VI
- «Sia in ciascuno l'anima di Maria» 112
31.
Nell'ottica della preparazione al Giubileo, ho suggerito che nel 1997 si
contempli anche il mistero della divina maternità di Maria, giacché «
l'affermazione della centralità di Cristo non può essere disgiunta dal
riconoscimento del ruolo svolto dalla sua Santissima Madre ». 113 Di
Lei Ambrogio è stato il teologo raffinato e il cantore inesausto.
Egli
ne offre un ritratto attento, affettuoso, particolareggiato, tratteggiandone le
virtù morali, la vita interiore, l'assiduità al lavoro e alla preghiera. Pur
nella sobrietà dello stile, traspare la sua calda devozione alla Vergine, Madre
di Cristo, immagine della Chiesa e modello di vita per i cristiani.
Contemplandola nel giubilo del Magnificat, il santo Vescovo di Milano esclama:
« Sia in ciascuno l'anima di Maria a magnificare il Signore, sia in ciascuno lo
spirito di Maria a esultare in Dio ». 114
32.
Maria, insegna Ambrogio, è tutta coinvolta nella storia di salvezza, come Madre
e Vergine. Se Cristo è il profumo eterno del Padre, « di esso fu cosparsa Maria
e, da vergine, concepì; da vergine, generò il buon odore: il Figlio di Dio ».
115 Unita a Cristo, quando il Figlio, offrendosi per amore, « appeso al
tronco... spandeva il profumo della redenzione del mondo », 116 anche
Maria condivideva quell'effusione d'amore: « Davanti alla croce stava in piedi
la madre, e mentre gli uomini fuggivano, lei restava intrepida... Osservava con
occhi pietosi le ferite del Figlio, per il quale sapeva che sarebbe giunta a tutti
la redenzione... Il Figlio pendeva sulla croce, la madre si offriva ai
persecutori... Sapendo che il Figlio moriva per l'utilità di tutti, lei era
pronta, nel caso che anche con la sua morte avesse potuto aggiungere qualcosa
al bene di tutti. Ma la passione di Cristo non ebbe bisogno di aiuto ».
117 E, questa di Maria, l'immagine di una donna forte e generosa,
consapevole del ruolo a lei affidato nella storia della salvezza, pronta a
compiere la sua missione fino all'offerta della vita. Ma il Vescovo di Milano,
che tanto la celebra e la ama, in nessun momento dimentica che ella è tutta
subordinata e relativa a Cristo, unico Salvatore.
33.
Carissimo e Venerato Fratello, a Maria Santissima, alla cui nascita benedetta è
dedicata codesta cattedrale, mi è gradito affidare la riuscita dell'Anno
Santambrosiano, che l'illustre Chiesa di Milano si appresta a celebrare.
Confido che esso costituisca per i fedeli un intenso periodo di interiore
progresso nella fede, nella speranza e nella carità, sulle orme del santo
Vescovo e Patrono, contribuendo così a far maturare nella vita di ciascuno
copiosi frutti di testimonianza cristiana. A ciò mirano anche gli speciali
favori spirituali che ne arricchiscono la celebrazione e che i fedeli potranno
conseguire a determinate condizioni, aprendosi di cuore alla grazia del
Signore.
Vorrei
chiudere questa mia Lettera con le stesse parole, che il Santo scrisse alla
Chiesa in Vercelli: « Convertitevi tutti al Signore Gesù. Sia in voi la gioia
di questa vita in una coscienza senza rimorsi, l'accettazione della morte con
la speranza dell'immortalità, la certezza della risurrezione con la grazia di
Cristo, la verità con la semplicità, la fede con la fiducia, il disinteresse
con la santità, l'attività con la sobrietà, la vita tra gli altri con la
modestia, la cultura senza vanità, la sobrietà di una dottrina fedele senza lo
stordimento dell'eresia ». 118
Con
questi auspici ben volentieri imparto a Lei, Venerato Fratello, ai Vescovi suoi
collaboratori, ai sacerdoti e ai diaconi, ai consacrati ed alle consacrate,
come pure a tutti i fedeli laici di codesta Arcidiocesi, che dal suo Patrono
prende nome, una speciale Benedizione Apostolica, propiziatrice di ogni
desiderata grazia celeste.
Dal
Vaticano, il 1° Dicembre 1996.
|