IV
- «La sobria ebbrezza dello spirito» 78
23.
Al di là del suo ricco apporto dottrinale, Ambrogio fu soprattutto pastore e
guida spirituale. Le sue indicazioni di vita ci aiutano anche a muoverci più
speditamente verso l'obiettivo che ho indicato come prioritario nella
celebrazione del primo anno di preparazione al terzo Millennio: il
rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani. Ho scritto
al riguardo: « È necessario, pertanto, suscitare in ogni fedele un vero
anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento
personale in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza
del prossimo ». 79
E
in funzione di questo esigente ideale di perfezione, a cui tutti siamo
chiamati, che desidero soffermarmi ora specificamente sull'insegnamento
spirituale del Vescovo di Milano.
24.
Per illustrare il cammino spirituale proposto alla Chiesa e a ciascun
cristiano, sant'Ambrogio fa uso delle ricche immagini offerte nel Cantico
dei cantici: nell'amore dei due sposi vede infatti rappresentato sia il
matrimonio di Cristo con la Chiesa, sia l'unione dell'anima con Dio. Due
scritti sono, in particolare, dedicati a questo tema: l'ampia Expositio
psalmi CXVIII e il piccolo trattato De Isaac vel anima. Nel primo di
essi, commentando in stretta connessione sia il Salmo 118, con la sua
prolungata meditazione sulla Legge divina, sia ampie sezioni del Cantico dei
cantici, il Vescovo insegna che la mistica dell'unione sponsale con Dio
deve essere preparata dalla disciplina di una vita virtuosa e che, allo stesso
tempo, l'impegno morale del cristiano non è chiuso in sé stesso ma finalizzato
all'incontro mistico con Dio.
Per
questo, ripercorrendo nel De Isaac le tappe della crescita spirituale,
Ambrogio addita la necessità di un lungo e impegnativo cammino di ascesi e di
purificazione, raccomandato del resto senza sosta in tutti i suoi scritti. Egli
segnala insieme che il progredire di tappa in tappa mira a quell'incontro con
lo Sposo divino in cui l'anima sperimenta la pienezza di conoscenza e di unione
nell'amore. Allora infatti la sposa del Cantico, conducendo l'amato nella sua
casa (cfr Ct 8, 2), « prende dentro di sé il Verbo, per esserne
ammaestrata »; 80 e, salendo appoggiata a lui (cfr Ct 8, 5),
sperimenta un'intimità totale con il Verbo divino: « Costei, commenta il santo
Vescovo, o era adagiata su Cristo o si appoggiava su di lui o certamente,
siccome stiamo parlando delle nozze, era stata ormai consegnata alla destra di
Cristo e veniva condotta dallo sposo nel talamo ». 81
25.
Chi ha aderito a Cristo, come la sposa allo sposo, è consapevole della presenza
di Dio nella sua anima, 82 prende da lui la forza per cercarLo ed
entrare in comunione con Lui. 83 Non è mai solo, perché vive con Lui.
84 Cristo infatti ha sete di noi 85 che, fatti per Lui e per
Dio Trinità, siamo chiamati a diventare una sola cosa con Lui, mediante la sua
inabitazione in noi: 86 « Entri nella tua anima Cristo, abbia dimora
nei tuoi pensieri Gesù, per precludere ogni spazio al peccato nella sacra tenda
della virtù ». 87
Così
viene sviluppandosi un rapporto sempre più profondo col Cristo: partendo
dall'ascesi, condizione ineliminabile per giungere all'intimità con Lui,
88 occorre desiderare Cristo, 89 imitarLo, 90 meditare
sulla sua Persona ed i suoi esempi, 91 pregarLo continuamente,
92 cercarLo a lungo, 93 parlare di Lui, 94 esserGli
sottomessi in tutto, 95 offrirGli le nostre sofferenze e le nostre
prove, 96 trovando in Lui conforto e sostegno. 97
Ma
anche in questa ricerca di Lui, nulla potremmo da noi stessi, perché unicamente
Cristo è il mediatore, la guida, la via. « Cristo è tutto per noi » e quindi: «
se vuoi curare una ferita, egli è medico; se sei riarso dalla febbre, è
fontana; se sei oppresso dall'iniquità, è giustizia; se hai bisogno di aiuto, è
forza; se temi la morte, è vita; se desideri il cielo, è via; se fuggi le
tenebre, è luce; se cerchi cibo, è alimento ». 98 All'incontro con
Cristo è chiamata ad approdare la nostra esistenza: « Andremo là dove ai suoi
poveri servi il Signore Gesù ha preparato le dimore, per essere anche noi dove
è lui: questo egli ha voluto ». 99 Per questo con sant'Ambrogio
possiamo invocare: « Noi ti seguiamo, Signore Gesù: ma chiamaci, perché ti
seguiamo: senza di te nessuno potrà salire. Tu infatti sei la via, la verità,
la vita, la possibilità, la fede, il premio. Accogli i tuoi: sei la via;
confermali: sei la verità; vivificali: sei la vita ». 100
26.
