dalla Parola di Dio.
Desidero
vivamente che il suo esempio spinga a porre la Bibbia sempre più al centro
della vita cristiana e a leggerla con quella fede e con quella profondità di
cui il Vescovo di Milano è stato esimio modello e sicuro maestro.
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