Sant'Ambrogio sottolinea con chiarezza che un simile cammino è proposto a
ciascun fedele e alla comunità ecclesiale nel suo insieme. La meta, pur così
elevata, non è riservata a pochi eletti, ma tutti i discepoli di Gesù la
possono raggiungere, ascoltando la Parola di Dio, partecipando con frutto ai
Sacramenti, osservando i comandamenti. Questi sono i cardini della vita
spirituale, attraverso i quali si stabilisce quell'intima comunione con Dio che
ricolma di grazia la vita del credente.
Per
questo le omelie del Vescovo sono colme di spunti morali, proposti agli
ascoltatori con passione, incisività e intensa forza di persuasione. Egli si
impegna personalmente nella predicazione a coloro che si preparano ai
Sacramenti dell'iniziazione cristiana. Spiega loro il valore del Battesimo,
mostrandone il nesso profondo con la morte e risurrezione di Cristo e insieme
richiamando l'impegno morale che ne deriva: « Come è morto Cristo, così anche
tu gusti la morte; come Cristo è morto al peccato e vive per Dio, così anche
tu, mediante il sacramento del Battesimo, devi essere morto alle precedenti
lusinghe dei peccati ed essere risorto mediante la grazia di Cristo. È una
morte, ma non nella realtà d'una morte fisica, bensì in un simbolo. Quando
t'immergi nel fonte, assumi la somiglianza della sua morte e della sua
sepoltura, ricevi il sacramento della sua croce, perché Cristo fu appeso in
croce e il suo corpo fu trafitto dai chiodi. Tu sei crocifisso con lui, sei
attaccato a Cristo, sei attaccato ai chiodi di nostro Signore Gesù Cristo,
perché il diavolo non ti possa strappare da lui. Mentre la debolezza della
natura umana vorrebbe allontanartene, ti trattenga il chiodo di Cristo ».
101
27.
L'approfondimento della dottrina di sant'Ambrogio sul Battesimo ben s'inserisce
in quell'« impegno di attualizzazione sacramentale » che, nel cammino verso il
Giubileo, dovrà ugualmente distinguere l'anno 1997, facendo leva appunto «
sulla riscoperta del Battesimo come fondamento dell'esistenza cristiana
». 102 Ma non meno feconda si rivelerà la ricchissima dottrina sull'Eucarestia:
essa è corpo di Cristo, fatto realmente presente dalla parola efficace del
sacramento, quella stessa Parola divina che con potenza creò le cose all'inizio
del mondo. « Dopo la consacrazione ti dico che ormai c'è il corpo di Cristo.
Egli parlò, e fu fatto; egli comandò, e fu creato ». 103 L'Eucarestia è
sostentamento quotidiano del cristiano, che ogni giorno viene così unito al
sacrificio di salvezza: « Ricevi ogni giorno ciò che ogni giorno ti giova! Vivi
in modo da essere degno di riceverlo ogni giorno! [...] Tu senti ripetere che
ogni volta che si offre il sacrificio, si annuncia la morte del Signore, la
risurrezione del Signore, l'ascensione del Signore e la remissione dei peccati,
e tuttavia non ricevi ogni giorno questo pane di vita? ». 104
28.
Nell'inno Splendor paternae gloriae Ambrogio invita a cantare: « Cristo
sia nostro cibo, nostra bevanda sia la fede; lieti beviamo la sobria ebbrezza
dello Spirito ». 105 Nel De sacramentis, come a commentare le
parole dell'inno, il Vescovo incita a gustare il pane eucaristico, in cui « non
c'è amarezza, ma ogni soavità », e il vino, che arreca una gioia che « non può
essere contaminata dalla sozzura di nessun peccato ». Infatti ogni volta che si
beve il calice di Cristo, si riceve la remissione dei peccati e si è inebriati
dello Spirito: « Chi si ubriaca di vino, barcolla e tentenna; chi si inebria
dello Spirito, è radicato in Cristo. Perciò è un'eccellente ebbrezza, perché
produce la sobrietà della mente ». 106 Con l'espressione « sobria
ebbrezza dello Spirito », Ambrogio sembra voler sintetizzare la sua concezione
della vita spirituale. Ci fa comprendere così che essa è ebbrezza, gaudio e
pienezza di comunione con Cristo; ci insegna altresì che non si traduce in una
esaltazione scomposta ed entusiasta, ma esige piuttosto una sobrietà operosa;
ricorda soprattutto che essa è dono dello Spirito di Dio. Coloro che
attingono diligentemente alle Sacre Scritture, ricevono questa ebbrezza che «
rinsalda i passi di una mente sobria » e che « irriga il terreno della vita
eterna che ci è stato donato ». 107
La
vita spirituale che il Pastore di Milano insegna ai suoi fedeli è insieme
esigente e attraente, concreta e immersa nel mistero. Anche per la Chiesa di
oggi desidero che risuoni questo suo invito forte e coinvolgente.
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